lunedì 24 marzo 2025

ALGERIA - Tiddis

 


Tiddis (Castellum Tidditanorum) è una città romana dell'odierna Algeria, che dipendeva da Cirta (Costantina). In epoca moderna la località aveva preso il nome di Ksantina el Kedima Si trova all'ingresso delle gole del Khreneg, formate dal uadi Rhummel, su un pianoro elevato sulle pendici meridionali della montagna, in posizione facilmente difendibile.
La sepolture più antiche della necropoli hanno restituito esemplari di ceramica con decorazione dipinta che suggeriscono una origine del centro berbera. Nel II e I secolo a.C. sono presenti ceramica di importazione e iscrizioni puniche, che testimoniano l'influenza di Cirta. Dopo la conquista romana, appartenne al territorio della confederazione della Respublica IIII coloniarum Cirtensium, che aveva uno statuto particolare nell'ambito della provincia.
La città era articolata su terrazze scavate nella roccia, collegate tra loro da vie in pendenza o da scale. La mancanza di sorgenti determinò la costruzione di numerose cisterne per garantire l'approvvigionamento idrico.
Tra i monumenti cittadini sono le mura, con una porta monumentale, terme con cisterne, costruite da Marco Cocceio Anicio Fausto alla metà del III secolo e un tempio dedicato a Saturno, nella parte più elevata della città, che ha restituito numerose stele, oggi conservate nel museo di Costantina. Erano inoltre presenti installazioni industriali per la produzione di ceramiche e un santuario mitraico del IV secolo. 
Fuori della città si conserva il mausoleo (nella foto a sinistra) costruito da Quinto Lollio Urbico, nativo di Tiddis e figlio di un proprietario terriero berbero, che era divenuto praefectus urbis nella capitale sotto Antonino Pio. Nel V secolo fu sede vescovile e due basiliche cristiane sono state identificate negli scavi.
La presenza di ceramica attesta la continuità di vita ancora nel X e XI secolo, ma in seguito la città venne abbandonata.
Gli scavi archeologici sono stati condotti tra il 1940 e il 1973 da André Berthier


ALGERIA - Cesarea di Mauretania

 

Cesarea di Mauretania (anticamente Iol, in epoca romana Caesarea Mauritaniae e oggi Cherchell) è una antica città fenicia, numida e romana e si trova sulla costa mediterranea dell'Africa settentrionale, nell'odierna Algeria.
La località fu approdo fenicio-punico, come testimoniano i materiali archeologici rinvenuti sotto il Foro romano (VIII-VI secolo a.C.) e nell'isolotto di Joinville (V secolo a.C.). Nel IV secolo a.C. era una città punica con il nome di Iol o Jol. Fece in seguito parte del regno di Numidia, ma nel 105 .C., con la caduta del re Giugurta, entrò a far parte della Mauretania.
La città fu rifondata nel 25 a.C. dal re numida Giuba II con il nome di Caesarea Mauritaniae e divenne un centro di cultura ellenistica nell'Africa settentrionale. Dal 41 d.C. divenne la capitale della provincia romana della Mauretania Cesariense e poco dopo, sotto l'imperatore Claudio, ottenne il titolo di colonia, aggiungendo al nome l'epiteto di Claudia. Vi nacque, intorno al 164 l'imperatore Macrino (217-218).
Dal II secolo vi si diffuse il Cristianesimo e la città fu sede vescovile e successivamente un centro del Donatismo. Fu presa e incendiata durante la rivolta dell'usurpatore Firmo (372-375) e in epoca bizantina fu la capitale della provincia della Mauretania Secunda.


