lunedì 12 maggio 2025

Sardegna - Nuraghe Sa Domu 'e s'Orcu, Sarroch

 

Il nuraghe Sa Domu 'e s'Orcu (in italiano la casa dell'orco) è un nuraghe complesso bilobato situato sopra una collina a est del paese di Sarroch, nella città metropolitana di Cagliari. Nelle vicinanze si trovano inoltre alcune capanne nuragiche e un piccolo menhir.
Il nuraghe si erge sopra una collina in località Sa Punta. Da Sarroch si seguono i cartelli indicativi, quando si arriva al parco pubblico si gira a destra prendendo una strada sterrata che costeggia una collina, già da questo punto il nuraghe è ben visibile, seguendo la strada si accede a un sentiero da percorrere a piedi per circa 300 metri.
Il nuraghe è costituito da due torri (tipologia "a tancato") e un cortile interno, nel corridoio d'entrata è stata eretta in una prima operazione di restauro una colonna in cemento con lo scopo di sostenere il peso dei massi, a rischio di crollo. Davanti all'ingresso, nel cortile a pianta rettangolare è presente una nicchia absidale, particolare costruttivo comune a molti nuraghe.
Nel cortile vi sono altre due porte, una a sinistra dell'ingresso e una a destra, quest'ultima, tramite un breve corridoio, porta alla torre più antica, rivolta verso nord; questa torre è alta 8,10 metri ed ha la base circolare con un diametro di 10,15 metri. A 4 metri d'altezza si apre un ingresso che porta alla terrazza, tramite un corridoio interno al muro spesso 2,60 metri. La parte finale della thòlos è crollata lasciando la torre scoperta.
Con l'ingresso a sinistra del cortile, si arriva, tramite un breve corridoio, all'altra torre, aggiunta successivamente. Questa torre ha una base con diametro di 9,20 metri, ed è alta 6,75 m. Anche in questa torre la parte superiore è crollata.


Sardegna - Casteddu de Fanaris


Il casteddu de Fanaris (anche detto Su casteddu de Fanaris) è un importante sito archeologico nuragico situato nel comune di Decimoputzu, lungo il confine con il comune di Vallermosa, nella città metropolitana di Cagliari.
Il sito, risalente alla tarda età del bronzo (1300-1000 a.C.), è un nuraghe di tipo complesso costituito da una torre centrale alla quale vennero successivamente addossate altre otto torri fino a formare un bastione. Il bastione è circondato da una muraglia megalitica dotata di cinque torri munite di feritoie. Per la sua costruzione vennero utilizzati principalmente massi in granito, materiale reperibile sul posto.
La fortezza sorge a 147 metri sul livello del mare e occupa una posizione strategica per il controllo della via d'accesso che dal Sulcis-Iglesiente porta alla pianura del Campidano.

Sardegna - Dolmen di Ciuledda

 

Il dolmen di Ciuledda è un monumento archeologico funerario situato su un bancone di roccia nelle immediate vicinanze dell'abitato di Luras, nella Sardegna nord-orientale. È ubicato a poca distanza da altri tre dolmen, Alzoledda, Billella e Ladas, in un'area ricca di testimonianze archeologiche che documentano la continuità dell'insediamento umano fin dalla preistoria.
Realizzato in granito con funzione di sepoltura collettiva e, insieme, di luogo di culto è un classico esempio della cultura del megalitismo che ha caratterizzato l'Europa, e l'Isola in particolare, durante l'età del rame (III millennio a.C.). Il dolmen è eseguito secondo il sistema trilitico (dal greco tri, tre, e lithos, pietra) - il più antico schema architettonico conosciuto - caratterizzato da elementi portanti disposti in verticale che ne sorreggono degli altri poggiati orizzontalmente.
In particolare il dolmen di Ciuledda è costituito da cinque ortostati che creano un vano semicircolare di m 1,50 x 3,00 x 1,00 di altezza con ingresso rivolto a est. Funge da copertura un grande lastrone poligonale di m 3,40 x 2,50 x 0,50. Alcune canalette, realizzate o adattate dall'uomo, segnano il bancone roccioso su cui poggia il sepolcro creando un efficace sistema di drenaggio delle acque piovane attorno al monumento.
Il dolmen è stato oggetto di studio da parte dell'archeologo Bert D'Arragon che nel 1996 vi ha svolto accurate indagini anche a seguito del ritrovamento, durante lavori di consolidamento del monumento, di alcuni frammenti ceramici. L'analisi di tali reperti ha permesso di ascrivere l'impianto al Neolitico recente (3200 a.C. circa), corrispondente alla fase più antica della cultura di Ozieri. Tale valutazione porta a ricondurre la nascita del fenomeno dolmenico in Sardegna a una data più antica rispetto a quella generalmente accettata.

