giovedì 1 maggio 2025

PORTOGALLO - Guerreros galaicos

Guerreros galaicos (traducibile lett. dallo spagnolo in "Guerrieri galiziani"), anche noti come Guerreros galaico-lusitanos o Guerreros de la Cultura castreña, sono statue in pietra di guerrieri della Penisola iberica pre-romana. Le figure, a grandezza naturale, sono state trovate nella parte occidental-settentrionale della Penisola, principalmente in Galizia (Spagna) e nel nord di Portogallo. Lo studioso Thomas G. Schattner le ha interpretata come divinità guerriere protettrici vestite come guerrieri del popolo celtico dei Galleci.
La datazione dei Guerreros, così chiamati dallo studioso Emil Hübner, continua ad essere oggetto di discussione. La statua-stele di São João di Vedere, nella quale è chiaramente scolpita solo la testa, è considerata un predecessore. Si ritiene che le prime forme di scultura locali siano databili al V-IV secolo a.C. e le opere più mature al III secolo a.C.
Gli ornamenti (fond. i torque) e le armi (daghe) delle statue sono coerenti con i reperti dell'età del ferro iberica e confermano l'origine pre-romana. La presenza di iscrizioni in lingua latina conferma però che le opere erano ancora in uso durante il periodo romano, complicando la datazione certa. Le statue sono state trovate presso le fortezze collinari (es. castros) della c.d. Castrocultura (es. Cultura castreña) e sono stata interpretata come raffigurazioni di guerrieri o dèi. La funzione di nume tutelari dell'accampamento, posti in prossimità della cinta difensiva, richiama quanto osservato nel sito archeologico tedesco di Glauberg, ove sono state ritrovate statue celtiche simili. Un altro corrispettivo dei Guerreros nell'Europa Centrale può essere trovato nel c.d. "guerriero di Hirschlanden" ritrovato in un altro sito archeologico tedesco.
Esiste una buona collezione di Guerreros nel Museo Nazionale d'Archeologia di Lisbona e nei musei locali di Guimarães, Sanfins e Viana do Castelo, ove si trova la c.d. "Guerriera di São Paio di Meixedo", o "Statua di Viana", uno dei tre pezzi descritti da Emil Hübner nel 1861.

PORTOGALLO - Ponte romano sulla Ribeira de Odivelas

 

Il ponte romano sulla Ribeira de Odivelas (Ponte romana sobre a ribeira de Odivelas), noto anche come Ponte di Vila Ruiva, si trova vicino a Vila Ruiva, nel comune portoghese di Cuba, che a sua volta si trova nel distretto di Beja. Viene percorso ancora oggi. Si ritiene che il ponte servisse una strada romana che da Faro portava a Beja ed Évora in Portogallo e che terminava a Mérida, in Spagna. I tre pilastri originari in granito risalgono probabilmente tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.. Successivamente fu ricostruito e ingrandito a più riprese tra il V e l'XI secolo, durante il periodo visigoto e quello della Spagna musulmana in Portogallo, utilizzando materiale proveniente dal ponte originario e nuovi materiali da costruzione come il calcare, il granito, lo scisto, mattoni e persino un'antica lapide romana. Ulteriori lavori furono eseguiti nel XVI e XVII secolo, altri più recentemente. A causa dei numerosi interventi il ponte manca di una struttura coerente. Il suo aspetto attuale non permette una comprensione completa delle sue dimensioni perché 15 archi sono ora sottoterra a causa del limo che li ricopre.
Il ponte è lungo 120 metri e largo tra i 4,9 e i 5,6 metri; ha un'altezza massima di 5,3 metri. Crea una piattaforma che consente non solo l'attraversamento della Ribeira de Odivelas, su cui si trovano 11 archi, ma che facilita anche il passaggio sull'intera valle. Sebbene alcune delle arcate non siano visibili, ce ne sono 20 di diverse dimensioni, oltre a 16 finestre di scarico nei pilastri, progettate per evitare un eventuale danneggiamento al ponte durante gli allagamenti massimizzando la quantità delle acque che può defluire. I segni sul ponte indicano il livello massimo raggiunto dalle acque durante le piene avvenute nel corso del XX secolo.
Figura tra i monumenti nazionali del Portogallo dal 1967.

