venerdì 23 maggio 2025

Sicilia - Museo archeologico regionale eoliano "Luigi Bernabò Brea"


Il museo archeologico regionale eoliano "Luigi Bernabò Brea" è ubicato nel complesso del Castello che domina l'isola di Lipari ed è intitolato a Luigi Bernabò Brea, grande archeologo e Soprintendente della Sicilia Orientale (1939-1973).
Il museo è stato realizzato nel secondo dopoguerra (1954) e contiene, per la maggior parte, reperti archeologici provenienti da sistematiche campagne di scavo, condotte dagli archeologi Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, nel territorio delle isole Eolie.
È costituito da oltre 40 sale, ubicate in diversi edifici del complesso del Castello, e suddiviso in diverse sezioni:
Preistorica: la preistoria di Lipari e la fondazione greca di Lipara;
Sezione classica: dedicata ai materiali di età arcaica, classica, romana e bizantina. Sala dell'archeologia subacquea;
Epigrafica: cippi e steli funerarie della necropoli greco-romana di Lipari;
Delle Isole minori: reperti preistorici delle isole minori (Punta Milazzese a Panarea, Capo Graziano a Filicudi);
Vulcanologica: geomorfologia e vulcanismo delle Eolie;
Paleontologica: del quaternario.
Negli ambienti sono esposti strutture architettoniche, esempi di scultura in marmo e pietra, corredi funerari, vasi, cippi, steli tombali e sarcofagi in pietra che testimoniano la vita della polis e l'evoluzione del culto dei defunti. Inoltre ceramiche di tipi e fogge varie, maschere teatrali e statue fittili.
Fanno parte dell'istituzione:
biblioteca di arte e archeologia;
ex chiesa di Santa Caterina d'Alessandria per mostre e convegni;
ex ostello della gioventù, sede della mostra permanente sulla storia degli scavi e del Museo;
sala didattica;
sala lettura;
ex carcere.
Esistono poi due sezioni staccate del museo ubicate sulle isole di Panarea e Filicudi e molti materiali sono esposti nell'Antiquario Civico di Salina.
I materiali, datati dalla preistoria ai nostri giorni in lingua italiana e inglese, che rende fruibile la conoscenza dello stesso contestualizzata al luogo del ritrovamento.
Nei padiglioni sono ubicate le sezioni:
Preistorica
La sede della sezione è nel padiglione costituito dalle strutture dell'antico palazzo vescovile costruito nel XVIII secolo adiacente alla concattedrale di San Bartolomeo, fabbriche parzialmente edificate sulle vestigia del monastero normanno.
Sale I - IX
: la preistoria allestita negli ambienti attraverso le culture presenti sull'isola dai primi insediamenti umani del Neolitico (5500 - 5000 a.C.) fino all'inizio dell'età del ferro (900 a.C.). La cultura di Stentinello, l'Ossidiana, la ceramica tricromica, la cultura di Serra d'Alto, la cultura di Diana, la cultura di Pianoconte, la cultura di Piano Quartara, la cultura di Capo Graziano, l'età del bronzo, la cultura del Milazzese, Ausonio I, Ausonio II.
Sala X: la città di Lipari in età greco e romana.
Sezione classica
Sale XVII - XXVII: Padiglione età greco e romana[6] ubicato nella struttura posta a settentrione rispetto alla concattedrale. Fabbriche adibite a campo di confino, in seguito a ostello della gioventù.
Sala XIX: la necropoli di piazza Monfalcone oggi piazza Salvatore Luigi d'Austria.
Sala XX: la necropoli di Lipari in età greco e romana.
Sarcofagi, tombe, cippi, lastre, vasi cinerari, crateri, anfore.
Sale XXI - XXV: Corredi.
Ceramiche, crateri e vasellame decorato e dipinto con riferimento al pittore di Lipari, pittore di Siracusa 47099, Pittore dei cigni, Pittore di Cefalù, pittore Mad-Man, Pittore NYN, pittore della Sphendone bianca.
Sala XXVI: l'Ellenismo maturo, le età romana repubblicana e romana imperiale, medievale e moderna.
Produzioni della Zecca di Lipari. Anelli, pendenti, orecchini, collane, diademi.
Sala XXVII
: archeologia sottomarina.
Ancore, anfore, vasellame. Materiali provenienti da naufragi presso la baia di Pignataro di Fuori a Lipari, relitto presso lo scoglio di Dattilo a Panarea, relitto di Capo Graziano a Filicudi, relitto della Secca di Capistello a Lipari, relitto Alberti delle Formiche di Panarea, relitto di punta Crepazza.
Sezione di Milazzo.
Necropoli del predio Caravello, necropoli protovillanoviana, necropoli di età greca.
Epigrafica
Sale XI - XV: Epigrafia, sezione illustrata nel giardino e padiglione epigrafico[8] ubicato nella struttura posta a levante rispetto al palazzo vescovile.
La raccolta comprende sarcofagi, iscrizioni, cippi, steli funerarie.
Delle Isole minori
Padiglione preistoria delle isole minori, ubicato nella struttura posta a ponente rispetto al palazzo vescovile, lato nord.
L'esposizione segue pressappoco lo stesso ciclo di culture della preistorica di Lipari.
Vulcanologica
Padiglione vulcanologia delle isole minori, ubicato nella struttura intitolata al vulcanologo Alfred Rittman, edificio posto a ponente rispetto al palazzo vescovile, lato sud.
Vulcanologia generale, vulcanologia cosmica, vulcanologia sottomarina, rischio vulcanico. Vulcanologia eoliana, caratteri morfologici e geologici delle isole.
Paleontologica
Paleontologia.

