giovedì 5 giugno 2025

GRECIA - Sicione


Sicione (in greco antico: Σικυών?, Sikyṑn) è un'antica città del Peloponneso, in Grecia, situata presso Vasiliko, sul golfo di Corinto. Fu uno dei sette regni della prima fase storica della Grecia antica. In particolare il Regno di Sicione inizia nel 2100 a.C., tanto che alcuni storici la considerano la più antica città della Grecia.
Fu il re di Argo, Foroneo, a porre fine all'esistenza del Regno.
Nel 650 a.C. la città iniziò ad essere dominata dalla tirannia degli Ortagoridi (dal nome del primo tiranno Ortagora), che si concluse nel 550 a.C. con il rovesciamento di Eschine mediante una congiura aristocratica appoggiata da Sparta.
Dopo numerose dominazioni arrivò il turno di quella macedone, da cui Sicione si liberò nel 251 a.C. grazie al comando di Arato, che condusse la propria città e Corinto ad abbattere la tirannide. Subito dopo la città si unì con gli Achei.
Della città antica sopravvivono il teatro (III secolo a.C.), resti di edifici e di un tempio. Nel IV secolo a.C. era sede di una scuola di scultura policletea, istituita da Aristocle di Sicione, dove si formò lo scultore bronzista Lisippo. Questi operò molto a Sicione e una sua opera raffigurante Eracle, giunta a noi in copie marmoree, era probabilmente situata nell'agorà della città greca.
La città è citata nella Bibbia nel Primo libro dei Maccabei 15,23, dove si dice che Lucio Cecilio Metello Calvo scrisse a Sicione per informarla del patto fra Roma e la Giudea. Viene citata anche in Antonio e Cleopatra di William Shakespeare.
In questa città sono state trovate molte costruzioni della città ellenistica, tra cui un importante teatro, situato nella Grecia continentale.

GRECIA - Vaphio


Vaphio
 o Vapheio, italianizzato in Vafio o Vafiò, è un antico sito della Laconia, Grecia, sulla riva destra dell'Eurota, a circa 8–9 km a sud di Sparta, vicinissimo ad Amycles. Il luogo è diventato famoso per la sua tomba a thòlos o tomba ad "alveare", scavata nel 1889 da Christos Tsountas. Questa è costituita da un accesso cinto da mura, lungo circa 97 piedi, che conduce a una camera a (falsa) volta di circa 33 piedi di diametro, nel cui pavimento venne ricavata la tomba attuale.
Anche questo sito presenta la particolarità d'essere costruito sopra una collina. Le sue rovine sono ben note agli abitanti della regione, che ne riutilizzano le pietre tagliate; il sito archeologico ha subito inoltre la predazione da parte dei, cosiddetti in gergo, tombaroli.
La tomba conteneva le spoglie del « principe di Vaphio », di cui non rimane molto, così come degli oggetti funerari sepolti insieme a lui. Gli oggetti qui trovati e trasferiti al Museo Archeologico Nazionale di Atene includono una grande quantità di gemme e collane di ametista, insieme ad oggetti in oro, argento, bronzo, ferro, piombo, ambra e cristallo; tra questi oggetti vi è uno specchio, alcuni vasi in alabastro, delle daghe incrostate d'oro niellato, coppe in argento, giavellotti da caccia e in più un'ascia di tipo siriana.
Molti dei sigilli ed anelli trovati nella tholos hanno una tale forte affinità, nello stile e nell'argomento del soggetto, con la contemporanea arte glittica cretese che J.T. Hooker trova impossibile determinare se essi fossero o no stati realizzato localmente oppure importati da Creta.
Il principe di Vaphio teneva fra le mani due splendide tazze d'oro, attualmente anch'esse conservate al Museo Archeologico Nazionale di Atene, che sono di gran lunga gli oggetti funerari più raffinati dell'intera collezione. Hanno un diametro di 10,4 cm. La coppia di tazze d'oro sono decorate con scene in rilievo (tecnica a sbalzo, quindi si tratta non di oro massiccio ma di doppia lamina, di cui quella interna liscia tronco-conica e ribattuta verso l'esterno a formare l'orlo), e rappresentano la cattura del toro selvatico su una di esse (il toro carica a testa alta i i due cacciatori tra cui uno cade rovinosamente a terra, e l'altro viene lanciato in alto), e il suo addomesticamento sull'altra. Sono dotate di manico di interessante soluzione ergonomica. La loro altezza è di circa dieci centimetri. Queste formano forse i lavori più perfetti dell'arte micenea-minoica che sia mai sopravvissuta. Sembra probabile che queste tazze auree di Vaphio non rappresentino un'arte locale, ma semmai un'importazione da Creta, che in quel tempo arcaico era molto in anticipo rispetto alla Grecia continentale per quanto concerne lo sviluppo artistico. Come ulteriore sostegno a questo collegamento all'isola di Creta, C. Michael Hogan annota il dipinto del toro che carica è evocativo di un'immagine ancora esistente nel Palazzo di Cnosso a Creta.
La tomba, che probabilmente appartenne al territorio di Amykles piuttosto che a Pharis, come si è comunemente dichiarato, è adesso quasi interamente distrutta.


