martedì 27 maggio 2025

EGITTO - Museo Imhotep, Saqqara

 

Il Museo Imhotep è un museo archeologico situato nei pressi della necropoli di Saqqara, vicino all'antica Menfi. Il museo, intitolato all'antico architetto egizio Imhotep, il costruttore della piramide di Djoser, fu pensato già nel 1990 dal Supremo Consiglio delle Antichità, ma i lavori di costruzione iniziarono nel 1997 dopo aver trovato il luogo di costruzione su un altopiano che non avrebbe intaccato la veduta del paesaggio circostante: i lavori terminarono nel 2003. È stato inaugurato il 26 aprile 2006 da Suzanne Mubarak e Bernadette Chirac.
Il museo si compone di cinque sale: nella sala d'ingresso è presente un frammento della statua di Djoser, su cui è possibile leggere il nome del re e dell'architetto Imhotep; la statua è in prestito dal Museo egizio del Cairo ed è esposta solo nei mesi di apertura del museo. Nella seconda sala sono esposti reperti ritrovati sull'altopiano di Saqqara. La terza sala è dedicata all'arte egizia e conserva vasi, statue e steli in legno e pietra, nonché strumenti per costruire i monumenti. Nella quarta sala si custodiscono elementi architettonici come colonne e piastrelle di maiolica verde e blu che decoravano le camere sotto il complesso della piramide di Djoser, oltre a una piccola statua di Imhotep. 
La quinta sala mostra oggetti usati nelle sepolture della VI dinastia e strumenti chirurgici. Infine una galleria espone oggetti appartenuti all'egittologo Jean-Philippe Lauer, come effetti personali e fotografie mentre eseguiva le esplorazioni sull'altopiano: Lauer iniziò a lavorare nel complesso di Djoser negli anni '20 e continuò per tutto il resto della carriera, circa settantacinque anni. Tra gli altri reperti esposti: una mummia tolemaica (nella foto) scoperta da Zahi Hawass durante lo scavo del complesso della piramide di Teti e una grande statua che è stata trovata nei pressi della strada del complesso di Unis: raffigura il sommo sacerdote Amenemopet e sua moglie.


(nella foto in alto, di Harald Gaertner, uno scriba risalente alla V dinastia)

EGITTO - Ramesseum, Tebe

 

