sabato 12 luglio 2025

TURCHIA - Lagina

 

Lagina (greco Λαγίνα) è un sito archeologico, risalente al periodo cario ed esteso sotto la dinastia seleucide, famoso per il suo santuario di Ecate (nella foto in alto). Il sito è situato nella Turchia sudoccidentale (nei pressi di Turgut, un comune nella provincia di Muğla) . La stessa piccola città di Turgut era fino a tempi recenti nominata Leyne, richiamando il toponimo antico.
Recenti studi hanno mostrato che il sito fu abitato e/o utilizzato in maniera ininterrotta a partire dall'età del bronzo. I re Seleucidi ricostruirono il recinto sacro di Lagina e lo trasformarono in un importante centro religioso, in collegamento con la vicina (a una distanza di 11 kilometri) città di Stratonikeia, che ne divenne il centro amministrativo. I due luoghi (Lagina e Stratonkeia) erano connessi tra loro nell'antichità da una via sacra.
La ricerca archeologica condotta a Lagina è stata la prima ad esser stata condotta da un team scientifico turco, sotto la direzione di Osman Hamdi Bey e Halit Ethem Bey. Nel 1993, un lavoro di scavo e restauro è stato ripreso sotto la guida del Museo di Muğla, da un team internazionale guidato da Ahmet Tırpan.
I fregi del santuario di Ecate sono attualmente esposti nei Musei archeologici di Istanbul. Quattro differenti temi sono dipinti in questi fregi. Questi sono, sul fregio orientale, scene dalla vita di Zeus; sul fregio occidentale, una battaglia tra gli dei e i giganti; sul fregio meridionale, diverse divinità carie; e sul fregio settentrionale, una battaglia di Amazzoni.

TURCHIA - Qal'at ar-Rum

 

Il Qal'at ar-Rum  ,in curdo Hromkla , chiamata Rumkale in turco e Hromgla in armeno, sempre con il significato di "castello romano" (nel senso di bizantino), fu una potente fortezza sul fiume Eufrate, 50 km a nord-est di Şanlıurfa, il capoluogo della omonima provincia della Turchia.
La sua posizione strategica era già conosciuta dagli Assiri, sebbene la presente struttura sia soprattutto di origine ellenistica e romana. Durante il medioevo il sito fu occupato da vari signori della guerra bizantini ed armeni. Qal'at ar-Rum fu il seggio di un patriarca armeno dal XII secolo. Dal 1203 al 1293 fu la residenza del capo supremo (catholicos) della Chiesa armena. Nel 1293 fu espugnata dai mamelucchi d'Egitto a seguito di un lungo assedio.
La fortezza è attualmente una rovina accessibile per battello solo dalla vicina cittadina di Halfeti nella provincia di Şanlıurfa.


TURCHIA - Karahan Tepe

 

Karahan Tepe è un sito archeologico nella provincia di Şanlıurfa in Turchia.
Recenti esami e rilievi suggeriscono che potrebbe essere più antico dei ritrovamenti di Göbekli Tepe. Il sito dista circa 40 km da Göbekli Tepe e anche qui gli archeologi hanno ritrovato megaliti a forma di T, pesanti varie tonnellate. 
Come citato da una pubblicazione turca non specializzata, il sito "gemello" di Göbekli Tepe apparentemente sarebbe più antico di Göbekli Tepe, forse antecedente al X millennio a.C. Gli scavi preliminari hanno permesso di scoprire oltre 250 obelischi raffiguranti figure animali.
Le strutture di Karahan Tepe furono individuate nel 1997 da ricercatori “vicino alla zona di Kargalı tra le montagne del parco nazionale dei Monti Tek Tek”, presso Yağmurlu, ad est di Göbekli Tepe, nell’ambito degli studi avviati per inventariare i manufatti della cultura di Şanlıurfa. Successivamente con il progetto “Göbekli Tepe Culture and Karahan Tepe Excavations“, nel 2018 sono state avviate indagini di superficie nell’area da parte dell’Università di Istanbul. Gli scavi ufficiali sono iniziati nel 2019, diretti da Necmi Karul, con i primi ritrovamenti di manufatti, obelischi e sculture della stessa tipologia di quelli a Göbekli Tepe.
Karul ha rivelato nella conferenza stampa dell'agenzia nazionale statale Anadolu, che sarebbero stati già individuati altri 12 siti con le stesse caratteristiche di Göbekli Tepe e Karahan Tepe, grazie a mappe topografiche, misurazioni geomagnetiche e fotografie aeree, prima ancora di avere eseguito ricognizioni "in situ".
Ha inoltre aggiunto che i siti sarebbero sia di natura abitativa che presumibilmente religiosa, consistendo probabilmente in insediamenti relativi a più periodi di circa 700-800 anni risalenti a circa l'11500 a.C. Trattandosi di risultati preliminari di scavi in corso, offrono solo la possibilità di approfondire diversi progetti legati all'archeologia, ai quali gli scavi di Karahan Tepe potrebbero fornire risposte.

