Il
Museo archeologico
nazionale di Aquileia (UD) inaugurato nel 1882, è
uno dei maggiori musei al mondo sulla Civiltà romana. La sede
espositiva si trova presso la villa Cassis Faraone e
comprende importanti collezioni, statue, suppellettili domestiche e
ornamentali, gemme, ambre e monete. Di grande rilevanza è anche la
galleria lapidaria e la notevole quantità e qualità dei mosaici
pavimentali.
Il primo nucleo della collezione
museale fu la raccolta settecentesca di reperti del canonico Gian
Domenico Bertoli.
Nel 1807 fu allestito un
primo museo pubblico nel battistero antistante la Basilica di
Aquileia.
Il 3 agosto 1882 venne inaugurato dalle
autorità austriache l'Imperial Regio Museo dello Stato all'interno
della villa Cassis Faraone.Attorno al giardino di Villa Cassis
Faraone furono costruiti nel 1898 i porticati che accolsero numerosi
reperti lapidei confluiti nel museo soprattutto con l'acquisizione
della raccolta del Bertoli e con lo smontaggio della cosiddetta
Stalla Moschettini.
Il museo è stato nuovamente riordinato
nel 1954-1955 e dal 2016 sono in corso nuovi lavori di
ristrutturazione e riallestimento che interessano anche i depositi
esterni.
Il museo racconta la storia di
Aquileia, una delle più importanti città romane dell'Italia
Settentrionale e grande porto del Mediterraneo, attraverso i reperti
archeologici scoperti durante i numerosi scavi condotti nel sito. Dal
2016 il complesso museale è oggetto di un importante intervento di
ristrutturazione e di riallestimento. Attualmente (giugno 2023) sono
in corso i lavori per la riapertura al pubblico dei depositi museali
e delle gallerie lapidarie.
Il percorso espositivo del museo inizia
al piano terra con un inquadramento generale sulla storia di Aquileia
(sezione 1) e si snoda poi in otto sezioni tematiche che
approfondiscono la storia del museo (sezione 2) gli spazi della vita
pubblica (sezione 3) e privata (sezione 5) della città, le sue
necropoli (sezione 4), l’economia e le attività produttive
(sezione 7) e le manifestazioni del lusso e della ricchezza (sezione
8).
Sezione 1 - Aquileia. La città e il territorioNella prima sala al piano terra sono
esposti i reperti riguardanti la fondazione della città e il quadro
geografico in cui la città è sorta.
Il primo manufatto è un rilievo in
marmo, noto come sulcus primigenius, sui cui è raffigurata la
scena della fondazione della città. La colonia di Aquileia fu
fondata nel 181 a.C. per decisione del Senato di Roma, con la
partecipazione dei magistrati Publio Cornelio Scipione
Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino
Fulviano (ricordato nell’iscrizione presente in sala), nel
quadro della politica di espansione dello Stato verso l’Italia
Settentrionale, le Alpi e le regioni balcaniche.
Il racconto della città si arricchisce
con la testimonianza narrata nell’ara con il rilievo di Roma e
Aquileia, che racconta l’episodio dell’assedio di Massimino il
Trace nel 238 d.C.
Una grande mappa rappresenta la città
romana: fin dalla sua fondazione, Aquileia fu dotata di un impianto
urbano regolare e da mura di difesa. La sua forma fu condizionata
dalla presenza di un’ansa dell'antico fiume Natiso cum
Turro (Natissa), che lambiva il centro urbano a est e a sud.
Sezione 2 - Gli scavi, gli studi e il museoLa seconda sala al piano terra racconta
la storia del museo nel corso degli anni e ripercorre le vicende dei
personaggi che si sono dedicati alla tutela del sito archeologico. Il
primo nucleo del Museo di Aquileia si deve all’attività del
collezionista e studioso delle antichità aquileiesi Gian Domenico
Bertoli, che nel '700 raccolse numerosi reperti nella sua casa
(visibile ancora oggi in via Patriarca Poppone). Nel 1807 fu creato
il primo museo pubblico, il Museo Eugeniano, allestito per breve
tempo nel battistero della basilica.
