Il
Museo civico Guido Sutermeister è un museo
archeologico di Legnano, nella città metropolitana di
Milano, in Lombardia, intitolato all'archeologo Guido
Sutermeister, che ne volle la fondazione. È stato allestito nel 1929
grazie alla volontà di Guido Sutermeister, che fece un'assidua
ricerca archeologica sul territorio tra il 1925 e il 1964. Le
collezioni si sono poi arricchite con materiale giunto al museo da
scavi della Soprintendenza Archeologica della Lombardia e
da donazioni di privati.
Il Museo civico Guido Sutermeister
conserva, in particolare, materiale proveniente dalla città e dal
territorio circostante. La maggior parte dei reperti archeologici
esposti al museo risale a un periodo compreso tra la preistoria e
l'epoca medioevale longobarda, con particolare riferimento all'età
romana imperiale. I ritrovamenti conservati testimoniano la
frequentazione della zona fin dall'Età del rame e l'esistenza
di una civiltà stanziale sin dall'Età del bronzo.
All'interno del museo, fino al 2012, erano presenti anche le tre
grandi tele di Gaetano Previati, pittore ferrarese vissuto
tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi del Novecento,
rappresentanti i tre momenti fondamentali della battaglia di
Legnano: la Preghiera, la Battaglia e la Vittoria.
Le opere sono state trasferite nella sezione "Spazio Castello"
al castello di San Giorgio.
Nel 2004 il museo civico Sutermeister è diventato "sede museale
certificata"; con questo riconoscimento, che è stato conferito
dalla Regione Lombardia, il polo espositivo legnanese ha acquisito
ufficialmente lo status di "museo". Ha una superficie
espositiva di circa 250 m².
L'edificio che ospita il museo riprende lo stile architettonico
del Maniero Lampugnani, dimora quattrocentesca di una
delle nobili famiglie della zona, i Lampugnani. Questo
palazzo gentilizio, che si trovava tra la moderna strada statale
del Sempione e il fiume Olona, più o meno presso
largo Franco Tosi, è stato demolito nel 1927.
Il museo, che sorge più a nord rispetto all'antico Maniero
Lampugnani, è stato costruito nei pressi del convento di
Sant'Angelo, ora non più esistente.
Per la costruzione del complesso museale sono stati utilizzati alcuni
resti originali del Maniero Lampugnani recuperati durante la
demolizione dell'edificio: soffitti lignei
a cassettoni, colonne e camini. Dalla
demolizione si è anche salvata una mensola in cotto raffigurante
un putto. Questa mensola, che faceva parte di una finestra
del Maniero Lampugnani e che riporta scolpito l'anno 1420, è
ospitata all'interno del museo
Il complesso architettonico, che ha forma a "L" e che è
stato costruito nel 1928, è diviso in due livelli ed è
arricchito da una torretta quadrata che svetta sul secondo piano.
Il primo piano comprende un porticato a cinque arcate che
è formato da alcune colonne recuperate dal Maniero Lampugnani;
questo spazio aperto occupa l'ala dell'edificio che si sviluppa verso
l'ingresso di corso Garibaldi. La torretta è situata nel punto
di intersezione delle due ali, dove sono state ricavate anche le
scale che mettono in comunicazione i vari piani.
Il corpo dell'edificio è in mattoni, mentre i soffitti sono lignei a
cassettoni. Alcuni solai lignei, come già accennato,
appartenevano all'antica dimora gentilizia dei Lampugnani. I
pavimenti interni, che sono in pietra, sono ricoperti
da parquet e moquette. I motivi geometrici che
sono incisi a graffito sulle pareti esterne del museo si
ispirano agli affreschi un tempo presenti sulle pareti del
Maniero Lampugnani; queste pitture, che si sono salvate dalla
distruzione del palazzo che le ospitava, sono ora conservate presso
la Torre Colombera, ovvero in un antico edificio rinascimentale
legnanese che funge da sezione distaccata del museo. Il Museo
civico Guido Sutermeister è inserito in un piccolo giardino;
staccata dall'edificio espositivo è presente l'abitazione del
custode, che è stata costruita con il medesimo stile architettonico
dell'edificio principale.
Il complesso museale possiede cinque sale di esposizione interne: la
saletta della torre, lo studiolo, il salone d'onore, la sala della
loggetta e la sala delle esposizioni. Anche il portico è adibito
a spazio espositivo.
Il porticato ospita i reperti in pietra trovati nella zona. La
collezione è formata, tra l'altro, da are e steli funerari, macine,
una sepoltura in cassa litica, ossuari e un'ancora in piombo, tutti
risalenti all'età romana; d'epoca romana tardo imperiale sono
invece alcuni sarcofagi.
Ai
reperti dell'antichità classica si aggiungono, tra gli altri, i
resti di alcuni camini che un tempo arricchivano le
dimore rinascimentali legnanesi; queste ultime sono state
demolite nei primi decenni del XX secolo, cioè nello stesso periodo
in cui venne fondato il museo.
