Fidia (in greco
antico:
Φειδίας, Pheidías; Atene, 490
a.C. circa – Atene, 430 a.C. circa) è stato
uno scultore e architetto ateniese, attivo dal
470 a.C. circa ad Atene, Pellene, Platea, Tebe e Olimpia.
Fu l'artista che meglio riuscì ad
interpretare gli ideali dell'Atene periclea, i quali raggiunsero e
informarono di sé il mondo greco di epoca classica anche grazie e
sulla scorta delle forme fidiache: il cantiere del Partenone,
per il quale Fidia lavorò come sovrintendente, fu un grande
laboratorio nel quale si formò la scuola degli scultori ateniesi
attivi nella seconda metà del V secolo a.C. e tra i quali occorre
almeno ricordare Agoracrito, Alcamene e Kolotes.

L'importanza di Fidia nella storia
dell'arte greca, mai messa in discussione, ha tuttavia oscurato la
realtà di ciò che realmente si conosce di questo: molte delle date
cruciali relative alla sua attività restano controverse, le numerose
fonti letterarie ne restituiscono un'immagine quasi leggendaria e le
conoscenze che si hanno sulla sua opera si basano prevalentemente
sulle copie rinvenute di alcune sculture, sulla descrizione di
scrittori antichi e sui rinvii iconografici alle sue opere desumibili
da ceramiche, rilievi, monete e gemme. Nessuna delle fonti letterarie
giunte sino a noi, a partire da Gaio Plinio Secondo che
segue le proprie fonti di epoca ellenistica, restituisce
qualcosa in più rispetto ad una generica retorica relativa alla
dignitosa grandezza del suo stile.
Fidia, figlio di Carmide, nacque ad Atene dove fu secondo alcune
fonti allievo di Egia di Atene; la tradizione secondo la quale
sarebbe stato allievo di Agelada è meno
accreditata. Plinio pone il suo periodo di massima
fioritura nella LXXXIII Olimpiade (448-445 a.C.) e lo dice formatosi
inizialmente come pittore. Tra le opere giovanili vengono
solitamente menzionate l'acrolito di Atena Arèia per il tempio
di Platea e, ancora precedente, l'Atena crisoelefantina per
Pellene in Acaia.
Opera di un già famoso bronzista dovette essere la colossale statua
bronzea di Athena Promachos eretta sull'Acropoli di Atene,
alla quale Fidia lavorò tra il 460 a.C. e il 450
a.C. Seguirono i lavori per il donario degli Ateniesi
a Delfi, di cui riferisce Pausania, variamente datato in base
alle vicende politiche di Cimone e generalmente connesso al
rientro di quest'ultimo ad Atene dopo il periodo trascorso in
esilio; rappresentava il generale Milziade, vincitore
della battaglia di Maratona e padre di Cimone, insieme ad
Atena, Apollo e agli eroi eponimi. Al 450 a.C. circa viene
datata l'Athena Lemnia, commissionata dai colonizzatori ateniesi
dell'isola di Lemno. L'opera fu identificata
dal Furtwängler nei due torsi di Dresda e nella
testa di Bologna (Museo civico archeologico, copia marmorea
di età augustea, G1060), in base alle descrizioni presenti in
Pausania e Luciano di Samosata e seguendo
riproduzioni in opere d'arte minore. Allo stesso periodo si data
anche l'Apollo bronzeo detto Parnopios, che Pausania ricorda
dedicato sull'acropoli e che viene identificato con un tipo
di cui si conoscono numerose copie detto Apollo Kassel, dal
luogo di conservazione dalla copia principale.

In seguito Fidia lavorò come sovrintendente ai lavori per il nuovo
tempio dedicato ad Atena, il Partenone; collaborò con gli
architetti Ictino e Callicrate e seguì i lavori
per la decorazione scultorea del tempio fino al 438 a.C.
circa, quando si data la sua partenza per Olimpia e
la consacrazione della colossale statua di culto crisoelefantina
detta Athena Parthènos, realizzata da Fidia per la cella del
tempio. Realizzò i modelli per le sculture dei due frontoni,
per le 92 metope del fregio esterno e per il fregio interno
(processione delle Panatenee), che decorava il muro della cella.
Tali grandi lavori eseguiti con molti discepoli e allievi sono oggi
quasi interamente conservati al British Museum (Collezione
Elgin); molte figure rappresentate sono realizzate con la peculiare
tecnica del panneggio bagnato ideato dallo stesso Fidia.
Benché sia da escludere probabilmente una diretta partecipazione di
Fidia all'opera scultorea, l'impronta di un unico ideatore
dell'intero programma decorativo con i suoi complessi contenuti
simbolici e cosmologici appare indiscussa.
Secondo la
testimonianza di Plinio (XXXIV, 53), in un periodo che può essere
compreso all'incirca tra l'Athena Parthènos e lo Zeus di
Olimpia, Fidia partecipò a una competizione indetta per la
realizzazione di una serie di amazzoni, da dedicare nel santuario
di Efeso, insieme a Policleto, Kresilas e Phradmon;
l'attribuzione a Fidia del tipo dell'Amazzone Mattei non è da
considerarsi conclusiva ed esistono ancora dubbi sull'esistenza
storica del concorso di cui narra Plinio.
Intorno al 438 a.C. si data l'incarico da parte del
santuario di Olimpia per la realizzazione di una nuova e
colossale statua crisoelefantina di Zeus Olimpio, da situare
all'interno del tempio di Zeus; realizzata tra il 435 e il
425 a.C. venne annoverata tra le sette meraviglie del
mondo; la statua è andata perduta, ma resta una delle opere greche
maggiormente menzionate nella letteratura antica; Pausania,
nella sua Periegesi della Grecia, ne offre una dettagliata
descrizione.

Diverse, e
tra le principali Aristofane (La pace), suoi scoliasti,
Plinio e Plutarco (Vita di Pericle), sono le fonti
letterarie che lo dicono vittima delle lotte politiche ateniesi e del
clima antipericleo teso a screditare l'intera cerchia degli amici
dello statista. Nel 433 a.C. fu accusato di essersi impadronito di
una parte dell'oro destinato alla statua di Atena, ma riuscì a
scagionarsi facendo pesare il metallo prezioso impiegato per le vesti
della dea e dimostrando di aver usato esattamente la quantità
ricevuta. Successivamente, fu accusato di empietà per aver
raffigurato sé stesso sullo scudo della dea. Gettato in carcere,
morì un anno dopo per malattia o per veleno.
I temi stilistici ricorrenti nelle
fonti letterarie antiche sono la preminenza di Fidia nella
rappresentazione della natura divina, secondo le modalità della
grandezza e della compostezza, la sua versatilità, ossia la capacità
di lavorare con differenti materiali applicati a differenti tecniche
e infine quello della precisione e della capacità esecutiva.
I suoi bassorilievi sono notevoli per
rigore compositivo e senso ritmico, staccandosi dalla staticità dei
grandi fregi orientali: nella processione delle
Panatenaiche vengono inseriti dei contrappunti, come personaggi
girati all'indietro, e la composizione si articola per linee curve,
convergenti e divergenti. I personaggi sono ben distinti e scalati,
dando l'impressione dell'affollamento di molti individui e non di un
ammasso indifferenziato.
nelle foto, dall'alto in basso:
particolare del fronte orientale del
Partenone
Iride, dal frontone ovest del
Partenone
Testa di Atena. Bologna, Museo civico
archeologico G106
rilievi dal Partenone