Sicilia - Antiquarium di Tindari

 

Nella zona archeologica di Tindari (Messina) sorge l'edificio dell'
Antiquarium, suddiviso in cinque sale. Gli ambienti ospitano raccolte di epigrafi greche e romane, iscrizioni e cippi funerari, lastre tombali, mosaici, monete, medaglie, suppellettili d'uso quotidiano.
Sala I: planimetrie e tabelloni esplicativi. Ospita il plastico ricostruttivo della scena ellenistica del teatro.
Sala II: iscrizioni e marmi vari. Due statue frammentarie in marno raffiguranti Nikai (Vittorie) in volo, probabili acroteri di tempio, di prima età ellenistica. Grande riproduzione in marmo di maschera teatrale tragica di re Priamo di età imperiale romana, proveniente dall'edificio monumentale a gradoni di contrada Cercadenari.
Sala III: grande testa in marmo dell'imperatore Ottaviano Augusto divinizzato del I secolo d.C. proveniente dall'area della basilica, statue onorarie in marmo di personaggi maschili togati di avanzata età imperiale romana (foto in alto).
Sala IV: capitello corinzio fittile dal tablinum della casa C dell'insula IV, nelle vetrine sono esposte ceramiche varie di età greca e romana, provenienti da ambienti, cisterne e fognature della città.
Sala V
: ceramiche di impasto provenienti dall'insediamento preistorico della prima Età del Bronzo sottostanti il tablinum della casa C. Corredi tombali di età greca, ceramiche varie e terrecotte figurate, alcune di soggetto teatrale, come maschere e statuette. Materiali dalle case romane o dai relativi livelli di frequentazione urbana: suppellettili ceramiche varie, terrecotte figurate, frammenti di intonaci dipinti e stucchi con motivi ornamentali.
Francesco Ferrara, direttore delle Antichità nel 1814, documenta una Nike custodita nel museo archeologico regionale «Paolo Orsi» di Siracusa, una statua di Zeus (Zeus Horios o Iuppiter Terminus) nel museo archeologico regionale «Antonio Salinas» di Palermo, la statua raffigurante Giulia Mamea madre dell'imperatore Alessandro Severo e quella colossale dell'imperatore Publio Elio Traiano Adriano.

Sicilia - Museo archeologico regionale di Lentini

 


Il Museo archeologico regionale di Lentini è un museo dedicato ai reperti di Lentini.
Il museo illustra la storia archeologica di Lentini e del suo territorio a partire dalla preistoria fino all'età medievale, attraverso l'esposizione di materiali provenienti dall'antica città e dai principali siti archeologici del comprensorio.
Già nel 1884 Paolo Orsi, nel tentativo di recuperare gli oggetti illecitamente trafugati da Leontinoi, evidenziò l'esigenza di creare un museo archeologico a Lentini che potesse mantenere i tanti reperti della zona. Nel 1926 indirizzata a Orsi dall'Ispettore Onorario dei Monumenti e degli Scavi di Lentini, Rosario Santapaola chiede la realizzazione di un museo che consentisse di strappare dagli speculatori gli oggetti antichi di Leontinoi. Per l'apertura di un vero e proprio museo si deve attendere il 1950 quando viene istituito il Museo civico istituito dall'allora sindaco Filadelfo Castro, ed era costituito da un complesso di materiali di varia origine, per lo più di incerta contestualizzazione; la prima sede si trovava in via Garibaldi 127, ma poco dopo avvenne una notifica di sfratto che determinò il trasferimento del museo presso un'aula della scuola elementare Vittorio Veneto.
L'attuale sede museale progettata dall'architetto Vincenzo Cabianca con allestimenti di G. Rizza venne inaugurato il 28 maggio 1962. A causa del terremoto del 1990 venne chiuso per un certo tempo.
Nel 2016 il museo è stato oggetto di alcuni lavori di ristrutturazione che hanno ridato vita all'esterno della struttura e hanno portato all'apertura di un'altra sala espositiva al primo piano, dove troviamo molti reperti e anfore rivenute in località Castelluccio.
Una gran parte dei reperti proviene dagli scavi effettuati negli anni Cinquanta nella valle San Mauro, in corrispondenza della porta urbica meridionale, di una delle necropoli e sul colle della Metapiccola, nell'ambito dell'insediamento indigeno dell'età del ferro; l'ultima parte, infine, è relativa alle indagini ed alle scoperte effettuate, negli anni più recenti dalla Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa nel territorio e nel sito urbano della città odierna.
L'ordinamento è insieme cronologico e topografico; dalle più antiche attestazioni di frequentazione umana nel territorio durante la preistoria, si passa alla colonizzazione ed alla successiva illustrazione della città greca (abitato, fortificazioni, necropoli, architettura templare); infine, si espongono i dati finora acquisiti in ordine alla storia del centro urbano e del territorio durante l'età tardo romana, bizantina, araba e medioevale.
All'ingresso è esposto uno degli affreschi delle Grotte del Crocifisso, rappresentante la Deposizione di Gesù, il quale è stato asportato da una ditta di esperti, viste le sue precarie condizioni in loco e quindi per salvaguardarlo, consolidarlo su un supporto e restaurarlo.

Sicilia - Museo archeologico regionale Paolo Orsi, Siracusa

 
Il museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa è uno dei principali musei archeologici d'Europa. Nel 1780 il vescovo Alagona inaugurò il Museo del Seminario divenuto, nel 1808, Museo Civico presso l'Arcivescovado. Successivamente un decreto regio del 17 giugno 1878 sancì la nascita del Museo Archeologico Nazionale di Siracusa, inaugurato solo nel 1886 nella sua sede storica di piazza Duomo.
Dal 1895 al 1934 Paolo Orsi diresse il Museo e le campagne di scavo lungo il territorio orientale della Sicilia. Nel 1941 durante il periodo della seconda guerra mondiale a causa dei bombardamenti, il sovrintendente Bernabò Brea ordinò che i reperti venissero caricati a dorso di mulo e nascosti presso i tunnel del castello Eurialo.
Nel dopoguerra si operò un riordino delle collezioni di età preistorica e greca. Tuttavia a seguito dei notevoli ritrovamenti durante le svariate campagne di scavo, gli spazi del vecchio museo non furono più sufficienti decretando la necessità di creare un nuovo spazio espositivo presso l'attuale sede nel giardino di villa Landolina. Nel 1977 con le competenze dei beni culturali sono passate dallo Stato alla Regione siciliana, il museo nazionale è divenuto regionale.


