martedì 24 giugno 2025

SPAGNA - Dama di Elche


La Dama di Elche è un busto in pietra ritrovato a Elche, in Spagna, nel 1897. La scultura è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Madrid. La scultura è di provenienza incerta, forse greca, iberica o cartaginese. La datazione è discussa, anche se in genere viene collocata tra il V e il III secolo a.C. Giovanni Becatti colloca la sua manifattura al IV secolo a.C. e ne attribuisce l'alta qualità scultorea alla maggior aderenza ai modelli dello stile severo della scultura ellenica.
Sul fronte della banconota da una peseta era rappresentata di tre quarti. La scultura fu trovata il 4 agosto 1897 da un giovane operaio, Manuel Campello Esclapez. La versione di Ibarra della storia della scoperta era che i lavoratori agricoli che sgombravano il versante sud-est di La Alcudia per scopi agricoli, scoprirono la scultura. Il busto è stato rapidamente soprannominato " Reina Mora " o " Regina moresca " dalla gente del posto.
Un sito archeologico si trova ora dove è stato scoperto il busto di Elche. Vi sono state trovate testimonianze di un insediamento iberico-punico, di una fogna romana, di mura e case romane, e di mosaici. Un mosaico mostra un'effigie di Sant'Abdone, appartenente a una basilica cristiana del V secolo. Quest'ultima evidenza archeologica è supportata dai codici dei concili di Toledo dove si discute di un'udienza con vescovi di Illici (Elche).
Il dottor Campello, proprietario della fattoria, era sposato con Asunción Ibarra, figlia di Aureliano Ibarra Manzoni, un umanista del XIX secolo il cui hobby era l'archeologia. Ibarra Manzoni aveva ritrovato numerosi oggetti e vestigia iberiche nei propri terreni agricoli e in altre località del comune di Elche. Ha creato una preziosa collezione, che ha lasciato in eredità a sua figlia Asunción. Ha fornito istruzioni affinché lei prendesse le disposizioni necessarie affinché la collezione fosse offerta in vendita alla Real Academia de la Historia dopo la sua morte, per trovarsi finalmente al Museo Archeologico Nazionale. Il testamento precisava che la collezione fosse venduta nella sua interezza. La famiglia ha posizionato la Signora sul proprio balcone in modo che potesse essere vista da tutti gli abitanti di Elche.
Don Pedro Ibarra invitò l'archeologo francese Pierre Paris a casa sua per vedere il Mistero di Elche. Quando l'archeologo vide il busto iberico, ne riconobbe il valore e ne informò il Louvre di Parigi. Il Louvre offrì una grossa somma di denaro per l'epoca: 4000 franchi , e acquistò la scultura entro poche settimane dalla sua scoperta. Nonostante l'opposizione di Donna Asuncion, il busto iberico è stato venduto. Il 30 agosto 1897 la scultura fu inviata al Louvre.
Per 40 anni la Dama de Elche è stata esposta al Louvre. Dopo l'inizio della seconda guerra mondiale nel 1939, per precauzione, la scultura fu trasferita per custodia al castello di Montauban vicino a Tolosa. Il governo di Vichy ha negoziato il ritorno della statua in Spagna con il governo di Franco. Nel 1941 è stato restituito attraverso uno scambio di opere (che comprendeva anche l'Immacolata Concezione dei Venerabili (o Immacolata Concezione di Soult) di Murillo , le sfingi gemelle di El Salobral e diversi pezzi del Tesoro di Guarrazare le sculture iberiche di Osuna. In cambio la Spagna trasferì in Francia un ritratto di Mariana d'Austria di Velázquez (il Prado conservava un'altra versione esistente del ritratto, che era considerata di qualità superiore) e un Ritratto di Antonio de Covarrubias di El Greco.
Dal 1941 la Dama di Elche è ufficialmente di proprietà del Museo del Prado (numero di catalogo E433). La scoperta della Signora di Elche ha avviato un interesse popolare per la cultura iberica preromana. Nel 1971 fu trasferito da El Prado al Museo Archeologico Nazionale di Spagna, dove è attualmente esposto.