Il re Giuba II aveva circondato la città di una cinta di mura di 4.460 m di lunghezza, forse completato da difese anche sul lato verso il mare, che comprendeva un'area di 370 ettari. Per ragioni sia strategiche che di ostentazione, sul lato opposto, verso sud, le mura sorgevano ad un'altitudine vicina ai 200 m, sull'orlo dell'altopiano che domina la città, comprendendo all'interno tutto un anfiteatro di colline. Fu effettivamente edificata solo la fascia pianeggiante lungo il mare, larga tra i 400 e i 500 m.
La città fu dotata degli edifici pubblici delle città romane: sorse un teatro che con quello di Utica, all'epoca capitale della provincia d’Africa, fu il più antico dell'Africa settentrionale, contemporaneo del teatro di Marcello a Roma. Fu costruito anche un anfiteatro.
Il museo archeologico di Cherchell raccoglie i reperti rinvenuti.

ALGERIA - Tassili n'Ajjer

 

Il Tassili n'Ajjer, che in berbero significa "Altopiano (Tassili) dei tuareg Kel Ajjer", è un massiccio montuoso del deserto del Sahara, situato nel sud est dell'Algeria presso il confine con la Libia (distretto di Ghat). Si estende per circa 500 chilometri in direzione nord-ovest sud-est ed il suo punto più elevato è il monte Afao, alto 2.158 m. La città più vicina è Djanet, a circa 10 chilometri a sud ovest del massiccio.
Gran parte della catena montuosa, compresi i cipressi e i siti archeologici, è protetta: fa parte di un Parco nazionale ed è considerata Riserva della biosfera. Il sito è inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. La catena montuosa è composta in gran parte di arenaria. L'erosione dell'area ha fatto sì che si formassero circa 300 archi di roccia, oltre a numerose altre formazioni rocciose. Grazie all'altitudine e alle proprietà dell'arenaria, la vegetazione è molto ricca, al contrario del deserto circostante. Nella metà orientale e più alta della catena la varietà di flora è vastissima; spiccano le specie endemiche e rarissime del cipresso del Sahara e del mirto sahariano.
Tassili n'Ajjer appartiene all'ecoregione del Sahara occidentale, dove millenni fa scorrevano numerosi fiumi, a testimonianza di un'epoca (il periodo umido africano) in cui il clima era molto diverso da quello attuale.
Il Tassili n'Ajjer è noto anche per l'arte rupestre di epoca preistorica che vengono datate tra 9 000 e 10 000 anni fa e per altri antichi siti archeologici di epoca neolitica, quando in questa regione il clima era più umido e al posto del deserto vi era la savana.
Sono state finora identificate circa 15.000 tra pitture e incisioni rupestri che raffigurano mandrie di bestiame, grandi animali selvaggi tra cui elefanti, giraffe e coccodrilli, attività umane come caccia e danza.
Il Tassili è al centro di alcune speculazioni dello scrittore statunitense Terence McKenna, che nel suo saggio del 1992 Il cibo degli dei asserì che gli artefici dei reperti del Tassili furono i membri di una civiltà edenica, strutturata secondo il principio della partnership elaborato da Riane Eisler, cioè su una profonda cooperazione sociale che per McKenna era dettata ai membri della comunità dall'utilizzo di funghi allucinogeni.
Questa teoria, peraltro avallata all'epoca dagli studi di Giorgio Samorini, si inseriva secondo McKenna in un percorso evolutivo dell'umanità, la quale avrebbe perso tale cooperazione ideale sostituendola con la civiltà del dominio. Testimonianza mitica di questi sconvolgimenti sarebbe la narrazione biblica del peccato originale. Nella Genesi si dice infatti che Adamo ed Eva furono scacciati dall'Eden e si diressero a Oriente: analogamente, tracce della cultura del Tassili sarebbero riapparsi molti secoli dopo la sua scomparsa, ma in Anatolia. Inoltre, il primato di Eva su Adamo nell'attingere al frutto dell'"albero della conoscenza" (che McKenna identifica con gli effetti dei funghi e delle piante allucinogene di cui la zona era ricoperta millenni fa) confermerebbe che furono le donne, in quanto raccoglitrici, le prime a sviluppare il linguaggio per comunicare ed essere più efficaci nella raccolta. Per questa ragione la civiltà del dominio nasce come matriarcato e solo successivamente diventa patriarcato. Il Tassili rappresenterebbe dunque un sito di importanza straordinaria per la comprensione della storia evolutiva dell'essere umano e per la proposta di paradigmi sociali alternativi, dal momento che è a questa civiltà che le varie mitologie successive si sarebbero rivolte in termini di passato edenico.

