mercoledì 24 gennaio 2024

Guerriero di Capestrano (Abruzzo)

 

Il Guerriero di Capestrano è una scultura in calcare tenero locale del VI secolo a.C., del periodo dell'arte italica, rinvenuta in una necropoli dell'antica città di Aufinum, località situata nei pressi di Capestrano (AQ), e raffigurante un guerriero dell'antico popolo italico dei Vestini. Si tratta di una delle opere più monumentali e significative dell'arte italica ed è conservata a Chieti, nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo. Una riproduzione a grandezza naturale del Guerriero è collocata nell'atrio del Castello Piccolomini di Capestrano. La statua e un busto di donna furono rinvenuti nel 1934 da un contadino locale durante i lavori di dissodamento del suo terreno nel territorio di Capestrano; aveva le gambe mozzate e indusse l'archeologo Giuseppe Moretti a successivi scavi grazie ai quali si giunse ad una vera e propria necropoli in cui spiccarono molti altri ritrovamenti tra cui svariati ornamentali femminili.
La scultura fu assicurata alla allora soprintendenza archeologica delle Marche e Abruzzi insieme al corredo funebre e al torso rinvenuto, detto "Dama di Capestrano". In seguito la soprintendenza archeologica dell'Abruzzo collocò la statua a Chieti insieme nella sede del Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo. La scultura è esposta in una stanza apposita al piano terra del museo.
Il guerriero, la cui decorazione doveva essere in origine completata dal colore dipinto (restano in alcuni punti tracce di colore rosso), rappresenta, in dimensioni più grandi del vero (l'altezza, senza la base, raggiunge i 2,09 m), una figura maschile stante, con braccia ripiegate sul petto, in costume militare. La testa è coperta da un elmo da parata a disco che copre le orecchie e ha una maschera sul volto; il torace è protetto da dischi corazza retti da corregge, mentre un altro riparo, in cuoio o in lamina metallica, sorretto da un cinturone, protegge il ventre. Le gambe recano degli schinieri e i piedi calzano dei sandali. Appesi davanti al petto, il guerriero porta una spada, con elsa e fodero decorati, e un pugnale. A destra regge una piccola ascia. Gli ornamenti sono costituiti da una collana rigida con pendaglio e da bracciali sugli avambracci.
Il copricapo (di 65 cm. di diametro), caratteristico per le sue larghe tese che lo fanno assomigliare ad un sombrero, è stato interpretato come un elmo da parata, dotato di cimiero (sulla parte superiore si notano le tracce di una cresta sporgente, oggi perduta), oppure come lo scudo (difesa), che veniva portato sulla testa quando non era in uso in battaglia.
La figura poggia su un piedistallo ed è sorretta da due pilastrini laterali, sui quali sono incise delle lance. Sul sostegno di destra vi è un'iscrizione in lingua sud picena, un'unica riga di testo con verso dal basso in alto e parole separate da punti: MA KUPRí KORAM OPSÚT ANI{NI}S RAKINEL?ÍS? POMP?[ÚNE]Í. Il senso del testo è stato ipotizzato come Me, bella immagine, fece (lo scultore) Aninis per il re Nevio Pompuledio (Adriano La Regina) o, più cautamente come fece (fare) Aninis per Pomp? (Calderini et al. 2007). Il guerriero è probabilmente raffigurato morto, come suggeriscono la maschera facciale e i sostegni. Si trattava probabilmente della statua posta come segnacolo sulla tomba regale.
Di eccezionale qualità, la statua sembra inserita nel quadro della scultura picena, per il quale non mancano altri esempi di grandi dimensioni (una stele antropomorfa proveniente da Guardiagrele e una testa di guerriero da Numana).
L'anatomia del guerriero non è definita come nei coevi kouroi greci, ma è più approssimativa, mentre molta più cura è stata dispensata nel raffigurare dettagli come le armi, per sottolineare il rango e l'importanza del personaggio.

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