La
grotta di
Franchthi (
Σπήλαιον Φράγχθι)
è un sito archeologico che si affaccia sulla baia del villaggio
di Kilada, nell'Argolide, nel Peloponneso, in Grecia.
La grotta
di Franchthi funse da rifugio per circa 35.000 anni ed è uno dei
siti preistorici più studiati nell'Europa sudorientale. Gli esseri
umani la occuparono per la prima volta durante il Paleolitico
superiore, almeno a partire intorno al 38.000 a.C. Durante
il Mesolitico e il Neolitico la cava continuò a
essere occupata dagli uomini, questo sebbene non mancarono alcuni
periodi in cui venne abbandonata. La grotta smise di fungere da
rifugio intorno al 3.000 a.C., durante gli ultimi anni del Neolitico.
PaleoliticoOriginariamente, per moltissimi anni,
la grotta di Franchthi era sensibilmente più lontana dalla costa in
quanto il livello del mare era circa 120 metri più in basso di
oggi. Come diretta conseguenza, la grotta si affacciava su una
pianura costiera che venne progressivamente sommersa con il passare
del tempo.
Durante il Paleolitico superiore la
grotta di Franchthi veniva occupata stagionalmente da gruppi di 25/30
cacciatori che si nutrivano di asini e cervi e avevano con sé armi e
altri strumenti rudimentali in selce. Dopo l'Ultimo massimo
glaciale aumentò l'affluenza di uomini che vivevano nella
grotta. In altri periodi storici essa venne abbandonata. Sono
state ritrovate nella grotta delle schegge di ossidiana proveniente
dall'isola di Milo del 13.000 a.C.; esse confermano che
all'epoca, in Grecia, gli uomini potevano contare su certe abilità
di navigazione e marinaresche (è stato tuttavia confermato che
l'Homo erectus e l'Homo heidelbergensis furono già in
grado di raggiungere Creta molti anni prima).
MesoliticoLa grotta non venne abitata durante lo
stadiale del Dryas recente, nel corso del quale si verificò un
forte calo delle temperature. In seguito il clima divenne più
stabile con l'inizio dell'Olocene, l'attuale epoca geologica. Durante
il Mesolitico la grotta di Franchti era uno dei pochi siti abitati in
Grecia, che erano quasi tutti affacciati sul mare. Gli uomini che vi
vivevano non facevano più solo affidamento sulla caccia
grossa per vivere, ma, adattandosi ai cambiamenti climatici e
ambientali, iniziarono a nutrirsi di selvaggina, piante selvatiche,
pesci e molluschi. Il fatto che, all'epoca, i residenti della grotta
si nutrissero di prodotti ittici e facessero un maggiore impiego
dell'ossidiana di Milo conferma che fossero degli abili marinai. Tra
il 7.900 a.C. circa e il 7.500 a.C. il tonno divenne una delle loro
principali fonti di sostentamento. Ciò implica che fossero dediti
alla pesca d'altura. Qualcuno sostiene che gli abitanti della caverna
pescassero i tonni servendosi di reti. Alcune tombe sepolte
nella grotta di età mesolitica confermano che i suoi abitanti si
prendevano cura dei morti.
NeoliticoLa grotta di Franchthi rappresenta una
delle prime testimonianze di attività agricola in Grecia. Presso di
essa sono infatti state rinvenute, oltre a tracce di fauna e flora
selvatiche che venivano già cacciate e raccolte durante il
Mesolitico e risalenti intorno al 7.000 a.C., altre di animali
allevati e vegetali coltivati dello stesso periodo. Oltre a praticare
l'agricoltura, gli abitanti della grotta commerciavano sementi e
carne con i popoli neolitici giunti di recente dal Vicino Oriente. In
passato alcuni ritenevano che l'agricoltura fosse nata in Grecia,
mentre altri sostenevano che fosse stata introdotta in Europa dai
coloni. Oggi si pensa che l'agricoltura venne introdotta in Grecia
grazie agli uomini del Neolitico preceramico B del Vicino
Oriente, i quali giunsero in Grecia via mare intorno al 6900 a.C. Per
qualche tempo le testimonianze offerte dalla caverna vennero usate
per giustificare la teoria secondo la quale l'agricoltura degli
abitanti del luogo venne sviluppata localmente. Tuttavia studi più
approfonditi dimostrarono che nella caverna vennero condotti e
allevati animali e piante provenienti da contesti geografici
stranieri. I cacciatori-raccoglitori mesolitici della grotta di
Franchti, e più in generale della Grecia, adottarono rapidamente i
metodi introdotti loro dai coloni neolitici.

Durante il Neolitico gli abitanti
iniziarono ad abitare in un'area fuori dall'ingresso,
chiamata Paralia (il mare), dove furono costruiti
terrazzamenti destinati alla coltivazione. Si ritiene che gli
abitanti occupassero anche un villaggio sotto il Paralia,
oggigiorno sommerso dal mare. Diverse figurine antropomorfe e
zoomorfe sono state recuperate nella grotta di Franchthi risalenti al
Neolitico e si suppone che il sito funse da laboratorio per la
produzione di perle da commerciare con le comunità dell'entroterra
durante il Neolitico antico. La grotta e il Paralia furono
abbandonati intorno al 3.000 a.C.
Gli scavi
presso la grotta di Franchthi vennero iniziati nel 1967 da T. W.
Jacobsen, professore di archeologia classica e studi classici
all'Università dell'Indiana e il suo assistente M. H. Jameson.
Jacobsen e Jameson avevano dato inizialmente secondaria importanza
alla caverna (erano andati in Grecia per risolvere un problema
inerente al suolo di un sito nelle vicinanze) e pensavano
inizialmente che gli scavi nella grotta sarebbero durati per una
breve stagione, ma decisero di proseguirli in quanto tale zona
offriva una documentazione storica molto più ampia di quanto
immaginassero.[12] Lo scavo perdurò per quasi un decennio e
terminò nel 1976. Da allora la grotta di Franchthi è divenuta un
luogo di studio per archeologi e ricercatori.
Stando a delle ricerche effettuate
negli anni 2010 presso la baia di Kilada, esisteva un villaggio della
prima età del bronzo i cui abitanti hanno probabilmente avuto dei
contatti con quelli della vicina grotta di Franchthi. In tale zona,
che si estende per 1,2 ettari nelle acque della baia, sono stati
rinvenuti dei frammenti di ceramica molto antichi e le rovine di
quelle che sembrano essere delle strade e una fortificazione con tre
grandi torri.