TURCHIA - Cnido

 
Cnido
 era un'antica città greca dell'Anatolia, situata nella regione della Caria di fronte ad Alicarnasso. Fondata dai Dori del Peloponneso sotto la guida del mitico Triope, faceva parte della confederazione della Esapoli dorica (dal V secolo a.C. Pentapoli dorica); commerciava con l'Egitto e aveva costruito un edificio detto "Tesoro degli Cnidi" nel santuario di Delfi.
La città, posizionata sulla punta del golfo Ceramico di fronte all'isola di Coo, aveva due porti, essendo posta sull'estremità di un promontorio, il Triopio, unito al continente da uno stretto e breve istmo, noto come Capo Krio.
Cnido fu retta inizialmente da una struttura oligarchica composta da sessanta membri, successivamente ebbe un governo di tipo popolare.
La città ebbe un notevole sviluppo economico dovuto a una ingente attività commerciale; i suoi abitanti godettero di un considerevole benessere, superiore alla loro capacità politica. Cnido partecipò, anche se tardivamente, a quella diaspora colonizzatrice che portò alla formazione della Megále Hellás, la Magna Grecia costituendo delle colonie nelle Eolie e nell'Illirico. Un gruppo di suoi abitanti fondò, insieme ai Rodi, Lipara, oggi Lipari, nell'arcipelago eoliano a nord della costa settentrionale della Sicilia.
A Cnido nel 394 a.C. si svolse una battaglia navale nella quale gli Ateniesi, comandati da Conone e aiutati dai Persiani, distrussero la flotta spartana.
Durante l'epoca ellenistica Cnido fu la sede di una scuola medica, ma la teoria ottocentesca secondo la quale questa scuola sarebbe già esistita all'inizio dell'epoca classica si è rivelata infondata.
Durante la guerra tra Roma e il seleucida Antioco III Megas, Cnido fu alleata di Roma. Fu inclusa nella provincia d'Asia quando questa fu creata nel 129 a.C., rimanendo tuttavia una città libera dentro la provincia stessa, secondo quanto dice Plinio il Vecchio. Prima del 67 a.C. fu attaccata dai pirati cilici, come lo fu anche Samo ma dal 67 a.C. in poi con la sconfitta dei pirati da parte di Pompeo godette di una certa tranquillità.
A Cnido era vivo il culto di Apollo a cui era stato consacrato un promontorio, il Triopio. Da Cnido partirono due correnti colonizzatrici verso occidente, una fondò la colonia di Corcira Melaina, Curzola, sulle coste illiriche, l'altra diretta inizialmente in Sicilia al Lilibeo, sotto la guida di Pentatlo, colonizzò, dopo una sconfitta subita in Sicilia, le isole Eolie, 580 a.C.
Della colonizzazione delle Eolie parla dettagliatamente Diodoro Siculo nella sua Biblioteca Storica e Strabone nella sua Geografia.
Le Eolie cnidie, con il loro centro Lipari, assunsero un'importanza eccezionale per la posizione strategica in cui si trovavano, da esse infatti si poteva controllare il traffico marittimo che si svolgeva nel Tirreno e quello che transitava attraverso lo stretto di Messina. Sono noti gli scontri con i Tirreni (o Etruschi). La colonia prosperò tanto da poter inviare ricche decime al Santuario di Delfi.
Dell'antica Cnido sopravvivono alcuni reperti monumentali che ricoprono una grande area. Assieme a delle mura ciclopiche e resti di due porti sono rimasti due teatri e le tracce di un grande edificio, forse un tempio.
Sono stati identificati l'agorà, il teatro, un tempio di Dioniso, uno delle Muse, uno di Afrodite (nella foto qui a destra) e un gran numero di edifici minori.
Prassitele fece per Cnido la sua più famosa statua, l'Afrodite di Cnido, sfortunatamente andata perduta; una sua copia, ritenuta la più fedele, si trova nei Musei Vaticani. Una statua di Demetra (nella foto in alto) si trova ora al British Museum.
Cnido iniziò a coniare monete proprie molto presto. Almeno dalla seconda metà del VI secolo furono coniati oboli e dracme in argento; le monete mostravano al dritto una testa di leone a al rovescio la testa di Afrodite. Queste prime monete non avevano ancora la legenda.
La monetazione proseguì nei secoli successivi. Durante la dominazione romana ci furono scarse emissioni, da Nerone fino a Caracalla.
Tra le monete coniate in periodo imperiale vi è una copia della statua dell'Afrodite Cnidia di Prassitele.