Il nuovo spazio museale, affidato all'architetto Franco Minissi che applicò moderni criteri architettonici di musealizzazione. Al progetto espositivo e all'attuazione dell'allestimento contribuirono Luigi Bernabò Brea e Paola Pelagatti (entrambi già Soprintendenti di Siracusa e Direttori del Museo, nella sede precedente), Gerges Vallet e Francois Villard, Henry Tréziny, Elisa Lissi Caronna, Giovanna Bacci, Umberto Spigo ed altri giovani archeologi allora da poco entrati nei ruoli della Regione. Per la sezione numismatica dette un suo contributo il prof. Attilio Stazio. Il Museo venne inaugurato nel gennaio del 1988 presso la Villa Landolina su due piani espositivi di 9.000 m2, di cui inizialmente solo uno dei piani fu aperto al pubblico, e un seminterrato di 3.000 m2, dove è situato un auditorium e gli uffici.
La forma della struttura museale ruota attorno ad un corpo centrale utilizzato come sala conferenze al seminterrato e sala espositiva al piano terreno. L'illuminazione delle sale è ottenuta lasciando filtrare la luce solare direttamente dal tetto e dagli spazi laterali. L'allestimento è stato curato dall'architetto Franco Minissi. con il coordinamento dell'archeologo Giuseppe Voza.
Nel 2006 è stato inaugurato l'ampliamento espositivo del piano superiore dedicato alla Siracusa ellenistica.
Nel 2014 un ulteriore ampliamento al piano superiore consente la visione del Sarcofago di Adelfia e di altri reperti relativi alle catacombe di Siracusa e alla Siracusa paleocristiana.
Nel 2015 diviene il primo museo siciliano (e il primo museo archeologico a sud di Roma) a consentire la visione delle sue sale tramite Google Street View.
Inoltre, grazie a un progetto pilota, per la prima volta si possono effettuare dei virtual tour di alcuni reperti archeologici, cliccando direttamente su mappe interattive o sui punti di interesse nelle vetrine, approfondendone la descrizione con apposite schede descrittive, direttamente navigando all'interno del museo in modalità Street View: in questo modo il tour virtuale è stato "aumentato" grazie a specifici software. Al termine del 2015 il museo, oltre a registrare un sensibile aumento di visitatori è diventato il primo museo archeologico della Sicilia per numero di visitatori.
Nel 2016 il museo ha creato delle audioguide gratuite sulla piattaforma Izi travel per cui è possibile ottenere informazioni su molte delle opere esposte. Le sale sono state arricchite di elementi multimediali per spiegare le varie sezioni.
Le esposizioni temporanee
Il 23 ottobre 2015 viene inaugurata la mostra Tesori dalla Sicilia. Gli ori del British Museum a Siracusa dove vengono esposti alcuni dei reperti in possesso del British Museum.
Il museo
Il museo comprende reperti risalenti dai periodi della preistoria fino a quelli greco e romano provenienti da scavi della città e da altri siti della Sicilia.
Il piano terreno è diviso in 4 settori (A-B-C e D), mentre il corpo centrale (Area 1) è dedicato alla storia del Museo e vi sono presentati brevemente i materiali esposti nei singoli settori. Infine è presente un settore numismatico nel seminterrato.
Piano terreno
 
Settore A - Preistoria e protostoria 
Il settore A, è preceduto da una sezione dedicata alla geologia del territorio ibleo e Mediterraneo con un'esposizione di rocce e fossili che testimoniano le varie forme di animali nel Quaternario della Sicilia nonché dei fenomeni di nanismo di cui sono esposti i famosissimi elefanti nani della Grotta Spinagallo a Siracusa. Seguono i manufatti litici dei centri del Paleolitico superiore e del Mesolitico della Sicilia sud-orientale (Fontana Nuova, Canicattini Bagni ecc.).
Del Neolitico (IV-III millennio a.C.) sono riportati i reperti (armi di selce o ossidiana) dai villaggi a capanna di Stentinello, Petraro, Paternò, Matrensa, Biancavilla, Palikè, Megara Hyblaea, Gioiosa Marea e Calaforno. Dell'età del Rame (fine III e inizio II millennio a.C.) vi sono i reperti di Piano Notaro, grotta Zubbia, Calaforno, Malpasso, S. Ippolito e altre grotte come Palombara, Conzo e Chiusazza. Della prima età del Bronzo (inizio del II millennio e fine del XV secolo a.C.) vi sono i ritrovamenti di Castelluccio, Palazzolo Acreide, Monte Casale, Monte San Basilio, Monte Tabuto ecc. Sono un esempio le armi in selce, i primi oggetti in metallo, la ceramica bruna su sfondo giallastro o rosso, gli ossi a globuli. Della media età del Bronzo (fine XV-XIII secolo a.C.) vi sono i reperti di Thapsos soprattutto ma anche le necropoli del Plemmirio, Floridia, Matrensa, Molinello di Augusta e Cozzo Pantano.
L'importanza di questi reperti risiede nell'evidenza dei rapporti commerciali con Micene, Cipro e Malta, allora dei centri di produzione ceramica.
Della parte finale dell'età del bronzo (XIII-IX secolo a.C.) appartengono i reperti di Pantalica, Caltagirone, Disueri, Cassibile e Madonna del Piano. Di questi si evidenzia proprio Pantalica, importante epicentro culturale dell'area. Ma vi sono anche alcuni ritrovamenti del medesimo periodo provenienti da Niscemi, Noto Antica, Monte San Mauro, Tre Canali a Vizzini, San Cataldo, Giarratana e Mendolito.
Settore B - Colonie greche, Siracusa in età arcaica
 
Nel settore B, dedicato alle colonie greche della Sicilia del periodo ionico e dorico, è possibile identificare l'ubicazione delle colonie greche in Sicilia e le rispettive città di provenienza. Sono inoltre esposte: una statua marmorea di Kouros acefala proveniente da Leontinoi (Lentini) datata agli inizi del V secolo a.C. È anche presente la kourotrophos ossia una statua femminile acefala che allatta due gemelli proveniente da Megara Hyblaea. I reperti della colonia dorica di Megara Hyblaea, statuette votive di Demetra e Kore e una Gorgone, una testa di Augusto proveniente da Centuripe. Vi sono inoltre
le ricostruzioni dei templi di Athena (attuale duomo di Siracusa) e Olympeion, le grondaie a testa leonina del castello Eurialo e l'Efebo di Adrano una statuetta del 460 a.C.
Settore C - subcolonia di Siracusa, Gela e Agrigento 
Nel settore C sono esposti reperti delle sub-colonie di Siracusa: Akrai (664 a.C.), Kasmenai (644 a.C.), Camarina (598 a.C.), Eloro. Nonché reperti provenienti da altri centri della Sicilia orientale e da Gela ed Agrigento.
Primo piano 
Settore D - Siracusa in età ellenistico romana 
Il settore D, posto al primo piano, è stato inaugurato
nel 2006 e contiene i reperti di epoca ellenistico-romana. Al suo interno sono contenuti alcuni tra i reperti più celebri del museo: la Venere Landolina, una statua di Eracle in riposo e uno spazio dedicato ai culti di epoca ellenistica a Siracusa. Vi sono inoltre alcuni oggetti d'oreficeria e monete Siracusane. Uno spazio per consentire il contatto con reperti ricostruiti e un plastico con l'ubicazione dei monumenti di Siracusa.
Settore F - I reperti paleocristiani 
Nel 2014 è stata aperta un'apposita sala dedicata al Sarcofago di Adelfia e ai ritrovamenti delle catacombe di Siracusa. Lo stesso settore è stato
arricchito di elementi e reperti in esposizione nell'aprile del 2018. Questo settore completa il quadro cronologico della lunga storia della città.
Seminterrato 
Settore N - Medagliere 
Nel piano interrato è presente il medagliere dell'epoca antica aperto nel 2010, con preziosissime monete siracusane, gioielli e altre monete provenienti dalle aree limitrofe. Il medagliere è di assoluto valore vista la fattura e la qualità delle monete siracusane antiche. Tuttavia la collezione non si ferma solo all'epoca greca ma giunge anche all'età moderna.
La sala conferenze 