GRECIA - Lindo

 


Lindo (in greco: Lindos - Λίνδος) è un sito archeologico ed ex comune della Grecia nella periferia dell'Egeo Meridionale (unità periferica di Rodi) con 3.633 abitanti secondo i dati del censimento 2001. È stato soppresso a seguito della riforma amministrativa, detta programma Callicrate, in vigore dal gennaio 2011, e ora fa parte del comune di Rodi.
È un'antica città greca dell'isola di Rodi cui fa riferimento Omero. Fiorì in epoca dorica divenendo il centro principale dell'isola, parte dell'esapoli dorica (dal V secolo a.C. della Pentapoli dorica). I suoi abitanti fondarono Gela nel 688 a.C. Sono state rinvenute tracce del tempio di Dioniso e del teatro scavato nella roccia. Sulla collina davanti all'Acropoli esiste un monumento sepolcrale a cupola, il cosiddetto sepolcro di Cleobulo risalente al 100 a.C.
La località è situata sulla costa orientale dell'isola di Rodi a 50 km dal centro della città di Rodi. Il territorio del comune è montuoso e boscoso (ma molti boschi sono andati perduti negli incendi degli anni ottanta). La sede del comune è nella città di Lindo che sorge sul sito dell'antico centro urbano.
L'acropoli di Lindo si trova su una collina a precipizio sul mare alta 116 m. Vi si trovava il tempio dorico di Atena Lindia (del IV secolo a.C.). Sulle basi delle statue che ornavano l'interno furono trovate epigrafi degli artisti che le eseguirono. In un antico testo epigrafico leggiamo l'inventario delle offerte e delle epifanie della dea.
Il castello di Lindo giace anch'esso sul sito dell'antica acropoli. Fu fatto dai Cavalieri di Rodi nel XIV secolo e ricostruito ai tempi del dominio italiano 1912-1947. In cima alla scala di accesso vi è un rilievo raffigurante una nave sulla quale poggiava la statua dell'ammiraglio Agesandro di Mikion, opera di Pitocrito, l'artista che realizzò la Nike di Samotracia esposta al Louvre. All'interno c'è un vasto cortile con tre cisterne, i resti di una chiesa bizantina dedicata a San Giovanni e alcune colonne del III secolo a.C. che facevano parte della vasta stoà del periodo ellenistico, modello ripreso in varie zone dell'Italia centrale in seguito alla diffusione della cultura ellenistica dopo la conquista romana dell'area. Un esempio è il santuario ellenistico-romano presente nell'area archeologica La Cuma a Monte Rinaldo.

GRECIA - Grotta di Franchthi

 

