sabato 12 aprile 2025

Lazio - Roma, Obelisco Flaminio

 
L'obelisco Flaminio è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in piazza del Popolo.
Ha una altezza di 25,90 metri, e con il basamento e la croce raggiunge i 36,50 m.
Fu realizzato parzialmente nel 1300 a.C. all'epoca del faraone Seti I e completato dal figlio Ramses II nel (XIII secolo a.C.) per collocarlo nel tempio del Sole o Ra di Eliopoli in Egitto; come dimostra un estratto dell’iscrizione in geroglifico sul lato occidentale: “(Sethi …) che riempie Eliopoli di obelischi affinché i raggi possano illuminare il tempio di Ra …”.
Nel 10 a.C., l'obelisco venne portato per nave a Roma, per volere di Ottaviano Augusto, insieme all'obelisco di Montecitorio, e collocato sulla spina del Circo Massimo, seguito tre secoli più tardi dall'obelisco Lateranense.
Augusto decise di mantenere la originaria dedica del monumento al Sole, che per i romani e i greci corrispondeva ad Apollo, la divinità tutelare dell'imperatore, e fece aggiungere due dediche identiche incise sui lati a nord e a sud della base:
«L’imperatore Augusto, figlio del divino Cesare, pontefice massimo, imperatore per la dodicesima volta, console per l’undicesima volta, che ha rivestito la potestà tribunizia per quattordici volte, avendo ridotto l’Egitto in possesso del popolo romano, diede in dono al sole.»
Abbattuto probabilmente durante le invasioni barbariche, fu ritrovato nel 1587 rotto in tre pezzi insieme all'obelisco Lateranense, ed eretto nuovamente, per ordine di papa Sisto V, in piazza del Popolo, ad opera di Domenico Fontana nel 1589.
Nel 1823 Giuseppe Valadier lo ornò di una base con quattro vasche circolari e altrettanti leoni in pietra, di stile egizio, per ordine di papa Leone XII.

Lazio - Roma, Obelisco Vaticano

 
L'Obelisco Vaticano è uno dei tredici obelischi antichi di Roma ed è situato in piazza San Pietro.
Realizzato in granito rosso, svetta per un'altezza di 25,3 metri e con il basamento (composto da quattro leoni bronzei, opere di Prospero Antichi) e la croce raggiunge quasi i 40 metri. L'iscrizione recita: ECCE CRUX DOMINI - FVGITE - PARTES ADVERSAE - VICIT LEO DE TRIBV IVDA, ossia, in italiano: "Ecco la croce del Signore, fuggite parti avverse, trionfa il leone della tribù di Giuda".
È di origine egizia, privo di geroglifici e proviene, secondo Plinio, dalla città di Eliopoli; prima venne sistemato nel Forum Iulii di Alessandria d'Egitto e in seguito fu portato a Roma da Caligola nel 40, e collocato sulla spina del Circo di Nerone. Rimase in questa posizione anche dopo che il circo cadde in disuso, occupato da una necropoli. Si ritrovò poi a fianco dell'antica basilica di San Pietro, presso la Rotonda di Sant'Andrea. È l'unico obelisco antico di Roma che non sia mai caduto[senza fonte].
Fu spostato e rialzato per volere di papa Sisto V nell'estate del 1586 sotto la direzione dell'architetto Domenico Fontana che per compiere l'opera impiegò tredici mesi di lavoro preparativo, 900 uomini, 75 cavalli e 40 argani, e issato in un solo giorno: fu il primo degli obelischi ad essere rialzato in epoca moderna. Nelle operazioni di innalzamento svoltesi il 10 settembre del 1586 vi fu il famoso grido di un certo marinaio Benedetto Bresca: "Acqua alle funi!", al fine di evitare la rottura delle corde che stavano pericolosamente per cedere sotto il gran peso dell'obelisco. Dal 10 settembre 1586 svetta nella piazza.
Nell'occasione dello spostamento il globo collocato sulla vetta venne trasferito ai Musei Capitolini, nella prima sala del Palazzo dei Conservatori, in un angolo vicino alla grande finestra. Secondo la leggenda nel globo da cui era sormontato erano contenute le ceneri di San Pietro o di Cesare; dal riferimento cesareo all'aquila imperiale romana deriva il termine aguglia, inizialmente usato solo per gli obelischi, e oggi trasformato in guglia.
La concessione di un'indulgenza perpetua di dieci anni e altrettante quarantene a chi, di fronte all'obelisco, venerasse la croce di Cristo recitandovi un Pater e un Ave, fece presumere che Sisto V avesse collocato nella gran croce di bronzo posta sull'obelisco una particella della Vera Croce il 26 settembre 1586, seppure in occasione del restauro della croce, non si trovò reliquia alcuna. Tuttavia il 12 aprile 1740 vi fu posta e presa da un reliquiario della basilica di San Pietro, già di quella di santa Croce in Gerusalemme.

