sabato 3 maggio 2025

FRANCIA - Ambrussum

 

Ambrussum è un sito archeologico romano che si trova nel sud-ovest della Francia, nella regione della Linguadoca-Rossiglione, risalente al periodo della conquista romana della Gallia. Il sito si trova lungo l'antica via Domizia, nel territorio del comune di Villetelle, lungo la riva destra del fiume Vidourle.
Nel sito si individuano quattro parti (da nord a sud):
La zona dei Quartieri bassi si trova nella parte più a nord del sito. Questi sono i resti di un ostello lungo la Via Domizia destinato ad ospitare i viaggiatori. Questi ostelli erano tipicamente disposti lungo le strade principali ad intervalli di circa 30 km, che corrispondono alla distanza che veniva mediamente percorsa a piedi in un giorno. I resti sono datati intorno al 30 a.C. e furono abbandonati circa nel 240 d.C. probabilmente per una inondazione del Vidourle. Scavi effettuati nel 1994 hanno portato alla luce i resti di una caldaia di un centro termale. Sono stati ritrovati anche vari oggetti in ceramica, un forno, e un altare religioso.
La Via Domizia era una strada romana che attraversava tutto il territorio dell'allora Gallia Narbonense congiungendo la valle del Rodano con la Spagna. Porzioni ben conservate della strada romana sono visibili in prossimità del ponte. Il selciato è profondamente segnato dai solchi delle ruote dei carri che nel corso del tempo hanno scavato delle vere e proprie rotaie nelle pietre.
Nella parte sud del sito, su una collinetta che digrada dolcemente verso la riva destra del Vidourle, si trova l'oppidum romano racchiuso dalle mura fortificate. Gli scavi effettuati in questa zona a partire dalla metà del XVIII secolo e fino al 1967 hanno portato alla luce reperti appartenenti a varie epoche storiche. I resti più antichi risalgono al Neolitico (circa 2300 a.C.), e all'età del Bronzo. Sono state rinvenute anche ceramiche etrusche e un pezzo di una coppa greca del VI-V secolo a.C. La vera e propria città fortificata che chiamiamo oppidum risale invece al IV secolo a.C. ed è composta da tre parti principali:
La parte meglio conservata è costituita dalle fortificazioni costruite al tempo stesso del borgo. Nel corso del tempo le fortificazioni hanno subito delle modifiche, in particolare le torri, inizialmente a base quadrata, sono state arrotondate e ne sono state aggiunte delle altre nel II secolo d.C. Attualmente restano visibili 26 torri disposte lungo un perimetro di circa 635 metri, disposte lungo la parte alta a ovest e sud-ovest, la parte a est, verso la riva del Vidourle, è completamente scomparsa, le pietre che la componevano sono probabilmente state utilizzate dalle popolazioni locali per costruzioni o per la produzione della calce.
Nella parte più alta dell'oppidum sono visibili i resti di due abitazioni e di un edificio pubblico. L'abitazione più a nord è addossata alle mura fortificate e risale al I secolo d.C., essa fu costruita sopra un precedente insediamento e mostra una grande casa con un cortile interno. Anche la seconda abitazione, che si trova nella parte sud dell'oppidum, fu edificata nello stesso periodo. Ha una superficie di circa 400 metri quadrati ed è chiaramente ispirata ai modelli urbanistici romani con le parti più vicino a l'ingresso riservate agli schiavi e ai servi, mentre la parte posteriore è occupata dalle camere dei proprietari. Se le abitazioni sono chiaramente influenzate dai modelli romani, non così avviene per le tecniche costruttive che sembrano essere quelle tradizionali locali della Gallia.
Nella parte sud, affacciato sul fiume, sono presenti i resti di un edificio pubblico costruito nel I secolo a.C. L'edificio, lungo circa 40 metri, era aperto sul lato nord, ove presentava un porticato che si apriva su un'ampia piazza lastricata. pilastri che ora sappiamo dove sorgeva, dove recanti il tetto. Lo scopo dell'edificio non è stato possibile identificarlo con certezza in quanto nel corso degli ultimi secoli è stato completamente smantellato; da alcuni resti ritrovati si è avanzata l'ipotesi che si trattasse di un mercato.

