giovedì 22 maggio 2025

Sicilia - Museo archeologico regionale Lilibeo Baglio Anselmi

 

Il Museo archeologico regionale Lilibeo Baglio Anselmi è un museo archeologico regionale che si trova a Capo Boeo a Marsala. Ospita l'unico esemplare di nave punica giunta ai nostri giorni, e la Nave romana di Marausa.
Il museo è ospitato in un antico baglio costruito intorno al 1880 come stabilimento vinicolo, sito alla periferia della città, ed è stato adibito a museo nel 1986 dalla Regione siciliana e inaugurato nel 1999. Alla fine degli anni 2000 è stato espropriato ed acquisito al Demanio regionale il Baglio Tumbarello-Grignani e collegato al Baglio Anselmi con un apposito passaggio coperto. Ospita la Venere Lilybetana (detta anche Venere Callipigia), statua romana del I - II secolo d.C., copia di una statua ellenistica del II secolo a.C.
Il museo è stato ristrutturato per ospitare la Nave punica, ritrovata nel 1969 nelle acque al largo dell'Isola Grande, presso l'imboccatura nord della laguna dello Stagnone. È certamente il reperto più importante del museo, visitata da archeologi e studiosi di tutto il mondo, in quanto esemplare unico.
Dal 18 dicembre 2015 ospita anche la Nave romana di Marausa ripescata davanti alla costa di Trapani, esposta al pubblico dall'aprile 2019.
Altri reperti contenuti nel museo sono costituiti da ceramiche e terrecotte di epoca ellenistica e romana oltre ad una serie di epigrafi incise su lastre di pietra, anfore da trasporto, ceppi di ancora, e il carico di relitti arabo-normanni affondati nella zona. Alle spalle del grande edificio si trova il vastissimo terreno entro cui sono stati trovati i resti dell'antica città di Lilibeo, insulae romanee i cui mosaici sono esposti al museo, ed un perfetto decumano. In seguito a lavori di restyling, eseguiti nel corso del 2016, il museo è stato dotato di grandi schermi, per vivere al meglio la visita museale, arricchita dai documenti e ricostruzioni video di quest'ultimi.

Sicilia - Museo Whitaker, Mozia

 

Il Museo Whitaker è un museo archeologico situato a Mozia, in Sicilia occidentale, che riunisce le scoperte fatte sul sito. Il museo è dedicato al suo fondatore, Joseph Whitaker, un famoso ornitologo inglese che ha consacrato la sua fortuna ad eseguire scavi archeologici. Contiene anche molti resti scoperti a Lilibeo.
Nel 1793 Rosario Alagna ritrovò nell'isoletta un blocco scultoreo raffigurante due leoni che addentano un toro, che è conservato oggi al Museo Whitaker insieme a molte suppellettili.
Ma fu la palazzina di Whitaker che dal 1906 fu il primo nucleo dell'antiquarium, destinato a custodire i ritrovamenti degli scavi fino al 1926. Nel 1975 è stata istituita la fondazione Giuseppe Whitaker, che gestisce il museo.
Nel 1979 fu ritrovato il Giovane di Mozia, anch'esso custodito nel museo. Nel 2001 i locali sono stati ristrutturati e ampliati.
Le Collezioni comprendono Ceramica, Maschere apotropaiche, Armi, Gioielli, Stele, Coleotteri e, tra le Sculture, due leoni che afferrano tra le zanne un tor e il giovane di Mozia

Sicilia - Museo archeologico di Aidone

 