PORTOGALLO - Dolmen di Carapito I

 


Il dolmen di Carapito I è un monumento archeologico che si trova nel territorio della freguesia di Carapito, nel comune di Aguiar da Beira nel Distretto di Guarda della Regione Beira Alta, in Portogallo. 
La costruzione del dolmen risale al periodo megalitico, attorno al XXIX secolo a.C.. Dopo le prime esplorazioni in epoche recenti, si registrarono crolli all'inizio del XX secolo. L'archeologa Irisalva Moita visitò il sito nel 1955 e lo descrisse come in stato di rovina.
L'antichissimo manufatto si trova in ambiente campestre, ad occidente rispetto a Carapito. In origine faceva parte di un complesso che comprendeva altri due dolmen. Il Carapito I ha una struttura semplice e racchiude la camera centrale che ha una base poligonale con apertura che si rivolge a nord ovest. Le grandi lastre di pietra sono alte circa 3,5 metri. Nella seconda metà del XX secolo è stato oggetto di attenzione e di lavori di restauro.
Il dolmen Carapito I, conosciuto anche come Casa da Moura, è stato classificato monumento nazionale del Portogallo il 21 dicembre 1974.
Il sito di arte paleolitica nella Valle del Côa è uno dei più grandi siti all'aperto di arte paleolitica.
Alla fine degli anni ottanta vennero scoperte incisioni a Vila Nova de Foz Côa, nel Duero (Portogallo nord-orientale) e parzialmente a Pinhel (Beira Interna Nord, distretto di Guarda). Questo luogo si trova nella valle del Côa, e comprende migliaia di incisioni raffiguranti cavalli, bovini ed altri animali, uomini e figure astratte, databili tra i 20 000 e i 10 000 anni fa. A partire dal 1995 una squadra di archeologi sta catalogando e studiando questo complesso preistorico, ed è stato istituito un parco al fine di ricevere turisti in determinate aree.

Dopo la scoperta del complesso, che si estende per molti chilometri lungo il fiume, nacque una polemica circa la costruzione di una centrale idroelettrica.
Se venisse costruita, la centrale alzerebbe il livello del fiume coprendo buona parte delle pitture rupestri. Questo fato era noto alla compagnia energetica portoghese (la EDP) ed all'IPPAR prima che la comunità scientifica ne scoprisse l'importanza.
L'archeologo Nélson Rabada, studiando il sito grazie ad un accordo tra EDP ed IPPAR, decise di parlarne alla stampa ed alle alte autorità in materia, come l'UNESCO. Questa scoperta provocò scandalo nell'opinione pubblica portoghese ed internazionale, ed il caso venne denunciato da The Sunday Times, The New York Times ed International Herald Tribune.
I documenti prodotti dall'UNESCO non furono unanimi riguardo alla costruzione o meno della centrale, con Jean Clottes, capo del dipartimento preistorico, che sosteneva che l'innalzamento dell'acqua avrebbe potuto difendere i graffiti dai vandalismi ma confermando anche che "è il sito di arte paleolitica all'aperto più grande dell'Europa, se non del mondo".
Questa soluzione non piacque agli archeologi ed all'opinione pubblica, ed un forte movimento di opinione pubblica portoghese si oppose alla sua costruzione. Nel 1995 il parlamento ed il governo portoghese, sotto la guida del Primo ministro António Guterres, decise di sospendere i lavori creando un parco da dedicare agli studi archeologici ed alle visite turistiche.
Le incisioni trovate raffigurano principalmente animali quali cavalli, bovini (uri) e caprini. Sono presenti anche figure umane o astratte.
Le immagini sono quasi esclusivamente su superfici verticali di roccia lungo la vallata del fiume, e sono state fatte usando la tecnica ad incisione. La dimensione spazia da 15 a 180 centimetri, ma la maggior parte è di 40-50 centimetri che spesso formano mosaici o composizioni. Lo stile usa soprattutto linee spesse. È stato calcolato che queste incisioni risalgono a 20 000 anni fa (studio del 1995).
L'importanza del sito dipende dalla rarità di questo genere, e dalla sua incredibile estensione; esistono numerosi siti con graffiti nelle grotte, ma quelli all'aperto sono rarissimi, come quello di Mazouco (Messico), quello di Fornols-Haut (Francia), o quelli di Domingo García e Siega Verde (entrambi in Spagna), ma nessuno di loro può competere con Côa per dimensioni.

