mercoledì 30 aprile 2025

FRANCIA - Ponte Ambroix

 

Il ponte Ambroix o ponte di Ambrussum è un ponte romano costruito nel I secolo (Dinastia giulio-claudia) sul fiume Vidourle ad Ambrussum nel sud della Francia, nella regione Languedoc-Roussillon . Si trova a cavallo tra i comuni di Gallargues-le-Montueux (nel Gard ) e Villetelle (nell'Hérault ).
Il ponte Ambroix attraversa il Vidourle, un piccolo fiume delle Cevenne, tra i comuni di Gallargues-le-Montueux nel Gard ad est e Villetelle nell'Hérault a ovest. Fu costruito sulla strada romana Via Domizia tra Nîmes e Montpellier. L'oppidum gallico di Ambrussum situato non molto lontano dalla riva occidentale. Il ponte sboccava sulla strada principale dell'insediamento gallo-romano in fondo all'oppidum.
È stato costruito nel I secolo e consentì alla principale strada romana della Narbonnaise, la Via Domiziana, di attraversare il Vidourle. Il ponte è stato utilizzato fino al 1299. Un disegno realizzato nel 1620 su richiesta di Anne de Rulman, avvocato del presidio di Nîmes, mostra il ponte ancora provvisto di quattro archi. Sappiamo da La Chronologiette di Pierre Prion (1744-1759) che il sesto arco fu spazzato via da un'esondazione nel 1745. Su Le Pont d'Ambrussum, dipinto di Gustave Courbet datato 1857, è visibile il quarto arco che crollò nel 1933 durante un'alluvione del Vidourle. Le macerie furono recuperate nel 1983 da una squadra di archeologi guidati da J.-C. Bessac e J.-L. Fiches e impilate sulla sponda sinistra in vista di una ipotetica ricostruzione dell'arco. Il ponte fa parte del sito archeologico e turistico di Ambrussum. L'autostrada La Languedocienne passa a un chilometro a nord (dall'uscita Gallargues).
Il ponte è parte della classificazione come monumento storico dal 1840 .
Il ponte è costruito con pietre di grandi dimensioni (blocchi di 1,40 m x 0,70 m x 0,50 m) assemblate senza malta con rinforzi di graffette di bronzo sigillate con piombo. Lungo 180 metri, in origine aveva undici archi, di cui solo il quinto rimane in mezzo al fiume, con una portata di 10 metri. Gli Archi (architettura) sono a tutto sesto. Sul retro della volta si nota la presenza di mensoloni in pietra che fungono da sostegno per le Centine. Le finestre di scarico sono modeste, il che spiega perché la pressione dell'acqua sia la causa del crollo del ponte nonostante la presenza di tagliacque.
Tuttavia, va aggiunto che questo ponte fu volutamente in parte demolito nel Medioevo al fine di costringere il traffico a spostarsi sul " nuovo » ponte a valle Lunel, il quale prevedeva al tempo un pedaggio. 


FRANCIA - Nimes, Maison Carrée

 