La grotta di Franchthi (Σπήλαιον Φράγχθι) è un sito archeologico che si affaccia sulla baia del villaggio di Kilada, nell'Argolide, nel Peloponneso, in Grecia.
La grotta di Franchthi funse da rifugio per circa 35.000 anni ed è uno dei siti preistorici più studiati nell'Europa sudorientale. Gli esseri umani la occuparono per la prima volta durante il Paleolitico superiore, almeno a partire intorno al 38.000 a.C. Durante il Mesolitico e il Neolitico la cava continuò a essere occupata dagli uomini, questo sebbene non mancarono alcuni periodi in cui venne abbandonata. La grotta smise di fungere da rifugio intorno al 3.000 a.C., durante gli ultimi anni del Neolitico.
Paleolitico
Originariamente, per moltissimi anni, la grotta di Franchthi era sensibilmente più lontana dalla costa in quanto il livello del mare era circa 120 metri più in basso di oggi. Come diretta conseguenza, la grotta si affacciava su una pianura costiera che venne progressivamente sommersa con il passare del tempo.
Durante il Paleolitico superiore la grotta di Franchthi veniva occupata stagionalmente da gruppi di 25/30 cacciatori che si nutrivano di asini e cervi e avevano con sé armi e altri strumenti rudimentali in selce. Dopo l'Ultimo massimo glaciale aumentò l'affluenza di uomini che vivevano nella grotta. In altri periodi storici essa venne abbandonata. Sono state ritrovate nella grotta delle schegge di ossidiana proveniente dall'isola di Milo del 13.000 a.C.; esse confermano che all'epoca, in Grecia, gli uomini potevano contare su certe abilità di navigazione e marinaresche (è stato tuttavia confermato che l'Homo erectus e l'Homo heidelbergensis furono già in grado di raggiungere Creta molti anni prima).
Mesolitico

La grotta non venne abitata durante lo stadiale del Dryas recente, nel corso del quale si verificò un forte calo delle temperature. In seguito il clima divenne più stabile con l'inizio dell'Olocene, l'attuale epoca geologica. Durante il Mesolitico la grotta di Franchti era uno dei pochi siti abitati in Grecia, che erano quasi tutti affacciati sul mare. Gli uomini che vi vivevano non facevano più solo affidamento sulla caccia grossa per vivere, ma, adattandosi ai cambiamenti climatici e ambientali, iniziarono a nutrirsi di selvaggina, piante selvatiche, pesci e molluschi. Il fatto che, all'epoca, i residenti della grotta si nutrissero di prodotti ittici e facessero un maggiore impiego dell'ossidiana di Milo conferma che fossero degli abili marinai. Tra il 7.900 a.C. circa e il 7.500 a.C. il tonno divenne una delle loro principali fonti di sostentamento. Ciò implica che fossero dediti alla pesca d'altura. Qualcuno sostiene che gli abitanti della caverna pescassero i tonni servendosi di reti. Alcune tombe sepolte nella grotta di età mesolitica confermano che i suoi abitanti si prendevano cura dei morti.
Neolitico

La grotta di Franchthi rappresenta una delle prime testimonianze di attività agricola in Grecia. Presso di essa sono infatti state rinvenute, oltre a tracce di fauna e flora selvatiche che venivano già cacciate e raccolte durante il Mesolitico e risalenti intorno al 7.000 a.C., altre di animali allevati e vegetali coltivati dello stesso periodo. Oltre a praticare l'agricoltura, gli abitanti della grotta commerciavano sementi e carne con i popoli neolitici giunti di recente dal Vicino Oriente. In passato alcuni ritenevano che l'agricoltura fosse nata in Grecia, mentre altri sostenevano che fosse stata introdotta in Europa dai coloni. Oggi si pensa che l'agricoltura venne introdotta in Grecia grazie agli uomini del Neolitico preceramico B del Vicino Oriente, i quali giunsero in Grecia via mare intorno al 6900 a.C. Per qualche tempo le testimonianze offerte dalla caverna vennero usate per giustificare la teoria secondo la quale l'agricoltura degli abitanti del luogo venne sviluppata localmente. Tuttavia studi più approfonditi dimostrarono che nella caverna vennero condotti e allevati animali e piante provenienti da contesti geografici stranieri. I cacciatori-raccoglitori mesolitici della grotta di Franchti, e più in generale della Grecia, adottarono rapidamente i metodi introdotti loro dai coloni neolitici.
Durante il Neolitico gli abitanti iniziarono ad abitare in un'area fuori dall'ingresso, chiamata Paralia (il mare), dove furono costruiti terrazzamenti destinati alla coltivazione. Si ritiene che gli abitanti occupassero anche un villaggio sotto il Paralia, oggigiorno sommerso dal mare. Diverse figurine antropomorfe e zoomorfe sono state recuperate nella grotta di Franchthi risalenti al Neolitico e si suppone che il sito funse da laboratorio per la produzione di perle da commerciare con le comunità dell'entroterra durante il Neolitico antico. La grotta e il Paralia furono abbandonati intorno al 3.000 a.C.
Gli scavi presso la grotta di Franchthi vennero iniziati nel 1967 da T. W. Jacobsen, professore di archeologia classica e studi classici all'Università dell'Indiana e il suo assistente M. H. Jameson. Jacobsen e Jameson avevano dato inizialmente secondaria importanza alla caverna (erano andati in Grecia per risolvere un problema inerente al suolo di un sito nelle vicinanze) e pensavano inizialmente che gli scavi nella grotta sarebbero durati per una breve stagione, ma decisero di proseguirli in quanto tale zona offriva una documentazione storica molto più ampia di quanto immaginassero.[12] Lo scavo perdurò per quasi un decennio e terminò nel 1976. Da allora la grotta di Franchthi è divenuta un luogo di studio per archeologi e ricercatori.
Stando a delle ricerche effettuate negli anni 2010 presso la baia di Kilada, esisteva un villaggio della prima età del bronzo i cui abitanti hanno probabilmente avuto dei contatti con quelli della vicina grotta di Franchthi. In tale zona, che si estende per 1,2 ettari nelle acque della baia, sono stati rinvenuti dei frammenti di ceramica molto antichi e le rovine di quelle che sembrano essere delle strade e una fortificazione con tre grandi torri.