Il 3 agosto 1882 ebbe luogo
l'inaugurazione dell'Imperial Regio Museo dello Stato asburgico nella
villa Cassis Faraone (sede attuale del museo), alla presenza
dell'arciduca d'Austria Carlo Ludovico. Per l'allestimento
del museo fu adottato un criterio espositivo di tipo antiquario,
suddiviso in classi di materiali: iscrizioni, opere di scultura e
oggetti minuti. Il primo direttore del museo fu Enrico Maionica, che
si impegnò a lungo nel creare un'istituzione che acquisisse ed
esponesse i reperti provenienti dagli scavi per evitarne la
dispersione.
Il museo passò all’amministrazione
dello Stato italiano dopo la prima guerra mondiale. Nel 1922 divenne
direttore del museo l'archeologo Giovanni Battista Brusin, che
guidò l’istituzione fino al secondo dopoguerra.
Sezione 3 - Spazio pubblicoLa terza sezione intende raccontare
attraverso i reperti (iscrizioni, frammenti architettonici, rilievi e
sculture) i monumenti che ornavano gli spazi della vita pubblica ad
Aquileia (foro, porto, circo, teatro).
I monumenti pubblici costituivano lo
sfondo della vita politica, economica, religiosa e istituzionale
della città. La loro realizzazione fu pianificata sin dalla
fondazione della colonia seguendo stimoli che arrivavano dal potere
centrale di Roma e con l’intervento dell'amministrazione civica e
dei cittadini privati.
Alla ricchezza e alla monumentalità
dello spazio pubblico contribuiva in larga misura la decorazione
scultorea: le statue di divinità, imperatori, creature mitologiche o
cittadini eminenti decoravano gli edifici più importanti della vita
pubblica. Un esempio sono i manufatti del gruppo dei Dodici dei:
un gruppo di medaglioni in marmo dell’Asia Minore che raffigura
divinità del pantheon romano (in esposizione da
sinistra Vulcano, Mercurio, Giove, Marte, Minerva e
la dea Roma).
Il foro, la piazza principale della
città, era il complesso più antico di Aquileia, organizzato già
dalla metà del II secolo a.C. Tra la fine del I secolo a.C. e i
primi decenni del I secolo d.C. assunse l'assetto monumentale tuttora
intuibile; l’attico sopra i porticati fu decorato con rilievi di
Giove Ammone e Medusa (esposti nel museo), che
rappresentavano le due parti dell'Impero, l'Oriente e l'Occidente,
pacificate da Augusto in un unico Stato.
Sezione
4 - NecropoliCome in tutti i centri romani, le
necropoli di Aquileia erano dislocate al di fuori dalle mura della
città, lungo le principali vie di accesso. Il possesso di un
monumento funerario lungo uno di questi assi viari costituiva uno
strumento di esibizione del prestigio sociale della famiglia del
defunto: statue, rilievi, strutture architettoniche e iscrizioni
servivano a tramandarne la memoria.
Le urne in pietra, vetro, ceramica,
piombo e persino alabastro esposte in sala testimoniano il
rito della cremazione, in uso fino al II sec. d.C.
Uno dei reperti più rappresentativi di
questa sezione è la statua del Navarca, scoperta in una
località a qualche chilometro da Aquileia (Cavenzano). Si tratta di
una statua ritratto, di dimensioni superiori al vero, realizzata in
marmo e destinata ad ornare un grande monumento funerario. Il defunto
è rappresentato in nudità eroica (come un eroe greco). La
definizione di navarca deriva dal fatto che il monumento originario
comprendeva anche la raffigurazione di una prua di nave. Questo
elemento, insieme alla presenza della corazza e della spada, consente
di interpretare il defunto come un importante ammiraglio che ha avuto
un ruolo molto importante nelle numerose battaglie navali che hanno
caratterizzato la fase di passaggio tra la fase repubblicana e quella
imperiale della storia di Roma.