Il Ramesseum è il tempio funerario del faraone Ramses II in Egitto. Esso è collocato a Tebe, nell'Alto Egitto, nei pressi del fiume Nilo a poca distanza dalla moderna città di Luxor. Il nome - nella sua forma francese Rhamesséion – venne coniato da Jean-François Champollion, il quale visitò queste rovine nel 1829 identificandovi per primo i geroglifici col nome di Ramses ed i suoi titoli sulle mura. Originariamente il sito venne chiamato Casa di milioni di anni di Usermaatra-setepenra che unisce la città di Tebe coi domini di Amon.
Ramses II modificò, usurpò o costruì molte tra le più belle strutture del Nuovo Regno tra le quali proprio il Ramesseum, un tempio dedicato al faraone, dio in terra, dove la memoria sarebbe stata nota per generazioni a tutto il mondo dopo la sua morte corporale. I lavori per la costruzione del tempio iniziarono secondo i registri all'inizio del suo regno e si conclusero in 20 anni.
Il disegno del tempio di Ramses aderisce perfettamente ai canoni standard dell'architettura dei templi del Nuovo Regno. Orientato da nord-ovest a sud-est, il tempio stesso comprendeva due piloni di pietra per ingresso che conducevano al cortile del tempio. Oltre il secondo cortile, al centro del complesso, si trovava una sala ipostila sorretta da 48 colonne che circondava il santuario interno. Nel primo cortile inoltre si trovava una gigantesca statua del re di cui ancora oggi si possono ammirare i resti.
Come da costume, i piloni d'ingresso e le mura esterne vennero decorate con scene commemoranti scene di vittorie militari del faraone oltre a raffigurazioni di dei egizi. Nel caso del Ramesseum si trovano scene della Battaglia di Kadesh (c. 1285 a.C.) che rappresentano un'enorme opera propagandistica portata avanti dal faraone in quanto lo scontro fu in realtà funesto per gli egizi che qua vengono rappresentati trionfanti.
Della gigantesca statua di Ramses II (alta 19 metri e del peso di 1000 tonnellate) oggi rimangono solo dei frammenti ancora visibili sul terreno. Dalle cave in cui venne sbozzata, la statua venne trasportata poi per 170 miglia. I resti oggi rappresentano i più grandi resti in situ di statua colossale al mondo assieme ai colossi di Ramesse a Tanis.
I resti che si trovano nel secondo cortile includono parte della facciata interna dei piloni e una porzione del portico di Osiride sulla destra. Altre scene di guerra con gli ittiti a Kadesh si ripetono sui muri. Nella parte alta si trovano invece feste in onore del dio Min, dio della fertilità. Sul lato opposto al cortile di Osiride si trovano altre colonne che forniscono l'idea originaria di splendore del sito perché meglio conservate. Qui si trovano anche parti di due statue del re, una in granito rosa e l'altra in granito nero, affiancate all'entrata del tempio. Una delle teste di queste statue venne rimossa e si trova oggi al British Museum. 31 delle 48 colonne della sala ipostila (misure 41m x 31m) si trovano ancora in piedi. Esse sono decorate con scene che raffigurano il re con diversi dei. Parte del soffitto è decorata con stelle dorate su sfondo blu ed è ancora conservato in pittura. I figli e le figlie di Ramesse appaiono in processione sulle mura di sinistra. Il santuario è composto da tre camere consecutive con otto colonne e una cella tetrastila. Parte della prima stanza, col soffitto decorato con scene astrali, è ancora oggi conservata.
Adiacente alla sala ipostila si trova un tempio più piccolo dedicato alla madre di Ramses, Tuia ed alla sua amata prima moglie Nefertari. Il complesso è circondato da numerose sale di rappresentanza, granai, laboratori, e costruzioni accessorie, alcune costruite in epoca romana.
Nell'area della sala ipostila si trovava precedentemente un tempio fatto costruire da Seti I, ma oggi ne sono emerse le sole fondamenta. Esso consisteva di una corte a peristilio e da due cappelle. Papiri tra l'XI e l'VIII secolo a.C. indicano il tempio come il sito di un'importante scuola di scribi.
A differenza di molti altri templi in pietra che Ramesse ordinò di scolpire durante il suo regno, questo è quello posto in un angolo del Nilo e legato profondamente al fiume.
Da questo tempio, per la sua grandezza e bellezza, trassero ispirazione altri faraoni per i loro templi funerari come Ramses III a Medinet Habu.
Le origini della moderna egittologia possono essere fatte risalire all'arrivo di Napoleone Bonaparte in Egitto nell'estate del 1798. Ispirati dagli ideali dell'illuminismo, al seguito delle truppe napoleoniche giunsero in Egitto anche uomini di scienza che redassero una monumentale opera in 23 volumi dal titolo Description de l'Égypte. Due ingegneri francesi, Jean-Baptiste Prosper Jollois e Édouard de Villiers du Terrage, vennero assegnati allo studio del sito del Ramesseum, e fu con grande propaganda che essi lo identificarono come la "Tomba di Ozymandias" o "Palazzo di Memnon" del quale Diodoro Siculo aveva scritto nel I secolo a.C.
Il successivo visitatore, ingegnere, studioso ed antiquario, fu l'italiano Giovanni Battista Belzoni. Egli si recò al Cairo per la prima volta nel 1815 dove vendette a Mehemet Ali le sue invenzioni idrauliche per la gestione delle acque del Nilo. Qui egli conobbe il console britannico al Cairo, Henry Salt, che lo prese al proprio servizio per recuperare dal tempio di Tebe il cosiddetto Giovane Memnone, una delle due colossali statue di granito di Ramses II, per trasportarla poi in Inghilterra. Grazie alle abilità ingegneristiche di Belzoni la testa della statua già da tempo crollata alla base della stessa, del peso di 7 tonnellate, giunse a Londra nel 1818 e venne battezzata Giovane Memnone e posta anni dopo al British Museum.
L'arrivo della statua provocò una grande sensazione e concentrò l'attenzione dei primi egittologi sul sito del Ramesseum, a tal punto che il poeta Percy Bysshe Shelley scrisse un sonetto dal titolo Ozymandias. In particolare, il Giovane Memnone è il diretto ispiratore della poesia di Shelley in quanto la frase User-maat-re Setep-en-re posta sul braccio della statua venne tradotta già dallo storico Diodoro in greco col termine "Ozymandias". Mentre le "grandi e tronche gambe di pietra" descritte da Shelley erano più una licenza poetica che materia di archeologia, il "mezzo busto... dal volto schiacciato" si addice pienamente alle forme della statua. Le manie e i piedi si trovano in posizione piatta. Il colosso si elevava per un'altezza di 19 metri, rivaleggiando coi Colossi di Memnone e con le statue di Abu Simbel.
Un team franco-egiziano ha esplorato e restaurato il Ramesseum dal 1991 ed ancora oggi è in attività. Tra le scoperte, durante gli scavi sono emerse cucine, panetterie e sale esterne al tempio, oltre ad una scuola chiamata "Casa di Vita" dove i ragazzi ricevevano l'educazione adatta a divenire degli scribi.
 
 