GRECIA - Phourni


Phourni (in greco: Φουρνί, anche Fourni) è il sito archeologico di un antico cimitero minoico a Creta. Phourni in greco significa "forno" ed è il nome della collina, situata a nord ovest di Archanes, su cui si trova il cimitero visibile dal Monte Iuktas.
Gli scavi iniziarono nel 1964 sotto la direzione di Efi e Yannis Sakellarakis e continuarono almeno fino al 1995. In totale sono state scavate più di venti edifici e tombe.
Il cimitero di Phourni rimase in uso dai Minoico antico II al Tardo Minoico IIIC, per più di mille anni. Una tomba a tholos scoperta nel 1965 e risalente al XIV secolo a.C. condivide la pianta con tombe a tholos di Micene e Orcomeno.
I reperti rinvenuti includono un cadavere smembrato di un cavallo sacrificato, il cranio di un toro, un anello d'oro con una scena di culto incisa, coltelli, pesi di piombo, 46 pesi da telaio, un torchio, una tabella di libagioni, statuette a forma di campana, circa 250 tazze, sigilli di età Antico minoica II, un vaso di diorite egiziana, avorio e amuleti. I corpi di due donne si trovavano in una tarda tomba minoica a tholos e si trattava quasi sicuramente di soggetti di rango, reale o religioso per la ricchezza degli oggetti di corredo e gli insoliti sacrifici di un cavallo e di un toro celebrati nelle camere.
I reperti di scavo provenienti da Phourni sono conservati al Museo archeologico di Candia.

GRECIA - Eretria

 

Eretria (in greco antico: Ἐρέτρια?, Erétria) fu una polis dell'Antica Grecia situata nell'Eubea. Grande centro di produzione e commercio della ceramica fin dall'VIII secolo a.C., lottò invano con Calcide per la supremazia dell'isola, nel corso di un lungo conflitto noto col termine moderno di guerra lelantina, dal nome della piana di Lelanto oggetto di rivendicazioni di entrambe le città.
Nel 499 a.C. supportò con cinque navi la rivolta antipersiana scoppiata a Mileto, città con la quale Eretria aveva avuto stretti rapporti in occasione della guerra lelantina. A causa del supporto offerto ai Milesii e per il fatto che gli Eretriesi, assieme agli Ateniesi, avevano incendiato alcuni quartieri periferici della città di Sardi, i Persiani nel 490 la distrussero e la incendiarono. I suoi abitanti furono invece deportati presso Ardericca, vicino a Susa. Ricostruita, partecipò alle battaglie delle leghe ateniesi dei secoli V e IV a.C.
Fu sede della scuola post-socratica di Elide, qui trasferita da Menedemo. Conservò una sua importanza fin sotto l'Impero romano, poi decadde per l'impaludamento della regione.
A livello archeologico sono riconoscibili le mura della città e del porto. Inoltre ci restano tracce del tempio di Apollo, della fine del VI secolo a.C., distrutto nel 490 a.C. dai Persiani; se ne conserva un frammento scultoreo rappresentante un'amazzonomachia con una figura centrale di Atena (attualmente alla Centrale Montemartini), conservatosi dopo il suo trasferimento a Roma probabilmente in epoca augustea.
Del III secolo a.C. è il teatro, ai piedi dell'acropoli, nelle vicinanze del quale sono anche un tempio, forse di Dioniso, il ginnasio, un santuario di Iside e una necropoli. In essa sono state rinvenute ceramiche del periodo dall'VIII al VI secolo a.C., con ornamentazione geometrica, dette appunto vasi d'Eretria.
Provenienti da Eretria sono anche due kouroi conservati al Museo di Calcide.