Galleria
dei ritrattiLa galleria dei ritratti raccolta nello
spazio delle scale accompagna il visitatore nel percorso museale
verso il primo piano. Le teste, realizzate in marmo e in pietra
locale, in origine facevano parte di busti o di statue a figura
intera che decoravano lo spazio urbano, i monumenti funerari e le
abitazioni dei ceti medio-alti.
Il ritratto più rappresentativo di
questa galleria è un ritratto di anziano. Il volto maschile fu
scolpito a tutto tondo per rappresentare il volto di un anziano
dall'espressione severa. La scultura fu realizzata in calcare locale
nel I secolo a.C. È un esempio dello stile realistico tipico dei
ritratti realizzati soprattutto in periodo repubblicano (tra II e I
sec. a.C.). La volontà del committente e l'intenzione dello scultore
erano di riprodurre fedelmente l’aspetto del cittadino, in questo
caso un pater familias ovvero il capofamiglia; egli
ostentava con fierezza i segni dell’età avanzata che significava
prestigio e fierezza nella civiltà romana dell’epoca.
Sezione 5 - Domus e lo spazio privatoLa quinta sezione del percorso
espositivo si trova al primo piano ed è dedicata alle domus,
cioè alle case degli abitanti di Aquileia. I reperti che introducono
l'argomento sono tre mosaici pavimentali provenienti dal quartiere
della città posto tra il foro e il porto fluviale (dove oggi si può
visitare la domus di Tito Macro): la Nereide (Europa) su
toro marino, il pavimento non spazzato (Asaroton oikos); il fiocco
con tralci di vite. Questi mosaici furono realizzati ispirandosi ai
modelli provenienti dall’area greco-orientale dell’Impero e
sono una testimonianza dell’alto livello raggiunto dagli artigiani
locali.
Le grandi ville o le domus si
articolavano attorno a giardini o a corti lastricate circondate da
portici che avevano il compito di fornire luce ed aria ai diversi
ambienti della casa. Qui trovavano posto statue, fontane e altre
preziose decorazioni parietali come la statua di Venere in
marmo o il mosaico in vetro e conchiglie che proviene da una villa
scavata a sud di Aquileia.
Il rito del banchetto era una
celebrazione particolarmente importante all’interno di ogni domus:
suppellettili in ceramica o vetro, brocche, coppe e posate ornavano
la tavola. I banchetti si svolgevano di pomeriggio o di sera in ampi
spazi lussuosi, caratterizzati da pareti riccamente decorate da
affreschi o intarsi marmorei e dall’eleganza degli arredi mobili.
L’illuminazione era garantita dall’utilizzo di lucerne in
ceramica e metallo, di cui è esposta un’ampia selezione.
Uno spazio dell'allestimento è
dedicato alla selezione di manufatti utilizzati in cucina per la
preparazione e la conservazione dei cibi: pentole, casseruole,
piatti, contenitori, taglieri e coltelli in ceramica, vetro, pietra e
metallo.
Sezione 6 - Aquileia, porta del MediterraneoIl percorso continua al primo piano con
la sesta sezione tematica, dedicata alla ricca economia di Aquileia e
al suo inserimento nei traffici commerciali più importanti
dell'epoca. Una grande mappa rappresenta le rotte dei commerci
(marittimi e terrestri) che univano la città romana con tutto
il Mediterraneo e con la parti più remote dell'Impero
romano.
Grazie al ruolo di collegamento tra
Mediterraneo ed Europa danubiana e renana, Aquileia divenne un
emporio ricco e ampiamente frequentato. Il sistema portuale della
città, posto all'estremità settentrionale del mar Adriatico,
funzionò come centro di ridistribuzione di materie prime, derrate
alimentari e manufatti artigianali, come dimostrato nell'immaginaria
stiva di nave che raccoglie anfore di ogni parte del Mediterraneo,
ceramiche da mensa africane ed orientali, oggetti in vetro, ambra,
pietre dure semilavorate, marmi colorati e persino oggetti
d'antiquariato provenienti dalla Grecia e dall’Egitto.