Sardegna - Insediamento fenicio-punico di Pani Loriga

 

L'insediamento fenicio-punico di Pani Loriga è un importante complesso archeologico, comprendente un insediamento fortificato e due necropoli, situato nel comune di Santadi, nella provincia del Sulcis Iglesiente.
Come testimoniato dalla presenza di alcune domus de janas, il sito era già frequentato in epoca prenuragica. Sulla sommità del colle si trova il nuraghe Diana, di età nuragica.
Di rilievo è la presenza, nella sepolture, di ceramiche tipiche della cultura di El Argar (Spagna sud-orientale), dell'età del bronzo antico, rinvenute assieme a ceramiche campaniformi e Bonnanaro.


L'insediamento venne edificato durante la seconda metà del VII secolo a.C. dai fenici. Sorge sulla piccola collina, dalla quale è possibile controllare il territorio circostante e le vie d'accesso verso il Cixerri e il campidano di Cagliari. L'acropoli, dove sono stati rinvenuti resti di abitazioni, era difeso da una doppia cinta muraria.
Situata a sud-ovest dell'altura, la necropoli fenicia, datata al VI secolo a.C. circa, consiste in 150 sepolture a fossa, dove prevale il rito dell'incinerazione.
La necropoli punica, localizzata nelle pendici nord-occidentali del colle, è invece composta da tombe ipogee ad inumazione, in alcuni casi ricavate dalle più antiche sepolture locali : le domus de janas. In base ai corredi funerari rinvenuti è stata datata al V-IV secolo a.C.
Ad est dell'acropoli sono stati individuati i resti di quel che si presume essere il tofet.
L'insediamento fu scoperto da Ferruccio Barreca nel 1966. Successive campagne di scavo furono condotte tra il 1968 e il 1976, cui si aggiunge la più recente nel 2016.


Sardegna - Complesso archeologico di Cuccurada


Il complesso archeologico di Cuccurada sorge sulla punta dell’altopiano basaltico di Sa Struvina. Sono stati attivati ben dodici cantieri di scavo che, a partire dal 1994, ne hanno messo in luce le peculiarità dell’area. Si tratta di un complesso pre-protostorico, che conserva vestigia monumentali riferibili a periodi diversi: una muraglia ciclopica, una costruzione a pianta ellittica (Cuccurada A), un originale nuraghe complesso polilobato (Cuccurada B) e resti di edifici abitativi, di epoca nuragica, che si sovrappongono ad un più antico insediamento eneolitico di cultura Monte Claro. 
Il nuraghe complesso polilobato (Cuccurada B) è il frutto della coesione tra un primitivo nuraghe a corridoio (struttura arcaica risalente al 1900-1350 a.C) intorno al quale fu costruito, in varie fasi, un bastione composto da quattro torri perimetrali (B, C, D, E), raccordate da cortine rettilinee che delimitano un vasto cortile centrale da cui si aprono gli accessi ai vari vani del complesso. Del tutto eccezionale è la presenza di alcune strutture capannicole all’interno del cortile, che risultano coeve a quelle collocate nel villaggio esterno. La struttura più monumentale del nuraghe è la Torre D, torre nuragica a tholos, con pianta circolare munita di nicchie, che  ci ha dato testimonianza della frequentazione pluristratificata relativa alle principali fasi nuragiche del monumento. Al centro del vano sono state trovate tracce di un focolare, con due periodi di frequentazione. 
In oltre vent’anni di scavi sono stati portati alla luce numerosi reperti, essenziali per capire le varie fasi culturali e per individuare l’uso, la funzione e l’organizzazione dei vari ambienti. L’ interessante e corposa documentazione materiale comprende ceramiche, come scodelle, tegami, ciotole e olle. I reperti litici documentano le attività agricole e di caccia, mentre le fusaiole testimoniano attività, ancora oggi tipiche, come la filatura. Tra i ritrovamenti più interessanti si segnala quello di un bronzetto, rinvenuto nella torre D. Si tratta di un “bottone” ornamentale conico, sormontato da una scena di caccia con un cacciatore che ferisce un animale, aiutato dal suo cane che affronta l’animale selvatico.  Numerosi anche i reperti di età storica. Rilevante è la scoperta di una stipe votiva di età romana (IV secolo d.C.) ricavata nel corridoio d’ingresso al cortile. Questi testimonianze ci confermano la pluristratificazione dell’area, che ha visto il succedersi di diverse fasi occupative ed edilizie. L’area, che si presenta come un parco archeologico di straordinaria valenza storico-culturale e turistica, si affaccia sulla piana del Campidano concedendo ai visitatori la possibilità di godere di un paesaggio naturalistico di grande bellezza.