FRANCIA - Tempio romano di Château-Bas

 

Il tempio romano di Château-Bas, o tempio della Maison-Basse è un tempio romano di età primo-augustea, situato a Vernègues, nel dipartimento francese delle Bocche del Rodano.
I resti si trovano, nel parco del fondo vinicolo di Château-Bas, lungo la strada tra Vernègues e Cazan. Costruito alla fine del I secolo a.C. (30-20 a.C.), è stato classificato tra i monumenti storici francesi dal 1840.
Il tempio faceva parte di un santuario extraurbano nel territorio della colonia romana di Aquae Sextiae (Aix en Provence), disposto su almeno due terrazze e si trovava al centro di un recinto sacro semicircolare ed è collocato di fronte ad una sorgente che fu probabilmente l'elemento fondante del culto.
Il tempio sorgeva su un podio a cui si accedeva mediante una scalinata tra due ali. Aveva un pronao con quattro colonne in facciata (tempio prostilo tetrastilo) e due sui lati: si conserva ancora la colonna laterale sul lato orientale, con fusto scanalato e capitello corinzio. Dietro il pronao era la cella decorata agli angoli da pilastri con fusto liscio e capitello corinzio.
Il tempio fu trasformato in chiesa nel XII secolo: a questa trasformazione si deve la realizzazione di un'apertura del muro della cella, inquadrata da una piccola colonna corinzia realizzata all'epoca copiando gli elementi del tempio romano. Al muro orientale si appoggiò inoltre una cappella romanica (cappella di Saint-Cézaire), con una navata unica coperta a volta a tutto sesto e terminante con un'abside.

FRANCIA - Vienne, Tempio di Augusto e Livia

 

Il tempio di Augusto e Livia è un tempio romano situato a Vienne, nel dipartimento francese dell'Isère.Il tempio venne eretto in due fasi nel foro cittadino negli anni tra il 20 e il 10 a.C. e poi nel 40 d.C. dai cittadini della colonia romana di Vienna (da non confondenre con l'attuale Vienna, chiamata allora Vindobona), e fu dedicato alla Dea Roma e ad Augusto, come testimonia l'iscrizione incisa sul fregio: ROMAE ET AUGUSTO CAESARI DIVI F, "a Roma e a Cesare Augusto, figlio del Divo (Cesare)". Si tratta dunque di un tempio dedicato al culto imperiale, nelle forme adottate dalla propaganda augustea nelle province occidentali, in cui si preferiva evitare un culto rivolto troppo esplicitamente alla sua sola persona.
Nel 41, durante il regno di Claudio, che era nato nella vicina Lugdunum (odierna Lione), il tempio venne dedicato anche alla moglie di Augusto, Livia, divinizzata dopo la sua morte, e fu aggiunta un'ulteriore iscrizione sull'architrave: ET DIVAE AUGUSTAE, "e alla diva Augusta"[1].
Venne trasformato in una chiesa probabilmente già durante il V secolo, assumendo il nome di Sainte-Marie-la-Vieille o Nôtre-Dame-de-la-Vie, nonostante le prime notizie documentate risalgano all'XI secolo. Il riutilizzo dell'edificio comportò la soppressione della cella e la chiusura degli spazi tra le colonne del peristilio. Vennero inoltre aperte una porta e alcune finestre.
Durante la rivoluzione francese la chiesa venne sconsacrata e trasformata in tempio della Ragione, per poi venire trasformata in un tribunale. Dopo essere diventato luogo di ritrovo per il commercio, l'edificio divenne, dal 1822, sede di un museo e di una biblioteca. Tra il 1853 e il 1870 vi furono condotti lavori di restauro che diedero al monumento il suo aspetto attuale: fu ricostruita la cella del tempio romano, secondo uno dei tre progetti presentati per il restauro, e furono eliminate le aggiunte medioevali; l'edificio fu inoltre isolato al centro di una piazza, demolendo le costruzioni che vi si erano addossate.
Il tempio è del tipo periptero sine postico, ossia con colonnato sulla fronte e sui lati, ma non sul retro. Sono presenti sei colonne sulla fronte (tempio esastilo) e sei sui lati lunghi, a cui si aggiunge un ultimo intercolumnio sul fondo, sostituito da un muro pieno con pilastri.
Il tempio innalzato su un podio, è di ordine corinzio ed è realizzato in pietra locale ricoperta di stucco ad imitazione del marmo. La trabeazione presenta una cornice con mensole ed è priva di decorazioni. Il tetto è stato ricostruito in epoca moderna, ma nonostante le trasformazioni subite si tratta di uno dei templi romani meglio conservati, insieme alla Maison Carrée di Nîmes e al Pantheon e al tempio di Portuno di Roma.