Le fonti letterarie e i ritrovamenti
archeologici documentano la vivacità del centro portuale,
caratterizzato dal movimento continuo di numerose persone che nel
tempo trasformarono Aquileia in un centro economico, culturale e
militare di primaria importanza.
Un reperto molto significativo per
comprendere il carattere multietnico della città è la stele della
mima Bassilla. Il rilievo funerario riporta il ritratto della defunta
e un’iscrizione in lingua greca. La protagonista Bassilla fu
una mima (attrice, ballerina) di origine greca che nel momento della
sua morte si trovava in tournée ad Aquileia. L’epigrafe fu
composta per lei in esametri greci dal capo della compagnia di attori
con cui si esibiva.
Calzature, elmi, paramenti, armi e
munizioni confermano l’importante funzione militare della città
nella politica espansionistica di Roma.
Il carattere multiculturale di Aquileia
si riscontra anche nei culti praticati in città e testimoniati dai
reperti archeologici: divinità del Pantheon romano
tradizionale accanto a numerose divinità di origine straniera
come Iside e Serapide (Egitto
greco-romano), Mitra (Persia), e Beleno (dio di
origine celtica), fino alle religioni monoteiste dell'ebraismo e
del cristianesimo.
Sezione 7 - Attività produttiveLa settima sezione del percorso è
incentrata sulle numerose attività produttive legate al territorio,
che insieme alle rotte commerciali alimentavano l'economia
aquileiese. Le caratteristiche geografiche della regione diedero
impulso allo sfruttamento agricolo intensivo,
prevalentemente a produzione olearia e vitivinicola: ne
sono testimonianza un coperchio di botte in legno, anfore vinarie
e rilievi funerari con rappresentazioni di professioni.
La presenza di corsi d'acqua e di cave
di argilla nella pianura friulana hanno favorito l'impianto di
importanti industrie manifatturiere per la produzione di laterizi
(tegole e mattoni bollati dai fabbricanti), vasellame (come quello
invetriato prodotto nella fornace della vicina località di Carlino)
e lucerne.
Un importante reperto di questa sezione
è il mattone con ammonimento. Sulla sua superficie fu incisa con uno
strumento appuntito, quando ancora l'argilla non era asciutta, la
scritta in latino che recita “Attento tu! Perché se non avrai
lisciato 600 mattoni, passerai un guaio!”; non sappiamo se la
scritta voleva essere uno scherzo o una minaccia.
Tra le produzioni locali spicca
l’attività dei vetrai: la materia prima era costituita da scarti
di precedenti lavorazioni o da frantumi che venivano raccolti per
essere riciclati. I metodi di fabbricazione variarono nel tempo: si
passò dalla tecnica di modellazione su forma alla soffiatura libera
e in stampo.
La quarta parte della sezione intende
raccontare attraverso i reperti la lavorazione dei metalli che
arrivavano ad Aquileia attraverso le rotte commerciali e che qui
venivano lavorati dalle officine locali.
Un’importante testimonianza di questa
attività lavorativa è la stele funeraria di un fabbro, che
raffigura una scena di lavoro all'interno di una bottega. Al centro è
presente il fabbro seduto che sta forgiando sull'incudine un elemento
metallico con martello e tenaglia; alla sua sinistra è raffigurato
forse il garzone di bottega mentre alimenta la fucina (raffigurata
come un'edicola con tettuccio a doppio spiovente) soffiando aria con
un mantice. Sulla destra sono rappresentati gli attrezzi prodotti
nell’officina: una pinza, un martello, una lima ed una serratura.
Nella quinta e ultima parte della
sezione sono presenti dei manufatti riguardanti un’altra importante
manifattura locale: la lavorazione del marmo e del calcare
di Aurisina (pietra cavata nel vicino Carso) per la
produzione di sculture. Numerose sono le opere non finite
esposte nella sala, che documentano la presenza di officine in città:
è il caso del torso in marmo di statua virile che riporta ancora i
puntoni utilizzati probabilmente in origine per trasportare la statua
non finita dalla Grecia.