TURCHIA - Alessandria Troade

 

Alessandria Troade ("Alessandria della penisola di Troade"; in turco Eski Stambul) fu una delle città fondate da Alessandro Magno durante le sue campagne in Asia. La sua precisa localizzazione nell'attuale Turchia è sconosciuta.
È il sito di un'antica città greca situata sul Mar Egeo vicino alla punta settentrionale della costa occidentale della Turchia, un po' a sud di Tenedo (moderna Bozcaada). Si trova a sud-est della moderna Dalyan, un villaggio nel distretto di Ezine della provincia di Çanakkale. Il sito si estende su una superficie stimata di 400 ettari; tra le poche strutture oggi rimaste vi sono le rovine delle terme, un odeon, un teatro, un gymnasium ed uno stadio è stato recentemente scoperto. Si può ancora individuare il circuito delle antiche mura.


Secondo Strabone, questo sito fu inizialmente chiamato Sigeia (Σιγία); intorno al 306 aC Antigono rifondò la città come Antigonia Troas espandendola popolandola con persone di altre cinque città della Sigeia, inclusa una volta influente città di Neandreia. Non ricevette il suo nome fino a quando il suo nome non fu cambiato da Lisimaco in Alessandria Troade, nel 301 aC, in memoria di Alessandro III di Macedonia (Plinio afferma semplicemente, a suo avviso, che il nome cambiò da Antigonia ad Alessandria). Tuttavia, il punto di vista di Plinio non è corretto, perché la città continuò a essere chiamata Alessandria Troade, e così è anche affermato nel IV-V sec. AD nella Tabula Peutingeriana.


In quanto porto principale dell'Asia Minore nord-occidentale, il luogo prosperò notevolmente in epoca romana, diventando una "città libera e autonoma" già nel 188 aC e le vestigia esistenti attestano sufficientemente la sua antica importanza. Nel suo periodo di massimo splendore la città potrebbe aver avuto una popolazione di circa 100000 abitanti. Strabone menziona che una colonia romana fu creata nel luogo durante il regno di Augusto, chiamata Colonia Alexandria Augusta Troas (chiamata semplicemente Troade durante questo periodo). Augusto, Adriano e il ricco grammatico Erode Attico contribuirono notevolmente al suo abbellimento; a quest'ultimo si deve l'acquedotto ancora conservato. Costantino ipotizzò di elevare Troade a capitale dell'Impero Romano.


In epoca romana, era un porto importante per i viaggi tra l'Anatolia e l'Europa. Secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, Paolo di Tarso salpò per l'Europa per la prima volta da Alessandria Troade e vi tornò dall'Europa (è lì che si dice sia avvenuto l'episodio della resurrezione di Eutico). Anche Ignazio di Antiochia si fermò in questa città prima di continuare il suo martirio a Roma.
Sono noti molti dei vescovi della Diocesi di Troade: Marino nel 325; Niconio nel 344; Silvano all'inizio del V secolo; Pionio nel 451; Leone nel 787; Pietro, amico del Patriarca Ignazio e avversario di Michele, nel IX secolo. Nel X secolo Troade è dato come suffraganeo di Cizico e distinto dalla famosa Troia (Heinrich Gelzer, Ungedruckte ... Texte der Notitiae episcopatuum, 552; Georgii Cyprii descriptio orbis romani, 64); non si sa quando la città fu distrutta e la diocesi scomparve. Il vescovato rimane una sede titolare della Chiesa cattolica sotto il nome di Troade, vacante dal 1971.
Troade è anche una sede titolare della Chiesa ortodossa sotto il Patriarcato ecumenico. Il vescovo Savas (Zembillas) di Troade è stato gerarca dal 2002 al 2011, poi è diventato il metropolita Savas (Zembillas) di Pittsburgh nell'arcidiocesi greco-ortodossa d'America.
I turcomanni Karasidi si stabilirono nell'area della Troade nel XIV secolo. Il loro beylik fu conquistato dagli Ottomani nel 1336. Le rovine di Alessandria Troas vennero conosciute tra i turchi come Eski Stambul, la "Città Vecchia". Le pietre del sito furono utilizzate come materiale da costruzione (ad esempio Mehmed IV prese le colonne per adornare la sua moschea Yeni Valide a Istanbul). A partire dalla metà del XVIII secolo il sito fungeva da "luogo in agguato per i banditi".