EGITTO - The Younger Lady

 
The Younger Lady
 è il nome con cui è informalmente nota una mummia femminile scoperta nella Valle dei Re, nel 1898, da parte dell'archeologo francese Victor Loret. Attraverso esami del DNA, questa mummia è stata identificata come madre del faraone Tutankhamon, figlia di Amenofi III e Tiy, nonché sorella di Akhenaton. È anche designata con le sigle KV35YL (YL sta per Younger Lady) e 61072. Si trova al Museo egizio del Cairo. Un tempo si credeva che si trattasse della mummia della regina Nefertiti, ma gli esami del DNA hanno confutato questa ipotesi.
La mummia fu scoperta giacente accanto ad altre due mummie, nella tomba KV35: un ragazzino morto intorno ai 10 anni, forse il principe Ubensenu, e un'altra donna, più anziana (soprannominata The Elder Lady), identificata come la grande regina Tiy grazie agli esami del DNA compiuti sui resti dei congiunti di Tutankhamon. Le tre salme furono rinvenute una accanto all'altra, denudate e private di ogni oggetto identificativo in una piccola anticamera della tomba; tutte e tre mostrano danni inflitti con particolare violenza da parte dei tombaroli.
La maggior parte delle teorie identificative si raccolse intorno alla Younger Lady. Al momento della scoperta, Victor Loret credette che si trattasse del corpo di un giovane uomo, a causa del capo rasato. Una quindicina d'anni dopo, l'analisi dell'anatomista G. Elliot Smith accertò il sesso femminile dei resti; fino ad allora l'asserzione di Loret non era mai stata confutata.
Gli esami del DNA autosomico e mitocondriale ne hanno definitivamente dimostrato il sesso femminile. Ciò portò anche alla scoperta che era sorella (non sorellastra) di suo marito, la mummia della tomba KV55, e che entrambi erano figli di Amenofi III e Tiy. Il matrimonio fra fratelli era pratica assai comune all'interno della famiglia reale egizia, riprendendo il mito di Osiride e Iside, fratelli e sposi. Anche l'identità della mummia maschile della KV55 è oggetto di dibattiti fin dalla sua scoperta, nel 1907. I resti sono attribuiti da alcuni studiosi ad Akhenaton, da altri a Smenkhara. Tale legame di parentela attenuerebbe la possibilità che la Younger Lady (vale a dire, la madre di Tutankhamon) fosse Nefertiti oppure Kiya, una importante moglie secondaria di Akhenaton, dato che né Nefertiti né Kiya furono sorelle di Akhenaton o figlie di Amenofi III, come attesta invece il DNA della Younger Lady. La possibilità che si tratti di Sitamon, Iside o Henuttaneb, figlie di Amenofi III, è ritenuta improbabile, poiché queste tre erano già andate in mogli al loro padre Amenofi III, assumendo così il titolo di Grandi Spose Reali: qualora fossero andate in spose al fratello Akhenaton, con il loro rango avrebbero surclassato Nefertiti; invece soltanto Nefertiti è nota come Grande Sposa Reale di Akhenaton e regina d'Egitto. Si potrebbe concludere che la mummia apparterrebbe a Nebetah o Baketaton, figlie di Amenofi III che non pare abbiano sposato il loro padre. Tuttavia è noto che Amenofi III ebbe dalla regina Tiy 8 figlie.
Vi è anche la teoria secondo cui la Younger Lady sarebbe Merytaton, primogenita di Akhenaton e Nefertiti, oltre che sposa di Smenkhara. Tale teoria si basa sullo studio degli alleli ereditati da Tutankhamon; Merytaten avrebbe sposato Smenkhara, ritenuto suo zio, rendendo così Tutankhamon pronipote di Akhenaten da parte materna.
La teoria prende corpo dalla difficoltà di distinguere fra le generazioni, causata dalle continue unioni fra famigliari.
Ma questa ipotesi ha un problema. Merytaton dovette essere una discendente mitocondriale della regina Tiy, o della di lei madre Tuia, siccome il DNA mitocondriale della Younger Lady combacia con il suo essere figlia di Tiy. L'ascendenza di Nefertiti non è conosciuta e, qualora Merytaton fosse la Younger Lady, allora Nefertiti dovrebbe discendere da Tuia.
È stato anche suggerito che la Younger Lady sarebbe Nefertiti, siccome l'incesto era pratica molto comune all'interno della famiglia reale (per preservare l'ascendenza, considerata divina). Ciò significherebbe che Akhenaton avrebbe sposato la propria sorella, come aveva già fatto quasi ogni sovrano della XVIII dinastia, e che con lei avrebbe generato Tutankhamon. Una difficoltà che si pone a tale interpretazione è l'età della donna al momento della sua morte: Nefertiti diede alla luce una figlia nell'anno 1 del regno di Akhenaton, e sicuramente era ancora viva nell'anno 16; visse quasi sicuramente fino a dopo i 30 anni. Ciò rende quest'ultima ipotesi piuttosto improbabile.
L'anatomista Grafton Elliot Smith ha redatto per primo agli inizi del XX secolo un'attenta descrizione della mummia nel corso dei suoi studi sulle mummie reali dell'Egitto faraonico. Alle sue misurazioni, la mummia risultò alta 158 centimetri e non più vecchia di 25 anni al momento della morte. Elliot Smith prese inoltre nota dei danni maggiori arrecati alla salma dai razziatori di tombe, che ne fracassarono il torace e sottrassero il braccio destro all'altezza della spalla. Già Elliot Smith ipotizzò che si trattasse di un membro della famiglia reale.
In passato anche la grave ferita sul lato sinistro del viso, che distrusse parte della bocca, della mandibola e della guancia, fu ritenuta un risultato dei tombaroli, ma un ri-esame della mummia, svoltosi nell'ambito dei test genetici e delle tomografie computerizzate del 2010, ha rivelato che la ferita fu provocata prima della morte e che costituì probabilmente la causa del decesso della giovane.