Lazio - Roma, Obelisco Agonale

L'obelisco Agonale è un obelisco del I secolo di Roma e sovrasta la Fontana dei Quattro Fiumi in piazza Navona, nel rione Parione.
L'obelisco fu realizzato presso le cave di Assuan sotto l'imperatore Domiziano, imitando i modelli egiziani, e fu decorato con i geroglifici solo dopo l'arrivo a Roma. Esso fu inizialmente collocato tra il tempio di Serapide e quello di Iside, dove rimase per circa due secoli fino al 311, quando Massenzio lo fece spostare presso il circo della sua villa privata sulla via Appia, in memoria del primogenito Valerio Romolo, morto probabilmente nel 309.
In epoca medievale l'obelisco crollò, circa sotto il pontificato di Sisto V, che non si adoperò per il suo recupero, cosa che fece invece diversi anni dopo Innocenzo X. Il pontefice lo fece dividere in quattro pezzi, come fece Stella con l'obelisco di Jesi, e decise di collocarlo in piazza Navona, dove venne poi integrato nella Fontana dei Quattro Fiumi progettata da Gian Lorenzo Bernini. A questo periodo risale probabilmente anche la colomba bronzea, simbolo della pace ma presente anche sullo stemma dei Pamphili, posta sulla sommità del monolite. Il banchiere Giovanni Raimondo Torlonia, che aveva in possesso l'area della villa di Massenzio, ne ritrovò dei frammenti che decise di donare a Ludovico I di Baviera.
L'obelisco è alto circa 16,54 metri (oltre 30 se si includono il basamento e la colomba) ed è realizzato interamente in granito rosso. Le quattro facce sono decorate con copie di geroglifici egizi tra cui figurano i caratteri del nome di Domiziano e quest'ultimo rappresentato tra due divinità, di cui si riconosce Hathor nell'atto di offrire la pschent, il tipico copricapo degli ultimi faraoni egizi.


 

Lazio - Roma, Obelisco del Pantheon


L'obelisco del Pantheon è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in piazza della Rotonda.
È alto 6,34 metri; con la fontana, il basamento e la croce raggiunge i 14,52 metri.
Fu realizzato all'epoca di Ramses II e portato a Roma da Domiziano, che lo collocò come decorazione dell'Iseo Campense (tempio dedicato alla divinità egiziana Iside) così come l'obelisco della Minerva, quello di Dogali e quello di Boboli (oggi a Firenze). Fu ritrovato nel 1373 presso la piazza di San Macuto (da cui deriva il nome di "obelisco Macuteo"), e quindi spostato davanti al Pantheon nel 1711 per volere di papa Clemente XI e collocato al di sopra della precedente fontana di Giacomo Della Porta a opera dell'architetto Filippo Barigioni.


 

Lazio - Roma, Obelisco Esquilino

 
L'Obelisco Esquilino è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in Piazza dell'Esquilino, alle spalle dell'abside della Basilica di Santa Maria Maggiore, centro del rione Esquilino dal quale prende il nome.
Ha un'altezza di 14,75 metri e con il basamento e la croce raggiunge i 25,53 metri.
Fu realizzato probabilmente all'epoca di Domiziano ad imitazione degli obelischi egiziani e collocato insieme all'obelisco del Quirinale all'ingresso del Mausoleo di Augusto. Qui venne ritrovato nel 1527 insieme al gemello e fu eretto nel 1587 per ordine di papa Sisto V e ad opera di Domenico Fontana.