Nel 1911, il sito era stato ricoperto di querce e molto saccheggiato, ma il periplo delle vecchie mura poteva ancora essere tracciato ed in molti punti era abbastanza ben conservato. Avevano una circonferenza di una decina di chilometri ed erano fortificate con torri a intervalli regolari. All'interno di quest'area si trovano resti di un antico complesso termale e palestra; questo edificio è conosciuto localmente come Bal Saray (Palazzo del Miele) ed è stato originariamente donato da Erode Attico nell'anno 135. Traiano costruì un acquedotto di cui si possono ancora rintracciare le tracce. Il porto aveva due grandi bacini, ora quasi del tutto interrati. È oggetto di uno studio dell'inizio del XXI secolo da parte di archeologi tedeschi che scavano e ispezionavano il sito. Il loro scavo ha portato alla luce i resti di un grande stadio risalente al 100 aC circa.


TURCHIA - Magnesia al Meandro


Magnesia al Meandro era un'antica città greca in Asia Minore sul fiume Meandro a monte di Efeso, nei pressi dell'odierna città di Germencik in Turchia. Magnesia si trova nella antica Ionia presso il fiume Leteo a 22 km da Mileto, adagiata su una fertile pianura ed era una grande produttrice di pane. Nella città sorgeva un tempio di Dindyme, la madre degli dèi. Ma la città fu poi trasferita e sul nuovo sito fu costruito il Tempio di Artemide Leucofriene, progettato da Ermogene. Vicino alla città c'era un posto chiamato Aule (latino: Aulae) con una grotta sacra ad Apollo contenente un'immagine molto antica. Gli uomini sacri al dio si gettavano da ripide scogliere e sradicavano alberi molto alti che trascinavano giù per i sentieri più stretti.


La città fu fondata da coloni della Magnesia in Tessaglia e di Creta. Per questo motivo non fu accettata nella Lega Ionica. Verso il 700 a.C. fu conquistata a Gige, re di Lidia. Verso il 626 a.C. fu distrutta dalle incursioni dei Cimmeri e ricostruita l'anno dopo da Mileto. Secondo Ateneo di Naucrati la condotta troppo licenziosa dei suoi abitanti portò alla conquista della città da parte di Efeso. Nel 546 a.C. passò ai Persiani che la concessero a Temistocle. Nel 499 a.C. partecipò alla rivolta ionica: la città gli fruttava 50 talenti l'anno. I satrapi di Lidia la utilizzavano come seconda residenza.
Nel 459 a.C. vi morì lo stesso Temistocle.
Nel 334 a.C. la città si arrese ad Alessandro Magno e passò poi ad Antigono Monoftalmo. Nel 301 a.C. entrò nei possedimenti dei Seleucidi. I Tolomei la conquistarono tra il 272 a.C. e il 258 a.C.
Nel 188 a.C. con la Pace di Apamea fu ceduta al Regno di Pergamo, passato alla Repubblica romana nel 133 a.C.
Durante la Seconda guerra mitridatica si alleò con i Romani assieme alla vicina Magnesia al Sipilo. Silla la proclamò città libera.
Nel 17 d.C. un terremoto distrusse la città assieme alle altre della Ionia. L'imperatore Tiberio provvide a ricostruirle.
Nel 114 era presente una comunità cristiana.
Nel 262 venne saccheggiata dai Goti.
Fu in questa città che fu scoperta una pietra misteriosa con il potere di attrarre il ferro: la magnetite.
I primi scavi archeologici furono eseguiti nel 1891-1893 da una squadra di archeologi tedeschi guidata da Carl Humann, lo scopritore dell'Altare di Pergamo. In 21 mesi furono portati alla luce il teatro, il tempio di Artemide, l'agorà, il tempio di Zeus e il pritaneo.
Gli scavi furono ripresi nel 1984 da Orhan Bingöl, dell'Università di Ankara e del Ministero della Cultura turca. I reperti rinvenuti sono oggi esposti ad Istanbul e ad Aydın, a Berlino e a Parigi. Copie del pronao (portico) del tempio di Zeus e uno spazio del tempio di Artemide si possono visitare al Pergamonmuseum di Berlino.