La Maison Carrée (lett. Casa Quadrata) è un tempio romano, uno dei templi antichi meglio conservati, che si trova a Nîmes (Nemausus), nella Francia meridionale. Dal 1840 è classificato monumento storico di Francia.
Venne costruito tra il 19 e il 16 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa e venne dedicato ai figli dello stesso Agrippa e di Giulia, figlia di Augusto, Gaio e Lucio Cesare, adottati dal nonno come propri eredi e che morirono entrambi in giovane età. Il testo dell'iscrizione di dedica venne ricostruito dallo studioso locale Jean-François Séguier nel 1758 sulla base dei fori lasciati dalle originarie lettere in bronzo, asportate in epoca medioevale. La dedica era: «A Gaio Cesare, figlio di Augusto, console; a Lucio Cesare, figlio di Augusto, console designato; ai principi della gioventù». Marco Vipsanio Agrippa venne influenzato dalle opere già realizzate a Roma, come il tempio di Apollo sotto il Campidoglio.
Il tempio deve il suo ottimo stato di conservazione al fatto di essere stato riutilizzato come chiesa cristiana nel IV secolo. In seguito divenne sede di diverse istituzioni pubbliche cittadine, il che comportò pesanti trasformazioni. Durante la sua storia divenne persino una stalla, durante la Rivoluzione francese. Dal 1823 è divenuta un museo. Dal 2006 la Maison Carrée è gestita dalla società Culturespaces, la quale ha trasformato la sala interna in una sala di proiezioni cinematografiche. Attualmente viene trasmesso quotidianamente un film in stile docu-fiction dal titolo Nemausus sulla storia della città di Nîmes.
Nel maggio 1993 è stato inaugurato, nel piazzale antistante il tempio, il Carré d'Art, museo di arte contemporanea progettato dell'architetto britannico Norman Foster.
Eruditorum del 1760 relativa alla Dissertation sur l'ancienne inscription de la Maison-Carrée de Nismes.
Il 18 settembre 2023 è stata iscritta nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO dalla quarantacinquesima sessione del Comitato del patrimonio mondiale riunito a Riad.
Il suo nome in francese (letteralmente "Casa quadrata") è dovuto all'utilizzo arcaico del termine carré con il significato di "quadrangolare", in questo caso "rettangolo", in riferimento alla pianta dell'edificio. Le dimensioni sono 26 m di lunghezza, 13 m di larghezza e 17 m di altezza.
Il tempio è innalzato su un podio di 2,85 m di altezza (26,42 x 13,54 m), dominando l'antica piazza del Foro cittadino. Al podio si accedeva per mezzo di una scalinata di 15 gradini, ricostituita con alcuni degli elementi antichi. È un tempio pseudoperiptero esastilo, con pronao particolarmente profondo (circa un terzo della lunghezza complessiva); presenta sei colonne in facciata e tre colonne libere sui fianchi, che proseguono con otto semicolonne sui lati e sul retro della cella.
Le colonne con fusti scanalati hanno capitelli corinzi, che sostengono una trabeazione riccamente decorata, comprendente una cornice con mensole e un fregio con girali d'acanto. Sulla facciata la cornice forma un frontone e l'iscrizione dedicatoria con lettere in bronzo occupava lo spazio di fregio e architrave. Un ampio portale (6,87 m di altezza e 3,27 m di larghezza), con mensole decorative sui lati, permette di accedere all'interno della cella, in origine rivestita da lastre di marmo.
L'edificio ha subito nel corso dei secoli ampie trasformazioni e fino al XIX secolo era inglobato in un più ampio complesso di edifici tra loro adiacenti, che furono demoliti quando il tempio venne trasformato in museo, ripristinando l'aspetto dell'edificio in epoca romana. Questo restauro venne ricordato in un'iscrizione incisa sul fianco ovest in latino. Il pronao venne restaurato agli inizi del secolo e venne rifatto il tetto; nel 1824 venne inoltre eseguita l'attuale porta.
Un ampio restauro venne condotto negli anni 1988-1992: in tale occasione venne nuovamente rifatto il tetto e la piazza antistante venne liberata dalle costruzioni successive, permettendo di rivelare i contorni della piazza del Foro. Sul lato della piazza venne costruita ad opera di Norman Foster una galleria d'arte, conosciuta come "Carré d'Art", in netto contrasto stilistico con l'edificio romano, ma riprendendone alcuni elementi, come il pronao e le colonne, realizzate tuttavia in vetro e acciaio.
In questo tempio si fondono in una concezione unitaria i modelli provenienti dalla grande architettura augustea di Roma con alcune particolarità dovute alle maestranze locali. L'edificio è concepito ad imitazione del tempio di Apollo in Circo, ma subisce anche l'influenza della decorazione del successivo tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto, nella quale si era tradotta simbolicamente l'ideologia del nuovo principato augusteo e che venne quindi esportata nelle realizzazioni delle province. Nei capitelli e nella trabeazione alcuni particolari testimoniando l'opera di maestranze locali.
La Maison Carrée ha ispirato la neoclassica Chiesa della Madeleine, a Parigi.

