Il
tempio di Eshmun è un
antico luogo di culto dedicato a Eshmun, la divinità
fenicia della guarigione. Il tempio è situato vicino al
fiume Awali, 2 km a nordest di Sidone,
nel Libano sudoccidentale.
Il sito fu occupato dal VII secolo a.C.
fino all'VIII secolo d.C., indicando una relazione stretta con la
vicina città di Sidone.
Anche se fu costruito in origine dal re
di Sidone Eshmunazar II in età achemenide (529–333 a.C.)
per celebrare la ricchezza e l'importanza della città nuovamente
riguadagnate, il complesso del tempio fu notevolmente ampliato
da Bodastarte, Yatan-milk e altri monarchi successivi.
A causa dell'espansione prolungata per
molti secoli in cui si alternarono momenti di indipendenza e
di egemonia straniera, il santuario è caratterizzato dalla
presenza di molteplici stili ed influenze architettoniche e
decorative. Il santuario è costituito da una spianata e da un ampio
cortile limitato da un enorme muro di terrazzamento
in calcare sostenente un podio monumentale, su
cui un tempo sorgeva il tempio marmoreo di Eshmun in stile
greco-persiano.
Nel santuario
si trovano alcuni bacini per abluzioni rituali, alimentati
da canali che adducono acqua dal fiume Asclepius (moderno Awali) e
dalla fonte sacra "Ydll"; questi erano utilizzati per
scopi terapeutici e purificatori che caratterizzavano il culto di
Eshmun. Il sito del santuario ha restituito molti reperti di valore,
in particolare quelli iscritti con testi fenici, fornendo
informazioni preziose sulla storia del sito e dell'antica Sidone.
Il tempio di Eshmun andò in declino e
cadde nell'oblio quando il Cristianesimo sostituì
il Paganesimo e i suoi grandi blocchi calcarei furono
reimpiegati per edificare strutture più tarde.
Il sito del tempio fu scoperto nel 1900
da cacciatori di tesori della zona, che attirarono la curiosità di
studiosi internazionali. Maurice Dunand, un archeologo francese,
scavò intensamente il sito dal 1963 fino all'inizio della guerra
civile nel 1975. Dopo la fine delle ostilità e il ritiro
di Israele dal Libano meridionale, il sito è stato
riconsiderato e inserito nella lista dei siti candidati a
essere Patrimonio dell'umanità.
Eshmun era il dio fenicio della
guarigione e del rinnovamento della vita. Era una fra le più
importanti divinità del pantheon fenicio e la principale
divinità maschile di Sidone. Una divinità della natura, in
origine, e un dio della vegetazione primaverile, Eshmun fu equiparato
alla divinità babilonese Dumuzi.
In
seguito, il suo ruolo nel pantheon fenicio fu ampliato, ottenendo
attributi celesti e cosmici.
Il mito di Eshmun fu narrato dal filosofo
neoplatonico siriano del VI secolo d.C. Damascio e
dal patriarca di Costantinopoli del IX secolo d.C. Fozio.
Essi riportano che Eshmun, un giovane uomo di Beirut, stava
cacciando nei boschi quando Astarte lo vide e rimase
colpita dalla sua bellezza. La dea invaghita lo molestò inseguendolo
fino a quando Eshmun si evirò con una scure e morì. La
dea addolorata fece rivivere Eshmun e lo trasportò nei cieli, dove
lo rese un dio uranico.
Dal
punto di vista storico, la prima citazione scritta di Eshmun risale
al 754 a.C., quando fu stipulato il trattato tra il
re assiro Assur-nirari V e Mati'el, re di Arpad;
Eshmun compare nel testo come patrono del trattato.
Più
tardi, Eshmun fu identificato con Asclepio a seguito
dell'influenza ellenistica sulla Fenicia; la più antica
testimonianza di questa corrispondenza è data da monete del III
secolo a.C. provenienti da Amrit e Acri. Esempio di
questa influenza è anche l'ellenizzazione dei nomi: il fiume Awali
fu soprannominato Asclepius fluvius e i boschetti
circostanti al tempio di Eshmun divennero noti come boschetti di
Asclepio.
Nel IX
secolo a.C., il re assiro Assurnasirpal II conquistò
l'area montuosa libanese e le sue città costiere. I nuovi
sovrani imposero il versamento di tributi a Sidone, così come alle
altre città fenicie. Questi versamenti fecero sì che Sidone fosse
stimolata a cercare nuovi mezzi di approvvigionamento e favorirono
l'emigrazione e l'espansione fenicia, che raggiunsero il massimo
nell'VIII secolo a.C..