Il museo archeologico di Aidone è un museo archeologico ad Aidone, in provincia di Enna (Italia); è ospitato nel convento dei Cappuccini annesso all'omonima chiesa. È stato inaugurato nell'estate del 1984 e custodisce i reperti di oltre trent'anni di scavi a Morgantina, ordinati secondo criteri cronologici e tematici.
Nelle tre sale sono presenti materiali della preistoria e della protostoria della città, provenienti dal villaggio castellucciano: asce di pietra basaltica levigata, minuscoli fuseruoli e frammenti di ceramica lavorata senza l'uso del tornio, con essenziale decorazione lineare incisa. Alla successiva città sicula, della prima età del ferro, appartiene invece, la ceramica acroma in forme carenate, d'impasto rosso e marrone, che trova riscontri nella cultura di Ausonio a Lipari.
I reperti esposti appartenenti ad periodo che va dal IX alla metà del V secolo a.C. testimoniano la coesistenza delle culture sicula e greca nella cittadina: (antefisse degli edifici religiosi, “pithoi” "piumati", un'arula domestica su cui è raffigurato un cinghiale, un “kernos” a tre coppette ed il grande cratere di Eutimide, con scene di simposio e amazzonomachia, usato per banchetti pubblici).
I reperti di epoca classica ed ellenistica, fino alla distruzione della città (211 a.C.), consistono prevalentemente di terrecotte provenienti dalle necropoli e dai santuari urbani di Demetra e Persefone, tra cui diversi busti di quest'ultima, a cui si aggiungono una grande lucerna a "vernice nera" con tre beccucci ed un piatto da pesce, di provenienza forse siracusana.
Una statua in pietra calcarea, senza testa, molto probabilmente della dea Demetra ritrovata nel santuario centrale nel 1955 ha fornito il materiale per dimostrare che la famosa Afrodite (Venere) del Paul Getty Museum di Malibù (USA) proviene proprio da Morgantina.
Di recente in una sala sono stati collocati alcuni reperti delle Terme Nord di contrada Agnese (dedicate ad Afrodite e/o a Cibele) progettate dal geniale Archimede con una volta a sesto acuto composta da tubuli vuoti in terracotta, adatti a sostenere il peso e la spinta laterale.
Nell'ex sacrestia del convento sono esposti gli oggetti d'uso comune domestico, agricolo e religioso, che offrono un quadro della vita quotidiana degli abitanti della città (oggetti d'uso comune, stoviglie da cucina, giocattoli per bambini, ninnoli femminili, attrezzi per l'agricoltura).
Il museo negli anni 2010 è al centro di eventi di portata storica. Lo Stato Italiano è riuscito nell'intento di ottenere la restituzione di preziosissimi reperti trafugati dai tombaroli e, attraverso il mercato clandestino acquistati dai principali musei statunitensi. Il 13 dicembre del 2009 sono rientrati dal Museo dell'università della Virginia due acroliti (due teste, tre mani e tre piedi in marmo) di epoca greca arcaica appartenenti verosimilmente alle dee Demetra e Kore, molto venerate nell'antichità nella Sicilia centrale. Il 5 dicembre del 2010 è stata la volta del rientro dal Metropolitan Museum di New York di un servizio di sedici pezzi in argento per usi rituali e da tavola, appartenuti a tale Eupolemo, come ci rivelano delle scritte incise nell'arula votiva. Infine nella primavera del 2011 è rientrata la cosiddetta Dea di Morgantina. È una statua di scuola fidiaca in calcare con tecnica acrolitica, in cui è più probabile che debba ravvisarsi la dea Demetra. Adesso è esposta al museo archeologico regionale di Aidone, dove è stata presentata, il 17 maggio 2011, alla presenza delle autorità. Oggi è visibile al pubblico.

Sicilia - Museo archeologico Gabriele Judica, Palazzolo Acreide

 

Il Museo archeologico Gabriele Judica è sito a Palazzolo Acreide presso il Palazzo Cappellani di Pirainito e Fùrmica, ultimo proprietario Daniele (Avola 02/09/1938 - Siracusa 26/09/2015) di Guido Cappellani di Pirainito e Fùrmica, e raccoglie i reperti dell'antica città greca di Akrai.
La collezione del museo proviene dai rinvenimenti del barone Gabriele Judica che agli inizi dell'Ottocento eseguì degli scavi sul sito di Akrai. L'importante raccolta di materiali fu custodita nel suo palazzo e mantenuta integra sino all'apertura di un museo a lui dedicato il 27 dicembre 2014, nel palazzo della Famiglia Cappellani della Formica e di Pirainito; antica famiglia nobile palazzolese.
La collezione riguarda principalmente i reperti di Akrai provenienti per gran parte dagli scavi di Gabriele Judica, una parte provengono dalla collezione Ferla e dal territorio di Leontinoi.
Sono presenti ceramiche quali, vasi, lucerne, oggetti di uso quotidiano, una stele greca, unguentari e reperti preistorici.
Il museo si sviluppa su due piani, in quello inferiore sono presenti reperti preistorici e protostorici. Nel piano superiore reperti di colonizzazione corinzia (sala1), età arcaica (sale 2-3), classica e post classica (sale 4-5), ellenistica (sala 6), romana (sala 7) e tardo romana (sala 8).


