sabato 30 settembre 2023

“Palinsesti. Il Teatro antico dalla storia al mito” a Taormina fino al 31 ottobre

 


Si intitola “Palinsesti. Il Teatro antico di Taormina: dalla storia al mito” ed è la mostra – un progetto ibrido tra archeologia e contributi multimediali – concepita dal Parco Archeologico Naxos Taormina in collaborazione con Electa in programma dal 7 giugno e fino al 31 ottobre 2023 nel grande complesso monumentale del teatro.
Il progetto prevede il nuovo allestimento e la musealizzazione della versura ovest, l’ingresso occidentale alla cavea che, da spazio di transito, diventa contenitore narrativo di tutte le fasi di vita del Teatro Antico evidenziando – dalle trasformazioni in epoca greca e romana fino al riuso come palazzo signorile (XV sec.) – la singolare stratificazione (palinsesto) architettonica e simbolica dello spazio che, oggi come duemila anni fa, consentiva l’accesso agli spettacoli. In mostra le iscrizioni più importanti per comprendere la storia millenaria del Teatro e alcuni dei frammenti della decorazione architettonica del monumento: preziosi marmi d’età imperiale recuperati fra pezzi in magazzino o sinora poco valorizzati, restaurati per l’occasione e inseriti in un percorso museale appositamente elaborato dai curatori, gli archeologi Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina, Maria Grazia Vanaria e Dario Barbera. L’allestimento è dell’architetto Massimo Curzi.
Un’indagine che, nella fase di riordino dei materiali e di recupero degli spazi nella versura, ha riservato agli studiosi anche alcune soprese: il ritrovamento dell’iscrizione di Paternus, un’importante epigrafe che si riteneva smarrita dall’Ottocento e con cui gli studiosi possono rivedere le precedenti ipotesi sulla fase di ristrutturazione del teatro del II secolo d.C., ovvero nella forma in cui è arrivato a noi; e la scoperta, sulle pareti dello spazio destinato all’allestimento, di scritte sui muri che documentano il restauro e l’apertura della versura occidentale ai visitatori, dal 1869 ai nostri giorni. Testimonianze (semmai ce ne fosse bisogno) dell’intensa frequentazione turistica del celebre monumento da parte di italiani e stranieri, che confermano come la (cattiva) abitudine di scrivere sui monumenti – al di là delle chiavi di lettura sociologiche – sia un fenomeno tutt’altro che contemporaneo, quanto profondamente legato alla nascita del turismo moderno e ai relativi rischi per la tutela del patrimonio paesaggistico e culturale.
Completa la mostra “Palinsesti” un percorso audiovisivo all’aperto, scandito da paline segnaletiche con QrCode che, attraverso immagini, narrazioni e rappresentazioni artistiche, suggeriscono una rilettura “guidata” del monumento e della nascita del suo mito moderno proponendo al visitatore contemporaneo le medesime prospettive di acquerelli, affreschi e inquadrature cinematografiche. Una sorta di viaggio nel tempo – e nello spazio, grazie alle citazioni di musei e istituti culturali che ospitano opere sul teatro di Taormina – per rivivere la fascinazione di uno dei siti archeologici più iconici del vecchio continente attraverso lo sguardo degli artisti che, a loro volta, sono stati suggestionati dalla visita al Teatro antico e le cui opere sono oggi custodite nei più celebri musei d’Europa (Parigi, Monaco, Vienna), a San Pietroburgo (Ermitage) e a Chicago (Art Institute).
Un’unica grande narrazione che, a partire dal post scaenium fino alla summa cavea abbraccia l’intero monumento con alcune tra le principali tappe del mito moderno del Teatro di Taormina: da Goethe, ai vedutisti del Grand Tour (Houel, Cassas) negli anni della nascita del pittoresco e del sublime; dal restauro romantico di Viollet-le-Duc ai paradisi artificiali di Klimt e von Gloeden di fine Ottocento; dalle prime locandine pubblicitarie del periodo fascista, che promuovono Taormina come località turistica, alla coeva ripresa degli spettacoli (il teatro classico, le regie di Ettore Romagnoli e i costumi di Duilio Cambellotti, le danze ispirate all’antico); infine il cinema italiano e internazionale degli anni Sessanta. La narrazione si conclude idealmente nella versura dove sono installati due ledwall di nuovissima generazione per la proiezione di altrettanti video. Il primo, già conosciuto, è quello realizzato nel 2017 dal Parco e dal CNR per il G7 con la spettacolare ricostruzione 3D (restauro digitale) del monumento che ai visitatori illustra la decorazione architettonica originaria del teatro in età imperiale. Il secondo, dedicato al concept della mostra “Palinsesti”, riunisce foto d’epoca e scatti recenti per ricostruire la storia moderna della versura, dal restauro del 1869 fino all’ultimo allestimento del 2017, con un focus sulle scritte sui muri appena ritrovate.
Opere d’arte, voci e immagini sovrappostesi e intrecciatesi nel tempo: un palinsesto simbolico che riassume la cultura occidentale degli ultimi tre secoli e si innesta sul palinsesto materiale del Teatro di Taormina rappresentato dalla versura ovest. Una narrazione complessa che incrocia linguaggi ed epoche e fa del celebre monumento un virtuale ipertesto, una “memoria” della memoria di tutti noi.