Nel corpo centrale del museo, sempre nel seminterrato, vi è una sala conferenze utilizzata per la presentazione di eventi e conferenze del museo o di altre associazioni.
La Villa Landolina 
Il museo è all'interno dell'antica Villa Landolina che risale alla fine del XIX secolo, ed era proprietà della famiglia Landolina di cui si ricorda Saverio Landolina. La villa oggi è sede della biblioteca ed è circondata dal parco che è stato dichiarato di interesse pubblico con la legge 1497/39.
Il parco ospita piante secolari e si ispira ai giardini arabi con reperti di epoca romana e greca esposti, alcuni accessi di alcuni ipogei pagani e cristiani, una necropoli di età greca arcaica e tratti di viabilità antica. Il parco ospita anche un piccolo cimitero acattolico dove vi è la tomba del poeta August von Platen.






Nelle immagini, dall'alto:
- Sileno
- Settori del Museo Paolo Orsi
- Avancorpo di ariete in bronzo, forse terminazione di timone di carro, 520 ac. circa
- Torso di kouros da Lentini, fine VI-inizio V secolo a.C.
- Scodellone quadriansato con decorazione incisa. Necropoli sud di Pantalica
- Cavalluccio bronzeo
- Pithoi di Thapsos
- Gorgone
- Cavaliere, forse acroterio, da Kamarina, VI secolo a.C.
- Olla sferica con anse, rinvenuta a Paternò è famosa per i manici con decori a spirale da cui è tratto il simbolo dell'Assemblea Regionale Siciliana.
- Monete di varie poleis della Sicilia: nello specifico monete di Siracusa e Akragas
- Kourotrophos Dea Madre in calcare che allatta due gemelli, da Megara Hyblaea necropoli ovest, 550 ac.  





Sicilia - Museo Archeologico di Caltanissetta

 


Il Museo Archeologico di Caltanissetta, lasciata la sua storica localizzazione nel centro cittadino, è stato riaperto al pubblico nel 2006 – rinnovato nei percorsi, nella didattica e nei contenuti – in vicinanza dell’Abbazia normanna di Santo Spirito.
Il nuovo edificio, nascosto tra gli olivi ed i mandorli della campagna nissena, condivide con il “Paolo Orsi” di Siracusa il progettista (lo scomparso architetto Franco Minissi) e, sia pure in piccolo, la scelta, anche in questo caso, della pianta poligonale e di materiali edilizi quali cemento, porfido, legni chiari, vetro, metallo in un insieme che finisce per esaltare, senza sovrapporvisi, l’antichità del contenuto.
Il Museo illustra la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano di Caltanissetta e di altri centri del territorio provinciale, dalla preistoria all’età tardo antica. Si segnalano i siti indigeni di Gibil Gabib e Sabucina, posti su alture a controllo del fiume Salso, una delle principali vie di penetrazione commerciale e militare dell’antichità, centri che furono ellenizzati da Gela per poi ricadere entrambi sotto il dominio di Agrigento. A quest’ultima, sub colonia di Gela fondata nel 580 a.C., è legata anche l’ellenizzazione del sito indigeno di Vassallaggi, in vicinanza dell’odierna San Cataldo.
Nel settore nord della provincia si ricorda Polizzello presso Mussomeli, con i resti del grande santuario e della necropoli (IX – VII sec. a. C.); mentre nel territorio meridionale e nell’entroterra di Gela emerge Dessueri, posto tra Mazzarino e Butera, con i resti di un complesso abitativo risalente all’età del bronzo recente e finale (XI – X sec. a. C.) e con la sua necropoli, costituita da oltre 3000 tombe a grotticella scavate nella montagna, seconda per vastità ed importanza solo a quella di Pantalica (nel siracusano).
Le collezioni
Nucleo storico dell’esposizione sono i reperti recuperati sul finire degli anni’50 dall’Associazione Archeologica Nissena e provenienti, per la maggior parte, dai siti di Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Gibil Gabib, Vassallaggi e Sabucina. Al primo consistente lotto si sono man mano aggiunti i materiali archeologici acquisiti nel corso degli scavi condotti per iniziativa della Soprintendenza negli altri centri del territorio.
Oggi la struttura museale si qualifica come una delle più importanti dell’Isola sotto il profilo scientifico, nello specifico settore archeologico, in virtù delle pregiate collezioni ospitate; si segnalano infatti i reperti bronzei, ma soprattutto quelli ceramici, provenienti dagli insediamenti di Sabucina e Dessueri. Ed ancora i reperti provenienti dal sito di Polizzello, fondamentali per la conoscenza delle culture indigene dell’età del ferro, la cui produzione artistica fu fortemente influenzata dalla tradizione egeo-micenea mediata dai nuclei di genti transmarine venute in contatto con l’isola già nel XV- XIV sec. a. C.. e poi stanziatisi sulla costa meridionale fra il XIII e il XII sec. a. C.
Il Museo espone anche parte delle collezioni archeologiche di Capodarso, un sito che pur ricadendo nella provincia di Enna, è geograficamente e storicamente legato a questa parte del territorio della Sicilia poiché insieme a Sabucina controllava la valle del fiume Salso (Imera meridionale).
L’ordinamento