FRANCIA - Arles, Testa di Arles

 

La testa di Arles (francese: Tête d'Arles), precedentemente nota anche come la testa di Livia (Tête de Livie) o la testa con il naso rotto (Tête au nez cassé) è un frammento di una statua romana in marmo in due parti, di cui rimane solo il busto, che raffigura probabilmente Venere (Afrodite) e fu scoperto tra le rovine del Teatro romano di Arles nel 1823 durante il prelievo del materiale di accumulo dal teatro. La testa di Arles rappresenta un tipo iconografico chiamato Aspremont-Lynden/Arles. Ora fa parte della mostra permanente del Musée de l'Arles et de la Provence antique con il numero di inventario FAN.92.00.405.
La scultura era originariamente composta da due pezzi separati, uniti ad angolo sul petto in un modo che si vede anche altrove. Il busto che si conserva oggi, con un'altezza di 57 cm era probabilmente inserito in un corpo interamente vestito, con la postura polyplacophora che faceva scivolare il chitone dalla spalla sinistra. Come al solito, la statua era dipinta e in particolare i capelli erano probabilmente dorati.
Il busto fu scoperto nel 1823, contemporaneamente a un bassorilievo raffigurante Apollo e Marsia, in una trincea scavata in una strada nei pressi del sito del teatro romano di Arles. Data l'ubicazione del ritrovamento, la statua è stata considerata parte della decorazione del "postscaenium" che decorava il palcoscenico del teatro romano, probabilmente situato in una delle nicchie che fiancheggiavano la porta reale (valva regia), specchio della Venere di Arles, rinvenuto nei pressi di questo luogo circa due secoli prima e insieme incorniciano la monumentale statua di Augusto nelle sembianze di Apollo, a cui era dedicato il teatro. Come la Venere di Arles, la testa di Arles ha un foro nella parte anteriore della testa che probabilmente consentiva l'applicazione di una stella o diadema di metallo, un fatto che suggerisce che le due statue fossero originariamente progettate come una coppia.
Le due statue, con quella di Augusto, fanno parte della collezione permanente del Musée de l'Arles fin dalla sua creazione nel 1995. Prima di allora, erano esposte nel Musée lapidaire d'Arles. La Testa di Arles, nota anche come Testa senza naso (Tête sans nez) fu presentata alla mostra di belle arti di Marsiglia nel 1861.
