lunedì 11 settembre 2023

Lago di Loppio (Trentino - Aldo Adige)



Il lago di Loppio (Äppl-See, Löppel-See o Loppl-See in tedesco, Lac de Lopi in dialetto trentino) si trova nel Trentino meridionale, a 224 m s.l.m. La zona, lunga 1,870 km, larga 0,480 km, profonda 4 m, con una superficie di 600000 m². Non è più un lago dopo la costruzione della galleria Adige-Garda se non in occasione di anni particolarmente piovosi, ma rimane un'importante zona umida. Nel 1439 il lago di Loppio fu teatro della galeas per montes, una memorabile impresa di ingegneria militare compiuta dalla Repubblica di Venezia, che vi fece transitare una piccola flotta diretta al lago di Garda scendendo a Torbole.
Dopo il disastro ambientale avvenuto nel 1956, quando venne prosciugato e mai più riempito in seguito allo sprofondamento della falda freatica durante i lavori per la costruzione della galleria Adige-Garda, l'ambiente si è consolidato divenendo palude ed è frequentemente invaso da abbondanti quantità di acqua in particolari momenti di piovosità intensa. Il lago è la più estesa area palustre della provincia autonoma di Trento. A occidente sorge il piccolo centro abitato di Loppio, con l'importante villa quattrocentesca della famiglia Castelbarco e la vicina chiesa del Nome di Maria con la torre campanaria che porta ancora le tracce dei colpi di artiglieria della prima guerra mondiale. Il 19 ottobre 1987 l'area è stata dichiarata zona protetta col provvedimento della giunta provinciale trentina n. 11130 (modif. delib. 20.12.1996, n. 17031.
Il lago di Loppio è conosciuto come biotopo tutelato e anche come importante sito archeologico. Fin dal 1900 vi sono stati ritrovamenti che documentano la presenza di antichi abitanti sull'isola di Sant'Andrea, situata nel sito di ricerca: frammenti di vasellame di età romana e resti di una sepoltura con corredo funebre.
L'indagine archeologica ha suddiviso il lago in tre settori:
Settore A, lato Nord-orientale dell'isolotto
Settore B, nell'area meridionale
Settore C, zona centrale e punto più elevato dell'isola
Settore A

Nella zona settentrionale dell'isola di Sant'Andrea sono state rinvenute tracce di capanne in legno e altri materiali deperibili databili intorno al V-VI secolo d.C. Sul terreno sono visibili strati di ceneri, focolari e buche. Accanto alle capanne sono stati trovati resti di mura appartenenti a piccoli edifici non ancora datati. Sono stati individuati poi edifici risalenti alla prima metà del VI secolo e dell'inizio del VII. Le loro piante sono di forma rettangolare e trapezoidale e si estendono su una superficie tra i 45 e i 60 m². L'edificio nel settore è rivolto verso il lago. I materiali rinvenuti all'interno ipotizzano un uso strettamente domestico. È presente inoltre una tomba con la sepoltura di un feto o di un nato prematuro all'interno di un contenitore in terracotta. Questa sorta di tomba era molto diffusa tra i popoli del Mediterraneo e nel VI e VII secolo era in uso anche presso l'area di dominazione bizantina. La sepoltura di Loppio è la prima del suo genere a essere scoperta nell'area alpina orientale.

Settore B

Nel sud dell'isola, come è avvenuto per la zona A, nuove costruzioni solide in muratura, dalle pareti in pietre e ciottoli di diversa misura e materiale, hanno sostituito le più primitive casupole in legno. I muri sono ottenuti ponendo in modo irregolare massi vari, poi legati con malta di calce grossolana. Le nuove abitazioni piano piano hanno sostituito completamente la capanne, inglobandone gli edifici.



Settore C

La zona centrale dell'isola è costituita dalla cosiddetta "area sacra", cioè dalla chiesa di Sant'Andrea e dalla sua necropoli. La chiesa romanica risale sicuramente ad un'epoca successiva rispetto alla necropoli, in quanto quest'ultima è stata scoperta sotto i resti dell'edificio. Qui sono state riconosciute varie tombe, ma prive del loro corredo, tra le quali una tomba cappuccina e i resti di un'altra a cassa laterizia e poi di una terza, formata da un pozzetto quadrangolare con i lati in muratura.
Sono state condotte più ricerche sull'edificio religioso attraverso documenti e lo studio stratigrafico. Di una cosa si è sicuri: l'abbandono della costruzione è precedente al XVI-XVII secolo, come testimonia un'edicola quadrifronte, che si trova sopra i suoi strati di distruzione.
Tra i resti portati alla luce vi sono materiali che testimoniano uno scenario di vita quotidiana antica movimentato per la presenza di oggetti provenienti dall'esterno come frammenti di anfore orientali e africane. Presumibile quindi una rete di scambi commerciali d'ampio raggio. I reperti dimostrano che i gruppi familiari che vivevano sull'isola erano dediti all'allevamento, alla pesca e all'agricoltura. Il sito ha restituito anche varie monete. Oltre alle più diffuse in bronzo del III-IV secolo, pure rare frazioni di silique in argento di epoca bizantina. 

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