Sezione 8 - Lusso e ricchezzaIl percorso espositivo prosegue al
secondo piano nella sezione dedicata alle manifestazioni più
significative di ostentazione di lusso e ricchezza.
Nella prima parte del percorso si
trovano gli accessori per la cura personale: specchi, strigili per la
detersione della pelle, contenitori per ungenti e profumi, oggetti
per la toeletta.
Segue una selezione di monete della
ricchissima collezione numismatica custodita dal museo, che comprende
esemplari in oro, argento e bronzo databili tra il IV secolo a.C. al
VI secolo d.C. La natura e la provenienza delle monete forniscono
informazioni sulla circolazione dei beni e delle persone nel corso
dei secoli ad Aquileia.
Nella terza parte della sezione si
trovano i gioielli ritrovati nel sito archeologico di Aquileia. La
varietà dei diversi materiali con cui i gioielli venivano realizzati
testimoniano la diffusione degli oggetti d'ornamento a tutti i
livelli della società aquileiese. In oro erano realizzati collane e
catene, talvolta arricchite da pendenti di varia forma oppure ornate
da perline, smeraldi o vetri colorati, bracciali, orecchini e anelli.
Questi ultimi erano i gioelli più diffusi, decorati a incisione o
con pietre dure, lisce o lavorate, sul castone. L'argento era il
metallo considerato più prezioso dopo l'oro; se ne ricavavano
anelli, bracciali, fibule e collari; con il bronzo erano realizzati
soprattutto bracciali, portati da adulti e da bambini. Anche il vetro
era altamente utilizzato per creare monili di varie forme e colori:
anelli, bracciali e collane.

Un altro materiale con cui si
realizzavano i gioielli era l'ambra. Materiale originario del Nord
Europa, arrivava fin sulle coste Mediterranee grazie ad antichissimi
percorsi commerciali iniziati già nella Preistoria. Nel corso della
sua storia, Aquileia svolse un ruolo centrale nella lavorazione e nel
commercio della resina fossile: lo confermano l'altissima qualità e
quantità dei manufatti in ambra rinvenuti. Nelle officine aquileiesi
il materiale naturale o i semilavorati erano trasformati in una
molteplicità di oggetti. L'ambra era un materiale molto amato dagli
antichi in quanto si credeva che avesse delle proprietà magiche in
grado di curare diverse malattie e allontanare il malocchio.
Nella quarta e ultima parte del
percorso all'ultimo piano troviamo la raccolta di gemme romane. Il
museo vanta una raccolta eccezionale, formata da esemplari rinvenuti
nel territorio della città. In età antica Aquileia fu uno dei
principali centri di lavorazione di questi manufatti: le pietre dure
non lavorate arrivavano via mare dall'Oriente o dai giacimenti
europei. I prodotti finiti ripartivano poi alla volta dei principali
mercati dell'Impero. I soggetti incisi sulle gemme erano scelti in
base al gusto del proprietario o alle mode del momento.
La gemma con rappresentazione di Eros
e Psiche è collocata nella vetrina dedicata alle divinità. È
stata realizzata nel I sec. d.C. su un niccolo di forma ovale. Nella
gemma sono rappresentati i protagonisti della favola che narra la
storia di Amore (Eros) e Psiche. Psiche, divenuta amante del dio
Eros, violò il divieto che le impediva di guardare il suo amato:
durante la notte ne illuminò il voto con una fiaccola, ma
inavvertitamente una goccia di olio bollente cadde sul dio che,
svegliatosi, abbandonò la fanciulla. Dopo aver superato una serie di
prove per essere perdonata, fu accolta tra gli dei. Nella gemma è
raffigurato l'abbraccio dei due amanti: Amore, nudo, si distingue a
destra per le grandi ali; Psiche, vestita di una lunga tunica, ha ali
di farfalla.
Per visitare virtualmente la collezione
di gemme esposte è possibile scaricare l'app Museo Nazionale
Aquileia Gemme messa a disposizione gratuitamente dal museo.