A causa della qualità artistica "eccezionale" che è riconoscibile in questo busto, lo studio della testa ha tracciato collegamenti con le statue greche della fine del V secolo o dell'inizio del IV secolo a.C. Particolari caratteristiche che si notano includono le trecce fasciate del busto strettamente legate in una crocchia bassa, la pesantezza della parte inferiore del viso e l'ombreggiatura profonda della zona intorno agli occhi. Cécile Carrier sostiene che probabilmente si basa su un modello precedente a Prassitele, concordando con l'ipotesi avanzata in precedenza da Salomon Reinach. Altri autori, come Antonio Corso, associano il busto alla scultura di Frine di Tespie scolpita da Prassitele. In ogni caso, tutti gli studiosi concordano sul fatto che la stessa testa di Arles sia una copia romana, realizzata al più tardi nel periodo antonino e molto probabilmente in età augustea (I secolo).
La testa era anticamente identificata come raffigurazione dell'Imperatrice Livia, moglie di Augusto successivamente divinizzata (per questo fu chiamata "Testa di Livia") ma segue un tipo iconografico più strettamente associato con la Venere Genitrice, la dea vittoriosa invocata da Giulio Cesare.
L'uso del tipo di Venere Genitrice può essere interpretato come un gesto di pietà filiale da parte di Augusto verso il padre adottivo, ma c'è anche un simbolismo più locale, un omaggio alla fondazione della Colonia di Arles, da parte di Cesare, sottolineato da Augusto quando ribattezzò la città Colonia Julia Paterna. Come le altre due statue che decoravano il postscaenium del teatro antico (l'Augusto divinizzato nel ruolo di Apollo e la Venere di Arles che potrebbe rappresentare Venere Vittoria) la testa di Arles è conforme allo stile iconografico ufficiale stabilito dopo la fine della Repubblica romana e che si propagò soprattutto in età augustea.
Il tipo Aspremont-Lynden/Arles, di cui la testa di Arles è il miglior esempio, include un certo numero di repliche romane di statue greche di cui sono conservate solo le teste.  Gli altri esempi sono:
  • La testa Aspremont-Lynden a Vienna
  • La testa della Torre dei Venti ad Atene
  • La testa di Chio a Boston
  • La Testa femminile a Civitavecchia
Sono possibili altri collegamenti, come la testa Kaufmann (Louvre) e la testa Leconfield (Petworth House). Se la testa di Arles deriva da un modello pre-Prassitele si possono fare anche collegamenti con la Testa col naso spezzato del tipo Afrodite di Cnido (anche al Louvre) e la Testa di Martres-Tolosane (Tolosa).