FRANCIA - Nimes, Tempio di Diana


Il tempio di Diana è un monumento romano di Nîmes (Nemausus) nel dipartimento francese del Gard. Si trova nell'area di un santuario incentrato intorno ad un ninfeo dedicato ad Augusto ed è accessibile oggi dai Jardins de la Fontaine, parco pubblico che comprende anche la Tour Magne. L'originaria funzione dell'edificio, a pianta basilicale, è discussa. Si trattava forse di una biblioteca ed è datato all'epoca augustea, sebbene la facciata sia stata rimaneggiata nel corso del II secolo. In epoca medievale ospitò un monastero, che ne assicurò la conservazione. Nel XVIII secolo ispirò pittori del Romanticismo, in particolare Hubert Robert. Fu classificato monumento storico nel 1840.
L'edificio è in parte scavato sul fianco del monte Cavalier ed era originariamente circondato da altri ambienti. Restano oggi una sala coperta con volta a botte e affiancata da due corpi scala che permettevano di accedere al piano superiore (forse solo una terrazza). La sala misura 14,52 x 9,55 m. Sulla facciata si aprono una porta di ingresso tra due porte laterali, prive di qualsiasi chiusura, e, al livello superiore un'ampia finestra. All'interno sul muro nord sono conservate cinque nicchie a pianta rettangolare, sormontate da frontoni alternativamente triangolari e semicircolari, inquadrate da un ordine di colonne addossato a parete, con capitelli compositi. Sul lato di fondo sono presenti altre tre nicchie più profonde di quelle laterali e dotate di soffitti voltati decorati da cassettoni.
Il pavimento era in opus sectile di lastre di marmo colorato, visto negli scavi del 1745, delle quali rimangono solo le impronte sullo strato di preparazione.

FRANCIA - Nimes, Arena

 

L'Arena di Nîmes (in francese, Arènes de Nîmes, in occitano Arenas de Nimes) è un anfiteatro romano situato nella città francese di Nîmes, nel dipartimento del Gard. Il suo nome deriva dal latino ărēna, che indica la sabbia che ricopriva le platee degli anfiteatri romani. Si tratta di uno dei maggiori anfiteatri nel suo genere, e anche di uno tra i meglio conservati, tanto che in Francia è riconosciuto come monumento storico di Francia dal 1840 e viene ancora utilizzato regolarmente per spettacoli vari.
Similmente ad altri anfiteatri romani, si presenta come doppio teatro con sovrapposizione di due piani ad arcate. Strutturate a doppio ordine dorico, le arcate esterne sono ritmate al primo livello da pilastri ed al secondo da semicolonne.
L'edificio ha una pianta ellittica, lunga 133 m e larga 101. Raggiunge un'altezza di 21 metri ed ha una capienza di 13000 posti a sedere (con quattro meniani, originariamente riservati a diverse classi sociali). In epoca romana la capienza era molto maggiore.
Sul lato orientale, separato da un ampio piazzale, è stato recentemente (2018) edificato il Museo della Romanità di Nîmes, dal quale si ha una notevole vista dell'Arena.
Venne costruito verso la fine del secolo I per divertire la popolazione della città e dei suoi dintorni con gli spettacoli tipicamente romani come i combattimenti di gladiatori.
Ai tempi delle invasioni barbariche, l'anfiteatro fu trasformato in fortezza, assumendo il nome di Castrum arenae e offrendo rifugio alla popolazione che lo abitava. Dal medioevo al XIX secolo, fu oggetto di alcuni interventi edilizi ed ospitò esercizi commerciali. Sgomberato e riconvertito in teatro nel 1863, viene oggi usato come arena per le corride tipiche della tradizione locale (Courses camarguaises) e per quelle di scuola spagnola, ma vi si svolgono anche diverse manifestazioni culturali. Ospitò, tra l'altro, una puntata di Giochi senza frontiere nel 1976[5] e i campionati Mondiali di scherma nel 2001.