Adeguandosi alla struttura poligonale del piano espositivo, il percorso si snoda in cinque settori, integrato dai nuovi supporti didattici che illustrano la storia dei siti da cui provengono gli importanti manufatti esposti; ai predetti apparati, in lingua italiana e inglese, si aggiungono anche gli strumenti telematici interattivi che facilitano la visita delle collezioni, nonché un percorso destinato a fruitori non vedenti e ipovedenti.
Settore 1 – Il percorso muove dai quartieri cittadini e dalle aree periurbane di Caltanissetta (Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Santa Lucia, Sant’Anna, Xiboli, Torretta), con le testimonianze preistoriche databili dalla tarda età del Rame (fine III millennio a.C.) al Bronzo antico (II millennio a.C.) e all’avanzata età del Ferro (VIII – VII sec. a.C.) –
Parallelamente si sviluppa l’esposizione relativa a Sabucina con la ricca ed articolata evidenza proveniente da capanne, mura, cisterne, edifici, aree sacre dell’abitato protostorico e classico.
Settore 2 – Contiene le testimonianze riferibili alle tre necropoli di Sabucina databili tra l’età arcaica e classica ed i resti pertinenti all’età romana medio-imperiale (II sec. d.C.), fra cui si segnalano il busto marmoreo dell’imperatore Geta e i modesti corredi provenienti dalle tombe a fossa di contrada Lannari ai piedi del colle di Sabucina;
Settore 3
– In questo settore trovano posto i reperti che raccontano, a partire dall’età del Ferro e fino all’età ellenistica, la storia più antica di Capodarso e quella di Vassallaggi in territorio di San Cataldo. E’ soprattutto di provenienza funeraria la bella selezione di reperti da Vassallaggi, in cui spiccano ceramiche di fabbricazione indigena, già certamente influenzate da prodotti coloniali, monili vari ed utensili in metallo, unguentari in alabastro e prestigiose ceramiche a figure rosse importate dalle migliori officine operanti ad Atene tra il 430 e il 420 a. C.;
Settore 4 – Della notevole prosperità dell’antico centro di Gibil Gabib per tutto il IV secolo a.C. e fino agli inizi del III fanno fede i ricchi corredi della necropoli di Nord-Est con le belle ceramiche figurate prodotte da fabbriche siceliote,  o a raffinati decori floreali sovradipinti in bianco e giallo nello stile di Gnathia. Accanto a Gibil Gabib sono documentati vari importanti centri del territorio della provincia, quali Cozzo Scavo (non lontano da Santa Caterina Villarmosa) con interessanti evidenze relative all’abitato di V e IV sec. a.C. e soprattutto a quello che è stato interpretato come un complesso santuariale impiantato sul fianco dell’altura; e ancora Mimiani, con i modesti corredi riferibili alla necropoli paleocristiana, da cui pure provengono, però, gli splendidi orecchini aurei riferiti a officine costantinopolitane, attive tra i secoli VI e VII d.C..
Da Monte Raffe, poco distante da Sutera, sono stati esposti, con alcune integrazioni tratte dagli scavi più recenti, soprattutto reperti riferibili all’abitato di V e IV sec. a.C.. Ampio spazio è stato dedicato alla documentazione archeologica proveniente da Polizzello, importante centro eponimo della cultura dell’età del Ferro (IX – VI sec. a.C.) posto a breve distanza da Mussomeli. Il ripostiglio di bronzi, i corredi della necropoli, la multiforme varietà delle offerte deposte nell’area sacra dell’acropoli coi suoi molti edifici, in cui elmi, lance e statuette si affiancano alla preziosità dell’ambra e dell’avorio, si offrono all’attenzione dei visitatori.
Settore 5
– Accoglie la documentazione riferibile alla porzione meridionale del territorio provinciale, in cui fanno spicco siti d’interesse preistorico, come il piccolo abitato di Garrasia, databile all’età del Bronzo antico e quello ben più complesso di Dessueri con cospicue testimonianze provenienti sia dalle necropoli (ceramiche e bronzi) che dall’abitato a struttura palaziale sul Monte Maio, rifereribili all’età del Bronzo recente-finale (secoli XIII – XI a. C.).
Chiude l’esposizione di quest’ultimo settore il centro indigeno ellenizzato di Monte Bubbonia (forse l’antica Maktorion), in territorio di Mazzarino, con i bei corredi della necropoli di età arcaica e classica in cui accanto ad anfore e oinochoai a decori geometrici fanno la loro comparsa monili e manufatti in argento nonché pregevoli importazioni da officine corinzie e successivamente attiche, sia a figure nere che a figure rosse.
A completamento del percorso, tra le novità introdotte nell’allestimento museale del 2006, si evidenzia – oltre alla vetrina che raccoglie ed espone le donazioni effettuate da notabili famiglie nissene nella seconda metà del secolo appena concluso – anche la costituzione di un piccolo monetiere cioè di una sezione numismatica monografica che raccoglie ed illustra i più significativi rinvenimenti di monete antiche effettuati nei territori di Sabucina, Vassallaggi, Gibil Gabib, Cozzo Scavo e anche Butera.
Si segnala infine la recente acquisizione a cura dell’Amministrazione Regionale di una piccola statua di Kore (fanciulla) in pietra con ghirlanda tra le mani, della fine del VI sec. a.C. (nella foto a destra).


(da sito https://comune.caltanissetta.it/turismo/museo-archeologico/)

Sicilia - Antiquarium di Francavilla di Sicilia

 

L'Antiquarium di Francavilla di Sicilia è un antiquarium sito nel territorio della città metropolitana di Messina, in Sicilia..
È stato inaugurato il 24 marzo 2007 dal Servizio Archeologico della Soprintendenza di Messina e dall'Amministrazione Comunale di Francavilla di Sicilia e si trova in una palazzina di Via Liguria, una volta adibita a scuola.
Conserva alcuni reperti greci ritrovati dal 1979 ad oggi a Francavilla di Sicilia, e forse appartenenti all'antico sito di Kallipolis, su cui gli archeologi indagano ancora.
L'antiquarium si sviluppa in cinque sale: nella prima viene introdotta la storia della Valle dell'Alcantara tramite pannelli didattici, nelle seguenti quattro sale si possono studiare i reperti riferiti all'Antica Necropoli, al santuario di Demetra e Kore e all'antico nucleo abitato greco.