FRANCIA - Parigi, Louvre / Venere di Arles

 
La Venere di Arles è una statua in marmo, che raffigura la dea Afrodite o Venere), copia romana di un originale greco, probabilmente di Prassitele.
Fu rinvenuta nel 1651 presso il teatro romano di Arles e oggi è esposta presso il Museo del Louvre.
La copia romana è stata datata alla fine del I secolo a.C., all'epoca di Augusto. Apparteneva alla decorazione della scena del teatro di Arles.
La statua fu rinvenuta il 6 giugno del 1651 durante lo scavo per la realizzazione di una cisterna ai piedi dei resti della scena del teatro romano di Arles. La statua era rotta in tre frammenti, oltre alla testa staccata, ed era priva delle braccia.
Inizialmente fu acquistata dalla città di Arles per 61 lire e collocata nel municipio. Nel 1683 la città la donò al re Luigi XIV, dopo averne fatto il calco. L'anno seguente il re fece realizzare degli scavi presso la scena del teatro per ricercare le braccia mancanti, ma senza esito.
La statua, identificata allora come Venere invece che come Diana, fu completata con braccia di restauro ad opera dello scultore di corte François Girardon e fu collocata il 18 aprile del 1685 nella "Galleria degli specchi" della reggia di Versailles. Nel 1798, dopo la rivoluzione francese fu trasferita al Museo del Louvre.
Si tratta di una statua tutto tondo, scolpita in origine in un solo blocco di marmo bianco dell'Imetto. Misura 194 centimetri di altezza (208 con la base) e circa 65 centimetri di larghezza[5], quindi è leggermente più grande del vero.
Rappresenta una figura femminile giovanile, con le gambe avvolte da un mantello e il busto nudo. Nella mano destra sollevata reggeva un frutto, mentre nella sinistra doveva reggere probabilmente uno specchio, nel quale si specchiava. La testa è girata verso destra e inclinata verso il basso. La capigliatura è raccolta in una crocchia e fermata da un doppio nastro, le cui estremità ricadono sulle spalle.
La figura doveva essere colorata: sono state rinvenute tracce di colore rosso nei capelli e si è ipotizzato che il mantello fosse di colore blu. Dovevano essere dipinti anche un gioiello presente su uno dei nastri della capigliatura e una delle gemme presenti sul braccialetto che la dea porta all'avambraccio sinistro. È possibile che fossero anche presenti aggiunte in metallo.
Le braccia furono aggiunte in marmo bianco di Carrara nel restauro seicentesco dallo scultore François Girardon. La posizione del braccio sinistro sembra corretta, mentre il braccio destro era forse più sollevato.
La situazione originaria della statua può essere ricavata dalle copie eseguite prima del trasferimento a Versailles, che testimoniano una possibile rilavorazione delle superfici.
La Venere di Arles è generalmente ritenuta copia di un originale greco. La linea flessuosa della figura, che rende più fluida la tipica disposizione a chiasmo classica e la linea della bocca e delle palpebre, un po' pesanti (simili alla testa dell'Afrodite cnidia), richiamano le opere dello scultore ateniese Prassitele. Lo stile e la semi-nudità della figura hanno fatto ritenere che si trattasse di un'opera precedente alla creazione dell'Afrodite cnidia, forse l'Afrodite di Tespie, creata dallo scultore intorno al 360 a.C.
Sono state individuate altre copie dello stesso originale, di cui l'esemplare di Arles sembra essere stato il capostipite insieme a quello dei Musei Capitolini:
  • Venere del tipo Arles esposta presso la Centrale Montemartini (Musei Capitolini), rinvenuta a Roma nel 1921
  • Venere proveniente dalla collezione Cesi, fortemente restaurata, conservata presso la reggia di Versailles
  • parte inferiore di una statua colossale presso l'ambasciata degli Stati Uniti a Roma (palazzo Margherita)
  • torso di una statua di Venere presso il Museo archeologico nazionale di Atene
  • testa di Venere della collezione Jane Dart (California)
Come l'esemplare dei Capitolini, la statua fu probabilmente realizzata a Roma. Da qui fu inviata ad Arles per far parte della decorazione del teatro: come ''Venus Victrix" doveva simboleggiare le vittorie di Augusto.
Della decorazione scultorea della scena del teatro si conservano una testa ("Testa di Arles"), probabilmente appartenente ad un'altra Venere, interamente coperta dalla veste, che doveva collocarsi simmetricamente alla Venere di Arles, e una statua colossale di Augusto.
La statua della Venere di Arles fu di ispirazione al poeta provenzale Théodore Aubanel: la poesia La Venere di Arles all'epoca provocò uno scandalo per la celebrazione del nudo femminile.