FRANCIA - Corsica, Museo dipartimentale di archeologia Jérôme Carcopino

 


Il Museo dipartimentale di archeologia Jérôme Carcopino è situato nel comune di Aleria in Corsica a circa 70 chilometri da Bastia e a 120 chilometri da Ajaccio. Il museo è intitolato allo storico francese di origine corsa Jérôme Carcopino.
Vi si trovano collezioni di archeologia, di arte religiosa e di etnografia. Il responsabile del museo è Ghjuvan Claudiu Ottaviani. Il museo si trova nel Forte di Matra (XIV secolo) situato nella parte vecchia di Aleria a circa due chilometri dal paese moderno.
Le collezioni presenti nel museo di Aleria concernono quindici secoli di storia della Corsica e della stessa Aleria, dal X secolo a.C. al V secolo.
Parecchi oggetti esposti sono d'una grande importanza archeologica, sia per quello che riguarda la conoscenza della Corsica, ma anche per quella del mondo mediterraneo.
Questa importanza deriva dal sito archeologico di Aleria, che fu non solo una delle capitali antiche della
Corsica, ma che è stata anche durante la sua storia, colonia dei Greci focesi, poi dei cartaginesi, poi dei romani e che infine è stata invasa e distrutta dai Vandali nel V secolo.
Fra gli oggetti rimarchevoli presenti nel museo si possono menzionare un piatto raffigurante uno degli elefanti di Annibale in marcia, due coppe greche per le libagioni (rhyton) dalla straordinaria e rara forma zoomorfa riproducenti una testa di cane e quella di un mulo o cavallo. Ci sono infine vasi e ceramiche greche, romane ed etrusche, armi di bronzo, anfore, monete e molti oggetti di vita quotidiana.
Il Museo di Aleria è ubicato nel Forte di Matra, un monumento classificato come monumento nazionale a partire dal 1962.
L'anno successivo alla sua classificazione come monumento nazionale, nel 1963, nel forte venne installato un deposito del materiale archeologico raccolto nel circondario e soprattutto durante gli scavi effettuati nell'Aleria antica, a qualche centinaio di metri di distanza. Dopo che nel 1979 il Forte di Matra fu acquistato dal Dipartimento dell'Alta Corsica, questo materiale divenne il nerbo del nuovo Museo.

le immagini, dall'alto
- Rhyton riproducente la testa di un cane
- Vasi etruschi
- Anfora in bronzo

FRANCIA - Corsica, Civiltà torreana


La civiltà torreana si sviluppò durante l'età del bronzo nella Corsica meridionale. Era strettamente collegata alla civiltà nuragica della vicina Sardegna, in particolare alla facies logudorese e gallurese.
Elemento simbolo di questa civiltà è la Torre, costruzione megalitica tronco conica simile ad un Nuraghe, da cui prende il nome.
Secondo le prime ricerche effettuate negli anni cinquanta dallo studioso francese Roger Grosjean la civiltà torreana ebbe inizio quando, sul finire del II millennio a.C., dei contingenti del popolo del mare noto come Shardana sbarcarono nell'isola corsa provenienti dal Mediterraneo orientale, sottomettendo la precedente popolazione autoctona costruttrice di megaliti. Gli Shardana, portatori della metallurgia, avrebbero successivamente edificato le costruzioni note come Torri, secondo il Grosjean templi dedicati al culto del fuoco e dei morti, e innalzato le statue stele rappresentanti i loro capi armati di spada ed elmo con corna che presenterebbero delle similitudini con gli Shardana immortalati nel tempio di Medinet Habu in Egitto.
Attualmente la civiltà torreana è considerata come una civiltà indigena, frutto di un'evoluzione locale iniziata sin dal neo-eneolitico con possibili influenze epicampaniformi sarde e nord italiche; in effetti secondo le moderne datazioni le prime Torri e i Castelli furono edificati addirittura un millennio prima di quanto supponeva Grosjean, ossia sul finire del III millennio a.C., contemporaneamente o addirittura in un periodo antecedente alla comparsa dei primi protonuraghi in Sardegna. Inoltre contrariamente a quanto pensava Grosjean la metallurgia in Corsica esisteva già da secoli prima del supposto "arrivo degli Shardana nei pressi di Porto Vecchio"; il sito di Terrina, nei pressi di Aleria, dimostra infatti che la lavorazione del rame si era diffusa sull'isola dai primi secoli del III millennio a.C..
Tuttavia il fatto che gli Shardana siano effettivamente giunti in Corsica non è escluso a priori da alcuni studiosi, i quali sono però più propensi a credere che queste genti non provenissero da Oriente ma da Occidente (dalla Sardegna) e che loro stessi si spinsero verso il mediterraneo orientale per compiere missioni di pirateria, forse al soldo dei principi micenei.
Durante l'età del Ferro prosegue senza rotture l'occupazione delle Torri e dei Castelli ma i rapporti con la Sardegna si fanno meno intensi (sono assenti in Corsica i caratteristici bronzetti nuragici), mentre nelle regioni settentrionali si moltiplicano i contatti con la Toscana e con la Liguria.
La civiltà torreana andò scomparendo a partire dalla metà del I millennio a.C. quando la Corsica entrò nell'orbita dei Greci di Focea, degli Etruschi, dei Punici e infine dei Romani. In epoca romana, Tolomeo nell'opera Geografia cita come popoli dimoranti nella Corsica del sud (che fu territorio torreano): i Tarabeni, i Subasani, i Belatoni e i Titiani, facenti parte del popolo dei Corsi.
Società