PORTOGALLO - Citânia de Sanfins

 

Citânia de Sanfins è un sito archeologico che si trova nel nord del Portogallo, a circa cinque chilometri a nord di Paços de Ferreira, e a 30 km a nordest di Porto e si estende per circa 15 ettari. Si tratta di un insediamento abitativo risalente alla Castrocultura, che fu ristrutturato dai romani e utilizzato fino al medioevo, cosicché poco materiale edilizio originario del periodo pre-romano è giunto fino a noi.
Sanfins appartiene fino dal 1944 ai molteplici luoghi del Paese più volte archeologicamente visitati e restaurati, che è dichiarato Monumento nazionale e che è stato trasformato in un "parco archologico". Questo insediamento dell'età del ferro si trova nella terra dei Callaeci Bracari. Esso era forse il capoluogo del celtico Nemetati (da nemeton, luogo sacro) che è da collegarsi con le scritte epigrafiche del dio della guerra Cosus Nemedecus.
Gli edifici in superficie attorno al punto più alto della collina mostrano chiaramente l'influenza dell'occupante romano. Accanto si possono ricostruire dalle fondamenta edifici rotondi con tetti a punta, che rispecchiano la tradizione locale. Accanto a queste antiche mura in superficie si può trovare nei dintorni di sudovest una Pedra Formosa.
Tra i reperti preromani si trovano spille e un pezzo di una collana d'oro. Eccellenti pezzi sono però quattro frammenti di almeno due statue celtico-lusitane di guerrieri. Reperti fibbie di cerniere e monete risalgono al periodo romano.
Nella Casa da Igreja di Sanfins è stato creato il Museo della Citânia.


PORTOGALLO - Cromlech di Almendres


Il Cromlech di Almendres, così chiamato per la forma delle pietre che ricorda quella della mandorla (Almendres in portoghese), è un cromlech, un complesso megalitico, che si trova nel comune di Nossa Senhora de Guadalupe, distretto di Évora, in Portogallo. È uno dei più antichi cromlech d'Europa.  
E' costituito da 95 monoliti disposti in due cerchi concentrici. Alcuni menhir presentano incisioni schematiche e geometriche. Poco lontano è possibile osservare un menhir alto quasi 4 metri. Studi recenti hanno confermato che molti dei monoliti si trovano nella loro posizione originaria e fanno risalire il complesso a un periodo compreso tra il Neolitico e il Calcolitico. I Cromlech non furono costruiti tutti in una volta, ma disposti e riorganizzati in un periodo di circa 3000 anni. Disordinatamente disposte in due gruppi di cerchi concentrici, le prime pietre nei cerchi più piccoli ad est furono poste intorno al 6000 aC, mentre gli anelli più grandi ad ovest furono aggiunti al sito intorno al 5000 aC, durante la nuova età della pietra. Le prove dimostrano che furono ridistribuiti nel 3000 aC circa per essere più in linea con il sole, la luna e le stelle, suggerendo alcuni mistici scopi cosmici dietro la loro costruzione.