FRANCIA - Arles, Obelisco

 
L'obelisco di Arles è un obelisco monolitico anepigrafico, di origine romana, eretto al centro di Place de la République, ad Arles. L'obelisco di Arles si trova al centro di Place de la République, di fronte all'municipio, alla chiesa di Saint-Trophime e alla Chiesa di Sant'Anna.
È classificato monumento storico nell'elenco dei monumenti storici protetti nel 1840. Dal 1981 è nel perimetro dei monumenti romani e romanici di Arles della lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO. 
Questo obelisco, di forma molto affusolata, rispetto ad altri obelischi di epoca romana o precedenti, non è in alcun modo egizio. Il granito rosso di cui è composto suggerisce un'origine in Asia Minore, probabilmente dalla Troade (regione di Troia). È del tutto privo di iscrizioni, anche romane. La sua altezza, compresa la base, è di circa 20 metri.
L'obelisco fu eretto sotto l'imperatore Costantino, nel IV secolo, al centro della spina del circo romano di Arles, durante i lavori di trasformazione. Poi, dal VI secolo, venne abbandonato, crollò o venne abbattuto e si frantumò in due parti.
Fu riscoperto nel 1389 e mostrato a ospiti illustri.  Enrico IV pensò di collocarlo al centro dell'anfiteatro (Arena di Arles).
Fu sotto Luigi XIV che finalmente venne deciso il suo destino: i consoli decisero di erigerlo in Place Royale (oggi Place de la République), di fronte al nuovo municipio, "per la maggior gloria del re Luigi XIV ". Il fusto fu quindi trasportato dal luogo di origine, mentre la punta (circa 4 metri) da piazza Antonelle, dove fungeva da panchina.
Venne piazzato su un piedistallo in pietra e, il 26 marzo 1676, vennero incisi, sulle facce del piedistallo, quattro testi latini in gloria di Luigi XIV e la punta venne posta sul fusto dell'obelisco, presto sormontata da un globo di bronzo e da un sole. Questi ornamenti della sommità cambiarono con i tempi e i regimi politici: durante la Rivoluzione, il sole venne sostituito da un berretto frigio; sotto l'Impero l'aquila andò a sostituire il berretto; sotto Luigi Filippo, il gallo sostituì l'aquila e successivamente il sole reale venne rimesso al suo posto. Nel 1866 gli ornamenti sulla punta furono definitivamente tolti e sostituiti da un discretissimo piramidone in bronzo.
Lo zoccolo è stato decorato, nel XIX secolo, con dei leoni in bronzo, modellati da Antoine Laurent Dantan.

FRANCIA - Arles, Terme di Costantino


Le Terme di Costantino o terme del Nord sono terme romane del IV secolo, che si trovano ad Arles, sulle rive del Rodano. Queste terme furono costruite all'inizio del IV secolo, quando l'imperatore Costantino risiedeva ad Arelate. Conosciute, nel Medioevo, con il nome di "Palais de la Trouille", sono state tradizionalmente considerate, a torto, le rovine di un palazzo che avrebbe fatto erigere l'imperatore Costantino.
I resti delle terme sono classificati monumento storico nella lista del 1840, mentre le mura romane e le cantine annesse sono state classificate nel 1922.
Sono state ristrutturate, dal 1980 al 1995, dopo l'acquisizione del monumento da parte della città di Arles.
Le terme del Nord (Terme di Costantino) sono tra le meglio conservate in Francia, insieme alle Terme di Chassenon nella Charente e alle Terme di Cluny a Parigi. I bagni termali sono stati parzialmente ripuliti nel XIX secolo.
I resti attualmente visibili corrispondono al calidarium, con pavimenti riscaldanti sospesi (ipocausto) con tre piscine (solia). Due sono rettangolari mentre la terza, con abside semicircolare con tre finestre, è coperta da una semi-cupola. Il calidarium comunica con il laconicum o forno secco e il tepidarium o bagno tiepido, terminando ad ovest con un'abside semicircolare.Le altre parti di queste terme, situate più a sud, non sono state ancora portate alla luce.