GRECIA - Cencrea

 

Cencrea è un modesto insediamento costiero incluso nel comune di Corinto, nella prefettura di Corinzia. Più significativo il suo rilievo storico e archeologico: situata circa 7 km a sud-ovest di Corinto e affacciata sul golfo Saronico, la città di Cencrea fu infatti, durante il periodo classico, uno dei due porti marittimi della polis dorica ed uno dei più importanti scali commerciali greci. Dal porto di Cencrea (Κεγχρειά) partivano le rotte commerciali verso il Mar Egeo, mentre dal porto di Lecheo (Λέχαιον), nel golfo di Corinto, quelle verso le colonie di Corinto in Magna Grecia. I due porti alloggiavano, inoltre, la flotta militare della città-stato peloponnesiaca.
A seguito della rifondazione di Corinto come colonia romana nel 44 a.C., il centro portuale conobbe, almeno fino al IV secolo, un periodo di rinascita e rinnovato splendore come attestato dalle scoperte archeologiche effettuate nella seconda metà del XX secolo.
La cittadina ospitò, assieme a Corinto, una delle prime comunità cristiane. Viene, infatti, citata da Paolo di Tarso nella Lettera ai Romani in cui l'apostolo rivolge i suoi saluti a Febe, diaconessa della chiesa di Cencrea; un riferimento che permette di datarne la costituzione tra il 50 e il 58.
Tucidide cita Cencrea una prima volta, nella sua Storia della guerra del Peloponneso, quando riferisce che, a seguito dello sbarco notturno di un contingente ateniese nei pressi di Soligea, un villaggio nelle vicinanze, i Corinzi, prima di marciare contro gli Ateniesi, lasciano metà del loro esercito presso il porto di Cencrea per proteggere la città di Crommione, loro possesso, da un eventuale attacco.
Cencrea viene menzionata più volte dallo storico greco come base di partenza della flotta peloponnesiaca che, nel corso di alterne vicende belliche, cerca di raggiungere Chio per fornire supporto alla ribellione dell'isola contro Atene. Gli episodi avvengono nel contesto della fase deceleica della Guerra del Peloponneso che segue alla disastrosa sconfitta di Atene nella spedizione in Sicilia. La città dell'Attica è in una posizione critica, politicamente e militarmente indebolita e in grave crisi finanziaria, con le città ioniche sottomesse che tramano per rovesciarne l'egemonia e gli Spartani pronti a dare loro supporto alleandosi con i Persiani.
Tra il 1962 e il 1969 nella baia di Cencrea vennero condotti degli scavi dalla American School of Classical Studies sotto la direzione dell'archeologo Robert Scranton. Questi scavi e quelli successivi negli anni settanta riportarono alla luce diversi edifici, parzialmente sommersi, che attestano l'importanza dell'insediamento portuale, in particolare sotto l'impero romano, dopo la rifondazione di Corinto.
Grazie alle ricerche effettuate, si è potuta ricostruire la pianta del porto e mappare la disposizione delle strutture portuali. In particolare, è stata rinvenuta una parte dei moli e, fra gli edifici di epoca romana, diversi magazzini per le merci, i resti di una taverna e il basamento di un grande edificio di culto ritenuto corrispondente al tempio dedicato ad Afrodite, Asclepio ed Iside, che Pausania descrive[8] nella sua Periegesi della Grecia.
Sono stati rinvenuti, inoltre, i resti di una torre in pietra pre-romana ritenuta parte della struttura difensiva del porto e le rovine di una chiesa cristiana del IV-V secolo.