Lazio - Roma, Obelisco Sallustiano

 
L'obelisco Sallustiano è un obelisco di Roma situato in piazza della Trinità dei Monti di fronte all'omonima chiesa e in cima alla scalinata che porta a piazza di Spagna, nel rione Campo Marzio.
Fu realizzato in epoca romana imperiale, probabilmente tra il II e il III secolo ad imitazione degli obelischi egizi. Come l'obelisco Agonale e quello del Pincio l'iscrizione dei geroglifici fu realizzata solo dopo il trasporto, con diversi errori di scrittura, ricopiando un'iscrizione dell'età faraonica. Originariamente doveva essere collocato negli horti Sallustiani per decorare la spina dell'ippodromo privato ed era posto su un basamento di granito; quest'ultimo fu poi riscoperto nel 1843 durante i lavori nel giardino di villa Ludovisi e fu poi sequestrato in seguito alla demolizione della villa, finendo in un magazzino dell'Acqua Pia Antica Marcia; fu poi ripreso nel 1926 per realizzare l'Ara dei caduti per la rivoluzione fascista, collocata in piazza del Campidoglio.
Dopo la caduta in rovina dei giardini in cui era collocato, il monolito fu al centro di diversi progetti. Sisto V era intenzionato ad erigerlo di fronte alla basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, ma il progetto non ebbe seguito. Successivamente lo storico gesuita Athanasius Kircher ne propose la rierezione a papa Alessandro VII, anche in questo caso senza successo. Nel 1734 papa Clemente XII portò a compimento lo spostamento, posizionandolo presso la Scala Santa, anche se si decise di non erigerlo; furono anche portate avanti delle trattative per trasferire l'obelisco a Parigi. Infine Pio VI ne dispose la collocazione in cima alla scalinata che portava alla chiesa della Trinità dei Monti, affidando il progetto all'architetto Giovanni Antinori. I lavori si conclusero nel 1787, nonostante i pareri negativi dei frati dell'Ordine dei Minimi.
L'obelisco è interamente realizzato in granito rosso, è posto su un basamento marmoreo ed è sormontato da un giglio e da una croce in bronzo. Il solo obelisco misura 13,91 metri di altezza e 30,45, considerando anche il basamento e la punta bronzea.