FRANCIA - Lyon, Kore di Lione


La kore di Lione è una statua attica arcaica in marmo pentelico (h. 63 x l. 36; d. 24 cm) proveniente dall'acropoli di Atene e datata tra il 550 e il 540 a.C.
La scultura è frammentaria: il busto è conservato al Museo di belle arti di Lione (n. inv. H 1993) mentre la parte inferiore e i frammenti del braccio sinistro si trovano al Museo dell'acropoli di Atene (Acr. 269, h. 65 cm). Dopo una serie di avvicinamenti la pertinenza dei frammenti è stata definitivamente riconosciuta nel 1935 da Humfry Payne.
Fa parte delle numerose statue femminili votive a dimensione naturale, ritrovate nella colmata persiana sull'acropoli di Atene e datate tra il 570 a.C. circa e la fine del VI secolo a.C., rappresenta il primo esempio dell'influsso ionico che si verificò nella scultura attica della seconda metà del secolo e il primo impiego in attica del costume ionico. Di una generazione successiva a quella cui appartiene la Kore Acr. 593, la più antica tra le korai attiche rinvenute sull'acropoli, la kore di Lione si pone all'inizio della nuova fase che caratterizza la scultura attica nel terzo quarto del VI secolo a.C.
Per la kore di Lione è stata ipotizzata una funzione architettonica come cariatide.
Prima della riunione dei frammenti dell'acropoli con il torso del museo di Lione quest'ultimo era chiamato Afrodite di Marsiglia. La scultura venne pubblicata per la prima volta nel 1719 come appartenente alla collezione privata di Laurent Gravier di Marsiglia; una serie di pubblicazioni affiancate da dati non verificati attestò questa città come luogo di rinvenimento, informazione ritenuta plausibile trattandosi dell'antica Massalia colonia della città ionica di Focea, fondata nel 600 a.C. Attraverso passaggi non documentati la kore giunse, come scrive il Lechat, sembra insieme alla collezione Tempier di Nîmes, ad un antiquario di Lione di nome Mercier che la vendette nel dicembre del 1810 al comune della città per il nascente museo locale. La kore è presente nel catalogo del museo a partire dal 1816. Il polos e la colomba erano considerati attributi sufficienti a caratterizzare la statua come rappresentazione di Afrodite e la presenza dell'himation diagonale aveva portato a concludere che la statua fosse di origine ionica.
La riunione con i frammenti dell'acropoli ha restituito alla kore di Lione l'appartenenza ateniese mentre ancora se ne ignora la provenienza per il periodo anteriore al XVIII secolo.
La statua risulta dotata di quella struttura compatta e robusta che è tipica di questi anni in Attica e che risale alla dea di Berlino (Pergamonmuseum SK 1800, primo quarto del VI secolo a.C.). Le caratteristiche ioniche sono evidenti a partire dall'abito: un chitone a manica lunga e un himation indossato diagonalmente. Nella scultura attica e sulla ceramica coeva le donne portano il peplo dorico senza maniche sopra al leggero chitone e l'himation, non sempre presente, viene indossato semplicemente su entrambe le spalle. L'unica figura attica arcaica che porta il chitone senza il peplo al di sopra è la dea di Berlino che però indossa l'himation in modo tradizionalmente simmetrico. In Ionia l'himation diagonale è invece ben attestato già nel secondo quarto del VI secolo a.C., ad esempio nelle statue dedicate da Cheramyes; non solo l'origine di questo abbigliamento è ionica, ma anche il trattamento del panneggio che si riscontra a partire dalle figure delle columnae caelatae di Efeso (datate solitamente al 560 a.C.). Un altro elemento stilistico della kore di Lione è l'himation inarcato al di sopra dei glutei che non verrà imitato dagli scultori attici, ma che si trova invece frequentemente nella coeva pittura vascolare e nelle sculture marmoree dell'oriente greco.
La questione relativa alla funzione architettonica della kore di Lione fu sollevata da Brunilde Ridgway nel 1986; la parte superiore del polos presenta caratteristiche di lavorazione tipiche delle cariatidi che Payne non poté osservare direttamente, ma solo attraverso il calco inviatogli ad Atene. Un secondo elemento che conduce a tale conclusione è la posizione inversa dell'himation diagonale, tipica delle opere non isolate, ma prodotte in coppia e speculari. Inoltre l'originario influsso ionico riconosciuto nello stile dell'opera ben si accorda con l'origine vicino-orientale della tipologia architettonica della cariatide. Ad opporsi invece ad una simile interpretazione della kore si presentano in primo luogo le sue dimensioni, adatte eventualmente ad un piccolo naiskos o ad una entrata secondaria, e anche in questo caso occorrerebbe immaginare la scultura rialzata su di una base.