SPAGNA - Dama di Galera

La Dama di Galera è una statua femminile in alabastro, realizzato nel VII secolo a.C. e che rappresenta probabilmente la dea Astarte . È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Spagna di Madrid.
La statuetta è stata trovata nel 1916 a Galera,  una cittadina spagnola una volta chiamata Tutugi, che ora si trova nella provincia di Granada. Nelle vicinanze, a Cerro del Real, vi è la Necropoli di Tutugi iberica, un importante sito archeologico con vari tipi di tombe. Il tipo più comune di tomba è costituito da una camera rettangolare coperta da un tumulo circolare, raggiungibile attraverso un lungo corridoio. In queste tombe sono stati rinvenuti vasi greci ed iberici, ornamenti, armi, mobili e figure di terracotta e alabastro, databili tra il VII ed il III secolo a.C.
La Dama è di probabile origine fenicia. È seduta tra due sfingi e tiene con le mani una ciotola; il liquido viene versato da due fori dei suoi seni. I suoi capelli e il costume mostrano influenze egizie, ma la forma ricorda anche statue della Mesopotamia. Si ritiene che possa essere stata usata come un oggetto sacro da diverse generazioni, prima di essere sepolta come dono funerario.

SPAGNA - Dama di Baza

 


La Dama di Baza (in spagnolo: Dama de Baza) è un celebre esempio di scultura, opera del popolo celtibero dei Bastetani. Si tratta di una figura femminile con tracce di pittura policroma.
La scultura è stata trovata il 22 luglio 1971 dall'archeologo Francisco José Presedo Velo, a Baza, cittadina spagnola posta sull'altipiano a nord-ovest della provincia di Granada. La città di Baza fu in antichità la città ibero-romana di Basti e, per l'appunto, in una delle sue due necropoli (il Cerro del Santuario) fu recuperata la Dama di Baza.
La figura è seduta in una poltrona e, dalla presenza di un'apertura sul retro della statua, si pensa che avesse potuto contenere le ceneri della cremazione della persona rappresentata. La scultura, visto sia il tipo di rappresentazione, sia l'epoca e il luogo del ritrovamento, si ricollega alla più celebre Dama di Elche. Dopo l'opera di restauro e conservazione, la scultura, risalente al IV secolo a.C., è stata collocata nel Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid proprio nella stessa sala della Dama di Elche e la Dama di Ibiza.

SPAGNA - Dama di Ibiza

La Dama di Ibiza è una figura d'argilla alta 47 centimetri, risalente al III secolo a.C.. Fu ritrovata nella necropoli posta sul Puig des Molins a Ibiza, isola delle Baleari. Fu realizzata con uno stampo e presenta una cavità sul retro, caratteristica di tutte le altre Dame ritrovate, fatto che ipotizza l'uso per conservare reliquie, offerte funerarie o le ceneri del defunto.
Attualmente è stata collocata nel Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid nella stessa sala con la Dama di Elche e la Dama di Baza.
Si ritiene che sia la rappresentazione della dea cartaginese Tanit, legata alla dea fenicia Astarte. La figura presenta vesti e gioielli molto ricchi.

SPAGNA - Bicha di Balazote

 


La Bicha di Balazote è una scultura iberica ritrovata nei pressi della cittadina di Balazote, nella provincia di Albacete in Spagna. La statua è stata inizialmente studiata da un gruppo di archeologi francesi, che lo identificò come una specie di cervo, (biche in francese), che è stato poi spagnolizzato in bicha. La scultura è stata datata al VI secolo a.C. ed è conservata nel Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid fin dal 1910.
La Bicha è stata trovata nel sito di Majuelos non lontano dal centro di Balazote. Recenti scavi nella piana hanno rivelato una tomba di cui questo pezzo unico potrebbe essere pertinente. Nelle vicinanze sono stati scoperti anche importanti mosaici di una Villa romana.

SPAGNA - Tori di Costitx

 


Tori di Costitx sono tre teste di toro in bronzo, ritrovate nel 1894 a Costitx nel santuario di Predio de Son Corró associato a un insediamento talaiotico. Il santuario era costituito da uno spazio rettangolare con abside; all'interno vi erano colonne decorate che forse servivano a sostenere le teste di bronzo. In base alle loro dimensioni le tre teste vengono chiamate maggiore, media e minore.
Furono realizzati con la tecnica della fusione a cera persa; le orecchie e le corna furono fusi separatamente e uniti successivamente alle teste. I dettagli delle sopracciglia, degli occhi e dei peli della fronte furono realizzati a freddo tramite incisioni di scalpello. Per gli occhi fu usata pasta di vetro. Le tre teste sono state interpretate come divinità.
Ora le teste sono conservate presso il Museo archeologico nazionale di Spagna di Madrid ed insieme costituiscono il Conjunto 587 del museo.