Lazio - Roma, Obelisco di Montecitorio

L'obelisco di Montecitorio, attualmente collocato nell'omonima piazza della Capitale, è uno dei tredici antichi obelischi di Roma. Ha un'altezza di 30 metri ed è stato portato a Roma da Augusto nel 10 a.C..
L'obelisco di Monte Citorio era già presente all'epoca del faraone Psammetico II (595-589 a.C.), ed era originariamente collocato nella città di Eliopoli in Egitto.
Fu portato a Roma nel 10 a.C. da Augusto, insieme con l'obelisco Flaminio, e collocato come gnomone della meridiana di Augusto (solarium Augusti) in Campo Marzio, consacrato nel medesimo anno. La grande Linea meridiana, frutto dell'ingegno del matematico Facondio Novo, era costituita da lastre di travertino, sulla quale era disegnata con lettere bronzee, l'indicazione dei giorni e dei segni zodiacali. La Linea meridiana venne costruita allo scopo di verificare la validità della riforma calendariale di Giulio Cesare (calendario giuliano) dato che dal 46 a.C. fino, appunto, al 9 a.C. essa era stata applicata malamente (l'anno intercalare ogni 3 anni anziché ogni 4). Oltre a esplicare la sua funzione di Linea meridiana l'obelisco era orientato in modo tale da incrociare il disco del sole sulla punta dell'obelisco stesso da una posizione sulla Via Flaminia di fronte all'Ara Pacis, secondo una teoria recentemente proposta dall'archeologo virtuale Bernie Frischer, che è ricorso per l'occasione all'ausilio del NASA Horizons System (che fornisce la posizione degli oggetti del sistema solare nel cielo in qualunque punto della storia). Fino a tempi recenti si era pensato che lo gnomone fosse orientato in modo tale da proiettare la sua ombra sulla non lontana Ara Pacis il 23 settembre, giorno del dies natalis dell'imperatore e coincidente con l'equinozio autunnale. Ma la presenza sulla base dell'obelisco della dedica al sole (soli donum dedit), quindi al dio Apollo, si è sempre mal conciliata con quest'ultima ipotesi. Augusto inoltre aveva annesso alla propria residenza sul Palatino il tempio di Apollo Palatino, trasferendovi all'interno i Libri Sibillini. Apollo era insomma dio sacro ad Augusto, poiché al pitone Apollo si collegava la fecondazione di Azia, madre del Principe (che si credeva essere stato concepito nel tempio di Apollo in Circo), come magnificamente rappresentato nel Vaso Portland. L'allineamento del sole al di sopra dell'obelisco avveniva precisamente il 9 ottobre, proprio il giorno della festa annuale di Apollo Palatino.
L'iscrizione posta su due lati della base dell'obelisco recita:
«L'imperatore Augusto, figlio del divino Cesare, pontefice massimo, proclamato imperatore per la dodicesima volta, console per undici volte, che ha rivestito la potestà tribunizia per quattordici volte, avendo condotto l'Egitto in potere del popolo romano, diede in dono al sole» (CIL VI, 702)
Una dettagliata descrizione, che permette di conoscere la tipologia, l'aspetto e le modalità di funzionamento dell'imponente meridiana solare, è fornita da Plinio il vecchio.
Tra il IX e l'XI secolo, probabilmente a causa di un incendio o di un terremoto (forse per il sisma dell'849) o durante il sacco di Roma del 1084 da parte di Roberto il Guiscardo, l'obelisco crollò e poi, progressivamente, si interrò.
Papa Sisto V (1520–1590) fece intraprendere dei tentativi di rimontare e rialzare l'obelisco assemblandone alcuni pezzi che erano stati già ritrovati nel 1502 in una cantina del "Largo dell'Impresa", l'attuale piazza del Parlamento.
Dopo questo infruttuoso tentativo, tracce della meridiana furono rinvenute durante il pontificato di papa Benedetto XIV nel 1748, come testimonia la lapide affissa sul portone di piazza del Parlamento 3, che cita appunto la descrizione di Plinio. L'obelisco e la meridiana non erano infatti, in origine, collocati nella posizione in cui esso fu rialzato successivamente, ma si ergevano nello spazio retrostante alla Curia innocenziana (l'odierno palazzo di Montecitorio). Sotto la cantina di uno stabile di via di Campo Marzio, infatti, è stato scavato un tratto della meridiana con l'indicazione di alcuni mesi, in lettere greche incastonate nelle lastre di travertino.
Le ricerche nelle fondamenta della chiesa di San Lorenzo in Lucina sono state infruttuose e l'ipotesi dell'Horologium per tutte le ore non è più sostenuta ormai da nessuno.
Dal 1789 al 1792, papa Pio VI avviò i lavori di riparazione dell'obelisco, che venne in seguito eretto e ripristinato come orologio solare. La direzione dei lavori venne affidata all'architetto Giovanni Antinori che restaurò il grande monolite di granito rosso, (altezza 21,79 m con il basamento e il globo 33,97 m), utilizzando tra l'altro anche il granito della grande colonna di Antonino Pio (la cui base con rilievi è tuttora conservata nei Musei Vaticani). È interessante notare, nel bell'altorilievo, la rappresentazione del genio del Campo Marzio che imbraccia l'obelisco di Augusto, come emblema della regio del Campo Marzio.
Con la nuova sistemazione di piazza Montecitorio, inaugurata il 7 giugno 1998, è stata tracciata sull'acciottolato della piazza una nuova meridiana, in memoria di quella di Augusto, che punta verso il portone d'ingresso del palazzo. L'ombra dell'obelisco non punta, però, esattamente in quella direzione, e la sua funzione gnomonica è definitivamente perduta. Del resto, a leggere Plinio, anche lo strumento originale aveva smesso di funzionare già dopo una trentina d'anni dalla sua installazione, cioè verso il 47.