Sicilia - Museo archeologico regionale "Pietro Griffo", Agrigento

 

Il Museo archeologico regionale "Pietro Griffo" di Agrigento raccoglie le collezioni di materiali archeologici statali, civiche e diocesane, e costituisce un insieme organico e di particolare importanza per la comprensione della storia della città di Agrigento e del suo territorio. L'architettura e l'assetto museografico si devono all'architetto Franco Minissi.
Il museo archeologico è organizzato su un doppio percorso di visita, nel primo (sale I- XI) sono esposti i reperti provenienti da Akrágas ad Agrigentum, nel secondo (sale XII- XVII) percorso sono esposti i reperti provenienti da territorio di Agrigento, Enna e Caltanissetta.
Sala I

Sala con documentazione cartografica e il repertorio delle fonti antiche.
Sala II
Materiale pre-protostorico, relativo alle culture di Serraferlicchio, eneolitica, di Monserrato e Cannatello, dell'età del bronzo, e di Sant'Angelo Muxaro, dell'età del ferro (notevole il vaso a staffa miceneo, proveniente da Cannatello); inoltre, materiali geloi più arcaici (Palma di Montechiaro e Licata), ivi collocati con lo scopo di far seguire il processo di penetrazione della cultura
greca (ossia dell'acculturazione al mondo greco) tra le culture indigene, tra l'epoca della fondazione di Gela e quella d'Agrigento. Infine, materiali dalla necropoli di Montelusa, con le tombe più antiche sinora note di Akrágas
Sala III
Ospita le collezioni ceramiche già nel Museo Civico e la collezione Giudice (materiali non tutti di provenienza agrigentina), con vasi dalle necropoli saccheggiate nell'Ottocento, oltre a materiali di recente rinvenimento. Il capolavoro della sezione è senza dubbio il cratere a fondo bianco con Perseo in procinto di
liberare Andromeda (450 a.C.), oltre al torso di guerriero in stile severo.
Sala IV
Ospita il materiale architettonico proveniente dai diversi santuari: oltre alla transizione dalla moda arcaica dei rivestimenti fittili a quella in pietra d'età classica, il visitatore potrà facilmente apprezzare, confrontando le gronde con teste leonine, le differenze stilistiche e cronologiche fra i templi da cui sono state recuperate le trabeazioni.
Sala V
Raccoglie i materiali votivi dei santuari agrigentini. Vi si riconoscono tipi di statuette arcaiche di divinità ed
offerenti ispirate ai modelli gelesi. Un tipico oggetto votivo dai santuari delle divinità ctonie agrigentine è il busto fittile con polos (una particolare acconciatura) – sviluppo verosimilmente delle caratteristiche maschere arcaiche – raffigurante Kore, con ricca tipologia che dalla prima età classica raggiunge l'ellenismo (fra queste va segnalato un tipo di busto anticonico della dea). Oltre alle statuette e ai busti, occorre ricordare prodotti vascolari caratteristici d'Agrigento, come i bracieri con l'orlo decorato a stampiglia con scene figurate e motivi decorativi, mentre tipici dei culti demetriaci d'Agrigento sono i vasi multipli composti da anello (per recare il vaso sulla testa) con vasetti sovrapposti (kernoi).
Sala VI
Vi sono conservati materiali dell’Olympeion, con il colossale Telamone dell'Olympeion ricostruito nella parete di fondo, e tre altre teste di Telamone, il plastico con l'ipotesi di ricostruzione del tempio, e sei
modelli con le ipotesi della posizione del telamone rispetto alle colonne del tempio.
Sala VII (seminterrato)
Materiali del cosiddetto Quartiere ellenistico-romano. Oltre a sezioni stratigrafiche e materiali d'uso e decorativi (si notino i frammenti d'affresco in II stile) recuperati nello scavo delle case, vi si conservano gli emblemata distaccati dalle pavimentazioni musive.
Sala VIII e IX (seminterrato)
Nella sala sono esposti esemplari delle monete rinvenute nel corso degli scavi sistematici della
Soprintendenza, ma anche raccolte provenienti dal Museo Civici e da donazioni; tutti si riconducono al periodo che dal VI giunge al III sec. a C..
Sala X
La sala ospita tre sculture greche: il kouros o "efebo" di Agrigento, l'Afrodite al bagno e un torso maschile. :Il kouros è un esempio di raffinata plasticità ed equilibrio realizzato in marmo greco e databile ai primi decenni del V sec a.C..
Panoramica
Questa è la sala espositiva dedicata alle epigrafi tra le quali si segnala quella di età romana imperiale con dedica "concordia agrigentinorum" erroneamente messa in rapporto con il tempio che da essa è stato chiamato della Concordia, dato che è stata trovata nelle sue vicinanze.
Sala XI
Dedicata alle necropoli agrigentine di recente esplorazione, dalla fase arcaica a quella tardo-antica; vi sono anche esposti sarcofagi a vasca (VI secolo a.C.) e ad altare (V secolo a.C.) d'epoca greca, e sarcofagi romani del II e III secolo.
Sale XII

In questa sala inizia il secondo percorso espositivo del museo i primi due ambienti sono esposti i reperti riconducibili alle età preistorica in un ideale percorso topografico che, dall'oriente della provincia, giunge alle estreme sue propaggini occidentali.
Sale XIII
In questa sala sono esposti i materiali rinvenuti nell'occidente della provincia agrigentina. in successione topografica e cronologica si susseguono i siti di Vanco del Lupo di Montallegro, Raffadali con le veneri di Cozzo Busonè, Favara con grotta Ticchiara e le ceramiche dello stile di Castelluccio della prima età del bronzo Sant'Angelo Muxaro e ancora Ribera e Sciacca.
Sale XIV
La storia del territorio della provincia agrigentina continua nella sala XIV dove sono esposti i reperti provenienti da Montagnoli, Eraclea Minoa, Monte Adranone, Rocca Nadore, siti che testimoniano quel lungo processo di ellenizzazione che dalle coste penetra verso l'interno dell'isola.
Sala XV

Vi si conserva il cratere attico a figure rosse con Amazzonomachia proveniente da Gela (450 a.C.).
Sala XVI
Questa sala è dedicata al territorio di Enna in particolare al sito archeologico di Montagna di Marzo, nell'esposizione si segnalano oltre ad armi strigili ed elmi, provenienti da una tomba di un guerriero; oltre ad alcuni vasetti policromi in pasta vitrea eoinochoai trilobate.
Sala XVII
Nell'ultima sala del percorso museale sono esposte le testimonianze dei siti della provincia di Caltanissetta

Sicilia - Museo archeologico regionale di Kamarina

 


Il museo archeologico regionale di Kamarina è ubicato nelle vicinanze di Scoglitti in provincia di Ragusa (Sicilia) ed è costituito da tre padiglioni e sette sale espositive.
Padiglione subacqueo