PORTOGALLO - Conimbriga

 


Conimbriga è un sito archeologico del Portogallo di un'antica città romana della Lusitania, ubicato a circa 17 chilometri a sud di Coimbra, sulla antica strada militare romana che collegava Lisbona a Braga. È il sito archeologico romano meglio conservato di tutta la penisola iberica[senza fonte].
Molti ritengono che la Conimbriga romana derivi da un insediamento celtico, ma la cosa certa è che la città fu conquistata dai Romani, nel 139 a.C., nella campagna condotta da Decimo Giunio Bruto.
Sotto l'imperatore Cesare Augusto, (I secolo), la città ebbe un notevole sviluppo con la costruzione delle Terme e del Foro.
Alla fine del IV secolo, a seguito del declino dell'Impero Romano, attorno alla città venne costruita una cinta muraria, di oltre 1.500 metri, per sostituire o rinforzare le antiche mura del tempo di Augusto. I risultati della costruzione denotano una certa urgenza nella realizzazione dell'opera evidenziando un clima di tensione per l'imminenza di attacchi da parte di orde barbariche.
Nel 468 gli Svevi prendono d'assalto la città distruggendo parte delle mura. Da questo momento inizia il declino di Conimbriga che culminerà con il trasferimento della Diocesi a Coimbra che poteva vantare una migliore difesa e un'organizzazione urbana più organica. Parte degli abitanti di Conimbriga costruirono la città di Condeixa-a-Velha più a nord.
Nel corso di una campagna di scavi archeologici, nel 1913, vennero scoperti alcuni reperti risalenti all'età del ferro che hanno dato testimonianza dell'esistenza di insediamenti umani in quel periodo.
Altre notizie ci pervengono da fonti letterarie antiche: nel descrivere la Lusitania e la valle del Douro, Caio Plinio Secondo, cita l'oppidum Conimbriga; l'Itinerarium di Antonino menziona un insediamento fra Olisipo (Lisbona) e Bracara Augusta (Braga). Dopo le invasioni barbariche la città continua ad essere abitata, prima sotto il dominio dei Visigoti e poi degli Arabi, come testimonia un'iscrizione del VI secolo.
Le prime campagne di scavo organiche hanno inizio nel 1899, ma soltanto a partire dal 1955, con l'intensificarsi del lavoro, verrà alla luce la magnificenza dei resti archeologici. Conimbriga è una delle poche città romane che conserva una cinta muraria di forma pressoché triangolare. Particolarmente notevole, per pianta e per i mosaici che la pavimentano, è una grande villa urbana con peristilio centrale sita nella parte nord della città. Un altro grande edificio venuto alla luce è rappresentato dalle terme con le loro classiche suddivisioni. L'abbondante materiale archeologico trovato nel corso degli scavi, è stato ordinato nel museo di Conimbriga. Fra i vari archeologi che sovrintendettero agli scavi si ricorda Virgilio Ferreira che condusse un'intensa campagna fra il 1930 e il 1944 (anno della sua morte). Fra le sue scoperte si ricordano:
- Le terme pubbliche
- Tre abitazioni private fra le quali spicca la Casa dos Repuxos (Casa delle fontane) dalla superficie di 569 m² pavimentata a mosaico e con un giardino centrale dotato di vasche e fontane con oltre 500 cannelle dalle quali fuoriusciva l'acqua.
- Una basilica paleocristiana
- Una lussuosa abitazione con terme private
Il proseguimento degli scavi porta alla luce un foro di epoca augustea demolito durante la dinastia flavia, epoca in cui la città ricevette uno statuto comunale, per dar luogo alla costruzione di un nuovo foro più consono alle maggiori dimensioni e alla monumentalità della nuova città. In questo settore della città sono state rinvenute delle abitazioni del periodo claudio abitate dagli artigiani. Un acquedotto, lungo circa 3 chilometri, trasportava l'acqua da una sorgente vicina alla città.

PORTOGALLO - Rovine romane di Ammaia

 