Quando il re assiro Sargon II morì nel 705 a.C., il
re di Sidone Luli si alleò con Egiziani e Giudei in
una ribellione fallimentare contro il dominio assiro, trovandosi
obbligato a rifugiarsi a Kition (moderna Larnaca a Cipro)
all'arrivo dell'esercito assiro condotto da Sennacherib, figlio
e successore di Sargon II. Sennacherib pose Ittobaal sul trono
di Sidone e impose nuovamente il tributo annuale.
Anche Abdi-Milkutti, quando ascese al trono di Sidone nel 680 a.C.,
si ribellò contro gli Assiri. In risposta alla ribellione, il re
assiro Esarhaddon pose sotto assedio la città.
Abdi-Milkutti fu catturato e decapitato nel 677 a.C., dopo un
assedio durato tre anni, mentre la sua città fu distrutta e
rinominata Kar-Ashur-aha-iddina (il porto di Esarhaddon).
Sidone fu privata del suo territorio, che fu donato a Baal I, re
della rivale Tiro e leale vassallo di
Esarhaddon. Baal I ed Esarhaddon sottoscrissero un
trattato nel 675 in cui il nome di Eshmun compare come una delle
divinità invocate come garanti del patto.
Sidone riacquistò il precedente livello di prosperità nei 13 anni
(586–573 a.C.) in cui Tiro era posta sotto assedio dal
re caldeo Nabucodonosor II. Nonostante ciò, il re di
Sidone era ancora trattenuto in esilio presso la corte
di Babilonia. Sidone reclamava il suo ruolo precedente di
città principale della Fenicia nel periodo achemenide (circa
529–333 a.C.). In questo periodo, Serse I donò
al re Eshmunazar II la pianura di Sharon per aver
impiegato la flotta di Sidone nel corso delle sue operazioni durante
le guerre greco–persiane. Eshmunazar II mise in
mostra la nuova ricchezza costruendo numerosi templi dedicati alle
divinità sidonie. Iscrizioni scoperte sul sarcofago del re
rivelano che egli e sua madre, Amashtarte, edificarono templi agli
dei di Sidone[6], incluso il tempio di Eshmun presso la fonte "Ydll
vicino alla cisterna".
Come attestato da due serie di iscrizioni poste sulle fondazioni del
podio monumentale, la costruzione del podio del santuario non fu
avviata prima del regno di Bodastarte. Il primo gruppo di
iscrizioni reca il nome del solo Bodastarte, il secondo gruppo reca
insieme il suo nome e quello del principe ereditario
Yatan-milk. Un'iscrizione fenicia ubicata 3 km a monte
rispetto al tempio, datata al XIV anno di regno di Bodastarte, fa
riferimento a lavori di adduzione di acqua dal fiume Awali alla fonte
"Ydll", posta presso il tempio e utilizzata per le
abluzioni rituali.
I primi danni al santuario di Eshmun furono prodotti da un terremoto
avvenuto nel IV secolo a.C., che demolì il tempio marmoreo posto sul
podio; questa struttura non fu riedificata, ma in seguito molte
cappelle e molti templi furono edificati alla base del podio.
Il sito del tempio restò attivo come luogo di pellegrinaggio
del mondo antico fino all'avvento del Cristianesimo, quando
il culto di Eshmun fu bandito e nel sito del tempio, a cavallo della
strada romana che portava al podio, fu edificata
una chiesa cristiana. Ruderi e pavimenti mosaicati
della chiesa bizantina sono ancora visibili.
Un altro terremoto colpì Sidone nel 570 d.C.; Antonino di
Piacenza, un pellegrino cristiano italiano, descrisse la città come
parzialmente in rovina. Per molti anni, dopo la cessazione del culto
di Eshmun, il santuario fu utilizzato come cava di materiale
edile; nel XVII secolo, l'emiro Fakhr al-Din II utilizzò
i suoi blocchi massicci per costruire un ponte sul fiume Awali.
Successivamente il sito fu dimenticato fino alla riscoperta.
Tra il
1737 e il 1742, Richard Pococke, un antropologo inglese,
viaggiò nel Medio Oriente e scrisse a proposito di quelle
che egli pensava fossero rovine di mura difensive, edificate con
blocchi di pietra misuranti 3,7 m, poste vicino al fiume Awali.
