
Il tesoro di Boscoreale è un
insieme di 108 pezzi di oreficeria, soprattutto in argento,
del I secolo d.C. Fu rinvenuto nel 1895 negli
scavi di una villa romana della Pisanella, in contrada
Pisanella-Settermini a Boscoreale, attualmente conservato presso
il museo del Louvre di Parigi.
Il tesoro è costituito da 108 pezzi e
comprende un servizio da tavola quasi completo e
tre specchi in argento, più alcuni monili d'oro. Venne
rinvenuto il 9 aprile del 1895 presso
il lacus del torcularium (ambiente che ospitava
il torchio per la spremitura dell'uva) della villa.
Gli scavi
della villa erano iniziati nel 1876 ad opera del proprietario del
terreno in cui si trovava parte della villa, Modestino Pulzella, ma
dovettero essere interrotti in corrispondenza dell'appezzamento
confinante, di proprietà di Angelandrea De Prisco. Alla morte di
questi nel 1894 i figli vennero autorizzati a riprendere
gli scavi nel loro terreno, nei quali rinvennero i preziosi pezzi.
Nel maggio successivo alla scoperta i pezzi, esportati
clandestinamente [dagli interrogatori effettuati dopo la ricomparsa
del tesoro in Francia, risulta che i fratelli De Prisco, aiutati
dall'operaio Michele Finelli, avessero eluso la vigilanza durante gli
sterri, nascondendo gli oggetti più preziosi man mano che li
rinvenivano] in Francia dai fratelli Canessa,
antiquari napoletani, furono donati al museo del Louvre dal
barone Edmond James de Rothschild, che li aveva acquistati per
mezzo milione di franchi. Il barone acquistò nel settembre dello
stesso anno altri cinquantaquattro oggetti del servizio da tavola,
donandoli ancora al museo, e venne in seguito imitato da altri
collezionisti che avevano acquistato altri pezzi del tesoro, mentre i
monili d'oro vennero acquistati dall'amministrazione dei musei
nazionali. Con la realizzazione di una copia della testa di
Agrippina, conservata al British Museum di Londra,
l'intero tesoro venne ricomposto ed esposto nella "sala dei
gioielli antichi al Museo del Louvre.
Gli scavi della villa furono poi
ripresi nel maggio 1896 sotto la vigilanza dell'archeologo
Angiolo Pasqui, rimettendo in luce tutto il fabbricato: si trattava
di una villa rustica, composta da una pars urbana, cioè la
residenza padronale, a nord-ovest, e da una pars rustica, gli
ambienti produttivi e di servizio, nella zona orientale. Vi si
praticava l'allevamento di animali da cortile nell'aia e la maggior
parte degli ambienti al piano terreno erano dedicati alla lavorazione
e alla conservazione di olio, vino e cereali. Il
tesoro era stato rinvenuto nel torcularium, che al momento
dell'eruzione del Vesuvio nel 79, era uno degli ambienti
più sicuri della villa: probabilmente il proprietario diede ordine a
un uomo di fiducia di occultarlo in attesa di tempi migliori.
Gli oggetti facenti parte del servizio
da tavola erano costituiti da molti utensili adatti a mescere e
versare il vino, bevanda che doveva essere filtrata dalle spezie
prima di essere consumata (mestoli, cucchiai, colini, oinochoi);
sono presenti inoltre alcuni vassoi, utilizzati per portare le
vivande in tavola, e saliere e recipienti per salse.
Gli oggetti più raffinati sono
le coppe per bere, accoppiate generalmente a due a due per
tematica decorativa: sono presenti motivi del mondo animale e
vegetale, della mitologia, ma anche temi politici (come per le
coppe dette "di Augusto" e "di Tiberio") e
ironici, come la coppa degli scheletri, che invita il commensale a
godersi la vita data la sua brevità. La decorazione di coppe
e skyphoi era, nell'ambito del banchetto, un argomento
di conversazione. Altri tipi di coppe probabilmente non servivano per
bere, ma erano oggetti da esibizione, come la "coppa d'Africa"
e due coppe con al centro applicato un busto in rilievo,
i ritratti di un uomo e di una donna sconosciuti con
un'acconciatura di moda nel 20-40, interpretati come i genitori
dell'ultimo proprietario del tesoro, dal nome ignoto.
I tre specchi d'argento, insieme ai
gioielli aurei, dovevano appartenere alla moglie del proprietario:
tutti e tre presentano tematiche afferenti al mondo della sensualità
femminile. Il cosiddetto "specchio di Leda" presenta al
centro un medaglione in cui è raffigurata Leda che
abbevera il cigno (Giove); il secondo presenta al centro l'immagine
di Dioniso con sguardo patetico, e l'ultimo, nonostante il
disco sia vuoto, ha il manico a forma di clava che termina in una
pelle di leone, chiaro riferimento ad Omphale.
(da Wikipedia, l'enciclopedia libera)