TURCHIA - Cauno



Cauno era un'antica città nel sud-est della regione storica della Caria in Asia Minore. Essa era situata vicino all'attuale città di Dalyan, in Provincia di Muğla, in Turchia. Situata in origine sul mare, a causa dello spostamento della costa essa si trova ormai a otto chilometri dal mare nel delta del fiume Dalyan (l'antico Calbis), il quale collega il lago di Köyceğiz con il Mediterraneo. Tuttavia la città non è completamente separata dal mare, ma collegata con questo tramite zone paludose e corsi d'acqua.
La storia del sito risale al 10 ° secolo a.C.. Erodoto la menziona nelle sue Storie, quando Arpago marcia contro Lici, Cauni e Cari al tempo dell'invasione persiana del 546 a.C. Si ricorda anche che partecipò nel secolo successivo alla rivolta della Ionia, quindi appartenne alla Lega Delio-Attica. Nel 387 a.C. Cauno, dopo la pace di Antalcida, venne posta sotto il giogo persiano. Essa fece poi parte dei possedimenti di terraferma della vicina isola di Rodi. La città nei tempi antichi era considerata ricca, ma a causa dello stato paludoso del delta del fiume, dove gli agenti patogeni potevano moltiplicarsi facilmente, anche malsana. Essa era conosciuta per i suoi fichi secchi ampiamente esportati. Il geografo greco Strabone scrive: "Kaunos ha un cantiere navale e un porto che può essere chiuso. Sopra la città su una collina si trova la collina di Imbros. Anche se la zona è benedetta dalla fertilità, secondo l'opinione generale la città ha aria malsana in estate e in autunno ... a causa del calore e dell'abbondanza di frutta ..."
Nell'era cristiana, Cauno divenne una diocesi del patriarcato di Costantinopoli ed è ancora oggi una sede titolare della chiesa cattolica


Rimangono alcuni resti di edifici antichi, soprattutto tombe cariche scavate nella roccia, risalenti al IV secolo a.C., ma anche un teatro romano, grandi terme, nonché un ninfeo, un'agorà, templi, un ginnasio, strutture portuali e un'acropoli. Si sono conservate anche numerose iscrizioni greche della città. Nel frattempo è stato rinvenuto il betilo di Cauno, alto oltre 4 metri e spesso raffigurato sulle sue monete d'argento.
L'area intorno a Dalyan, Cauno, le tombe rupestri e il delta del Dalyan sono popolari attrazioni turistiche grazie alla loro posizione tra le località turistiche di Marmaris e Ölüdeniz.

TURCHIA - Santuario di Yazılıkaya

 