ALGERIA - Hammam Essalihine

 

Hammam Essalihine è il nome arabo con cui sono localmente note le Aquae Flavianae, terme romane risalenti a circa 2000 anni fa.
Si trovano nel comune di El Hamma, a 7 km da Khenchela, capoluogo della omonima prefettura dell'Algeria nordorientale, ai piedi del massiccio dell'Aurès
Secondo le iscrizioni il complesso fu probabilmente costruito o utilizzato dalla dinastia Flavia al tempo di Vespasiano nel 69 d.C. Un'altra lapide indica che il sito è stato restaurato da Settimio Severo nel 208 d.C.
Il complesso è stato recentemente restaurato ed è attualmente utilizzato come centro termale. Annualmente è frequentato da circa 700.000 visitatori.

ALGERIA - Timgad

 

Timgad (l'antica Thamugadi romana), fu una colonia romana fondata dall'imperatore Traiano nell'anno 100 con manodopera militare. Le sue notevolissime rovine sono un esempio della griglia con cui venivano costruite le città romane. Quando nell'Ottocento la città viene dissepolta dalla sabbia del deserto viene chiamata "la Pompei africana".
Le rovine della città si trovano a 35 chilometri da Batna, in Algeria. La città venne fondata dal nulla come colonia militare, principalmente come bastione contro i Berberi del Massiccio dell'Aurés. In origine essa venne abitata da veterani della campagna partica dell'esercito romano, cui vennero assegnate terre in cambio degli anni di servizio militare prestato.
Collocata lungo la strada fra Thevaste e Lambesi (sede della Legio III Augusta), la città fu cinta di mura ma non fortificata. Progettata per una popolazione di 15.000 abitanti, ben presto la città crebbe al di fuori di ogni controllo e si sviluppò caoticamente, senza rispettare la planimetria ortogonale della fondazione originale romana.
Fra le rovine di Timgad sono perfettamente visibili il decumano e il cardo, affiancati da un colonnato corinzio parzialmente restaurato. Il cardo non attraversa l'intera città, bensì termina in un foro all'incrocio col decumano.
Nella parte terminale ovest del decumano sorge il cosiddetto arco di Traiano, alto 12 metri, della seconda metà del II secolo o degli inizi del III, parzialmente restaurato nel 1900. L'arco, costruito principalmente in arenaria, è corinzio con 3 fornici, di cui quello centrale è largo più di 3 metri. L'iscrizione ricorda la fondazione della colonia da parte di Traiano, ma dovette essere in origine una semplice porta cittadina, monumentalizzata in epoca successiva.
Fra gli edifici della città si trovano una basilica, una biblioteca, quattro terme ed un teatro da 3.500 posti a sedere, in ottime condizioni di conservazione, tanto che ancor oggi viene utilizzato per rappresentazioni teatrali.
A Timgad sono stati identificati diversi mercati e sale. Le loro funzioni e i nomi dei donatori sono noti attraverso iscrizioni. Così, il mercato di Sertius ad ovest davanti all'Arco di Traiano fu finanziato all'inizio del III secolo da Plozio Faustus Sertius e dalla moglie Valentina, la cui casa si trovava a sud della città. Accanto al mercato di Sertius c'era il mercato delle stoffe e dei vestiti, il forum vestitiarum adiutricianum.
Un altro macellum si trovava sul decumano a est del foro. Questo mercato coperto terminava con due curve absidali a sud, ciascuna delle quali offriva spazio per cinque negozi. Nel mezzo, una fontana offriva ristoro. I due cortili absidali con pavimentazione a spina di pesce e canale d'acqua erano circondati da portici.
A Timgad si trovano inoltre un tempio dedicato a Giove Capitolino (grande quasi come il Pantheon di Roma), una chiesa quadrata con abside circolare risalente al VII secolo, e una cittadella bizantina costruita negli ultimi giorni della città
La città godette di una pacifica esistenza per i primi secoli della sua storia e, a partire dal III secolo, divenne un centro di attività cristiana; nel IV secolo divenne inoltre un centro donatista.
Nel V secolo Timgad venne saccheggiata dai Vandali, dopo di che iniziò il lento declino. Nel 535 la città venne occupata dal generale bizantino Salomone, mentre nel VII secolo essa venne brevemente ripopolata come un centro di primaria importanza per la Cristianità; in seguito ad un saccheggio da parte dei Berberi, Timgad venne però definitivamente abbandonata. La città scomparve dalla storia fino all'inizio degli scavi archeologici, nel 1881.
Quando venne fondata, Timgad si trovava in un'area fertile a circa 1000 metri sul livello del mare. Le sabbie del Sahara, ricoprendola completamente ne hanno favorito l'ottimo stato di conservazione.
Nel 1982 Timgad è entrata a far parte dell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