Museo Civico, Castellana Sicula (Sicilia)

 
Il Museo Civico si trova in contrada Muratore, al di fuori del centro abitato di Castellana Sicula.I reperti testimoniano la ricchezza di storia del territorio di Castellana Sicula. Decisamente interessante è la storia dell’edificio in cui il museo è ospitato; edificio che ingloba ancora degli ipogei di età tardo romana ma che è nato forse come struttura termale, diventato poi una masseria, quindi trasformato in frantoio.
Il Museo Civico è situato nell’ambito dell’area archeologica di contrada Muratore, dove è stata rinvenuta una necropoli composta da tre ipogei interamente scavati nella roccia, uno dei quali il più grande è allocato all’interno del Museo. Esso consta di due sezioni: etnoantropologica ed archeologica. La prima, costituita dalla collezione di Padre Abate, donata al Comune, comprende una piccola raccolta di reperti archeologici di provenienza varia, oggetti e strumenti di lavoro testimonianza della locale cultura contadina ed una singolare raccolta di animali impagliati ed in formalina.
La sezione archeologica espone reperti rinvenuti negli scavi condotti In c.da Muratore ed alcuni reperti provenienti da ricognizioni archeologiche di superficie effettuate i su Cozzo del Morto, Cozzo Zara, Monte Rotola Vecchia e Cozzo Re, attestanti l’antichità dell’insediamento umano in questi luoghi, risalente alla Preistoria. Nel 200l l’Archeologo Valentino e nel 2004 l’Archeologo Fontana, in collaborazione con la Soprintendenza Beni Culturali di Palermo, hanno avviato due campagne di scavi che portarono alla luce la zona dell’abitato e l’area pubblica di un probabile “pagus” d’età romana imperiale.
Per quanto riguarda l’abitato sono state individuate tre epoche principali, una più recente medievale, una più antica di età tardo imperiale ed una di età ellenistico- romana. Sono stati rinvenuti un numero considerevole di reperti: anfore, brocche, lucerne paleocristiane, monete in bronzo e frammenti ceramici a vernice nera. E’ stato, inoltre, rinvenuto un impianto termale polilobato, con annessi una serie di vani afferenti che ruotano attorno ad una piccola corte interna, che presentano un piano lastricato di ottima fattura ed una sorta di ambulacro ben conservato.


(testo e immagini tratte dal sito web: https://www.parcodellemadonie.it/museo-civico-di-contrada-muratore/

Sicilia - Antiquarium archeologico di Milazzo


L'Antiquarium archeologico di Milazzo, dedicato allo studioso Domenico Ryolo, è stato realizzato e inaugurato nel 2010 all'interno di un locale prestigioso: l'ala est del Quartiere degli Spagnoli, lungo la via G.B. Impallomeni.
L'Antiquarium propone una lettura complessiva dei dati forniti dalla ricerca archeologica avviata a Milazzo nel secondo dopoguerra da Luigi Bernabò Brea, Madeleine Cavalier e Domenico Ryolo, proseguita negli anni Settanta da Giuseppe Voza e dalla fine degli anni Ottanta ad oggi dalla Soprintendenza Beni Culturali di Messina.
L'intero percorso è scandito lungo la linea del tempo, ordinato con rigida successione che vede la documentazione materiale del mondo dei vivi (abitato) alternarsi a quella del mondo dei morti (necropoli). In un continuum che va dall'età preistorica a quella bizantina, i reperti esposti (1267 oggetti, dislocati in 10 sale) diventano strumenti per narrare la storia della città. Una storia senza soluzione di continuità, ininterrotta, come in tutti i centri a continuità di vita.