La società torreana non era organizzata in sistemi politici complessi con un forte potere centrale, i villaggi di capanne ai piedi dei Castelli indicano piuttosto che essa era strutturata in piccoli chiefdoms che dominavano sulle vallate. Le rappresentazioni antropomorfe delle statue stele riflettono una società gerarchizzata guidata da una classe guerriera che ostenta le proprie virtù militari. Alcune interpretazioni rivelerebbero inoltre l'esistenza di classi subalterne come commercianti e artigiani.
Religione e usanze funebri
Non sono note nella Corsica torreana costruzioni con funzioni specificamente religiose, rendendo difficile l'identificazione di una eventuale casta sacerdotale; la religiosità si traduceva, come in passato, nel mantenimento di luoghi quali i coffres (circoli tombali con cista litica) e i dolmen.
Come in Sardegna il rituale funerario prevedeva l'inumazione del defunto. Benché la Corsica ricevette, per molti aspetti, influssi culturali dall'Italia continentale, la cremazione non prese piede neanche nelle fasi finali dell'età del bronzo quando oramai prevaleva nella vicina Toscana (cultura protovillanoviana). Successive ricerche nel territorio di Sartena, hanno fatto ipotizzare una possibile introduzione parziale del rito incineratorio tra il 1250 e il 1150 a.C. dall'area nord italica .
I tafoni

Per quanto riguarda l'ambito funebre, la Corsica e la Sardegna nord-orientale sono accomunate dalla presenza dei "tafoni", delle insenature naturali delle rocce che, riadattate, fungevano da sepolcri; i valori staturali medi dei Corsi sepolti nel tafone di San Vincente di Sartena sono 164,6 cm negli uomini e 149,3 cm nelle donne.
In Corsica non compaiono, a differenza della Sardegna, compresa la Gallura, le più ricche tombe dei giganti; l'influenza sarda è invece osservabile nei corredi funebri che mostrano similitudini con oggetti di cultura Bonnanaro.
Economia
L'economia era basata principalmente sull'agricoltura e l'allevamento, in particolare di bovini, caprini e suini. Nella Corsica dell'età del bronzo ebbe un notevole sviluppo la metallurgia e il commercio con l'Oriente come dimostra il rinvenimento presso Borgo di un lingotto di rame a pelle di bue e di alcune perline di cobalto, merci provenienti rispettivamente da Cipro e dall'Egeo; d'altro canto non si registrano, se non sporadicamente, rinvenimenti di merci di produzione micenea, piuttosto comuni invece in Sardegna.
Lingua

Nel 1889 e nel 1894 lo studioso francese Henri d'Arbois de Jubainville espose la sua tesi secondo la quale la Corsica, la Sardegna, la Spagna orientale, il sud della Francia e l'Italia occidentale sarebbero un tempo state parte di un unico continuum linguistico pre-indoeuropeo di cui le lingue liguri e iberiche rappresenterebbero un lascito. Toponimi riscontrabili in questo vasto territorio sarebbero ad esempio quelli che hanno come suffisso: -asco -asca -usco -osco -osca (o modificazioni degli stessi).
Lucio Anneo Seneca, che visse otto anni in Corsica in esilio, riferì che la popolazione dell'isola era il risultato del mescolamento di varie etnie tra cui i Liguri e i Cantabri.
Architettura