le foto:
- Due frammenti di colonna tortile dalla scaenae frons (terzo ordine, ai lati della porta regia?) fase traianeo-adrianea (II sec. d.C.) breccia di Sciro (ph. Alessandro Licciardello)  

Blocco di cava con iscrizioni dal Teatro, 108 d.C. marmo africano (ph. Alessandro Licciardello) lato B cur pat̂ er p[r]oc [sub?] cur(a) Pater(ni) proc(uratoris) sotto l’amministrazione del procuratore Paterno


Imago Augusti. Due nuovi ritratti di Augusto da Roma e Isernia (Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, dal 29 giugno al 26 novembre 2023)

 

In esposizione due inedite teste-ritratto dell’imperatore Augusto scoperte recentemente durante le indagini archeologiche condotte a Roma e a Isernia.
Un dialogo ideale e iconografico tra due capolavori marmorei, il ritratto del giovane Ottaviano, che diventa poi Augusto, e quello del primo imperatore di Roma già insignito del titolo onorifico di Augustus, che diventa parte integrante del suo nome, è proposto dalla mostra “Imago Augusti. Due nuovi ritratti di Augusto da Roma e Isernia”.
Il progetto nasce dalla collaborazione scientifica tra la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Molise, unite in questo caso dall’eccezionale rinvenimento di due ritratti di Augusto scoperti recentemente a Roma e a Isernia che, per il loro alto valore iconografico e stilistico, possono offrire al pubblico un valido e interessante apporto nell’ambito degli studi sull’immagine e sulla storia della figura sempre attuale dell’imperatore.
Tanti gli elementi in comune tra le due opere, a partire dalla recente e inaspettata scoperta rispettivamente negli anni 2019 e 2021 nel corso di indagini archeologiche nelle aree centrali di Roma, nel Foro di Traiano, e di Isernia, nella zona presunta dell’antico foro, fino al comune riutilizzo, in età medievale, come “puro materiale” edilizio e addirittura di scarto, all’identità del personaggio raffigurato e, non da ultimo, all’elevata qualità artistica dei due esemplari.
Per questi aspetti, la mostra Imago Augusti, dopo la tappa romana al Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano, viene allestita anche a Isernia, dal dicembre 2023, nel Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache.
Il percorso espositivo sviluppa le tematiche legate ai due ritratti: la scoperta, i contesti e le modalità di reimpiego delle opere, l’iconografia e il valore politico dei ritratti, la figura dell’imperatore. Tutti questi contenuti sono proposti in modo immersivo, attraverso l’utilizzo di videoproiezioni, che, in parallelo, consentono di entrare nello scavo di via Alessandrina, viaggiare nei paesaggi molisani fino a Isernia e, infine, rivivere l’emozione delle due inattese scoperte.
Il recente scavo di via Alessandrina, nell’area del Foro di Traiano, ha ripreso un progetto più ampio di indagini estensive dei Fori Imperiali condotte negli anni del Giubileo del Duemila.
Nel caso di Isernia, il ritrovamento della testa di Augusto è avvenuto nel corso dei lavori di ripristino di un tratto di cortina delle mura urbiche crollato a causa di un violento temporale nel marzo 2013.
Le peculiari modalità di tali rinvenimenti non forniscono indicazioni certe sul contesto originario dei ritratti e dunque sullo specifico messaggio ideologico e politico di cui essi dovevano essere portatori. È tuttavia innegabile che si tratti di due capolavori unici che si inseriscono a buon diritto nel già ricco panorama delle immagini del princeps, la cui ampia diffusione nell’Urbe e nelle aree periferiche italiche si qualifica storicamente come funzionale alla costruzione di un consenso sempre più ampio nei territori dell’impero.
Nell’approfondimento storico, iconografico e stilistico dei due ritratti, l’analisi dei dettagli fisionomici ne consente l’inquadramento in due momenti diversi: nella raffigurazione di via Alessandrina un giovane Ottaviano esprime il carattere forte e determinato dell’erede di Giulio Cesare; nell’altra si percepisce la dimensione più matura e riflessiva dell’uomo divenuto titolare di un potere illimitato. Il linguaggio figurativo elaborato tra il 40 e il 38 a.C. per il poco più che ventenne Ottaviano si evolve infatti in quello del politico ormai affermato al quale il Senato decise di conferire nel 27 a.C. il titolo onorifico di Augustus, che diventerà parte integrante del suo nome.
Proprio basandosi sulle diverse cronologie dei ritratti e sulla suggestiva conformazione spaziale semiellittica, l’ultimo ambiente del Museo dei Fori Imperiali è stato concepito come un teatro nel quale i visitatori, a orari regolari, possono assistere a un dialogo immaginario tra le due anime di Augusto, e al contrasto tra una personalità giovane e idealista e una più matura e pragmatica, dando voce ad una contrapposizione sempre attuale. Una formulazione espositiva capace di coinvolgere un pubblico diversificato e ampio attraverso l’esperienza innovativa della teatralizzazione, nella quale i reperti diventano oggetti “parlanti” che interagiscono tra loro e con il pubblico.
La mostra, infine, si propone come progetto di valorizzazione culturale accessibile e inclusivo sotto molteplici aspetti.
Grazie al servizio dedicato del Dipartimento Politiche Sociali e Salute - Direzione Servizi alla Persona, affidato alla Cooperativa Sociale Onlus Segni di Integrazione - Lazio, i testi del dialogo teatralizzato e dei pannelli didattici sono stati tradotti in LIS (Lingua dei Segni Italiana), registrati e fruibili gratuitamente attraverso QR code. Allo stesso tempo, per permettere la fruizione e la mobilità in autonomia nelle sale espositive ai non vedenti, sono state realizzate sui modelli 3D le copie in marmo sintetico a grandezza naturale dei due ritratti di Augusto, con didascalie in italiano/inglese e alfabeto Braille e una planimetria col percorso della mostra in italiano e alfabeto Braille. L’offerta didattica è completata da visite guidate (in definizione) accompagnate da operatori specializzati e laboratori integrati.