ALGERIA - Calama


Calama era un'antica città romana della provincia dell'Africa proconsolare. Corrisponde all'odierna città di Guelma (Algeria nord-orientale). Si trovava a circa 74 km a sud-sud-ovest di Ippona (Hippo Regius), ai piedi del massiccio montuoso del Mahouna, in posizione dominante sulla valle del fiume Seybouse.
La città era forse di origine punica e sotto Traiano fu municipio, inscritta nella tribù Papiria. Più tardi, è citata nelle iscrizioni come colonia romana. Nel 401 era vescovo di Calama Possidio, amico di Agostino d'Ippona, ma ne fu cacciato nel 437 in seguito alla conquista da parte dei Vandali di Genserico. Nel VI secolo, il patrizio bizantino Solomone ne ricostruì le mura. L'ultima menzione risale al XII secolo.
Con la conquista francese presso i resti antichi si insediò un campo militare permanente.
I monumenti più importanti sono il teatro romano (nella foto in alto) e un edificio termale del II secolo (foto a sinistra), di cui resta una grande aula rettangolare di 22 x 14 m, identificata come tepidario.
Le mura bizantine, che dovevano probabilmente essere state costruite su più antiche mura difensive, avevano 13 torri e misuravano 278 x 219 m.
Un'iscrizione attesta l'esistenza di un foro e sono stati rivenuti i resti di un sacello dedicato a Nettuno, di cisterne e di una chiesa cristiana extraurbana.
Nel 1953 vi fu rinvenuto un tesoro di 7499 monete dalla zecca di Roma, la più recente delle quali era dell'anno 257: il tesoro fu probabilmente seppellito durante locali disordini.

ALGERIA - Diémila, Arco di Caracalla

 
L'arco di Caracalla è un arco romano degli inizi del III, situato a Cuicul, l'antica città romana oggi Djémila in Algeria. L'arco, a un solo fornice, si trovava sulla via proveniente da Sitifis e costituiva l'accesso al Foro severiano della città.
L'arco venne eretto nel 216 in onore dell'imperatore Caracalla, di sua madre, Giulia Domna, e di suo padre, già defunto, Settimio Severo.
Nel 1839 il duca Ferdinando Filippo d'Orléans lo vide in occasione di una spedizione e progettò di farlo trasportare a Parigi, dove sarebbe stato eretto con l'iscrizione "L'armata d'Africa alla Francia". Dopo la sua morte, nel 1842, il progetto, ormai pronto per essere realizzato, venne abbandonato.
L'arco, insieme all'intero sito archeologico di Djemila, è stato inserito dal 1982 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO
L'arco, a un solo fornice, raggiunge un'altezza di 12,5 m, una larghezza di 11,60 m e una profondità di 3,90 m.
Su entrambi i lati del fornice, sui piloni. sono presenti delle nicchie, inquadrate da coppie di colonne corinzie su piedistallo, con fusti lisci, distaccate da parete. La loro trabeazione è sormontata a sua volta da una piccola edicola con frontone in corrispondenza dell'attico.
Al di sopra dell'attico tre basamenti sorreggevano in origine le statue dei membri della famiglia imperiale.