Il santuario di Yazılıkaya (in turco: "roccia incisa") era un importante santuario situato ad Ḫattuša, antica capitale dell'impero ittita. Operativo a partire almeno dal XVI secolo a.C., il santuario riflette le principali caratteristiche dell'architettura ittita, conservando a distanza di secoli vari monoliti, incisioni nella roccia e imponenti portali.
Insieme a Ḫattuša, la città è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dal 1986 e, insieme all'area circostante, fa parte del Parco nazionale di Boğazköy-Alacahöyük in Turchia.
Ḫattuša e Yazılıkaya si trovano nell'"Arco di Halys", a est del bacino fluviale dell'antico Halys, oggi Kızılırmak, sul lato nord dell'Akçadağ Tepesi, che appartiene all'Altopiano di Bozok (in turco: Bozok Platosu). La città si trova sulle pendici laterali di una valle formata dal torrente oggi chiamato Büyükkaya Deresi. In epoca ittita, una via processionale conduceva dal Grande Tempio di Ḫattuša al santuario, oggi non più esistente, ma ricostruibile grazie alle condizioni del paesaggio. Usciva dalla città bassa all'estremità settentrionale attraverso una porta che non è ancora stata scoperta. Lì attraversava il torrente, che in quel punto era relativamente poco profondo, e proseguiva verso nord e poi verso nord-est, seguendo un canale ancora riconoscibile lungo le mura della città. A metà strada ha superato la formazione rocciosa di Osmankayası, dove accanto a una sorgente si trova un sito di sepoltura di epoca ittita. Prosegue poi su un terreno relativamente pianeggiante e in costante ascesa, fino a terminare sul fianco del massiccio roccioso. Qui, come in molte altre zone della città, il massiccio roccioso si interrompe sul bordo della catena montuosa sotto forma di singoli banchi di roccia calcarea o scogliere.
Era un luogo sacro per gli Ittiti, situato a pochi passi dalle porte della città di Ḫattuša . Aveva due camere principali formate all'interno di un gruppo di affioramenti rocciosi. L'accesso alle camere, prive di tetto, era controllato da portali e strutture edilizie costruite proprio di fronte ad esse, di cui però oggi sopravvivono solo le fondamenta. La cosa più impressionante oggi sono i rilievi rupestri delle camere A e B, che raffigurano le divinità del pantheon ittita. Uno degli usi del santuario potrebbe aver riguardato le cerimonie per la celebrazione del nuovo anno.
Era in uso almeno dalla fine del XVI secolo a.C., ma la maggior parte delle incisioni rupestri risale al regno dei re ittiti Tudhaliya IV e Suppiluliuma II, alla fine del XIII secolo a.C., quando il sito fu sottoposto a un importante restauro.
Suddiviso in due camere principali (Camera A e Camera B), ricavate in alcuni affioramenti rocciosi, l'accesso era consentito da diverse strutture d'ingresso, delle quali rimangono solo le fondamenta.
Le due camere erano originariamente chiuse dall'esterno da un muro, che nel corso del XIII secolo fu sostituito da un edificio a forma di tempio che costituiva l'ingresso al santuario. L'edificio è stato costruito con il tipico metodo di costruzione in mattoni di fango, ampiamente utilizzato anche a Ḫattuša. Di conseguenza, oggi sono visibili solo le basse fondamenta dei muri in pietra.
Al tempio si accedeva dal lato stretto attraverso una scalinata e una porta indipendente. Dietro di esso, altri gradini conducevano al cortile interno dell'edificio del tempio vero e proprio, che era circondato da varie stanze, probabilmente locali di servizio e depositi. Un altare nel cortile interno suggerisce che qui si svolgessero le purificazioni e i primi atti rituali. Le scale conducevano di nuovo in un'area aperta, che portava direttamente alla più grande Camera A, mentre uno stretto corridoio a destra conduceva alla Camera B.
La più impressionante è la Camera A, che contiene rilievi rupestri di 64 divinità in processione. La parete sinistra mostra una processione di divinità maschili, che indossano il tradizionale gonnellino, le scarpe a punta e i cappelli con le corna. Le divinità montane sono raffigurate anche con gonne a squame, a simboleggiare le montagne rocciose. La parete destra mostra una processione di divinità femminili che indossano corone e gonne lunghe. L'unica eccezione a questa divisione è la dea dell'amore e della guerra, Shaushka (la dea mesopotamica Ishtar/Inanna), che è rappresentata nella processione maschile con due assistenti femminili. Ciò è probabilmente dovuto ai suoi attributi maschili di dea della guerra. Le processioni portano alla scena centrale della coppia suprema del pantheon: il dio della tempesta Teshub e la dea del sole Hebat. Teshub è in piedi su due divinità montane, mentre Hebat è in piedi su una pantera. Dietro Hebat sono raffigurati il figlio Sharruma, la figlia Alanzu e una nipote.
La Camera B, più piccola e stretta, presenta un numero inferiore di rilievi, ma più grandi e meglio conservati. Potrebbe essere stata un mausoleo mortuario o un monumento commemorativo per il re ittita Tudhaliya IV.
La pratica ittita di assimilare le divinità di altre culture nel proprio pantheon è evidente a Yazilikaya. Il dio mesopotamico della saggezza, Ea (Enki), è raffigurato nella processione maschile e il dio Teshub era una divinità hurrita che fu sincretizzata con il dio della tempesta ittita. Il consorte originario di Hebat fu trasformato nel figlio suo e di Teshub (Sharruma) e in seguito fu sincretizzato con la dea solare ittita Arinna. Si ritiene che anche Puduhepa, figlia di una sacerdotessa hurrita e moglie del re ittita Hattusili III, abbia avuto un ruolo nella crescente influenza hurrita sulla religione ittita.
Un articolo del 2019 di Rita Gautschy e Eberhard Zangger ha suggerito che il luogo potrebbe essere servito come dispositivo di misurazione del tempo, con le incisioni che servivano come marcatori per il movimento lunare e solare. Uno studio del 2021 ha concluso che il santuario raffigurava il cosmo, compresi i suoi tre livelli: terra, cielo e inferi; oltre ai processi ciclici: giorno/notte, fasi lunari ed estate/inverno, che fungevano da calendario lunisolare. Tuttavia, le divinità supreme della Camera A si riferivano alle stelle settentrionali, mentre la Camera B rappresentava il mondo sotterraneo.