Le rovine romane di Ammaia si trovano in Portogallo all'interno del Parco Naturale della Serra de São Mamede, una distesa montuosa ricoperta di foreste nel territorio del comune di Marvão, lungo il confine con la Spagna.
La città romana di Ammaia, fondata nel I secolo, probabilmente durante il regno di Claudio, ha una storia ricca e complessa. Ricerche archeologiche recenti indicano un'occupazione intensa già ai tempi di Augusto (a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
Situata nella Lusitania romana, Ammaia ottenne lo status di civitas tra il 44 e il 45 d.C. Non è chiaro, però, se divenne un municipium sotto Nerone, Lucio Vero o Vespasiano. La città prosperò grazie alle risorse naturali locali e alla sua rete stradale, collegata a Mérida (Emerita Augusta), il capoluogo provinciale.
Durante il IV secolo, Ammaia subì una ristrutturazione e riorganizzazione significative. Tuttavia, tra il V e il IX secolo, la città entrò in declino e si spopolò gradualmente. Con il dominio arabo sulla penisola iberica, fu abbandonata a favore di Marvão, un vicino insediamento fortificato. Nel IX secolo, Ibn Marwan, un influente muladi, si proclamò signore di Ammaia e delle sue rovine.
Nel XVI secolo, materiali da costruzione delle rovine di Ammaia furono utilizzati per edifici religiosi a Portalegre e dintorni. Nel 1619, Diogo Pereira de Sotto Maior segnalò che il ponte di Portagem era ancora visibile.
Nel 1710, una porta del sito fu demolita per costruire Castelo de Vide, e in seguito distrutta. Nel 1852, lo spagnolo D. José de Viu menzionò la vendita di 20 statue da Ammaia all'Inghilterra.
L'identificazione storico-archeologica del sito con la città romana di Ammaia risale alla metà degli anni Trenta (1935). Fu José Leite de Vasconcelos a dimostrare per primo che il sito romano era la città di Ammaia, e non Medóbriga, come assunto da André de Resende.
Il 26 aprile 1982 il vecchio ponte di Ammaia crollò definitivamente. Costruito sulla strada romana, il Ponte Velha ( ponte vecchio ) era situato a circa 4 chilometri dalle rovine principali. Il ponte era ad arco unico, costruito in muratura e pietra romana.
Gli scavi archeologici iniziarono nel 1994, seguiti da progetti nel 1995 e 1996, sotto la direzione della Fundação Cidade de Ammaia. Dal 2007, l'Università di Évora supervisiona la ricerca scientifica. Il sito è stato selezionato come "laboratorio aperto" per il progetto Radio-Past[5], finanziato dall'UE, e serve come campo-test per l'integrazione e l'innovazione di metodi non distruttivi nell'archeologia di siti complessi.
Le rovine di Ammaia si trovano lungo il fiume Sever, vicino al villaggio di São Salvador da Aramenha. Questi resti storici si estendono attraverso una valle, tagliata dall'autostrada EN359, sotto l'ombra della cittadella di Marvão. Nascoste da una fitta vegetazione lungo il serpeggiante fiume, le rovine includono il vecchio ponte a valle, la Torre e il ponte di Portagem.
Gli scavi si sono concentrati sulle strutture più evidenti e su quelle sotterranee legate alla civiltà romana. Tra i ritrovamenti, spiccano tratti di mura romane con torri e una porta a sud, edifici residenziali, una strada, una piazza lastricata, resti di una casa a Quinta do Deão, parti di un complesso termale pubblico e un foro centrale con un tempio ben conservato, mura di un portico e criptoportico. La città, con una pianta rettangolare, è organizzata lungo due assi stradali principali perpendicolari, collegando il foro centrale alle porte principali. Una cinta muraria circonda un'area di circa 20 ettari, con edifici extramurali, cimiteri e strade nell'area suburbana.
Quattro aree sono degne di nota:
  • La Porta do Arco, con due torri (6,3 metri di diametro) all'ingresso della città, un focolare e una piazza pubblica (21,3 x 10,75 metri), orientata est-ovest.
  • Un Foro e tempio romano con un podio rialzato a sud-est, strutture che potrebbero essere state fondamenta di una scala, e resti simili di un monumento.
  • Una Residenza, nota come "edifício da Quinta do Deão", caratterizzata da una cucina con pareti sostenute dalle antiche mura, pavimentazioni e condutture idriche.
  • Un piccolo complesso termale vicino al Foro. Durante gli scavi sono stati scoperti manufatti tipici dell'epoca romana, come monete, ceramiche e vetri, alcuni dei quali sono ora conservati al Museo Nazionale di Archeologia di Lisbona.
Quinta do Deão ospita un museo, posizionato direttamente sul sito archeologico, dove sono esposti i reperti più interessanti di Ammaia.