Sicilia - Museo archeologico ibleo di Ragusa

 



Il Museo archeologico ibleo di Ragusa è situato nei pressi di via Roma, attaccato alla testata nord del ponte nuovo. È situato al primo piano del palazzo Mediterraneo, realizzato alla fine degli anni cinquanta. Il museo ospita l'archeologia e la storia antica del territorio della provincia di Ragusa, dal neolitico fino alla tarda antichità.
Di particolare prestigio sono il "Guerriero di Castiglione" esposto nella sezione degli abitati siculi, parte di una necropoli di Kamarina e una delle fornaci per la cottura dell'argilla prelevata dal sito di Scornavacche e rimontata fedelmente all'interno del museo.
Il museo è suddiviso nelle seguenti sezioni:
- Le stazioni preistoriche Fontana Nuova
- Greci nella provincia Kamarina, Kasmenai  
- Abitati siculi arcaici e classici. Monte Casasia, Licodia Eubea, Castiglione,  Hybla Heraia
- Centri ellenistici. Scornavacche, Akrillai
- Insediamenti tardo romani. Kaukana, Grotta delle Trebacche
- Collezioni e acquisti




Nelle foto:
Guerriero di Castiglione
Cratere a figure rosse con scene di banchetto (IV secolo a.C.)



Sicilia - Museo archeologico regionale di Centuripe


Il Museo archeologico regionale di Centuripe espone la maggiore collezione di reperti archeologici della romanità nella Sicilia interna, ed è posto nel comune di Centuripe nei pressi del tempio degli Augustali e di altre aree archeologiche. Dipende dal Polo Regionale di Piazza Armerina, Aidone ed Enna della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Enna.
In seguito alle campagne di scavi dei primi anni del XX secolo, negli anni venti, il comune di Centuripe, mettendo insieme un certo numero di reperti (tuttavia privi di riferimenti contestuali precisi) e alcuni ottenuti dalle prime ricerche archeologiche condotte dall'Università di Catania ordinò una collezione di reperti costituendo il proprio "Museo civico". Le collezioni erano custodite nella vecchia sede del palazzo comunale.
Nel 1956 l'amministrazione comunale guidata dal sindaco Scarlata approvò un progetto di costruzione di un edificio museale in posizione panoramica verso l'Etna e la valle del Simeto. I lavori tuttavia procedettero a rilento bloccandosi infine per lunghi anni fino agli anni ottanta del XX secolo. Un nuovo progetto elaborato dall'architetto Franco Minissi rimise in moto l'iter costruttivo che ancora una volta si protrasse a lungo. Al termine dei lavori il
materiale della collezione trovò una nuova sistemazione più consona all'importanza della raccolta d'arte nel nuovo grande edificio che fu inaugurato nel dicembre del 2000.
Le collezioni del vecchio museo civico sono state integrate con i reperti forniti dagli scavi condotti a partire dal 1968 dalla Soprintendenza per i Beni Culturali. Permangono tuttavia al Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa un gran numero di reperti e la gran parte della coroplastica centuripina.
Il Museo presenta la storia della città dai tempi remoti alla sua distruzione con circa 3000 reperti.
Gli spazi utilizzati sono su livelli diversi.
Piano 1 - Il piano documenta i siti abitativi, le attività economiche, i ritrovamenti con significative sculture di età romana. Inoltre le terrecotte locali del periodo ellenistico con maschere e statue che esprimono l'alto livello tecnico raggiunto e l'originale tipologia di forme e soggetti.
Lo spazio centrale è destinato al complesso dell'Augusteum
Una raffinata statua ellenistica di Musa (epoca II a.C-I d.C) (dalla collezione comunale decontestualizzata)
Una colossale testa dell'imperatore Adriano (II secolo) ritrovata in contrada Difesa.
Sculture provenienti dall'edificio degli Augustali, che ritraggono membri della famiglia imperiale e imperatori.
Un eccezionale torso marmoreo loricato, probabilmente di Augusto proveniente dall'Augusteum.
Statua femminile acefala con abbigliamento che avviluppa il corpo con artificiosi panneggi.
Interessante la presenza di alcuni Columbaria la cui presenza in Sicilia è tradizionalmente limitata mentre a Centuripe se ne sono trovate in quantità elevata e nel museo ne sono esposte alcune. I Columbaria recano il nome del defunto e si trovavano in genere nella tomba di famiglia.
Ammezzato
Materiale della collezione comunale privo di dati di scavo.
Repertorio di falsi, di materiali scavati clandestinamente e recuperati.
Piano 2 - Necropoli, corredi funerari, esposizione dei riti e delle costumanze dell'epoca.
Piano 3 - Esposizioni temporanee.