(grazie a Pro Loco Mogoro)
 

Sardegna - Villaggio di Tiscali

 


Il villaggio di Tiscali è un sito archeologico situato in Sardegna, al confine fra i comuni di Dorgali (che ne detiene il 90% del territorio) e Oliena (il restante 10%). Si trova sul monte Tiscali, una piccola montagna alta 518 m s.l.m. al confine tra il Supramonte di Oliena e il Supramonte di Dorgali. Sulla sommità del monte si trova un'enorme dolina carsica all'interno della quale si trovano i resti del villaggio, costruito nel corso dell'Età Nuragica (XV/XIV - IX/VIII secolo a.C.), frequentato e ristrutturato durante l'Età romana (II/I secolo a.C.). Con ogni probabilità il sito è stato frequentato anche nel corso dell'Età prenuragica. Il villaggio è interamente costruito lungo le pareti della dolina e non risulta visibile fino a quando non si raggiunge l'interno della cavità, attraverso un'ampia apertura nella parete rocciosa. Fu visitato nel 1910 da Ettore Pais, quando si trovava ancora in ottime condizioni di conservazione. Il villaggio fu descritto e fotografato soltanto nel 1927, ad opera di Antonio Taramelli. Nel 1999 Susanna Massetti ha effettuato i primi e finora unici scavi nel sito per conto della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro. Nel 2005 Fabrizio Delussu (Museo archeologico di Dorgali) ha realizzato uno studio preliminare dei materiali rinvenuti nel corso degli scavi, esame che gli ha consentito di formulare una nuova interpretazione del sito. Decenni di incuria e di saccheggi hanno notevolmente danneggiato il sito che nonostante ciò rimane un luogo dall'atmosfera molto suggestiva. Sulla parete rocciosa della dolina si apre inoltre un ampio finestrone dal quale si domina la sottostante valle di Lanaittu, a pochi chilometri da Dorgali e da Oliena.
Nel 1995 è stato avviato un progetto di recupero e salvaguardia del sito che è stato affidato alla Cooperativa Ghivine di Dorgali, in accordo con il Comune di Dorgali e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro. Il sito è regolarmente gestito con servizio di guardiania notturna. Per l'accesso e la visita al villaggio nuragico è necessario pagare il biglietto di ingresso.

Sardegna - Tomba dei giganti di Coddu Vecchiu

 


La tomba dei giganti di Coddu Vecchiu (o Coddu Ecchju) è un importante sito archeologico nuragico situato nel territorio del comune di Arzachena, in provincia di Sassari. Si trova nelle vicinanze del nuraghe La Prisgiona.
La tomba, in granito locale, venne edificata in tre fasi:
  • la prima durante il calcolitico (cultura di Monte Claro) quando si costruì l'originario dolmen a corridoio di circa 10 m di lunghezza
  • la seconda fase durante il bronzo antico, con la riutilizzazione da parte delle genti della cultura di Bonnanaro
  • la terza fase, di ristrutturazione e a cui si deve l'innalzamento delle stele e l'aggiunta dell'esedra, durante il bronzo medio, in piena epoca nuragica
(foto di David Ritter)

Sardegna - Sa Mandra Manna

 


Il sito archeologico Sa Mandra Manna si trova in posizione elevata ed isolata nel territorio di Tula su un sentiero in direzione di Oschiri.
Il sito è databile al periodo megalitico sardo e la sua primitiva occupazione è da attribuire alla particolarità del terreno, sia adatto all'agricoltura sia difendibile per la sua posizione elevata.
La muraglia megalitica Sa Mandra Manna racchiude un'area funeraria con una forma megalitica e comprende due menhir, un dolmen di piccole dimensioni ed una importante tomba di giganti. Sul sito è presente anche un nuraghe del tipo a corridoio.
Il complesso ha una pianta semicircolare ed è costituito, nella sua parte esterna, da una successione di massi disposti in doppia fila. Nell'insieme questa struttura raggiunge l'altezza massima di tre metri e si sviluppa per circa centoventi metri di lunghezza.
Una caratteristica del sito è quella di avere il corridoio nella muraglia attraversato, durante l'equinozio di primavera, dai raggi del Sole.