PORTOGALLO - Arte paleolitica nella Valle del Côa

 

Il sito di arte paleolitica nella Valle del Côa è uno dei più grandi siti all'aperto di arte paleolitica.
Alla fine degli anni ottanta vennero scoperte incisioni a Vila Nova de Foz Côa, nel Douro (Portogallo nord-orientale) e parzialmente a Pinhel (Beira Interna Nord, distretto di Guarda). Questo luogo si trova nella valle del Côa, e comprende migliaia di incisioni raffiguranti cavalli, bovini ed altri animali, uomini e figure astratte, databili tra i 20 000 e i 10 000 anni fa. A partire dal 1995 una squadra di archeologi sta catalogando e studiando questo complesso preistorico, ed è stato istituito un parco al fine di ricevere turisti in determinate aree.
Dopo la scoperta del complesso, che si estende per molti chilometri lungo il fiume, nacque una polemica circa la costruzione di una centrale idroelettrica.
Se fosse stata costruita, la centrale alzerebbe innalzatto il livello del fiume coprendo buona parte delle pitture rupestri. Questo fatto era noto alla compagnia energetica portoghese (la EDP) ed all'IPPAR prima che la comunità scientifica ne scoprisse l'importanza.
L'archeologo Nélson Rabada, studiando il sito grazie ad un accordo tra EDP ed IPPAR, decise di parlarne alla stampa ed alle alte autorità in materia, come l'UNESCO. Questa scoperta provocò scandalo nell'opinione pubblica portoghese ed internazionale, ed il caso venne denunciato da The Sunday Times, The New York Times ed International Herald Tribune.
I documenti prodotti dall'UNESCO non furono unanimi riguardo alla costruzione o meno della centrale, con Jean Clottes, capo del dipartimento preistorico, che sosteneva che l'innalzamento dell'acqua avrebbe potuto difendere i graffiti dai vandalismi ma confermando anche che "è il sito di arte paleolitica all'aperto più grande dell'Europa, se non del mondo".
Questa soluzione non piacque agli archeologi ed all'opinione pubblica, ed un forte movimento di opinione pubblica portoghese si oppose alla sua costruzione. Nel 1995 il parlamento ed il governo portoghese, sotto la guida del Primo ministro António Guterres, decise di sospendere i lavori creando un parco da dedicare agli studi archeologici ed alle visite turistiche.


Le incisioni trovate raffigurano principalmente animali quali cavalli, bovini (uri) e caprini. Sono presenti anche figure umane o astratte.
Le immagini sono quasi esclusivamente su superfici verticali di roccia lungo la vallata del fiume, e sono state fatte usando la tecnica ad incisione. La dimensione spazia da 15 a 180 centimetri, ma la maggior parte è di 40-50 centimetri che spesso formano mosaici o composizioni. Lo stile usa soprattutto linee spesse. È stato calcolato che queste incisioni risalgono a 20 000 anni fa (studio del 1995).
L'importanza del sito dipende dalla rarità di questo genere, e dalla sua incredibile estensione; esistono numerosi siti con graffiti nelle grotte, ma quelli all'aperto sono rarissimi, come quello di Mazouco (Messico), quello di Fornols-Haut (Francia), o quelli di Domingo García e Siega Verde (entrambi in Spagna), ma nessuno di loro può competere con Côa per dimensioni.

Il sito della valle del Côa è composto da un gruppo di 16 insediamenti sparsi su 17 chilometri:
  1. Broeira
  2. Canada do Inferno/Rego da Vide
  3. Faia
  4. Faia (Vale Afonsinho)
  5. Vale das Namoradas
  6. Vale de Moinhos
  7. Vale de Figueira/Texiugo
  8. Ribeira de Piscos/Quinta dos Poios
  9. Meijapão
  10. Fonte Frieira
  11. Penascosa
  12. Quinta da Ervamoira
  13. Salto do Boi (Cardina)
  14. Ribeirinha
  15. Quinta do Fariseu
  16. Quinta da Barca

PORTOGALLO - Rovine romane di Milreu

 

Le rovine romane di Milreu (in portoghese: Ruinas Romanas de Milreu) sono i resti di un'importante villa rustica romana situata nella parrocchia civile di Estói, nel comune di Faro, in Portogallo, classificata come Monumento Nazionale. Le rovine di Milreu costituiscono la più importante e ben conservata testimonianza della presenza romana in Algarve. Sono costituite principalmente dai resti di una villa un tempo lussuosa con terme annesse e da diversi edifici circostanti, tra cui un tempio, un mausoleo e strutture industriali e commerciali. 