ALGERIA - Djémila

 

Djémila è un comune algerino situato nella provincia di Sétif, vicino alla costa del mar Mediterraneo, a est di Algeri. Vi si trovano i resti dell'antica città romana di Cuicul , fondata, probabilmente su un piccolo centro berbero preesistente, come colonia romana, sotto Nerva (96-98), o più probabilmente sotto Traiano (98-117). Ebbe un particolare sviluppo a partire dal III secolo, come sembrano testimoniare le iscrizioni relative ad opere edilizie e i mosaici delle abitazioni, databili soprattutto nella seconda metà del IV secolo. Sopravvisse anche dopo la conquista da parte dei Vandali di Genserico e dopo la successiva riconquista bizantina.
Fu rimessa in luce dagli scavi a partire dal 1909.
Nel 1982 il sito archeologico è stato inserito nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
È situata in una regione montuosa, su uno stretto pianoro tra gli avvallamenti di due torrenti, e presenta una pianta allungata in senso nord-sud. Si trovava sulla strada tra Cirta (oggi Costantina) e Sétif.
Il primo nucleo della città sorse con impianto regolare (incrocio di cardini e decumani) sulla parte settentrionale del pianoro. Si conservano delle mura cittadine pochi resti e le due porte alle estremità del cardine massimo. Il foro cittadino ("Foro vecchio") si trovava al centro della città ed era costituito da una piazza quasi quadrata con portici su due lati e tempio capitolino sul lato nord. Sul foro si affacciavano inoltre una curia e una basilica civile. Tra gli edifici pubblici della città erano inoltre compresi un tempio dedicato a Venere Genitrice con recinto sacro, un macellum e un edificio termale. Alcune delle case scavate erano vaste residenze articolate intorno ad un peristilio ed erano ornate da mosaici.


La città si espanse successivamente verso sud. Un teatro venne costruito sotto Antonino Pio (138-161), nuove terme più vaste sotto Commodo (180-192). Venne costruito anche un secondo foro ("Foro severiano"), iniziato sotto Caracalla (211-217), al quale venne dedicato l'arco omonimo situato al suo ingresso, e completato sotto Alessandro Severo (222-235). La piazza di forma irregolare e su terreno in declivio, era dominata dal tempio dedicato alla Gens Septimia (la famiglia imperiale divinizzata).
In epoca successiva si formò a sud est un complesso cristiano (il primo vescovo di Cuicul è menzionato nel 255), costituito da due basiliche cristiane disposte parallelamente (una più antica a tre navate, datata tra IV e V secolo e una più recente a cinque navate, datata tra V e VI secolo), una terza cappella, un battistero (probabilmente connesso alla basilica più antica e connesso ad un piccolo stabilimento termale) e una grande abitazione interpretata come residenza episcopale. Altre due basiliche cristiane sono meno conosciute, ma, come le prime caratterizzate dalla presenza di una cripta sotto l'abside.