TURCHIA - Melike Mama Hatun

 

Melike Mama Hatun, o semplicemente Mama Hatun o Mamakhatun, fu una sovrana dei Saltukidi, con capitale a Erzurum, per un periodo stimato di nove anni, tra il 1191 e il 1200.
Durante il suo regno fece costruire un caravanserraglio (foto in basso), una moschea, un ponte e un hammam nella città di Tercan, situata a metà strada tra Erzincan ed Erzurum, che sono ancora in piedi e prendono il nome da lei. La sua tomba (foto in alto), costruita dai maestri di Ahlat , si trova anch'essa a Tercan, sebbene l'attribuzione a Mama Hatun sia solo frutto di una forte tradizione orale. Una delle tombe secondarie è datata 1203, il che tende a corroborare la data generale dell'edificio. Un'iscrizione menziona il costruttore della struttura: L'opera di Abu'l Muna bin Mufaddal al-Awhal ... al-Khilati, il costruttore, che Dio lo perdoni, così come suo padre e sua madre. 
La città stessa era chiamata Mamahatun fino a poco tempo fa, e viene ancora chiamata così localmente. Durante il suo regno costruì moschee, una medres , diversi mektep, shadirvan, caravanserragli e altri tipi di architettura islamica. Costruì anche molti hammam durante il suo regno.
Mama Hatun è ancora oggi una figura vivace nella letteratura popolare turca .



TURCHIA - Fello


Fello (in greco antico Féllos, in latino Phellus, in turco: Phellos) è un'antica città della Licia, le cui rovine sono situate presso il villaggio di Çukurbağ, sito nell'entroterra montuoso della piccola città di Kaş, nel distretto omonimo appartenente alla provincia di Adalia, in Turchia. La città fu menzionata per la prima volta nel 7 a.C. dal geografo e storico greco Strabone nel libro XII della sua opera Gheographikà (dove venivano riportati in dettaglio gli insediamenti nella regione dell'Anatolia), accanto alla città portuale di Antifello. Questa fungeva da principale porto commerciale della colonia.
La sua posizione esatta, in particolare rispetto ad Antifello, è stata erroneamente interpretata per molti anni. Strabone indica erroneamente entrambi gli insediamenti come città dell'entroterra, più vicine tra loro di quanto non sia in realtà oggi evidente. Inoltre, dopo la sua riscoperta nel 1840 da parte di Sir Charles Fellows, l'insediamento si trovava vicino al villaggio di Saaret, a ovest-nord-ovest di Antifello. La verifica della sua posizione nel testo antico si è rivelata difficile per Fellow, in quanto l'unica fonte scritta esistente in situ era costituita da iscrizioni greche illeggibili. Tuttavia, Thomas Abel Brimage Spratt scrive nel suo lavoro del 1847 Travels in Lycia che la conferma riguardo alla posizione della città è fornita dalle parole di Plinio il Vecchio, che colloca Fello a nord di Habessus (il nome pre-ellenico di Antifello).
Nel V secolo a.C. Fello era la residenza della dinastia arpagide di Xanthos, e fino al IV secolo a.C. rimase sede di una zecca. In quel momento Antifello era ancora il porto di Fello, ma questa relazione più tardi andò persa. Nel periodo ellenistico e nell'era imperiale, Fello era membro della Lega Licia. Plinio il Vecchio riporta Fello fra le più importanti città della Licia. Tra i più importanti dignitari antichi della città c'era l'Archiphylax L. Cornelius [- - -] Dionisios.
Fello divenne sede di una diocesi cristiana, ed è ora sede titolare della Chiesa cattolica.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...