EGITTO - Abusir

 

Abusir 
(o Abu Sir) è sede di un'importante necropoli egizia situata nel Governatorato di Giza, sud-ovest del Cairo.
Il nome è quello del villaggio nella valle del Nilo presso cui si trova il sito archeologico.
Situata alcuni chilometri a nord di Saqqara, la necropoli ebbe particolare importanza per le sepolture reali durante la V dinastia, ma risulta di notevole interesse anche la necropoli dei nobili con tombe a mastaba, tra cui la più notevole è la Mastaba di Ptahshepses; il sito continua a donarci i propri tesori, come la recente scoperta della tomba intatta di Neferinpu.
Ad Abusir in passato si trovavano 14 piramidi, ma oggi rimangono solo i resti delle piramidi di Nebkhau, Setibtawy, Userkhau ed un'altra non identificata, rimasta incompiuta ma che risulterebbe appartenere a Neferkhau.
Dal sito proviene anche la maggior parte dei papiri amministrativi attribuibili al regno Antico come i papiri di Userkhau ed i papiri di Neferkhau.
A circa un chilometro da Abusir si trova anche il sito di Abu Gurab che ospita i resti di alcuni tempio solari anch'essi risalenti alla V dinastia.



EGITTO - Abu Gurab

 

Abu Gurab è il nome moderno di un importante sito archeologico in Egitto, posto a circa un chilometro a nord di Abusir.
Posto sulla riva occidentale del Nilo tra Giza e Saqqara conserva i resti di sei templi solari della V dinastia, citati da fonti scritte come i numerosi papiri ritrovati ad Abu Sir e più specificatamente i Papiri di Userkhau, ma dei quali solo due ne sono stati individuati e riportati alla luce: quello di Userkaf e quello, più conosciuto, di Setibtawy più comunemente chiamato con il nome di Niuserra.
Il sito fu scoperto agli inizi del XIX secolo quando la comparsa di reperti riferiti all'Antico Regno, attirarono l'attenzione degli archeologi su Abu Gurab, dove già la spedizione napoleonica e Lepsius avevano segnalato la presenza di rovine.
Durante la V dinastia vi fu una notevole influenza della teologia eliopolitana che spinse i sovrani a costruire templi solari proclamandosi per la prima volta "Figli di Ra" e dichiarando la propria discendenza divina.


Il tempio solare di Niuserra fu scoperto dall'inglese Perring nel 1837 ma era già noto con il nome di "Piramide di Reegah".
Nel 1898, la missione tedesca di Friedrich von Bissing e Ludwig Borchardt iniziò gli scavi sistematici del sito, che si dimostrarono subito difficoltosi poiché si trattava di uno dei più suggestivi e inusuali complessi architettonici dell'antico Egitto che si suppone replica del tempio di Ra ad Eliopoli, oggi scomparso.
Venne costruito su commissione di Setibtawy (nome grecizzato Rathoris), sesto sovrano della V dinastia. La datazione esatta del suo regno è a noi ignota, ma è ipotizzato che sia salito al trono in un periodo tra il 2450 a.C. ed il 2430 a.C.
Questo sovrano è anche noto per aver edificato una piramide ed una camera di sepoltura nel complesso archeologico di Abu Sir, mentre il complesso di Abu Gurab, che aveva il nome di "Colui che allieta il cuore di Ra" venne probabilmente costruito in una fase più tarda del suo regno, forse intorno al 2420 a.C. in occasione della festa Heb-Sed.
Il tempio era costituito da numerose strutture ma il vero santuario del sole era il grande cortile delle dimensioni di 80 metri per 110 metri, posto nella parte superiore del tempio alla quale si accedeva attraverso una rampa coperta lunga 90 metri e con 16 metri di dislivello e dove l'astro veniva venerato all'aria aperta, verosimilmente al tramonto.
Il cortile era dominato da un tozzo obelisco fatto in mattoni chiamato Benben, visibile da tutta la valle e antenato di quelli monolitici del Nuovo Regno, alto circa 36 metri su una base di circa 20 metri, entrambi rivestiti di bianco calcare e con il pyramidion in granito coperto con lamine di rame dorato che riflettevano con bagliori accecanti i raggi del sole.
Al centro del cortile vi è, tutt'oggi, un notevole altare monumentale in alabastro dove si celebravano cerimonie di sacrificio e d'offerte a diretto contatto con il dio presente come luce solare.
L'altare dei sacrifici è costituito da quattro blocchi di alabastro disposti intorno ad un elemento circolare di circa sei metri ed ha una forma inusuale.
Infatti i blocchi hanno la forma, come nella tavola delle offerte, del geroglifico hetep,