Quando l'orientalista francese Ernest Renan visitò
l'area nel 1860, notò che le spalle del ponte sull'Awali erano
realizzate con blocchi finemente bugnati che provenivano da una
struttura precedente. Osservò anche nella sua relazione, Mission
de Phénicie, che un cacciatore di tesori locale gli raccontò di un
ampio edificio posto in prossimità del ponte.
Nel 1900, un cacciatore di tesori clandestino del luogo, scavando
presso il sito del tempio di Eshmun, scoprì casualmente delle
iscrizioni incise sulle pareti del tempio. Questa scoperta attirò
l'attenzione di Theodore Macridy, curatore del Museo di
Costantinopoli, che liberò le rovine del tempio tra il 1901 e il
1903. Anche Wilhelm Von Landau compiì scavi tra il 1903 e il
1904. Nel 1920, Gaston Contenau fu a capo di un gruppo di
archeologi che indagarono il complesso del tempio. La prima
campagna estensiva di scavi archeologici, che portò alla luce i
resti del tempio di Eshmun, fu condotta da Maurice Dunand tra il 1963
e il 1975. Le testimonianze archeologiche dimostrano che il
sito fu occupato dal VII secolo a.C. fino all'VIII secolo d.C..

Durante
la guerra civile libanese e l'occupazione israeliana del
Libano meridionale, il sito del tempio fu trascurato e fu invaso
dalla vegetazione spontanea molto rigogliosa; dopo il ritiro
degli Israeliani, il sito fu pulito e riportato alla condizione
precedente. Oggi, il santuario di Eshmun può essere visitato durante
tutto l'anno e gratuitamente. Vi si accede tramite una rampa di
uscita dalla principale autostrada del Libano meridionale posta
nei pressi dell'accesso settentrionale a Sidone.
Il sito è di notevole importanza archeologica in quanto,
nel Libano, è il sito fenicio meglio conservato. Il 1 luglio
1996, il sito è stato inserito nella categoria culturale della lista
dei siti candidati a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
In
letteratura, il tempio di Eshmun compare nel racconto del 2009 di
Nabil Saleh The Curse of Ezekiel come luogo dove
Bomilcare si innamora e salva la principessa Chiboulet dal progetto
malvagio di uno dei sacerdoti del tempio.
Numerosi testi antichi menzionano il tempio di Eshmun e la sua
ubicazione. Le iscrizioni fenicie sul sarcofago di
Eshmunazar II, un re di Sidone, commemorano la costruzione di una
"dimora" per il "sacro principe" Eshmun da parte
del re e di sua madre, la regina Amashtarte, presso la "fonte
Ydll vicino alla cisterna". Dionigi il Periegeta, un
antico narratore di viaggi greco, riportò che il tempio di
Eshmun era presso il fiume Bostrenos e Antonino di Piacenza,
pellegrino italiano del VI secolo d.C., scrisse che il tempio sorgeva
presso il fiume Asclepius.
Strabone e altre fonti sidonie descrivono il santuario e le
circostanti "sacre foreste" di Asclepio, la forma
ellenizzata di Eshmun.
Ubicato circa 40 km a sud di
Beirut e 4 km a nordest di Sidone, il tempio di Eshmun si trova
sulla sponda meridionale del moderno fiume Awali, nei testi antichi
chiamato Bostrenos o Asclepius fluvius.
Gli agrumeti noti come Bustan el-Sheikh (il boschetto
dello sceicco) occupano le antiche "foreste sacre" di
Asclepio e sono uno dei luoghi preferiti dalla gente del luogo per i
picnic estivi.
Edificato sotto il dominio babilonese (605-539 a.C.), il più
antico monumento del sito è un edificio piramidale che ricorda nella
forma una ziggurat e che incorpora una rampa di accesso a
una cisterna per l'acqua. Anche frammenti di basi di colonne
marmoree con modanature toroidali e colonne facettate
rinvenute a est del podio sono attribuite al periodo babilonese.
Durante la dominazione persiana, alla struttura piramidale fu
sovrapposto un massiccio podio ashlar, costruito con
blocchi calcarei con marcate bugnature, che misuravano oltre 3 m
di lunghezza per 1 m di spessore e che furono collocati in file
alte 1 m. Il podio si eleva per 22 m, si prolunga per 50 m
nel fianco della collina e possiede un'ampia facciata larga
70 m. La terrazza sopra il podio era un tempo coperta da
un tempio marmoreo in stile greco-persiano, probabilmente edificato
da artigiani ionici attorno al 500 a.C.. A causa dei
furti, del tempio marmoreo rimangono solo alcuni frammenti di
pietra.