Il sito archeologico conserva ancora parte degli sfarzosi mosaici di un tempo (per lo più con motivi marittimi) che decoravano il pavimento e le pareti della villa. Nell'area si trova anche una casa del XVI secolo e un centro di documentazione.
La città fu costruita e abitata per la prima volta nel I secolo, con tracce di occupazione continua fino al X secolo. Paragonabile a un gran numero di ville rustiche in Italia e in Spagna, Milreu si distinse come complesso di lusso per le sue ampie e pompose decorazioni a mosaico, gli antichi busti imperiali, il tempio dedicato a una divinità dell'acqua, lo splendido giardino e i frantoi. Gli scavi successivi hanno messo in evidenza una lunga tradizione di culto a Milreu, dimostrando che dopo il VI secolo l'edificio fu convertito in una chiesa cristiana; il cortile fu utilizzato come cimitero anche durante l'occupazione musulmana. Nella prima metà del X secolo, le volte del sito furono rovinate e l'area fu abbandonata. Le rovine furono scoperte nel 1877 dall'archeologo portoghese Estácio da Veiga. Gli scavi di Da Veiga alla fine del XIX secolo hanno portato alla luce opere a mosaico sepolte sotto l'abitazione e gli impianti di vinificazione.
Il 1º giugno 1992, la proprietà è stata posta sotto la protezione dell'Instituto Português do Património Arquitetónico. Il sito è stato incluso nel Programma di valorizzazione e divulgazione turistica del 1999, nell'ambito del progetto Itinerários Arqueológicos do Alentejo e Algarve del Ministério do Comércio e Turismo e della Secretaria de Estado da Cultura. Il 23 giugno 2001 è stata indetta una gara d'appalto per la ristrutturazione della casa rurale del XVI secolo per la costruzione di un centro interpretativo, vinta dagli architetti Ditza Reis e Pedro Serra Alves. I lavori sul sito comprendevano la costruzione civile e l'elettrificazione, lo scavo, la conservazione e il restauro delle mura. Il sito è stato inaugurato nuovamente il 19 novembre 2003, con l'apertura di una mostra permanente.
Dal 20 dicembre 2007, la proprietà è stata posta sotto l'autorità della Direção Regional da Cultura do Algarve.


PORTOGALLO - Zambujal

 

Zambujal (o Castro do Zambujal) è un sito archeologico del Portogallo risalente al III millennio a.C. che si trova nei pressi dell'estuario del fiume Tago, a nord di Lisbona nella municipalità di Torres Vedras.
Zambujal è il più importante insediamento della cultura del vaso campaniforme di tutta la regione e uno dei pochi esempi di insediamenti fortificati riferibili a questa cultura estesa nel III millennio a.C. in gran parte dell'Europa.
Gli scavi hanno dimostrato che l'insediamento venne edificato in cinque fasi costruttive principali. Nella prima fase vennero costruite delle mura che comprendevono anche delle torri, nella seconda fase venne costruita un'altra cinta di mura, nella terza queste strutture già presenti vennero rinforzate mentre nella quarta e quinta fase vennero edificate nuove torri.
Gli abitanti di Zambujal si dedicavano all'agricoltura e all'allevamento e conoscevano il cavallo. L'estrazione mineraria e la metallurgia erano praticate intensivamente, resti di oggetti in rame arsenicato sono stati rinvenuti nel sito. Vi sono evidenze di una stratificazione sociale; ceramiche campaniformi sono state rinvenute principalmente nel centro dell'insediamento, ciò proverebbe che gli individui che risiedevano in questo punto godessero di uno status speciale.


ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...