simbolo di offerta, e sono orientati verso i quattro punti cardinali.
Delle scanalature sul pavimento raccoglievano il sangue degli animali sacrificati in nove recipienti anch'essi d'alabastro.
Nel complesso, vi era anche un mattatoio ed una serie di magazzini. Il corridoio che circondava il cortile, terminava in una stanza chiamata "Camera delle stagioni" dove alcuni rilievi rappresentavano la flora e la fauna durante le tre stagioni con scene di lavoro nei campi. Vi erano anche splendidi rilievi su Hapy, sulle divinità dei nomoi e di questi ultimi la lista risulta essere la più antica ritrovata. Sono di grande interesse anche le scene della festa Heb-Sed e della fondazione del tempio.
Tutte queste rappresentazioni avevano in comune il sole con i suoi benefici poteri, erano illuminate dall'astro nascente e per salvarle dal degrado sono state trasferite al Museo egizio del Cairo e all'Ägyptisches Museum und Papyrussammlung di Berlino.
Al di fuori del tempio, oltre il muro di cinta vi è il simulacro della barca solare, lungo 30 metri, costruita in mattoni che hanno ancora tracce di intonaco dipinto e posta all'interno di una cavità scavata nella roccia.
Con la prora verso ovest, era una delle due barche, chiamate Maaty, di cui il dio Ra si serviva ed era forse quella notturna, detta Seketet, impiegata nel viaggio verso la rinascita.
Ma poteva essere anche quella diurna, detta Mandjet con la quale Ra nascente percorreva il cielo da oriente ad occidente, cielo che gli Egizi immaginavano come una grande distesa d'acqua.
Dal tempio proveniva una testa di leone, in granito rosso, oggi conservata al Museo de Il Cairo che era una raffigurazione di Ra e simboleggiava il potere del sovrano.
Il tempio solare di Userkaf, primo sovrano della V dinastia, è in assoluto il tempio più antico ritrovato; fra le sue rovine fu rinvenuta una testa di Userkaf in grovacca, fra i capolavori dell'arte dell'epoca.
Costruito in mattoni crudi, fu riportato alla luce nel 1954 dall'archeologo svizzero Ricke, allievo dell'architetto Borchardt, ma anche se ridotto a pochi resti, questi sono stati sufficienti per capire che era simile a quello limitrofo di Niuserra.

EGITTO - Piccolo tempio di Aton

 

Il Piccolo tempio di Aton è un tempio egizio dedicato al dio Aton, sito nella città abbandonata di Ahketaten (l'odierna Amarna, in Egitto). È uno dei due maggiori templi della città (l'altro è il Grande tempio di Aton). È situato non lontano dalla Casa del Re e dal Palazzo Reale, nella parte centrale della città.
Originariamente conosciuto come Casa di Aton, fu probabilmente edificato prima del Grande Tempio.

EGITTO - Grande tempio di Aton

 