Diffusi nella parte meridionale della Corsica, le Torri e i Castelli, similmente ai Nuraghi sardi e ai Talaiot balearici, sono delle costruzioni realizzate con blocchi di pietra posti a secco aventi una funzione difensiva, di controllo del territorio e di stoccaggio. Edificate principalmente tra il 1800 e il 1450 a.C., le più antiche vennero costruite tra la fine del III e gli inizi del II millennio a.C.. La loro imponenza e le loro dimensioni sono più ridotte rispetto ai Nuraghi.
In totale si contano 42 torri in territorio corso più altre 15 (3 di queste nel centro-nord) di cui si ha solo notizia senza una localizzazione certa. Il fatto che siano quasi completamente assenti nella parte centro-settentrionale e che siano concentrate nel sud dell'isola che dà verso la Sardegna ha fatto ipotizzare che esse siano state in costruite da genti migrate dall'isola maggiore, forse per via di fenomeni di sovrappopolamento o alla ricerca di fonti d'acqua durante i periodi di siccità. A sostegno di quest'ultima tesi si cita il ritrovamento in Corsica di corredi con affinità Bonnanaro in contesti databili alla prima età del bronzo.
I Castelli, più complessi, si compongono di un bastione, di una torre e di alcune capanne, inglobate o situate nei pressi del recinto megalitico.
Statuaria

Tra il 1600 a.C. ed il 1250 a.C. in Corsica non si ha una statuaria propriamente antropomorfa ma vengono rispettivamente raffigurati in rilievo attributi sessuali e armi. Successivamente, a partire dal 1250 a.C., le stele armate del bronzo medio si evolvono progressivamente nelle statue stele con la rappresentazione del volto e della testa ed un maggiore dettaglio della panoplia dei guerrieri.
Ceramiche
Nella prima fase torreana (2000-1650 a.C.) le ceramiche, pur conservando in parte lo stile e il repertorio terriniano, mostrano delle influenze epicampaniformi provenienti dalla Sardegna occidentale (cultura di Bonnanaro) e dall'Italia settentrionale (cultura di Polada). Nella seconda fase (1650-1200 a.C.) si nota invece una grande somiglianza con i materiali fittili appenninici dell'Italia centrale, specialmente nei siti costieri. L'ultima fase che va dal 1200 a.C. all'800 a.C., ormai in piena età del ferro, mostra invece una rottura con il periodo precedente: i contatti con il centro Italia si affievoliscono e si intensificano nuovamente i rapporti e le influenze stilistiche provenienti dalla Sardegna settentrionale e dall'Italia del nord.

Nelle foto, dall'alto in basso:
- Statue stele da Palaggiu
- Dolmen di Funtanaccia, Sartene
- Frammento di statua stele con spada da Aravina, Levie
- Tafone
- Casteddu d'Aranghju nei pressi di Porto Vecchio
- Rovine di Capula
- Menhir fallico di Santari


FRANCIA - Corsica, Renaggio

 

Renaggio (in corso U Rinaghju) è un sito archeologico in territorio del comune di Sartene in Corsica, dove si trova un allineamento di numerosi betili (60 pietre piccole e 70 grandi).
Non molto distante da questo sito, sempre all'interno del parco archeologico di Cauria si trova un'altra area con betili allineati chiamata I Stantari (parola corsa con la quale si indicano i betili) e il dolmen di Funtanaccia. Questo allineamento di pietre conficate nel terreno per la prima volta è stato censito da Prosper Mérimée Notes d'un voyage en Corse del 1840 e nei suoi Appunti di viaggio (1835-1840) pubblicati nel 1840.