La prima sala subito dopo l'ingresso è dedicata all'archeologia subacquea. Qui sono esposte ricche collezioni di reperti, portati alla luce grazie alle ricerche effettuate negli anni novanta del XX secolo nel mare antistante Kamarina. Dal relitto dell'Elmo corinzio, di età arcaica (VI secolo a.C.) sono esposti alcuni resti di grandi anfore da trasporto, piccole kylikès ioniche, lucerne e un magnifico e raro elmo corinzio con calotta emisferica e paragnatidi incluse. Seguono un elmo attico-etrusco in bronzo, a paragnatidi mobili, con umbone a pigna e alcune anfore di tipo greco-italiche. Sono esposti pure una statuetta in bronzo del dio Arpocrate dal relitto mamertino, monete, pesi, un gruppo di lucerne, uno scalpellino, uno stilo ecc. Dal relitto delle colonne III secolo d.C. provengono invece molti oggetti di pregevole fattura in bronzo: un vaso porta profumi, un thermos, una bottiglia in vetro con cestino in fibre vegetali, tre strigili e varie monete. Segue l'esposizione di oggetti provenienti dal relitto di Afrodite (III secolo d.C.) con una bellissima statuetta in bronzo di Afrodite, vasi da portata, e alcuni sostegni di un triclinio. Dal relitto dei Sei Imperatori sono esposte ben 5.000 monete in bronzo (antoniniani), una stadera, pesi, scandagli e vari oggetti ornamentali. Infine dal relitto medioevale sono stati esposti alcuni attrezzi da maniscalco.
Padiglione est

Sala della preistoria
Uscendo dal Padiglione subacqueo, verso l'esterno del cortile, si accede immediatamente al padiglione est. La prima sala è dedicata ai vari insediamenti nel territorio in età preistorica, in particolare nell'età del bronzo XIX secolo a.C.-XV secolo a.C. In questa sala sono esposti alcuni strumenti litici (lame, punteruoli, punte di freccia, battitoi), tipici della faciès castellucciana dell'età del bronzo. Questi reperti provengono da scavi eseguiti lungo la costa Passo Marinaro, Piano Resti, Macchia Tonda e Branco Grande e verso l'interno nei pressi di Santa Croce Camerina (Contrada Forche).
Sala Camarina arcaica
Dall'arcaica necropoli di Rifriscolaro, sono esposti innumerevoli reperti che corredavano le sepolture. Sono esposti un Lekythos con raffigurante Enea ed Anchise, vari Skyphoi e aryballoi corinzi, vasi porta unguenti, e una bellissima anfora biansata della metà fine VI secolo a.C. con scene figurate di cavalieri armati e menadi danzanti. Seguono una sepoltura ad enchytrismos (inumazione), una sepoltura a cappuccina, un kantharos, un'oinochoe in bucchero eolico, un aryballos, con due leoni ruggenti, un bellissimo cratere ed altri corredi funerari finemente decorati.
Sala Persefone 

Questa sala è dedicata ai culti noti a Kamarina. In particolare qui viene documentato il santuario di Demetra e Kore, portato alla luce da Paolo Orsi nel 1896. Si possono ammirare varie protomi e torsi di statuette sedute sul trono, del periodo ippocrateo 491 a.C., con il polos, sul tipo dell'Athena Lindia e altre statuette in terracotta che raffigurano il tipo stante con porcellino al petto. In questa sala è esposta pure un'arula in terracotta decorata con la raffigurazione a rilievo di una Gorgone VI-V secolo a.C. e alcuni elementi decorativi del tempio di Atena.
Sala del Tempio di Athena
Sala dedicata al tempio di Athena. Qui è visibile una parte del terrapieno di colmata IV secolo a.C. ), la rampa di acceso al pronao e le massicce strutture di fondazione del tempio. L'edificio templare è una cella in antis costruita in blocchi di calcarenite su un crepidoma a tre gradini. Il tempio era diviso in tre spazi corrispondenti al pronao, alla cella e all'opistodomo.
Padiglione ovest
Sala di Camarina classica
Qui viene rappresentata la storia urbanistica della nuova Kamarina, quella di età classica, dagli inizi del V secolo a.C., dove viene evidenziato l'importante spazio pubblico dell'Agorà e alcuni quartieri urbanistici con le varie plateie e stenopoi. Sono esposti alcune documentazioni fotografiche della coniazione camarinese raffiguranti Athena, Demetra e Kore, la ninfa Camarina, Zeus e il Dio Hipparis. Infine sono documentati le varie ricerche nella chora di Kamarina.
Sala necropoli di Passo Marinaro

In questa ampia sala sono esposti vari corredi funerari risalenti al V-IV secolo a.C. provenienti dagli scavi eseguiti presso la necropoli classica di Passo Marinaro. Crateri a campana a fondo rosso con figure nere, lucerne, coppe, ciotole, olpai a vernice nera e altri pregevoli corredi ceramici attici. In questa sala sono esposte anche una sepoltura a cappuccina con corredo, un'epigrafe funeraria di Hippo e tegole con timbri, un'ara ed alcuni plastici ricostruttivi di una fattoria greca e di tutto il sito archeologico.


Sicilia - Museo archeologico regionale di Gela

 