Il grande tempio di Aton (o pr-Jtn, Casa di Aton) è situato nella città di el-Amarna, in Egitto, ed era il principale tempio egizio dedicato al culto del dio Aton durante il regno di Akhenaton (circa 1353-1336 a.C.). Akhenaton lo costruì in un periodo unico della storia dell'antico Egitto, istituendo il nuovo culto religioso del disco del sole Aton. Akhenaton soppresse il tradizionale culto delle altre divinità quali Amon-Ra, dando il via ad una nuova era, anche se di vita breve, con un apparente monoteismo in cui Aton era venerato come dio del sole, e Akhenaton e la moglie Nefertiti rappresentavano la divina coppia reale che univa il popolo al dio. Nonostante ne iniziò la costruzione a Karnak durante il suo regno, il legame che la città aveva con gli altri dei portò Akhenaton a fondare la nuova città di Amarna, trasferendovi la capitale (e chiamando la città anche Akhetaton), dedicata interamente al dio Aton. Akhenaton costruì la città lungo la riva orientale del Nilo, costruendo anche laboratori, palazzi, sobborghi e templi. Il grande tempio di Aton si trovava poco a nord del centro cittadino e, essendo il più grande tra quelli dedicati ad Aton, fu qui che Akhenaton istituì il culto del disco solare.
La città di Akhetaton fu edificata abbastanza frettolosamente, con largo uso di mattoni di fango. I mattoni di fango furono creati essiccando il materiale al sole, e misuravano 33–37 cm x 15–16 cm x 9–10 cm, anche se quelli usati per le mura del tempio erano leggermente più grandi (38 cm x 16 cm x 16 cm). Durante la costruzione le file di mattoni furono intervallate da un sottile strato di malta, mentre non c'è malta tra un mattone e quello adiacente. Non c'era la pioggia a rovinare i mattoni di fango, ma potevano essere distrutti dalla sabbia soffiata dal vento, così per garantire una certa protezione le mura furono intonacate con uno strato di fango che poteva essere riapplicato. Quando i mattoni si asciugavano, si creavano problemi strutturali, per cui fu sviluppata una tecnica di posa delle file di mattoni in modo da permettere la circolazione dell'aria. Questo permetteva di alle mura di mantenere la propria forma, ma col risultato di indebolire la struttura che non fu adatta per le costruzioni più grandi. Per le torri e le grandi mura come quelle del grande tempio di Aton fu usato dellegno, mentre gli edifici pubblici all'interno del tempio avevano colonne di pietra per garantire maggiore sostegno. Le colonne in pietra erano simili alle altre presenti in Egitto, e contenevano raffigurazioni di foglie di palma o papiro. Per poter disporre elementi strutturali quali tavole da offerte e buche su un pavimento di gesso, furono usate delle corde. Le corde erano prima intinte nella vernice nera, e poi tese ed appoggiate al suolo, dove lasciavano un segno. In alcuni casi le corde erano premute all'interno del gesso, lasciando un solco. Fu utilizzata una tecnica simile per dividere la superficie dei muri prima di decorarli con bassorilievi.
La costruzione del tempio fu divisa in più passi. Ancora prima dell'inizio dei lavori si svolsero alcune cerimonie nel luogo prescelto. Una porta cerimoniale con ricettacoli per offerte di liquidi si trovava all'inizio della via lastricata. La via si dirigeva verso est, ed era inizialmente affiancata da una serie di sfingi poi sostituite da alberi (sono state scavate buche che contenevano alberi, alcune contenenti tuttora radici). La strada conduceva ad un piccolo santuario in mattoni di fango, che fu in seguito inglobato nel principale progetto del tempio. La prima importante opera iniziata da Akhenaton fu la costruzione del muro temenos, che racchiudeva un'area di 229m x 730m. Quando il muro fu completo, si passò alla costruzione del santuario in pietra situato ad est delle mura. Questo santuario sembra essere rimasto indipendente per un certo tempo, finché pochi anni dopo Akhenaton non aggiunse il Gem-Aten ad ovest delle mura. Tramite questa aggiunta l'originaria porta cerimoniale fu abbattuta, ed al suo posto fu costruita una strada rialzata. Il Gem-Aten era originariamente costruito in pietra, ma sembra che con lo scorrere del tempo Akhenaton sia rimasto a corto di materiale, e l'ultima parte fu terminata con mattoni di fango. Non si sa esattamente come fossero decorate le pareti del tempio, dato che l'intera area fu in seguito distrutta, ma i frammenti rinvenuti sembrano mostrare la presenza di molte statue di Akhenaton e della sua famiglia, sparse per tutto il tempio.
Il grande tempio di Aton si trovava a nord del centro di Akhetaton, ed era separato dal palazzo tramite molti magazzini. Il tempio era orientato sulla direttrice est-ovest, e l'entrata occidentale si trovava sulla Strada Reale, una strada che attraversava tutta la città parallelamente al fiume Nilo. Poco dopo la morte di Akhenaton, il culto di Aton fu cancellato e la città distrutta. Il tempio fu smantellato, coperto di sabbia e lastricato, ma ironicamente questa cosa ha permessola conservazione del sito fino ai giorni nostri. Nel 1890 Flinders Petrie, col permesso dell'Egyptian Antiquities Service, iniziò lo scavo dell'area.In base alle fondamenta scoperte e alle tante illustrazioni del grande tempio trovate nelle tombe di Amarna, fu possibile la ricostruzione del tempio.
Uno degli aspetti più caratteristici del tempio era che non esisteva un'immagine del dio. Il tempio era all'aperto, e non aveva tetto, così che i fedeli potevano adorare direttamente il sole durante il suo viaggio da est ad ovest. Si tratta di una caratteristica comune a tutti i templi di Aton, come il Ḥwt Aton (Casa di Aton), il piccolo tempio di Aton situato 500 metri a sud del grande tempio di Akhetaton.
Nel grande tempio vi erano due principali strutture, il Gem-Aten ed il santuario, separati da 300 metri. Prima di entrare dalle mura ci si trovava di fronte alla prima di queste strutture, il Gem-Aten, un edificio lungo preceduto da una corte chiamata Per-Hai (Casa della gioia). Sulla sinistra dell'entrata principale del tempio si trovava un padiglione colonnato ai cui fianchi erano poste due piccole cappelle. Queste cappelle, originariamente costruite per la regina Kiya, furono in seguito utilizzate dalle principesse. La prima entrata di fronte era quella del Per-Hai, con porte girevoli e cinque coppie di alti pali completi di bandiere rosse che si trovavano attorno alla porta. L'interno di Per-Hai conteneva due file di quattro colonne su ogni lato. Tra queste colonne vi erano altari di calcare, scolpiti con immagini del re e della regina nell'atto di presentare offerte. Oltre Per-Hai e la successiva grande porta si trovava Gem-Aten, il [Luogo di] Colui che Trovò Aton,. Si trattava di una serie di sei corti separate da archi