Nelle foto, dall'alto:
Testa dell'imperatore Adriano
Musa acefala da Centuripe
Maschera centuripina
Busto loricato acefalo di Augusto

Sicilia - Museo archeologico della Badia, Licata


Il Museo archeologico della Badia è un museo archeologico che si trova a Licata. La sede museale è il cinquecentesco monastero cistercense di Santa Maria del Soccorso, meglio conosciuto ancora oggi come Badia, ampliato nel ‘600 con la costruzione del chiostro e nel ‘700 con la nuova ala prospiciente alla piazza Sant'Angelo. Confiscato con la soppressione degli ordini religiosi, l'edificio divenne sede di scuole pubbliche, destinazione che mantiene in parte tuttora. Dell'ex monastero il Museo occupa parte del piano terra e il chiostro.
Con il concorso della Soprintendenza di Agrigento, del Comune di Licata e della locale Associazione archeologica licatese, il Museo nasce come antiquarium annesso alla Biblioteca Comunale di Licata, dalla quale si separa nel 1971 dando origine al Museo Civico. L'apertura della nuova sede della Badia avviene nel 1995.
Il Museo illustra la storia ed i caratteri degli insediamenti umani nel territorio di Licata e della bassa valle dell'Imera meridionale.
La montagna di Licata, dove sorge oggi la città moderna, e le altre limitrofe, poste al controllo del fiume Imera sono state fin dalla preistoria luogo di insediamenti umani. In particolare sulla Montagna di Licata sorgeva un centro greco-arcaico che si espanse in periodo ellenistico sulle vicine alture di Monserrato e monte Sole. In esso nel 280 a.C. il tiranno di Agrigento, Finzia, trasferì le popolazioni di Gela, dopo la distruzione di quest'ultima, fondando una nuova città che prese il nome di Phintias.
Le collezioni sono quelle provenienti dai ritrovamenti dell'Associazione Archeologica Licatese e dagli scavi condotti negli ultimi decenni dalla Soprintendenza di Agrigento nel territorio di Licata e della bassa valle dell'Imera.
Il museo possiede inoltre una collezione di arte medievale, e alcune tele provenienti dai conventi soppressi nell'800.
L'ordinamento consente un inquadramento topografico e cronologico dei reperti attraverso l'ausilio di supporti didattici.
Il museo presenta i seguenti ambienti:
Sala d'ingresso
Stemma ligneo della città (secolo XVIII). Reperti ceramici destinati agli usi del monastero, venuti alla luce con gli scavi effettuati durante i lavori di restauro della stessa Badia negli anni 1988-89.
Sala I - Collezioni provenienti dalla Montagna di Licata, con reperti dall'età preistorica ( V millennio a.C.) all'età ellenistico-romana (I secolo a.C.). Notevoli alcuni iscrizioni in lingua greca.
Nel vano interrato reperti di diverse età di provenienza subacquea recuperate nel mare di Licata.
Sala II - Reperti da contrada Casalicchio dall'età del Bronzo (fine III millennio a.C.) greci (VI-III secolo a.C.) e bizantini ( VI secolo d.C.).
Sala III
 - Reperti ellenistici (III-II secolo a.C.) dalla contrada Marcato d'Agnone, grecoarcaici, classici ed ellenistici (VI-III secolo a.C.) da Portella di Corso.
Sala IV - Reperti dell'età del Bronzo da Canticaglione e da Montepetrulla (fine III-inizi II millennio a.C.)e di diversi periodi da località varie.
Sala V - Reperti del tardo Bronzo della cultura di Thapsos (metà II millennio a.C.) da contrada Madre Chiesa.
Sala VI - Reperti dall'età del Bronzo (fine III millennio a.C.) da località Muculufa. Nel chiostro sono esposti reperti litici ed elementi architettonici di diversa provenienza, le statue medievali (secolo XIV-XV) provenienti dal convento dell'Annunziata, e una Madonna del Soccorso di Domenico Gagini datata 1470 proveniente dall'omonima chiesa.