Lazio - Roma, Obelisco del Pincio

 
L'obelisco del Pincio (o obelisco di Antinoo) è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in piazza Bucarest, lungo il viale dell'Obelisco (Pincio).
Venne realizzato durante il II secolo all'epoca dell'imperatore romano Adriano in onore di Antinoo, il ragazzo greco da lui amato; collocato inizialmente a decorare un monumento dedicato al giovane dopo la sua morte avvenuta nel Nilo in circostanze rimaste in parte oscure. L'imperatore aveva fatto tagliare la pietra in Egitto con l'intenzione di trasportare l'opera terminata a Roma per porla davanti al monumento eretto in onore dell'adolescente a lui caro; la precisa ubicazione originaria che avrebbe dovuto avere la costruzione non è però nota.
Adriano indirizza al suo amante morto un culto che ha portato alla creazione di numerosi santuari, soprattutto nelle terre orientali ellenizzate dell'Impero. Dopo la morte di Adriano il culto di Antinoo è stata proseguito fino a quando non prevalse il cristianesimo e il suo nome cadde nella damnatio memoriae ma, grazie al fatto che le incisioni sull'obelisco sono in geroglifici, il testo ha avuto così la possibilità di sopravvivere alla distruzione di cui furono vittime gli altri santuari.
Nel III secolo andò a decorare, per volere dell'imperatore adolescente di origini siriache Eliogabalo, la spina del circo Variano, nella sua residenza suburbana. Qui fu infine rinvenuto rotto in tre pezzi nel 1589 appena fuori dell'attuale Porta Maggiore; dal luogo di ritrovamento, presso le mura aureliane, viene chiamato inizialmente "obelisco Aureliano".
Nel 1633 l'obelisco venne fatto spostare dalla famiglia Barberini nel giardino del loro Palazzo Barberini, senza essere però rialzato; venne quindi donato a papa Clemente XIV che lo fece trasferire nel Cortile della Pigna in Vaticano.
Infine, è stato nuovamente innalzato su basamento da Giuseppe Valadier nei Giardini del Pincio a Roma nel 1822, per volere di papa Pio VII durante l'ultima parte del suo pontificato.
Ha un'altezza di 9,24 metri e con il basamento e la stella sulla cima misura 17,26 metri.
L'obelisco contiene un'insolita titolatura in caratteri geroglifici egizi, che ha indotto alcuni egittologi, come Ph. Derchain e J.-C.Grenier, nel riconoscervi impresso un testo scritto da un sacerdote della città di Akhmim, un certo Pétarbeschenis; ed effettivamente è stata ritrovata sulla sua stele funeraria una titolatura molto simile: questi due esempi sono le uniche certificazioni note di una tal tipologia di posizionamento dei geroglifici.
I geroglifici che lo adornano in tutti e quattro i suoi lati raccontano la vicenda riguardante la morte di Antinoo, la sua apoteosi, deificazione ed installazione accanto agli altri dèi, oltre alle notizie sulla creazione della città di Antinopoli in suo onore e all'istituzione di un culto specifico dedicato ad Osiride-Antinoo.
Tagliato in granito rosa e dotato di un'iscrizione commemorativa in geroglifici che, sul lato sud chiede che Antinoo venga assimilato con Osiride, equiparato ad Amon-Ra per la salvezza futura di Adriano e come premio concesso all'imperatore, che ha costruito questo obelisco; sul lato nord è segnalato tra le altre cose, che una città di nome Antinopoli è stata fondata come un luogo di culto e giochi dedicati al nuovo dio sul luogo esatto dove Antinoo annegò.; della fondazione della città e della costruzione e allestimento di un tempio per Antinoo-Osiride è riportato anche sul lato ovest; il lato est infine contiene un elogio di Antinoo-Osiride con la richiesta rivolta a Thot, per ottenere la salvezza della sua anima. 