che conducevano al santuario ed all'altare principale. Questo tempio si differenzia da quelli degli altri dei perché, nell'attraversare le corti, diventa sempre più aperto e luminoso, al contrario di templi come quello di Amon-Ra dove le sale diventano più scure e avvolte nel mistero. La prima corte contiene un alto altare con piccole cappelle e camere su ogni lato. Le corti successive contengono altari e magazzini in cui venivano raccolte le offerte. La quarta corte era colonnata, con numerose camere arredate in cui le persone potevano riposare all'ombra. L'ultima corte conteneva l'altare maggiore, dedicato alla coppia reale, ed era circondata da 365 altari in mattoni di fango su entrambi i lati, uno per ogni giorno dell'anno, divisi per rappresentare l'Alto ed il Basso Egitto. Le offerte qui deposte erano dedicate ad Aton, ma venivano utilizzate per sfamare i sacerdoti del tempio, coloro che ci lavoravano, ed alcuni abitanti locali. Oltre questo altare maggiore, il Gem-Aten terminava con un muro bianco, che non mostra segni che facciano pensare alla presenza di una porta. All'esterno del Gem-Aten vi erano abbastanza stanze per contenere un grande deambulatorio e 40 file di 20 tavoli da offerte su ogni lato.
Tra il Gem-Aten ed il santuario, l'edificio principale al confine orientale delle mura, c'era un piccolo portico a pilastri con statue di Akhenaton e della sua famiglia davanti ad ogni colonna. All'interno del portico c'era una grande stele di quarzite accanto ad una colossale statua di un Akhenaton seduto. La stele era scolpita con immagini di Akhenaton e Nefertiti, come una variante della pietra di Benben, con il simbolo solare sacro di Eliopoli. Tradizionalmente, la pietra di Benben è considerata una rappresentazione dell'isola creata dal dio sole Atum all'inizio del mondo. Segna una delle zone più sacre del tempio, ed era ricoperta di fiori ed offerte. È stato ritrovato solo un frammento di questa pietra (scoperto da Carter nel 1892), ma fu identificato com una pietra di Benben a causa delle scene del tempio ritrovate nelle tombe vicine.
Sempre compreso tra il Gem-Aten ed il santuario, si trova un grande edificio quadrato in cui venivano macellate o preparate le offerte di carne. Gli scavi in quest'area sono difficoltosi a causa della presenza dell'odierno cimitero di Et-Till.
La seconda grande struttura del tempio è il santuario, situato al confine orientale, forse ispirato ai templi solari della V dinastia di Abu Gurab (circa 2400 a.C.). Il santuario si presenta con un portone che conduce ad una corte aperta, sul lato meridionale di tre case probabilmente utilizzate dai sacerdoti. Un secondo portone conduce ad un camminamento che passa tra due grandi colonnati con su ogni lato colossali statue di Akhenaton mentre indossa la corona rossa e la corona bianca. la via procede fino alla corte conclusiva che contiene un altare maggiore circondato da tavoli per offerte. L'altare serviva probabilmente alla famiglia reale, soprattutto dopo che Gem-Aten fu costruito e reso operativo. Dietro il santuario si trovano altre stanze tra cui una grande sala che ospitava il tempio originale della cerimonia di inaugurazione. Queste stanze sono accessibili solo dall'esterno della struttura.
Contro la sponda nord-orientale delle mura si trovava un altare chiamato Sala dell'Omaggio Straniero. Era un grande altare presso cui molto probabilmente venivano presentate offerte dalle terre straniere.
Il culto di Aton era celebrato giornalmente ed era molto semplice. Nonostante ci fossero altri sacerdoti, Akhenaton fungeva da alto sacerdote, e ruoli speciali erano affidati alle donne reali. Non essendoci statue da adorare, il solito atto di sollevare e lavare il dio non veniva eseguito nel grande tempio, ed il culto era invece costituito solo da canti religiosi ed offerte ad Aton. Alcuni inni raccontavano storie, come quello che attribuiva ad Aton la creazione della razza umana e riconosceva che le persone erano create in modo diverso, per parlare lingue diverse ed avere un diverso colore della pelle, mentre altri canti esprimevano semplicemente l'adorazione e la gratitudine ad Aton. Le offerte consistevano di cibo, bevande e profumi, ed erano spesso accompagnate da incensi. Per la consacrazione delle offerte si utilizzava una speciale bacchetta chiamata hrp, con la quale si toccavano le offerte, marcandole come dono destinato ad Aton.
Ogni giorno la famiglia reale si recava al tempio su un carro, dopo aver percorso in lungo e in largo la Strada Reale, ed entrava nel recinto del tempio presentando offerte davanti a Gem-Aten. Re e regina consacravano le loro offerte con la hrp, mentre le figlie suonavano il sistro. La famiglia attraversava poi i portoni di Gem-Aten salendo i gradini dell'altare maggiore, dove si trovavano carne, pollame, verdure e fiori, sovrastati da tre pentole di incenso fumante. Durante la celebrazione di re e regina, i sacerdoti ponevano le offerte su molti degli altari a disposizione del pubblico, mentre venivano suonati strumenti. Le principesse seguitavano a suonare i sistra mentre quattro uomini cantavano inni ad Aton all'interno della corte di Gem-Aten. Fuori da Gem-Aten si trovavano donne musiciste che si esibivano col coro del tempio, formato da cantanti e da un'arpista tutti ciechi. Questi musicisti si esibivano ad intervalli per tutto il giorno, e non gli era mai permesso di lasciare la corte esterna.
Flinders Petrie fu la prima persona a lavorare nel tempio, ed insieme al suo assistente Howard Carter scavò l'area del santuario. Fu però John Pendlebury a mappare completamente la zona durante lo scavo del 1935. Il progetto EES Amarna Survey tornò a scavare il sito correggendo alcuni errori di mappatura.
Il capo del progetto, Sarah Parcak dell'università dell'Alabama di Birmingham, affermò che "basandosi sulle monete e le ceramiche ritrovate, sembra essersi trattato di un grande centro che commerciava con la Grecia, la Turchia e la Libia".
Questo progetto fa parte di un progetto maggiore che ha l'obiettivo di mappare il più possibile dei siti archeologici egizi, o "tell", prima che vengano distrutti dallo sviluppo moderno.
Nonostante Akhenaton avesse dedicato molti templi ad Aton, il grande tempio di Aton fu il più grande ed importante. Durante il regno di Akhenaton fu costruita completamente la nuova città di Akhetaton, e fu istituito il culto di Aton. Poco dopo la sua morte, però, tutto fu distrutto dai successivi re, nel tentativo di tornare all'antica religione egizia. Nonostante tutto, sono rimasti abbastanza reperti del grande tempio da permettere di farsi un'idea di come sembrasse, e di come il culto di Aton debba aver giocato un ruolo importante per gli abitanti di Akhetaton.