Nella foto:
Tesoretto di Finziade. Sakkos (cuffia per raccogliere i capelli) con medaglione in oro
Statue medioevali nella Sala VI


Sicilia - Museo archeologico regionale "Saro Franco", Adrano


Il cosiddetto Castello Normanno di Adrano, uno dei simboli della città etnea, è una torre eretta sotto Conte Ruggero I di Sicilia, nell'XI secolo.
Il castello a cui apparteneva, insieme a quelli vicini e simili di Paternò e Motta, rientrerebbe in un sistema difensivo di età normanna volto a controllare la valle del Simeto, il pieno controllo di Catania e dei passi che portavano a Troina, Regalbuto e Randazzo. In quest'ottica può essere messo in relazione con il Ponte dei Saraceni.
Il possente dongione fu costruito per volere di Ruggero I di Sicilia dopo il 1073, molto probabilmente sui ruderi di una torre saracena; ciò è possibile dedurlo dall'architettura delle due grandi porte del piano terra.
Dopo il dominio normanno, il Castello divenne nei secoli proprietà di illustri dinastie siciliane, tra le quali i Moncada, i Peralta, gli Sclafani, dal 1754 i Conti Alvarez di Toledo fino al 1797, quando ne prese possesso il principe Luigi Moncada Ventimiglia Aragona, e rimase di proprietà dei Moncada Ventimiglia fino al 1920.
Dal 1959 il Castello è sede del Museo archeologico regionale "Saro Franco" e all'interno si trovano anche la Galleria d'arte Contemporanea, una Pinacoteca, l'Archivio Storico e collezioni etnoantropologiche.
La torre ha una pianta rettangolare che misura 20 m per 16,70 m e un'altezza che raggiunge i 34 metri e la struttura si innalza su sei livelli.
Il piano terra presenta due ambienti, ciascuno dei quali è definito da tre campate; un muro longitudinale divide i due spazi e all'interno del muro vi è una scala che permette di accedere al primo piano, sul quale si estendono due grandi saloni e un arco ogivale che apre la scala per l'accesso al secondo piano.
Un muro divide in due parti il secondo piano; il vano meridionale intorno al 1500 venne suddiviso in due parti e venne così creata una cappella di pianta rettangolare, con abside e doppia volta a crociera a costoloni inserita nello spessore del muro.
Su per le scale si accede al terzo piano, anch'esso diviso in due zone.
Il museo è gestito dalla Regione Siciliana, dal 2019 attraverso il polo regionale "Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell'Aci". Occupa quasi completamente i quattro piani del Castello Normanno di Adrano, ed espone reperti archeologici databili dall'età neolitica (6500 – 3500 a.C.) fino al medioevo (XI secolo d.C.).
All'ingresso del museo sono posti due leoni di pietra lavica che riportano lo stemma del Casato Sclafani–Moncada, le dinastie che governarono Adrano nel Medioevo. I due saloni del piano terra sono dedicati all'esposizione di reperti preistorici, vi sono esposti vasi e strumenti di pietra e di osso dell'età neolitica e della prima età dei metalli e le urne vascolari dell'età del bronzo antico, ritrovate all'interno delle grotte di scorrimento lavico del Parco dell'Etna (tra Adrano e Biancavilla).
Nel salone del primo piano, prosegue l'esposizione dei materiali preistorici, oggetti che vanno dall'età del bronzo antico, al medio e a quello finale, ritrovati nel territorio di Adrano.
Il secondo piano del Castello è dedicato ai reperti di età storica.
Nella prima sala sono esposti quelli provenienti dall'antica città del Mendolito. Imponenti le colonne di pietra lavica con capitelli ionici e l'elmo calcidese proveniente dalla necropoli meridionale della città. Da segnalare inoltre la "divinità sicula" del ponte Primosole della prima metà del V secolo a.C.
Nel secondo salone sono esposte le collezioni provenienti dal centro di Adranon, l'antica città fondata da Dionigi di Siracusa intorno al 400 a.C. sui cui resti è sorta la moderna città di Adrano: vasi vascolari, statuette di terracotta rappresentanti divinità, utensili di uso quotidiano. Un posto particolare è concesso al bellissimo busto di divinità femminile di terracotta, riconducibile al V secolo a.C.
Sempre al primo piano si ammira la Cappella del Castello, all'interno della quale sono ospitate le collezioni numismatiche, custodite in otto monetieri, teste marmoree, tra cui spicca un ritratto virile dell'età imperiale, ed altri oggetti databili dal periodo romano fino all'età tardo medievale.
Sono presenti infine la pinacoteca "Sangiorgio Gualtieri", collezioni etnoantropologiche, raccolte librarie, insieme al pregevole fondo Imbarrato, e un archivio storico.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...