SPAGNA - Sirena di Canosa

La Sirena di Canosa è una statua risalente al 400 a.C. - 301 a.C., scoperta a Canosa di Puglia, città appartenente alla Magna Grecia, che è il nome dato in tempi antichi del territorio occupato dai coloni greci nel sud della penisola italiana, dove fondarono numerose poleis che commerciavano con la madre patria.
La statua faceva parte di un corredo funerario posto in una tomba della antica città di Canosa, e rappresenta una sirena con le ali, zampe e coda degli uccelli, con in mano una lira e tiene sollevato il braccio destro all'altezza testa in un gesto di lutto. Si tratta di una scultura funeraria, che aveva la funzione di psicopompo, l'essere mitologico che aveva il ruolo di guida delle anime dei morti nell'aldilà.
Ad oggi è conservata presso il Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid.

SPAGNA - Verraco

 


verraco (etimo di lingua spagnola che significa cinghiale - pl. verracos; berrão in lingua portoghese) sono monumenti megalitici in granito della Penisola iberica attribuiti al popolo dei Vettoni. Si tratta di sculture d'animali ubicate nella parte occidentale della Meseta, l'altopiano centrale della Penisola, nelle province spagnole di Ávila, Salamanca, Segovia, Zamora, Cáceres e Ourense e nelle province portoghesi di Beira Baixa, Beiras e Serra da Estrela, Douro e Terras de Trás-os-Montes. Sono stati identificati oltre 400 verraco.
La parola spagnola verraco si riferisce normalmente ai cinghiali e le sculture sono talvolta chiamate "verracos de piedra" (it. "maiali di pietra") per distinguerle dagli animali vivi. I verracos di pietra sembrano rappresentare non solo i maiali ma anche altri animali. Alcuni sono stati identificati come tori, e il villaggio di El Oso, Ávila, chiamato per "l'orso", ha un verraco che presumibilmente rappresenta un orso. Le loro date vanno dalla metà del IV al I secolo a.C. Ci sono alcuni segni di monumenti zoomorfi simili nelle terre della Polonia dello stesso periodo o più antichi.
Anche se forse non erano limitati a un solo utilizzo, i verraco erano una parte essenziale del paesaggio dei Vettones, uno dei popoli preromani della penisola iberica . Si è generalmente ipotizzato, dalla loro elevata visibilità nei loro dintorni originari dei campi aperti, che queste sculture avessero un significato religioso protettivo, sia a guardia della sicurezza del bestiame che come monumenti funerari (alcune di esse recano iscrizioni funerarie latine). I verraco sono particolarmente numerosi anche nelle vicinanze delle comunità celtiberiche murate che i romani avevano chiamato oppida.

(nelle foto, dall'alto: I tori di Guisando, a El Tiemblo, Castiglia e León, Spagna /
Verraco a Ciudad Rodrigo, Castiglia e León, Spagna.
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SPAGNA - Tesoro di Aliseda

 

Il cosiddetto Tesoro di Aliseda è un antico corredo da sposa della civiltà di Tartesso, trovato nei pressi del villaggio di Aliseda nella provincia spagnola di Caceres. Il tesoro è di stile orientaleggiante, segno anche di una sua produzione in tali terre. La maggior parte degli oggetti è in oro e predomina la tecnica della filigrana.
Attualmente è stata collocata nel Museo archeologico nazionale di Spagna a Madrid.
Il tesoro risale al VII secolo a.C.; visto però al modo in cui è stato ritrovato e senza altri dati relativi al luogo di ritrovamento, non si è potuto determinare se si trattava del corredo funebre di una sposa.
Il tesoro consiste di una serie di oggetti di raffinata oreficeria in oro ed in argento, tra i quali i più importanti sono un diadema (foto in alto), una cintura, vari braccialetti (foto a sinistra), collane, pendenti, anelli ed una placca. Si tratta di uno dei più antichi ritrovamenti di tesori riuniti in tutta la Penisola iberica, a dimostrazione della ricchezza raggiunta da Tartesso e dalla regione circostante in quel periodo storico.

SPAGNA - Idolo di Tara

 

L'idolo di Tara è una piccola figura di terracotta, associata al culto della fertilità da parte dei Guanci, la popolazione aborigena che un tempo abitava l'isola di Gran Canaria.
Il nome proviene dal luogo in cui verosimilmente venne rinvenuta, il villaggio pre-ispanico di Tara nel comune di Telde.
La figura è alta 26 cm, larga 20 cm e profonda 10 cm. Ha le gambe incrociate e le braccia piegate, con la testa in proporzione più piccola rispetto al corpo. I tratti del volto sono solo abbozzati schematicamente. Non è chiaro se si tratti di una figura femminile o maschile ed è anche interpretato come "figura hermafrodita".
Oggi è esposta all'interno del Museo Canario a Las Palmas de Gran Canaria.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...