La
civiltà
torreana si sviluppò durante l'età del bronzo nella Corsica
meridionale. Era strettamente collegata alla civiltà
nuragica della vicina Sardegna, in particolare
alla facies logudorese e gallurese.
Elemento simbolo di questa civiltà è
la Torre, costruzione megalitica tronco conica simile
ad un Nuraghe, da cui prende il nome.
Secondo le
prime ricerche effettuate negli anni cinquanta dallo
studioso francese Roger Grosjean la civiltà torreana ebbe
inizio quando, sul finire del II millennio a.C., dei contingenti
del popolo del mare noto come Shardana sbarcarono
nell'isola corsa provenienti dal Mediterraneo orientale,
sottomettendo la precedente popolazione autoctona costruttrice
di megaliti. Gli Shardana, portatori della metallurgia,
avrebbero successivamente edificato le costruzioni note come Torri,
secondo il Grosjean templi dedicati al culto del fuoco e dei morti, e
innalzato le statue stele rappresentanti i loro capi armati
di spada ed elmo con corna che presenterebbero delle similitudini con
gli Shardana immortalati nel tempio di Medinet
Habu in Egitto.

Attualmente la civiltà torreana è considerata come una civiltà
indigena, frutto di un'evoluzione locale iniziata sin
dal neo-eneolitico con possibili influenze epicampaniformi
sarde e nord italiche; in effetti secondo le moderne
datazioni le prime Torri e i Castelli furono
edificati addirittura un millennio prima di quanto supponeva
Grosjean, ossia sul finire del III millennio a.C.,
contemporaneamente o addirittura in un periodo antecedente alla
comparsa dei primi protonuraghi in Sardegna. Inoltre
contrariamente a quanto pensava Grosjean la metallurgia in Corsica
esisteva già da secoli prima del supposto "arrivo degli
Shardana nei pressi di Porto Vecchio"; il sito di Terrina,
nei pressi di Aleria, dimostra infatti che la lavorazione del
rame si era diffusa sull'isola dai primi secoli del III millennio
a.C..
Tuttavia il fatto che gli Shardana siano effettivamente giunti in
Corsica non è escluso a priori da alcuni studiosi, i quali sono però
più propensi a credere che queste genti non provenissero da Oriente
ma da Occidente (dalla Sardegna) e che loro stessi si spinsero
verso il mediterraneo orientale per compiere missioni di
pirateria, forse al soldo dei principi micenei.
Durante l'età del Ferro prosegue senza rotture l'occupazione
delle Torri e dei Castelli ma i rapporti con la Sardegna si
fanno meno intensi (sono assenti in Corsica i
caratteristici bronzetti nuragici), mentre nelle regioni
settentrionali si moltiplicano i contatti con la Toscana e
con la Liguria.
La civiltà
torreana andò scomparendo a partire dalla metà del I millennio
a.C. quando la Corsica entrò nell'orbita dei Greci di Focea,
degli Etruschi, dei Punici e infine dei Romani.
In epoca romana, Tolomeo nell'opera Geografia cita
come popoli dimoranti nella Corsica del sud (che fu territorio
torreano): i Tarabeni, i Subasani, i Belatoni e
i Titiani, facenti parte del popolo dei Corsi.
Società
La società torreana non era organizzata in sistemi politici
complessi con un forte potere centrale, i villaggi di capanne ai
piedi dei Castelli indicano piuttosto che essa era strutturata in
piccoli chiefdoms che dominavano sulle vallate. Le
rappresentazioni antropomorfe delle statue stele riflettono
una società gerarchizzata guidata da una classe guerriera
che ostenta le proprie virtù militari. Alcune interpretazioni
rivelerebbero inoltre l'esistenza di classi subalterne
come commercianti e artigiani.
Religione e usanze funebri
Non sono note nella Corsica torreana costruzioni con funzioni
specificamente religiose, rendendo difficile l'identificazione di una
eventuale casta sacerdotale; la religiosità si traduceva, come in
passato, nel mantenimento di luoghi quali i coffres (circoli
tombali con cista litica) e i dolmen.
Come in Sardegna il rituale funerario prevedeva l'inumazione del
defunto. Benché la Corsica ricevette, per molti aspetti, influssi
culturali dall'Italia continentale, la cremazione non prese
piede neanche nelle fasi finali dell'età del bronzo quando oramai
prevaleva nella vicina Toscana (cultura protovillanoviana).
Successive ricerche nel territorio di Sartena, hanno fatto
ipotizzare una possibile introduzione parziale del rito incineratorio
tra il 1250 e il 1150 a.C. dall'area nord italica .