ALGERIA - Mausoleo Reale di Mauretania


Il Mausoleo Reale di Mauretania (in francese tombeau de la Chrétienne, in arabo Kbour-er-Roumia) è un sito archeologico di età romano-numidica, situato in Algeria.
Si tratta di un monumento funerario posto sulla strada tra Cherchell e Algeri, nella provincia di Tipaza, e del monumento più celebre costruito dai sovrani mauretani Giuba II, il re berbero (figlio di Giuba I di Numidia) e la regina Cleopatra Selene. Il mausoleo, eretto su un crinale di colline a ridosso della costa vicino a Tipasa, domina la pianura di Mitidja ad oltre 250 m di altitudine ed è la tomba dove sarebbero stati sepolti i sovrani di Numidia e Mauretania Caesariensis, Giuba II e Cleopatra Selene. Tuttavia, i loro resti umani non sono più sul sito.
L'edificio è un tumulo di pietra in stile romano di circa 80.000 metri cubi, di forma cilindrica alla base e troncoconica nella copertura, misurante 60,9 m di diametro e 32,4 m di altezza (originariamente era di circa 40 metri, diminuiti a causa dei danni causati dagli elementi naturali e dagli atti vandalici). Si compone di una parte cilindrica decorata nella sua circonferenza (185,5 m) da 60 colonne sormontate da capitelli ionici (in parte rimossi, forse rubati) che sostengono un cornicione. Questa sezione presenta quattro finte porte ai punti cardinali. Si tratta di pannelli di pietra alti 6,9 m, incorniciati in uno stipite della porta e con al centro una croce, da cui è derivato il nome francese. La parte conica superiore è costituita da 33 strati di pietre, di 58 cm di altezza, e termina con una piattaforma. L'ingresso attuale del monumento, a lungo ignorato, è situato nel seminterrato, sotto la falsa porta d'Oriente.
Il monumento è stato scoperto durante gli scavi condotti nel 1865 da Adrian Berbrugger, ispettore degli edifici storici, su richiesta di Napoleone III. Si tratta di una porta bassa (1,1 m di altezza) e stretta, con una lastra scorrevole di arenaria.
Il sepolcro è talvolta conosciuto come il Mausoleo di Giuba II e Cleopatra Selene. In francese, è chiamato Tombeau de la Chrétienne ("la tomba della donna cristiana") perché c'è una forma a croce cristiana delle linee di divisione sulla falsa porta. In arabo, il mausoleo è chiamato Kubr-er-Rumia o Kbor er Roumia, che significa "tomba della donna cristiana", poiché Rûm è stato preso in arabo come l'Impero Romano d'Oriente e, in Nord Africa, rumi ha assunto il significato di "cristiano". Potrebbe essere stata una deformazione di una frase punica per "la tomba reale".

ALGERIA - Aïn Hanech

 

Aïn Hanech
 è un sito archeologico preistorico che si trova circa sette chilometri a nord di El Eulma nella provincia di Sétif in Algeria.
In questo sito archeologico sono stati recuperati numerosi strumenti litici olduvaiani che risalgono fino a 1,77 milioni di anni fa (l'ipotesi che il sito possa datarsi a 2.4 milioni di anni fa, non è uniformemente accettata).
Il sito fu descritto scientificamente per la prima volta nel 1947 dall'antropologo francese Camille Arambourg. Vicino ad Aïn Hanech successivamente furono scoperti i siti archeologici di Aïn Boucherit, El-Kherba e El-Beidha. Mentre le esplorazioni superficiali ebbero luogo all'inizio degli anni '50, gli scavi sistematici seguirono solo a partire dal 1992.
Questi scavi, condotti dal dottor Mohamed Sahnouni, hanno prodotto un gran numero di manufatti olduvaiani e fossili di animali ben conservati, perché sigillati in sedimenti di grana fine, fornendo un'eccellente documentazione della prima occupazione da parte degli ominidi di questa parte del continente africano.
Uno studio del 2018 ha riporta la scoperta di circa 250 strumenti litici e 296 ossa di animali provenienti dal sito; oltre 20 di queste ossa di animali presentano segni di taglio che dimostrano che sono state scuoiate, scarnificate o triturate per ricavarne il midollo. Le scaglie a spigoli vivi e i nuclei rotondi, realizzati in pietra calcarea e selce, somigliano a quelle olduvaiane trovate nell'Africa orientale.
L'industria litica è analoga a quella ritrovata nei siti archeologici degli altipiani dell'Africa orientale, volta a produrre utensili adatti alla macellazione degli animali e all'estrazione del midollo.
Dal punto di vista geologico, il sito oggetto di diverse campagne di ricerca, ha dato evidenza di sette livelli geologici, che vanno da 3.8 a 1.7 milioni di anni fa; in tre di questi livelli, i reperti sono stati associati alla cultura olduvaiana, mentre in uno i reperti sono riferibili alla cultura acheuleana.

ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...