Per
quanto concerne il materiale in pietra risalente all'antichità
classica, sono di particolare importanza alcune iscrizioni: sulle are
è riportata la loro intitolazione, mentre sulle sepolture è
scolpito il nome delle gens romane a cui appartenevano le
tombe.
Nel cosiddetto "studiolo" è conservata la collezione, un
tempo privata, che appartenne a Emilio Sala, noto collezionista
locale di reperti archeologici. Alla morte del possessore venne
comperata dall'associazione locale Famiglia Legnanese, che la
donò al museo. La collezione è formata da materiale
archeologico che risale ai secoli precedenti alla conquista romana
dell'Italia.
Più precisamente, i 57 reperti conservati nello studiolo risalgono
alla civiltà greca dell'Italia meridionale, alla civiltà
etrusca e alle civiltà preromane dell'Italia settentrionale;
sono quindi ascrivibili a un periodo storico compreso tra il IX
secolo a.C. e il III secolo a.C..
Degni di
nota sono una fibula in bronzo del IX
secolo a.C. trovata nel Lazio, un pettorale ornamentale in
bronzo rinvenuto in Italia settentrionale e risalente a un periodo
compreso tra il VII secolo a.C. e il VI secolo a.C.,
un alabastron prodotto in Attica nel VII secolo
a.C. (ma appartenente a signori etruschi), una patera realizzata
in Magna Grecia e risalente a un periodo compreso tra il IV
secolo a.C. e il III secolo a.C. e una
preziosa lekanis, prodotta a Centuripe, in Sicilia,
che è caratterizzata da decorazioni plastiche e dipinte e che è
databile al III secolo a.C. (
nella foto a sinistra), La collezione è completata da ceramiche
di pregio che risalgono a un periodo compreso tra il VII e il III
secolo a.C.
Nella saletta della torre è conservata la collezione numismatica del
museo. Questa raccolta comprende monete antiche
(dall'antica Grecia all'epoca medioevale longobarda) e coni
moderni (dal Medioevo all'Impero austriaco). La collezione
è formata da monete d'oro, d'argento, di bronzo e di rame che
sono state reperite nella zona.
Alcune monete sono frutto di donazioni di privati, mentre altre sono
state trovate durante gli scavi archeologici effettuati sul
territorio. Molto spesso le monete antiche trovate in zona
durante gli scavi hanno permesso la datazione dell'intero sito
archeologico.
Ciò è successo in particolar modo per le monete romane, che sono
state principalmente trovate all'interno di necropoli: secondo
le credenze dell'epoca, essendo sepolte insieme al defunto, ne
consentivano il passaggio nell'oltretomba grazie al pagamento
dell'"obolo di Caronte", ovvero del pedaggio da
versare al traghettatore dell'Ade per trasportare
l'anima nell'aldilà.
Di molte altre monete, principalmente quelle frutto di donazioni, non
è invece conosciuta la provenienza.
All'interno della saletta delle esposizioni, del salone d'onore e
della cosiddetta "loggetta" sono conservati i ritrovamenti
archeologici rinvenuti a Legnano e nelle zone circostanti. La
collezione di reperti comprende pezzi databili dall'età del
rame all'epoca medioevale longobarda.
L'età del rame è rappresentata da un solo pezzo: un frammento
di vaso campaniforme legato alla cultura di
Remedello che risale al III millennio a.C. e che è il
più antico reperto archeologico trovato nel Legnanese.
L'età del bronzo è rappresentata dai ritrovamenti legati
alla cultura di Canegrate (
nella foto a sinistra), che risalgono al XIII secolo
a.C. Nel Legnanese, dello stesso periodo storico, sono stati
trovati altri reperti, tra cui resti di abitazioni.
La prima età del ferro è invece rappresentata da
ritrovamenti legati alla cultura di Golasecca recente (VI-V
secolo a.C.), mentre alla seconda era del ferro (IV-I secolo a.C.)
sono legati ritrovamenti ascrivibili alla cultura di La
Tène. Di questa epoca è degno di nota il corredo denominato il
"Guerriero di Pontevecchio"; è formato dagli
armamenti di un soldato del I secolo a.C. che sono stati trovati
nell'omonima frazione di Magenta (
seconda foto dall'alto).
Ricchissima è la collezione di reperti d'epoca romana: la
datazione parte dalla prima età imperiale (I secolo a.C.) e arriva
all'epoca tardo imperiale (V secolo d.C.). Questa abbondanza di
ritrovamenti dimostra un'assidua frequentazione della zona durante
questo periodo storico, con una cospicua popolazione stanziale che
abitava le sponde del fiume Olona.
Da un punto di vista cronologico, chiudono la collezione di queste
sale i ritrovamenti databili all'epoca medioevale longobarda (568-774
d.C.). Tra i reperti longobardi conservati, degno di nota è un
vaso a fiasca decorato a stampiglia che è stato scoperto a Inveruno
e che risale ai primi decenni del VII secolo d.C., cioè all'inizio
della dominazione longobarda.