I tafoni
Per quanto riguarda l'ambito funebre, la Corsica e la Sardegna
nord-orientale sono accomunate dalla presenza dei "tafoni",
delle insenature naturali delle rocce che, riadattate,
fungevano da sepolcri; i valori staturali medi dei
Corsi sepolti nel tafone di San Vincente di Sartena sono 164,6 cm
negli uomini e 149,3 cm nelle donne.
In Corsica
non compaiono, a differenza della Sardegna, compresa la Gallura, le
più ricche tombe dei giganti; l'influenza sarda è invece
osservabile nei corredi funebri che mostrano similitudini con oggetti
di cultura Bonnanaro.
EconomiaL'economia
era basata principalmente sull'agricoltura e l'allevamento, in
particolare di bovini, caprini e suini. Nella
Corsica dell'età del bronzo ebbe un notevole sviluppo la metallurgia
e il commercio con l'Oriente come dimostra il rinvenimento
presso Borgo di un lingotto di rame a pelle di bue e
di alcune perline di cobalto, merci provenienti rispettivamente
da Cipro e dall'Egeo; d'altro canto non si registrano, se
non sporadicamente, rinvenimenti di merci di produzione micenea,
piuttosto comuni invece in Sardegna.
LinguaNel 1889 e
nel 1894 lo studioso francese Henri d'Arbois de
Jubainville espose la sua tesi secondo la quale la Corsica,
la Sardegna, la Spagna orientale, il sud della
Francia e l'Italia occidentale sarebbero un tempo state
parte di un unico continuum linguistico pre-indoeuropeo di
cui le lingue liguri e iberiche rappresenterebbero
un lascito. Toponimi riscontrabili in questo vasto
territorio sarebbero ad esempio quelli che hanno come suffisso:
-asco -asca -usco -osco -osca (o modificazioni degli stessi).
Lucio Anneo
Seneca, che visse otto anni in Corsica in esilio, riferì che la
popolazione dell'isola era il risultato del mescolamento di varie
etnie tra cui i Liguri e i Cantabri.
Architettura
Diffusi nella parte meridionale della Corsica, le Torri e i Castelli,
similmente ai Nuraghi sardi e ai Talaiot balearici, sono
delle costruzioni realizzate con blocchi di pietra posti a secco
aventi una funzione difensiva, di controllo del territorio e di
stoccaggio. Edificate principalmente tra il 1800 e il 1450 a.C.,
le più antiche vennero costruite tra la fine del III e gli inizi del
II millennio a.C.. La loro imponenza e le loro dimensioni sono
più ridotte rispetto ai Nuraghi.
In totale si contano 42 torri in territorio corso più altre 15 (3 di
queste nel centro-nord) di cui si ha solo notizia senza una
localizzazione certa. Il fatto che siano quasi completamente
assenti nella parte centro-settentrionale e che siano concentrate nel
sud dell'isola che dà verso la Sardegna ha fatto ipotizzare che esse
siano state in costruite da genti migrate dall'isola maggiore, forse
per via di fenomeni di sovrappopolamento o alla ricerca di
fonti d'acqua durante i periodi di siccità. A sostegno di
quest'ultima tesi si cita il ritrovamento in Corsica di corredi con
affinità Bonnanaro in contesti databili alla prima età del
bronzo.
I Castelli,
più complessi, si compongono di un bastione, di una torre e di
alcune capanne, inglobate o situate nei pressi del recinto
megalitico.
Statuaria
Tra il 1600 a.C. ed il 1250 a.C. in Corsica non si ha una statuaria
propriamente antropomorfa ma vengono rispettivamente
raffigurati in rilievo attributi sessuali e
armi. Successivamente, a partire dal 1250 a.C., le stele
armate del bronzo medio si evolvono progressivamente nelle statue
stele con la rappresentazione del volto e della testa ed un maggiore
dettaglio della panoplia dei guerrieri.
Ceramiche
Nella prima fase torreana (2000-1650 a.C.) le ceramiche, pur
conservando in parte lo stile e il repertorio terriniano, mostrano
delle influenze epicampaniformi provenienti dalla Sardegna
occidentale (cultura di Bonnanaro) e dall'Italia
settentrionale (cultura di Polada). Nella seconda fase
(1650-1200 a.C.) si nota invece una grande somiglianza con i
materiali fittili appenninici dell'Italia centrale,
specialmente nei siti costieri. L'ultima fase che va dal 1200
a.C. all'800 a.C., ormai in piena età del ferro, mostra
invece una rottura con il periodo precedente: i contatti con il
centro Italia si affievoliscono e si intensificano nuovamente i
rapporti e le influenze stilistiche provenienti dalla Sardegna
settentrionale e dall'Italia del nord.