GLI DEI RITORNANO. I BRONZI DI SAN CASCIANO . La mostra al Palazzo del Quirinale prorogata fino al 22 dicembre 2023

 

La mostra Gli Dei ritornano. I bronzi di San Casciano al Palazzo del Quirinale presenta per la prima volta al pubblico le straordinarie scoperte compiute nel 2022 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni: si tratta del rinvenimento del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica, nonchè uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.
L’allestimento della mostra, a cura del direttore generale musei Massimo Osanna e del professore dell’Università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli,  si sviluppa come un iter attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque termali del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi (che in lingua etrusca si chiamava Clevsin o Camars).
Si tratta di oltre venti statue ed ex-voto anatomici, che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti. L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua termale della sorgente ha permesso anche di preservare le iscrizioni in etrusco e latino incise sulle statue prima della loro realizzazione. La gran parte di questi capolavori è databile tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni nell’Etruria, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte interne a Roma, nel santuario nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue: un contesto multiculturale e plurilinguistico di pace quindi, circondato da instabilità politica e guerra.
Le statue erano poste sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sui blocchi in travertino. A più riprese – sicuramente nel corso del I secolo d.C. – le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo; si tratta dunque di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso. Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto.
Tutti questi preziosi reperti raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche e soprattutto a fini terapeutici.






(le foto sono tratte dal sito del Palazzo del Quirinale)

Gladiatori nell’Arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus Roma, Colosseo, 21 luglio 2023 – 7 gennaio 2024