FRANCIA - Corsica, Mariana


La città romana di Mariana (Colonia Mariana a Caio Mario deducta, in greco Μαριανή Marianí) nell'antichità era una colonia romana di primo piano fondata in Corsica da Gaio Mario nel 93 a.C. Era parte della provincia romana Sardegna e Corsica.
Oggi, si trova nel comune di Lucciana a 1 km dall'aeroporto di Bastia-Poretta. Dipendeva da Aleria (fondata come Alalia dai greci di Focea).
Mariana poi venne cristianizzata e nel 300 circa, venne fondata la diocesi di Mariana che fu delle prime della Corsica (nella foto a sinistra, il battistero), immediatamente soggetta alla Santa Sede, nel 1092 divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Pisa e nel 1130 suffraganea dell'arcidiocesi di Genova, poi a causa della malaria fu abbandonata nel '300.
Inoltre nel 302 a Mariana fu martirizzata santa Devota, santa patrona della Corsica e del Principato di Monaco.
I resti della città furono scoperti negli anni sessanta da Geneviève Moracchini-Mazel e venne riportato alla luce un complesso paleocristiano del IV secolo. Alla fine degli anni novanta una squadra di archeologi diretti da Philippe Pergola ha ripreso gli studi sul sito.
La cattedrale di Santa Maria Assunta detta La Canonica (nella foto a destra) fu costruita nell'anno 1119. Questo edificio presenta diverse analogie con un gruppo di chiese della Lucchesia, comprendenti fra le altre San Pietro di Valdottavo, Santa Maria Assunta a Piazza a Brancoli e due chiese del nord della Sardegna: San Nicola di Silanis di Sedini (ante 1122) e San Giovanni di Viddalba.
La chiesa di San Parteo (XII secolo) anch'essa con gli stessi caratteri delle chiese succitate.

FRANCIA - Corsica, Cuccuruzzu

 


Cucuruzzu è un sito archeologico preistorico in Corsica, scoperto nel 1959 e indagato con scavi archeologici nel 1963.
Un sentiero scende in lieve pendenza in un vallone e raggiunge il luogo dove si trovano i resti di una grande fortezza/villaggio da cui si ha una vista sulla regione verdeggiante delle Cime di Bavella.
Questo villaggio fortezza, risalente all'età del bronzo e che sarebbe stato abbandonato alla fine del terzo secolo prima di Cristo, integra gli elementi naturali quali i grandi blocchi di roccia granitica con pile di pietra realizzate dall'uomo a costituire dei muri a secco. Una scalinata dai blocchi rozzamente squadrati porta all'interno occupato da piccoli locali o rifugi disposti su di una superficie di circa 400 m².
Dopo l'interesse rivolto a Cucuruzzu a partire dal 1959 da Roger Grosjean, archeologo conosciuto per aver studiato Filitosa, e gli scavi ai quali procedette tra il 1963 e il 1964, il sito fu acquisito nel 1975 dallo Stato francese che lo classificò come Monument historique vale a dire monumento nazionale nel 1982. Attualmente è affidato alla Collectivité Territoriale de Corse, il Governo regionale corso.
Restaurato nel 1991 e sbarazzato della vegetazione che lo copriva, oggi il sito è accessibile al pubblico cercando di limitarne il degrado.
Raggiungendo l'altezza di circa 5 metri, è vietato l'accesso alla parte superiore dei muri perimetrali tramite cartelli di divieto d'accesso e di messa in guardia da cadute o danni al monumento. La visita del sito, insieme al vicino sito archeologico di Capula, è a pagamento e si compie con un biglietto plastificato con un registratore portatile che va restituito prima dell'uscita. Undici colonnine (colorate e numerate) fiancheggiano i sentieri e segnalano la disponibilità di un commento scritto o registrato.
Molto vicino si trova il sito di Capula (con altre sei colonnine/commento), un altro Castellu abitato questa volta fino al Medio evo come è attestato dagli scavi archeologici effettuati in quel luogo.
I reperti scoperti si trovano presso il Musée de l'Alta Rocca, a Levie.

FRANCIA - Corsica, Filitosa

 


Filitosa è un sito archeologico preistorico situato in Corsica, occupato tra la fine del Neolitico e l'inizio dell'Età del Bronzo. In questo sito sono stati ritrovati alcuni menhir antropomorfi risalenti al IV-II millennio a.C.. Il sito di Filitosa è situato nella valle del Taravo, sulla strada D57, nel comune di Sollacaro, a nord di Propriano. 
Il sito fu scoperto nel 1946 dal proprietario della terra, Charles-Antoine Cesari. I veri e propri scavi cominciarono nel 1954. Il ritrovamento di alcune punte di freccia e di oggetti in ceramica testimoniano che il sito era già abitato nel 3300 a.C. Intorno al 1500 a.C., furono eretti menhir di due, tre metri. Essi furono scolpiti con volti dalle sembianze umane, armature e armi. In totale si contano circa 20 statue nel sito di Filitosa, circa la metà di tutte le statue stele rinvenute in Corsica.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...