FRANCIA - Lyon, Odeon


L'Odeon di Lione è un piccolo teatro romano (più precisamente un odeon) che si trova a Lione vicino alla sommità della collina Fourvière.
L'Odeon si trova accanto al Teatro antico con cui forma una coppia archeologica molto rara nel mondo romano, tanto che nella Gallia solo Vienne possedeva un teatro accompagnato da un odeon.
La costruzione dell'Odeon risale al periodo tra la fine del I secolo e l'inizio del II secolo e il suo diametro di 73 metri lo rendeva uno dei più grandi dell'Impero. Le rovine dell'Odeon erano ancora visibili nel XVI secolo e per errore vennero scambiate con quelle dell'anfiteatro dove avvenne la persecuzione di Lione del 177.
L'Odeon ha una capienza di 3.000 posti, inferiore a quella solita dei teatri romani, ulteriore indizio che fa propendere per una classificazione come odeon, cioè un edificio coperto utilizzato per gli spettacoli musicali e le letture e probabilmente anche come sala riunioni dei notabili della città.
Insieme ad altri edifici del centro storico di Lione, dal 1998 è incluso tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.


FRANCIA - Lyon, Acquedotto della Brévenne

 

L'acquedotto della Brévenne (in francese: aqueduc de la Brévenne) era uno degli antichi acquedotti a servizio della colonia romana di Lugdunum (odierna Lione). Fu il terzo acquedotto ad essere realizzato in questa città. Misurava 70 km di lunghezza e terminava nel quartiere di Fourvière, nell'attuale V arrondissement. Deve il suo nome al fiume dal quale le acque erano captate, la Brévenne.
L'acquedotto della Brévenne fu costruito sotto il principato di Claudio.
Il primo punto di captazione dell'acquedotto è situato ad una quota molto elevata (circa 600 m s.l.m.), nel comune di Aveize. L'acquedotto è quindi situato sul lato posteriore dei monts du Lyonnais, que deve perciò aggirare sul lato nord per raggiungere la valle della Saona, dove si trova Lione.
Le valli erano attraversate su ponti, in cui la condotta era chiusa e l'acqua scorreva in pressione. La parte terminale della conduttura sul ponte era però in salita, in modo da recuperare parte dell'energia potenziale e da sfiatare l'eventuale aria che poteva accumularsi nelle condutture, danneggiandole.
La pendenza media ideale dell'acquedotto doveva essere collocata attorno a 1,5 mm/m, cioè l'1,5‰. Con pendenze superiori la velocità dell'acqua rischiava di superare 1 m/s, esercitando così un'azione erosiva sulle pareti della condotta.


L'acquedotto della Brévenne partiva da un'altitudine molto elevata e la sua pendenza media era il 5‰. Per i costruttori era quindi indispensabile ridurre questa pendenza. Pertanto scelsero di costruire brevi tratti orizzontali o con pendenza modesta separati da cadute verticali ottenute con pozzi. Queste cadute misuravano in altezza circa 2,3-2,5 m. Spesso, le numerose cadute formavano una sorta di scalinata idraulica, come ad esempio accadeva a Chevinay, dove l'acqua scendeva di 87 m in soli 300 m di lunghezza.
Camille Germain de Montauzan valutò che il suo apporto fosse stato il più importante dei quattro acquedotti che alimentavano Lugdunum, con una stima della portata pari a circa 28000 m3/giorno, cioè 324 L/s, valore tuttora considerato come la portata teorica dell'acquedotto.
Tuttavia, Jean Burdy, stando su valori più conservativi, ipotizza che la portata massima dell'opera fosse di 10000 m3/giorno (115 L/s).


ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...