 
Il Parco archeologico del Colosseo presenta l’evento espositivo “
Gladiatori nell’Arena. Tra Colosseo e Ludus Magnus”, ideato e realizzato dal Parco archeologico del Colosseo con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Barbara Nazzaro e Silvano Mattesini. L’evento si compone di una installazione multimediale permanente e di una esposizione temporanea visitabile dal 21 luglio 2023 al 7 gennaio 2024 all’interno dei sotterranei del Colosseo.
L’idea di questa iniziativa nasce innanzitutto dal recupero e valorizzazione del criptoportico orientale del Colosseo che in età romana collegava l’Arena con il quartiere delle palestre realizzate dall’imperatore Domiziano, di cui quella più famosa è il Ludus Magnus, la più grande, ma anche l’unica di cui si conserva parte delle strutture antiche. Qui i gladiatori si allenavano e si preparavano alle esibizioni.
Nel XIX secolo la costruzione di un collettore fognario a servizio del popoloso quartiere Esquilino ha interrotto questa antica connessione, che oggi finalmente torna ad essere ripristinata: grazie ad una sofisticata presentazione multimediale con proiezione olografica, perfettamente orientata sull’asse Colosseo-Ludus Magnus, sarà virtualmente “demolito” il muro che interrompe il collegamento, restituendo così al pubblico una visione unitaria dell’area archeologica contemporanea, mentre i gladiatori torneranno a solcare l’originario pavimento in opus spicatum del criptoportico, avanzando verso l'Arena vestiti delle loro pesanti armature.
Per rendere ancora più completa questa esperienza di conoscenza e valorizzazione, la riapertura del Criptoportico dei Gladiatori sarà raccontata assieme ad una esposizione temporanea che intende illustrare una selezione delle principali tipologie di coppie di gladiatori che si esibivano in combattimento sul piano dell’Arena e che con ogni probabilità proprio dal
Ludus Magnus e dalle limitrofe caserme arrivavano al Colosseo.
L’allestimento, che si snoda in alcuni degli ambienti sotterranei degli ipogei, abbina reperti originali di età romana, che riproducono immagini di gladiatori colti nelle tipiche posizioni da combattimento, con ricostruzioni, al vero, delle loro armature, realizzate secondo la tecnica antica dello sbalzo e della fusione dal Maestro Silvano Mattesini.
È così possibile ammirare le armature complete del
Murmillo e del Thraex, accanto agli elmi originari di Pompei provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ai preziosi elmi miniaturistici in ambra provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e alla stele funeraria del Murmillo Quintus Sossius Albus, ugualmente da Aquileia. Sono inoltre esposti al pubblico i graffiti dei gradini della cavea del Colosseo in cui il pubblico dell’epoca aveva rappresentato i propri beniamini in combattimento, accanto alle armature complete di un Retiarius e di un Secutor. Quella dell’Hoplomachus con il suo tipico scudo rotondo, avversario del Murmillo, è esposta accanto a due statuine da Aquileia, una anche in lega metallica. Infine un video illustra le fasi delle riproduzioni delle armature, forgiate con il ricorso alle tecniche antiche, nell'ambito di un progetto di archeologia sperimentale.
All’interno di questa cornice programmatica il PArCo ha accolto la proposta di una partnership con il Gruppo Hornblower, primaria azienda statunitense attiva nei trasporti e nel turismo fondata a Boston nel 1926, orientando la propria mission verso una politica di partecipazioni pubblico-private.
La valorizzazione del Criptoportico e dei sotterranei, con il racconto di ciò che effettivamente avveniva in questi luoghi, restituisce al contesto la sua originaria funzione e rientra a pieno titolo nella strategia culturale che contraddistingue le azioni del Parco archeologico del Colosseo –
dichiara Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. Ampliare l'offerta culturale con tecnologie innovative, che consentano di rendere immediatamente percepibile la funzione e le vicende storiche dei monumenti, costituisce uno degli obiettivi primari che il PArCo da sempre porta avanti, anche con il partenariato pubblico-privato che negli anni ha contribuito a realizzare importanti progetti finalizzati soprattutto al miglioramento della fruizione e dell’accessibilità sia fisica che culturale.
La Hornblower Corp. è da sempre impegnata ad offrire servizi ed esperienze di alta qualità ai propri clienti, nonché coinvolta in progetti di sostenibilità in ambito ambientale e sociale – dichiara l’Azienda. L'idea di poter supportare il restauro di una porzione dei Sotterranei del Colosseo e di far rivivere le scene del passaggio dei Gladiatori dal tunnel che li collegava al Ludus Magnus, è stata accolta subito come una grande ed emozionante opportunità di restituire al mondo un "piccolo" pezzo di storia mai visto prima. L'intesa con il Parco Archeologico è stata immediata, così come la condivisione del valore culturale ed educativo di questo progetto.
Cuore dell’esposizione è il
Criptoportico che come anticipato collegava il Colosseo con il quartiere delle scuole di addestramento, comprendente oltre al Ludus Magnus anche il Ludus Gallicus, il Matutinus e il Dacicus, la sede per i marinai della flotta di Miseno addetti alla manovra del velum, i Castra Misenatium, i depositi per le Armi, gli Armamentaria, l’ospedale o Saniarium, lo Spoliarium, dove si svestivano i corpi dei combattenti morti e infine il Summum Choragium, fabbrica e deposito delle scenografie. Il Criptoportico si sviluppa fino all’interruzione moderna e conserva ancora l’originaria pavimentazione in mattoni disposti a spina di pesce (opus spicatum), parte della volta in travertino e lembi di rivestimento di intonaco alle pareti.
Il Criptoportico rimarrà visitabile anche dopo la fine della mostra, arricchendo in modo suggestivo il percorso di visita degli ipogei.
La mostra raccoglie 12 opere di età romana provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dal Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e dalle collezioni del Parco archeologico del Colosseo, a cui si aggiungono le armature facenti parte della Collezione privata di Silvano Mattesini.


ARGENTINA - Cueva de las Manos

  La  Cueva de las Manos  (che in spagnolo significa Caverna delle Mani) è una caverna situata nella provincia argentina di Santa Cruz, 163 ...