GRECIA - Bagni greci nell'antica Olimpia


bagni greci nell'antica Olimpia sono i più antichi bagni del Santuario di Olimpia e sono situati sul lato occidentale, al di fuori del recinto sacro dell'Altis, vicino alla riva del fiume Cladeo.
Furono costruiti durante il V secolo a.C. e furono sviluppati durante il loro utilizzo. Nel II secolo d.C. furono usati come base per la costruzione delle Terme del Cladeo. Si chiamano Bagni greci per distinguerli dalle terme di epoca romana nella stessa zona.
Il semplice edificio iniziale con il pozzo è stato gradualmente trasformato in uno spazio lussuoso con architettura più complessa e ampie decorazioni e mosaici. Nel periodo romano, i sistemi di approvvigionamento idrico e di drenaggio sono stati perfezionati. C'erano bagni caldi e freddi, come era comune nelle aree di allenamento e nei luoghi di competizione sportiva.
I bagni greci furono costruiti per soddisfare i bisogni degli atleti, poiché li usavano per lavarsi dopo l'allenamento o dopo i giochi. A quei tempi, gli atleti si strofinavano il corpo con l'olio e poi si buttavano polvere durante l'allenamento, per migliorare le loro prestazioni. Questo era un processo che richiedeva molto tempo, ma era necessario e seguiva un certo rituale. La pulizia del proprio corpo dopo le sessioni di allenamento e le competizioni sportive era molto importante per gli atleti: in primo luogo, usavano lo strigile per raschiare gli oli e la polvere dalle proprie membra, quindi, venivano massaggiati e infine avveniva la "pulizia" del corpo e dell'anima con l'acqua.

GRECIA - Heraion di Samo

 

L'Heraion di Samo era un grande tempio ionico dedicato ad Era e situato nella parte meridionale dell'isola di Samo (Grecia). Molte delle diverse fasi costruttive dell'Heraion sono state identificate anche grazie alla datazione dei materiali di copertura ritrovati nei pressi dell'edificio. La costruzione che risale al periodo tardo arcaico (VII-VI secolo a.C.) è stata determinante per la definizione dello stile ionico, ma esistono tracce di un edificio più antico, risalente all'VIII secolo (periodo geometrico) o precedente. Le rovine dell'Heraion di Samo sono entrate nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1992.
I cinquant'anni tra VII e VI secolo a.C. furono, per la civiltà greca che abitava le coste ioniche dell'Asia Minore, anni di floridi commerci e di crescita culturale, di cui è rimasta traccia nell'ammirazione espressa da Erodoto per la popolazione di Samo alla quale si devono grandi realizzazioni urbanistiche e architettoniche, tra le quali lo storico greco annovera l'Heraion. Ricchezza materiale e scambi culturali sarebbero all'origine del formarsi di uno stile proprio di questa zona geografica: la tendenza al gigantismo dei templi ionici viene considerata come una conseguenza della vicinanza delle grandi costruzioni dei sovrani persiani, mentre la ricerca dei valori ornamentali è probabilmente un retaggio minoico che lascia più spazio a libertà compositive rispetto alla contemporanea rigorosità dei templi dorici.
Il primo edificio, o quello che è stato identificato come risalente all'VIII secolo era chiamato hekatompedon, «tempio di 100 piedi», corrispondenti ai 32 m di lunghezza dell'edificio, mentre la larghezza era di 20 piedi, circa 6,50 m. La cella era divisa in due navate da un'unica fila centrale di colonne che reggevano la copertura; sul fondo, leggermente decentrata, si trovava una base di pietra che reggeva la statua di culto in legno. Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. i costruttori di Samo aggiunsero una serie di colonne in legno su basi di pietra intorno alla lunga stanza.
Questo primo edificio venne ricostruito una prima volta nel 670 a.C., probabilmente a seguito di una alluvione, e in questa occasione la cella, circondata da un portico di 6x18 colonne, venne liberata dal colonnato mediano per accrescere l'impatto visivo con la statua della dea sul fondo; una serie di pilastri, probabilmente lignei, sosteneva il tetto, e altri erano disposti intorno alla cella a distanza uniforme. Verso il 640 a.C. fu aggiunto un portico di oltre 60 m di lunghezza, diviso in tre navate da due serie parallele di pilastri di legno.
Fra il 570 e il 560 a.C., il tempio venne spostato a occidente e ricostruito su di un'area dodici volte più estesa di quella del precedente edificio. Gli artisti chiamati ad occuparsi di questa nuova costruzione furono Reco (Rhoikos) e Teodoro di Samo (Theodòros o Teodoro II) i quali progettarono un edificio di proporzioni enormi: 104 colonne nel peristilio su due file (fu il primo tempio diptero oggi noto), 8 colonne in fronte, 10 colonne su due file all'interno del pronao, 22 colonne, sempre su due file, all'interno della cella. La grande profondità del pronao rimarrà una regola degli edifici della Ionia, ma altri sono gli elementi in questo edificio che segneranno lo stile ionico nel suo formarsi: le colonne si ergevano non più direttamente dallo stilobate bensì da una base modanata a sezioni orizzontali, inoltre le ante erano decorate con sfingi a rilievo e cornici vegetali stilizzate. Di fronte al tempio si trovava l'altare ricostruito intorno al 550 a.C.
Trascorsero circa dieci anni e il tempio di Rhoikos e Teodoro dovette essere ricostruito, a causa di un dissesto statico; un nuovo edificio sorse nello stesso luogo, ancora più vasto del precedente, iniziato da Policrate, tiranno di Samo tra il 538 e il 522 a.C. Il “tempio di Policrate”, al quale appartiene l'unica colonna visibile nel sito, misurava 108 x 55 m, prevedeva un alto stilobate, cui si accedeva mediante una gradinata, e tre file di colonne sui lati corti a seguire l'esempio del Tempio di Artemide a Efeso; ma i lavori per questo Heraion non vennero mai portati a termine[8] e dal 391, anno dei Decreti teodosiani, il sito dovette subire, come tanti altri, la spoliazione e il reimpiego dei materiali.
Tra i reperti provenienti dal santuario di Hera ricordiamo: il kouros colossale e il "Gruppo di Gheneleos" entrambi della metà del VI secolo a.C. e conservati al Museo Archeologico di Samo; le due korai di Cheramyes conservate al Louvre (Hera di Cheramyes) e a Berlino (Afrodite di Cheramyes), datate 570-560 a.C.