EGITTO - Ermopoli

 

Ermopoli (Khemno in egizio) è il nome attribuito dagli storici greci alla località egizia devota a Thot, dio della sapienza, identificato con Ermete Trismegisto dai greci, e al dio creatore Khnum. Era la capitale del 15º distretto dell'Alto Egitto e si trovava sulla riva occidentale del Nilo. Ebbe grande sviluppo in epoca faraonica , proseguito in epoca ellenistica e romana e fu sede in epoca tarda della chiesa copta. Fu distrutta nel V secolo d.C.
Il nome attuale del sito di Khemnu è el-Ashmuneyn nei pressi della città di Mallawi, nel governatorato di Al-Minya.
Il sito di Hermopolis era collegato agli antichi miti della creazione egizi; grazie agli otto dei primordiali dell'Ogdoade il primo sole del mondo sarebbe sorto proprio in questa città. Successivamente il culto solare di Amon si affermò e si fuse con quello dell'Ogdoade, quindi nuovi templi furono eretti in epoca ramesside. Nel periodo amarniano si impose brevemente il culto di Aton, presto rimpiazzato nuovamente da Amon. Infine venne il periodo tolemaico-romano sincretistico, fino al culto cristiano-copto. La città conserva notevoli tracce di edifici sacri e della città romana: i suoi due monumenti principali ancora in piedi sono i resti dell'agora romana e della basilica paleocristiana, con colossali colonne sormontate da capitelli corinzi, che sorge sui resti di un tempio tolemaico. Restano tre grandi porte monumentali datate alla XX dinastia, alla XIX dinastia ed all'epoca tolemaica. Molti elementi architettonici rinvenuti ad Ermopolis presentano caratteristiche tipiche della fase di Amarna anche se rimane ancora non chiarito se si tratti di parti di un tempio locale demolito, allo scopo di riutilizzare i materiali, in epoca ramesside o di materiali provenienti direttamente da Tell el-Amarna.
Di un tempio posto dietro la seconda porta rimangono solamente due statue colossali raffiguranti Ramesse II.
Attribuibili a Seti II sono i resti di un tempio dedicato al grande dio Thot (il Signore degli Otto) caratterizzati da un pilone che dà accesso ad una sala ipostila. Due obelischi di Nectanebo II, che ne ornavano l'accesso sono ora esposti al British Museum. Tutto il perimetro della città è circondato da un recinto risalente alla XXX dinastia, in quanto luogo sacro, destinato al culto delle prime divinità ancestrali, come il "Grande Cinque" e successivamente l'Ogdoade.


EGITTO - Osirion

 

L'Osirion, o Osireion, si trova ad Abido sul retro del tempio di Seti I. Si tratta di una parte integrante del complesso funerario di Seti I, e fu costruito per somigliare ad una delle tomba della XVII dinastia egizia presenti nella valle dei Re.
Fu scoperto dagli archeologi Flinders Petrie e Margaret Murray, i quali lo scavarono nel 1902-1903. L'Osireion fu costruito originariamente ad un livello molto basso delle fondamenta del tempio di Seti, che regnò dal 1294 al 1279 a.C. Anche se non c'è pieno consenso riguardo alla sua età, nonostante il fatto che sia situato ad un livello più basso delle strutture vicine, e che mostri un approccio architettonico molto diverso, Peter Brand disse che "può essere datato con sufficiente certezza al regno di Seti".



EGITTO - Kellis

 

L'antica Kellis, oggi nota come Ismant el-Kharab (Ismant la rovinata), era un villaggio dell'Alto Egitto durante il periodo romano. Si trovava circa 2,5 km a est-sudest dell'attuale Ismant, nell'oasi di Dakhla, e circa 11 km a nordest di Mut el-Kharab, capitale dell'oasi. In tempi antichi Mut veniva chiamata Mothis, e quindi Kellis si trovava nel nome Mothite.
Il villaggio era lungo 1050 metri e largo 650 metri, ed era costruito quasi interamente con mattoni di fango su una bassa terrazza, con uadi a sudest e nordest, e circondato da campi. Tra le piccole produzioni c'erano tessuti, ceramiche lavorate a mano e mascalcia. Tra le attrazioni di Kellis c'era il tempio di Tutu e tre chiese. La piccola chiesa orientale è la più antica conosciuta dell'Egitto. Il sito fu occupato dalla fine del periodo tolemaico, e fu abbandonato dopo il 392. Da allora non fu più abitato, tranne che per un certo periodo negli anni quaranta, quando alcuni beduini vi si accamparono. Molti edifici sono sepolti sotto la sabbia, e le loro sommità sono visibili sopra la superficie. Altri sono nascosti, e rischiano di collassare quando gli incauti turisti li calpestano.


L'esplorazione archeologica di Kellis iniziò nel 1986. Dal 1991 gli scavi di Kellis sono finanziati dalla Australian Research Council, gestito dall'Università Monash di Melbourne. Migliaia di frammenti scritti sono stati scavati a Kellis, riguardanti soprattutto l'antica religione chiamata Manicheismo, i cui fedeli a Kellis vissero apparentemente in antichità accanto ai Cristiani. A Kellis, gli archeologi hanno trovato anche libri in legno, stoviglie di vetro, utensili e altri oggetti domestici, ma anche cimiteri dove sono state rinvenute mummie ricoperte di maschere funerarie e altri elementi in cartonnage.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...