Foto Bruno Sini / Piera Farina

Sardegna - Sos Furrighesos


La domus de janas di Sos Furrighesos si trova nella provincia di Sassari, in territorio di Anela, a dieci chilometri N-E circa dall'abitato di Nughedu San Nicolò, ed è situata nel costone sud di Pianu Oschiri, un altopiano vulcanico ai confini tra il Goceano e il Logudoro. Si tratta di una necropoli scavata nella roccia del costone dell'altopiano vulcanico di Pianu Oschiri, che si affaccia sul rio Tuvu 'e carru.
La necropoli è costituita da 18 domus de janas, scavate su tre livelli orizzontali sovrapposti, per un'altezza massima di m 3 sul piano di campagna. In base ai materiali rinvenuti nel corso degli scavi le sepolture sono state datate ad un periodo compreso tra il Neolitico finale (cultura di San Michele, 3200-2800 a.C.) e il Bronzo antico (cultura di Bonnanaro, 1800-1600 a.C.). Le tombe erano raggiungibili grazie a delle tacche incise sulle rocce, un accurato sistema di canalette convogliava le acque piovane e d'infiltrazione verso il basso e ai lati dei portelli delle tombe, preservando decorazioni, salme e corredi funebri dall'umidità e dal degrado. Gli ingressi erano chiusi con portelli di legno o pietra.
La tomba IX, chiamata anche sa tumba de su re (la tomba del re), è costituita da un'unica cella. Il portello d'ingresso è evidenziato da una stele (m 4,05 di h, m 4,02 di largh.) scolpita in rilievo e divisa, da un listello orizzontale sagomato a forma di trapezio, in due riquadri: quello superiore a lunetta l'inferiore a trapezio. Uguale rilievo ha la fascia che contorna la stele lateralmente e superiormente. La stele fu scolpita in tempi successivi allo scavo dell'ipogeo, (1600-1800 a. C.) durante il nuragico arcaico. Al di sopra di questo partito architettonico, su un tratto spianato ci sono tre incavi che contengono tre pilastrini betilici tenuti fermi da scaglie di roccia e ciottoli oblunghi disposti a coltello. La cella è a pianta rettangolare (m. 4,05 x 2,20 x 1,65), il soffitto e le pareti sono ornati di incisioni. Queste ultime sono state eseguite con diverse tecniche: a martellina, lineari, a polissoir e a puntinato, di epoca romana o epoca altomedievale. Le incisioni a martellina risalgono a diverse epoche dalla cultura di Abealzu-Filigosa all'età del bronzo.

(la foto con le incisioni è tratta dal sitoNurnet - La rete dei Nuraghi - foto di Sergio Melis)

Sardegna - Tomba dei giganti di Pascaredda, Calangianus

 


La tomba dei giganti di Pascaredda è un monumento archeologico situato in Gallura, Sardegna nord-orientale, in territorio di Calangianus da cui dista circa tre chilometri. Ubicata alle falde del monte di Deu e in prossimità del rio Badu Mela, è raggiungibile tramite un sentiero che parte dalla strada statale 127 per Tempio Pausania.
La tomba, ascrivibile al Bronzo medio-Bronzo recente (1700-1400 a.C.) è realizzata in stile dolmenico-ortostatico, secondo il classico modello architettonico che caratterizza questo tipo di monumenti funerari; è edificata con la pietra del posto, il granito, e si trova in buone condizioni di conservazione. L'esedra, lo spazio presumibilmente adibito allo svolgimento di riti funerari, misura alla corda 18,40 metri ed è delimitata da due ali di muro curvilinee, ciascuna formata da dieci grandi lastroni di altezza decrescente dal centro verso l'esterno, affiancati tra loro e conficcati a coltello nel terreno. Benché mutilata risalta al centro la stele, originariamente bilitica, della quale è presente in situ soltanto la parte inferiore.
Il monolito, un lastrone finemente lavorato a martellina dell'altezza di circa due metri e 10, è ornato dal classico listello orizzontale e dalla cornice a rilievo piatto che, verso il basso, va a sfumare sino a fondendosi con la parte inferiore della stele. Alla base si apre il portellino, particolarmente arrotondato, che dà verso l'interno della camera funeraria.
Dietro la stele, pressoché intatto, vi è il sepolcro vero e proprio ancora protetto dal tumulo di terra che, degradando, si estende intorno per qualche decina di metri. Il vano interno, rettangolare e absidato, misura m 12,50 in lunghezza e circa 0,90 sia in larghezza che in altezza. Le pareti del corridoio, nella parte superiore leggermente inclinate verso l'interno, sono formate da blocchi di granito lavorati e ben assestati, e sostengono la copertura della tomba che è composta da dodici lastroni irregolari (originariamente tredici) sistemati a piattabanda. Come anche in altre tombe dello stesso genere, nell'abside del vano tombale si trova una sorta di mensola, forse utilizzata per deporre le offerte funerarie.
Lo scavo e il restauro sono stati eseguiti nel 1998 dall'archeologa Angela Antona.


ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...