Nella fase ellenistica, il santuario fu ampliato dalla base del
podio verso la valle. Lungo il lato orientale della base del
podio si erge un sacello, che misura 10,5 x 11.5 m, datato al IV
secolo a.C..
Il sacello era decorato con una vasca pavimentata e grande trono di
pietra realizzato con un singolo blocco di granito in stile
egizio; il trono è affiancato da due figure di sfinge e
sorretto da due sculture raffiguranti leoni. Il trono, attribuito
alla dea sidonia Astarte, è addossato alla parete del sacello,
che è abbellita da sculture a rilievo con scene di caccia. Il
bacino di Astarte, un tempo importante, perse la sua funzione nel II
secolo d.C. e fu colmato con terra e frammenti di statue.
Lungo il lato occidentale della base del podio si trova un altro
sacello del IV secolo a.C., realizzato attorno a una protome taurina
sormontata da un capitello, conservata presso il Museo Nazionale di
Beirut.
Molto noto come la "tribuna di Eshmun" a causa della sua
forma, l'altare di Eshmun è una struttura di marmo bianco datata al
IV secolo a.C. Misura 2,15 m di lunghezza per 2,26 m di
larghezza e 2,17 m di altezza. Scoperto nel 1963 da
Maurice Dunand, poggia su uno zoccolo calcareo con
blocchi marmorei che si addossano a un muro di contenimento.
L'altare è decorato con sculture in bassorilievo in
stile ellenistico ed è incorniciato
da modanature decorative, una delle quali divide
l'altare in due registri separati di composizione simmetrica. Il
registro superiore ritrae 18 divinità greche, inclusi due
conduttori di carro che attorniano il dio greco Apollo, il quale
è raffigurato mentre suona una cithara (un tipo di lira).
Il registro inferiore onora Dioniso, che conduce il
suo thiasos (il suo corteo estatico) in una danza alla
musica di suonatori di flauto e di cetra. La tribuna è esposta
presso il Museo Nazionale di Beirut.

A nordest del sito, in posizione adiacente al sacello di Astarte,
sorge un altro tempio del III secolo a.C.; la sua facciata, che
misura 22 m, è realizzata con grandi blocchi calcarei ed è
decorata da una decorazione a rilievo a due registri, che illustra
un Baccanale in onore di Dioniso, il dio greco del
vino. Tra i rilievi del tempio, uno mostra un uomo che tenta di
catturare un grande gallo, che era il comune animale per sacrifici in
favore di Eshmun-Asclepio.
Il
complesso templare di Eshmun comprende un'elaborata rete idraulica,
che parte dalla fonte "Ydll" ed è composta da un intricato
sistema di canali, una serie di bacini di accumulo, bacini per le
abluzioni sacre e piscine pavimentate. Questo sistema dimostra
l'importanza delle abluzioni rituali nei culti terapeutici
fenici.
Vestigia più tarde datano all'epoca romana. Fra queste vi è una
strada colonnata affiancata da botteghe. Delle grandi colonne
marmoree che costeggiavano la strada romana rimangono solo frammenti
e basi. I Romani edificarono anche una scalinata
monumentale decorata a mosaico, che conduce alla sommità del
podio. Alla destra della strada romana, vicino all'ingresso al sito,
sorge un ninfeo con nicchie in cui un tempo si
trovavano le statue delle ninfe. Il pavimento del ninfeo è
ricoperto da un mosaico che raffigura le Menadi. Dalla parte
opposta della via colonnata, prospiciente al ninfeo, si trovano le
rovine di una villa romana; solo il cortile della villa si è
conservato con i resti di un mosaico che raffigura le quattro
stagioni. Alla destra della scalinata cerimoniale romana si trova un
altare di forma cubica anch'esso romano. Altre strutture del periodo
romano sono due colonne di un grande porticato che conduceva alle
piscine e altri edifici per il culto.