vedere anche:

GRECIA - Ponte di Kazarma

 

Il ponte di Kazarma, o ponte di Arkadiko, è un ponte ad arco a mensola di architettura micenea, situato nelle vicinanze della strada che collega Tirinto a Epidauro. Risale all'età del bronzo ed è uno dei più antichi ponti ad arco sopravvissuti e tuttora utilizzati.
Il ponte apparteneva in epoca micenea a una strada importante tra le due città, che faceva parte di una rete stradale militare più ampia. Ha una profondità di circa 1 m ed è realizzato nel tipico stile miceneo delle pietre ciclopiche. La struttura è lunga 22 metri, larga 5,60 metri alla base e 4 metri di altezza. La larghezza della strada in cima è di circa 2,50 metri. La sofisticata disposizione del ponte e della strada indica che sono stati costruiti appositamente per essere utilizzati dai carri. Costruito nel tardo tardo elladico III (1300-1190 a.C. circa), il ponte è ancora utilizzato dalla popolazione locale.
Il ponte Arkadiko è uno dei quattro ponti ad arco a mensola micenea noti vicino ad Arkadiko, tutti appartenenti alla stessa "autostrada" del Bronzo tra le due città, e tutti con uno stile ed età simili. 
Uno di questi è il ponte Petrogephyri (a sinistra), che attraversa lo stesso torrente a 1 km a ovest del ponte Arkadiko. Altrimenti simili per dimensioni e aspetto, la struttura ha una campata più ampia e una volta leggermente più alta. Anch'esso è ancora usato come sentiero locale.
Un quinto ponte ben conservato di Micene si trova nella regione più ampia a Lykotroupi, dove faceva parte di un'altra strada principale micenea. Le sue misure sono vicine al ponte Arkadiko: 5,20 metri di larghezza nella parte inferiore, 2,40 metri nella parte superiore e con una lunghezza dell'arco di poco più di un metro. La strada presenta ancora cordoli per guidare i carri in rapido movimento.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...