Il Museo archeologico regionale di Gela è un museo archeologico situato a Gela. Il museo sorge accanto all'acropoli e fu costruito nel 1955 dal Ministero dei lavori pubblici su progetto dell'architetto Luigi Pasquarelli, con i fondi della Cassa del Mezzogiorno. L'inaugurazione fu il 21 settembre del 1958.
Nel 1984 il Museo fu oggetto di lavori di ampliamento resisi necessari in seguito ai nuovi reperti da esporre ad opera dell'architetto Franco Minissi. I percorsi espositivi e didattici furono interamente rinnovati nel 1995. Gli ultimi interventi effettuati a partire dal 1995 lo hanno interamente rinnovato nei percorsi espositivi e negli apparati didattici e didascalici. Il museo si divide in due piani, nei quali, attraverso reperti ceramici, bronzei e numismatici, si ripercorre la storia di Gela antica e del territorio circostante dall'età preistorica all'età medievale. Contiene circa
4200 reperti cronologicamente distribuiti dalla preistoria all'età medievale, provenienti dai siti limitrofi come Dessueri, Monte Bubbonia, e il sito di Sophiana.
Molto ampie le collezioni relative a Gela greca con materiali provenienti dall'acropoli, dalla zona di capo Soprano, dall'emporio di Bosco Littorio e dalle necropoli.
Sono da mettere in evidenza:
  • un integro elmo corinzio
  • le ampie collezioni di ceramica greca a figure nere e a figure rosse
  • i resti del carico del "relitto di Gela", una nave mercantile greca affondata davanti al porto della città
  • i dettagli architettonici provenienti da templi cittadini e le arule votive provenienti dall'emporio di Bosco Littorio
  • l'ampia collezione numismatica con monete provenienti dalle varie colonie greche
Le collezioni Navarra e Nocera costituiscono il nucleo espositivo più antico. La prima, comprende una considerevole quantità di vasi corinzi ed attici a figure nere e a figure rosse. Questi provengono dagli scavi clandestini delle necropoli e collezionati alla fine dell'Ottocento dal barone Giuseppe Navarra.
Tra i vasi attici a figure nere (fine VI, inizi V secolo a.C.) si ritrovano opere attribuite al Pittore di Gela e al Pittore di Eucharides, e molte lekythoi della "classe di Phanillys".
La collezione di vasi attici a figure rosse (prima metà del V secolo a.C.) presenta opere di grandi ceramografi attici. Si tratta del Pittore di Edimburgo, del Pittore di Boreas, del Pittore della Phiale di Boston, del Pittore dei porci, del Pittore di Berlino e del Pittore di Brygos.
Il circuito museale è strutturato secondo un ordine cronologico e si articola in otto grandi sezioni:
Piano terra
Sezione I - la storia, la preistoria, l'acropoli (dalla fondazione al V secolo a.C.) e l'acropoli (IV secolo a.C.), l'Emporio, la Nave.
Sezione II - l'Heraion, la città fra il IV e il III secolo a.C.
Sezione III - le Fornaci, l'Epigrafia.
- le Necropoli greche, la Collezione Navarra, la Collezione Nocera.
Primo piano
Sezione IV - le anfore.
Sezione V - i Santuari extraurbani.
Sezione VI - il territorio dalla Preistoria all'età greca.
Sezione VII - il territorio dall'età romana all'età medievale.



Sicilia - Antiquarium di Himera e Museo Pirri Marconi



 L'Antiquarium di Himera fu realizzato con il progetto dell'architetto Franco Minissi, inaugurato nel 1984 e dopo lunghi lavori di ristrutturazione riaperto nel 2001. Al suo interno sono conservati ed esposti i principali reperti rinvenuti durante gli scavi di Himera e nel territorio della Sicilia centro-settentrionale. L'esposizione al suo interno ricalca l'impianto urbanistico e tematico della città e si sviluppa su più livelli. La saletta introduttiva sintetizza la topografia e la storia degli scavi passati della colonia di Himera, ricostruendone la storia e custodendo i reperti monetari all'interno di un medagliere, ripercorrendo la storia della zecca della città antica.
Il livello superiore è dedicato all'area sacra della città alta, con i reperti votivi e architettonici provenienti dal temenos di Athena. Il livello centrale si articola ripercorrendo le indagini di scavo dell'impianto urbanistico della città alta, analizzando i materiali rinvenuti all'interno degli ambienti indagati e analizzando topograficamente gli isolati studiati nel corso della storia degli scavi. Parte delle sezioni sono dedicate al culto domestico e al culto urbano praticato all'interno degli isolati della città alta. Il livello inferiore espone i reperti provenienti dalle tre grandi aree necropolari imeresi, rielaborando l'esposizione dei reperti e affrontando oltre che il contesto funerario, anche quello del commercio nel bacino del Mediterraneo tra età arcaica e classica. Dalle necropoli, grazie alla pratica dell'enchitrysmos, sono stati portati alla luce grandi contenitori usati per il trasporto e la conservazione di alimenti e bevande nell'antichità. Insieme alla presentazione delle pratiche funerarie e dei corredi rinvenuti all'interno delle tombe, uno spazio dell'esposizione è dedicato al calco della sepoltura RO1015, denominata tomba "degli sposi" datata a fine VI-inizi V secolo a.C. Parte della sezione del livello inferiore è suddivisa in aree dedicate alle scoperte al di fuori della colonia imerese. I reperti raccolti derivano principalmente dai siti indigeni ellenizzati sotto l'influenza di Himera e in particolare Terravecchia di Cuti, Monte Riparato, Mura Pregne con l'abitato di Brucato, il relitto della Kalura, i ritrovamenti della necropoli ellenistico-romana di Cefalù e il lacerto di mosaico della villa di Settefrati.


Nel giugno del 2016 è stato inaugurato il Museo Pirro Marconi, dopo i lavori di restauro del mulino e della casa contadina di epoca moderna siti nell'area all'interno del recinto sacro del Tempio della Vittoria. Negli anni Venti del XX secolo faceva parte di un nucleo di strutture risalenti al periodo medievale, che si installavano sopra il tempio stesso, rimosse dalle operazioni di indagine e di scavo di Pirro Marconi per riportare in luce il santuario. Dopo gli anni di indagine dell'area sacra e le scoperte della necropoli occidentale, il processo di recupero del moderno e della cultura rurale del territorio imerese hanno permesso di creare questa struttura che si snoda in sale tematiche e in connessione con la zona archeologica del Tempio della Vittoria. La sala 1 è introduttiva alla storia della colonia imerese e della produzione artigianale e degli scambi commerciali tra il VI e il V secolo a.C. La sala 2 è dedicata alle attività didattiche e alla proiezione di filmati legati alla storia della colonia, in particolare sulla ricostruzione delle vicende della battaglia di Himera del 480 a.C. La sala 3 è dedicata alle tipologie funerarie della necropoli ovest, ripercorrendo le modalità funerarie della colonia nel corso della sua vita con particolare riguardo alle fosse comuni e dei cavalli delle due battaglie di Himera del 480 a.C. e del 409 a.C. La sala 4 è incentrata sulla storia delle campagne di scavo del tempio della Vittoria e della vita della colonia a partire dalla fondazione del tempio e successivamente anche alle fasi medievale e moderna. La sala 5 ripercorre la tematica templare dal punto di vista storico e architettonico in chiave didattica, custodendo al suo interno il plastico ricostruttivo del tempio in scala 1:40. Infine la sala 6 raggiungibile all'esterno si connette al mulino prospiciente il museo ed è dedicata alla storia contadina e moderna dell'area.

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