Il culto di Eshmun ebbe particolare importanza a Sidone, poiché a
partire dal V secolo a.C. egli fu la principale divinità della
città. Oltre al santuario extramurale di Bustan el-Sheikh, Eshmun
ebbe un tempio a lui dedicato anche all'interno della città. Il
tempio extramurale era associato alla purificazione e alla
guarigione; le abluzioni rituali lustrali erano svolte nei bacini
sacri del santuario, che sfruttavano l'acqua corrente del fiume
Asclepius e della fonte "Ydll", che si considerava avesse
in carattere sacro e proprietà terapeutiche. Le
caratteristiche curative di Eshmun furono associate con i poteri
legati alla fertilità della sua consorte divina Astarte; a
questa era dedicato un sacello all'interno del santuario di Eshmun,
con una piscina sacra pavimentata. Pellegrini provenienti da
tutto il mondo antico giungevano al tempio di Eshmun
lasciando offerte votive come segno della loro devozione e
testimonianza della loro guarigione. Vi sono evidenze
relativamente al fatto che a partire dal III secolo a.C. vi sono
stati tentativi di ellenizzare il culto di Eshmun e di associarlo al
dio greco Asclepio, ma il santuario mantenne la sua funzione
curativa.

Oltre a
elementi decorativi di notevoli dimensioni, fregi scolpiti e mosaici
che sono stati lasciati in situ, molti reperti sono stati
recuperati e trasferiti dal tempio di Eshmun al Museo Nazionale,
al Museo del Louvre oppure sono in possesso del Direttorato
generale delle antichità del Libano. Tra questi reperti minori, vi è
una raccolta di ostraca scritti, scavati da Dunand, che
forniscono rari esempi della scrittura fenicia corsiva nella
madrepatria fenicia.
Uno degli ostraca recuperati riporta il nome
fenicio teoforico "grtnt", che indica che a
Sidone la dea lunare Tanit era venerata.
Presso il sito del tempio, furono rinvenuti anche frammenti di
sculture votive a dimensioni naturali di piccoli bambini disposti sul
fianco che tengono un animale domestico o un piccolo oggetto; la più
nota fra queste è la scultura di un bambino reale che tiene una
colomba con la mano destra; la testa del bambino è rasata, il suo
torso è nudo e la parte inferiore del corpo è avvolta in un ampio
tessuto. Lo zoccolo di questa scultura è iscritto con una dedica da
parte di Baalshillem, il figlio di un re di Sidone, a Eshmun,
che illustra l'importanza del sito per la monarchia
sidonia.
Queste sculture votive sembrano essere state volutamente rotte dopo
la dedica a Eshmun e poi cerimonialmente gettate nel canale sacro,
probabilmente simulando il sacrificio del bambino malato. Tutte
queste sculture rappresentano ragazzi[3]. Anche un busto calcareo
raffigurante un kouros, che misura 31,5x27 cm ed è datato
al VI secolo a.C., fu rinvenuto nel sito, ma, a differenza dei kouroi
greci arcaici, questa figura non è nuda.
Tra i reperti più notevoli vi sono una placca aurea raffigurante
un serpente arrotolato su un bastone, un simbolo ellenistico di
Eshmun, e un altare in granito recante il nome del
faraone egizio Hakor, scoperto nel santuario di Eshmun.
Questo dono attesta le buone relazioni tra il faraone e i re di
Sidone.
La fama
del santuario giungeva molto lontano. Pellegrini ciprioti provenienti
da Pafo lasciarono segni della loro devozione per Astarte
su una stele marmorea iscritta sia in greco sia
in cipriota presso il sacello di Astarte; questa stele è
ora custodita dal Direttorato generale delle antichità del
Libano.
I cacciatori di tesori hanno saccheggiato il tempio di Eshmun sin
dall'antichità; attorno al 1900 reperti recanti iscrizioni
fenicie provenienti dal sito del tempio raggiunsero i mercati
antiquari di Beirut, dove attirarono l'attenzione delle
autorità ottomane che eseguirono alcuni scavi
archeologici. Nel corso della guerra civile, su richiesta del
direttore generale delle antichità del Libano Maurice Chehab,
Maurice Dunand trasferì oltre 2000 reperti da Sidone ad una camera
sotterranea del castello crociato di Biblo, 30 km a nord di
Beirut. Nel 1981, il deposito fu depredato e circa 600 sculture
e elementi architettonici furono rubati e contrabbandate fuori dal
Libano. Nel corso di una conferenza tenutasi a Beirut nel dicembre
2009, Rolf Stucky, ex direttore dell'Istituto di Archeologia Classica
di Basilea, annunciò l'identificazione sicura e il ritorno di
otto sculture al museo nazionale libanese.