Lazio - Roma, Obelisco Lateranense


L'Obelisco Lateranense è uno dei tredici obelischi antichi di Roma ed è situato in piazza San Giovanni in Laterano. Con la sua altezza di 32,18 m (con il basamento e la croce raggiunge i 45,70 m) è l'obelisco monolitico più alto del mondo.
Fu realizzato all'epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV (XV secolo a.C.) e questo lo rende l'obelisco più antico di Roma. Proviene dal tempio di Amon-Ra a Tebe (Karnak) in Egitto. Fu portato a Roma per volere dell'imperatore Costanzo II nel 357 ed eretto dal praefectus urbi Memmio Vitrasio Orfito sulla spina del Circo Massimo, dove già si trovava l'obelisco Flaminio.
Venne ritrovato in tre pezzi nel 1587, insieme all'obelisco Flaminio, e fu eretto nella sua attuale collocazione nel 1588 dall'architetto Domenico Fontana per volontà di papa Sisto V.
L'iscrizione posta alla base dell'obelisco consisteva in un lungo carme onorario di 24 esametri, che commemorava l'erezione del monumento da parte di Costanzo. L'epigrafe antica oggi è perduta, ma il testo è noto in quanto essa fu rinvenuta e trascritta nel 1587.
«L'opera del padre e il [suo] dono a te Roma dedicò Costanzo Augusto, una volta sottomesso [tutto] il globo, e ciò che nessuna terra portò, né alcuna età aveva visto (a te) eresse perché i doni fossero pari ai famosi trionfi. Volendo il genitore che questo ornamento fosse decoro della città che porta il suo nome, lo tolse dalla rupe tagliata a Tebe. Ma la preoccupazione del trasporto affliggeva grandemente il divo, poiché da nessun ingegno e sforzo e mano sarebbe stata mossa la caucasea mole: (così) ammoniva la fama che si spandeva qua e là. Invece il signore del mondo, Costanzo, convinto che tutto ceda al valore, comandò che si muovesse sulle terre la non piccola parte di monte e ripose la sua fiducia nel mare rigonfio e le acque, con placida onda, condussero la nave alle spiagge d'Occidente, con meraviglia del [Tevere]. Nel mentre che (te) Roma devastava un tetro tiranno, rimase a giacere il dono così come la preoccupazione dell'Augusto per la sua collocazione: non per orgoglioso disprezzo, ma perché nessuno credeva che un'opera di tanta mole potesse levarsi alle aure celesti. Ora, come di nuovo strappata alle cave rosseggianti questa gloria a lungo conservata brillò e tocca i cieli; una volta morto il tiranno viene restituita al suo committente e, trovato con il valore l'accesso a Roma, il vincitore esultante [affida al tempo stesso l'altissimo] trofeo del principe alla città e [per sempre il (suo)] dono ai trionfi di pari dignità.»
(Traduzione di Paolo Liverani, in Costanzo II e l’obelisco del Circo Massimo a Roma, 2012.)

Lazio - Roma, Obelisco del Quirinale

 

L'obelisco del Quirinale è uno dei tredici obelischi antichi di Roma, situato in piazza del Quirinale, dove fa parte della fontana dei Dioscuri.
Ha un'altezza 14,63 metri e con il basamento raggiunge 28,94 metri.
Realizzato in Egitto con granito rosso di Assuan, fu trasportato a Roma nel I secolo d.C., probabilmente all'epoca di Domiziano. Fu collocato insieme all'obelisco Esquilino all'ingresso del Mausoleo di Augusto. Il fatto di non avere iscrizioni fa presumere che la sua costruzione non sia così antica come la maggior parte degli obelischi egizi. Venne ritrovato nel 1527 insieme al gemello, ma fu eretto solo nel 1786, per volere di papa Pio VI, accanto alle statue dei Dioscuri provenienti dalle vicine terme di Costantino, ad opera dell'architetto Giovanni Antinori.


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