Il santuario di Ercole Curino è
un sito archeologico statale gestito dalla Direzione
generale per i beni archeologici che si trova a Sulmona in
località Badia, sulle montagne del Morrone tra l'abbazia
di Santo Spirito dei Celestini e l'eremo di Celestino V. Gli
scavi, iniziati nel 1957, avevano fatto inizialmente supporre la
presenza della villa di Ovidio, originario proprio di Sulmo, ma
rivelarono poi il sito di un santuario italico, dedicato a Ercole
come dimostrano il tipo di materiale votivo rinvenuto e le iscrizioni
di dedica. L'epiteto di Curinus o Quirinus era
dato anche a altre divinità, come il Giove Quirinus di Superaequum e
venne dato in epoca repubblicana. I Romani legavano infatti l'epiteto
"Quirinus" con Romolo divinizzato, simbolo
dell'unità delle comunità protostoriche che formarono il primitivo
insediamento di Roma (Quirinus sarebbe infatti
all'origine di curia).
Un ampliamento del santuario risale a dopo la fine della guerra sociale (89 a.C.), quando venne ingrandito passando da struttura di carattere locale a grande santuario su terrazze simile al santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina o al santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, sorti nello stesso periodo.
La parte superiore del santuario venne sepolta da una frana antica verso il II secolo d.C.; la frequentazione del sito però non si interruppe del tutto, come testimonia l'innesto di una chiesa in epoca cristiana, a ridosso della scalea meridionale.
La grande scalea meridionale poteva essere un ingresso monumentale, forse usato anche come luogo di riunione per le assemblee locali, sotto la protezione del dio "Curino"
I due terrazzamenti del santuario sono stati realizzati in epoche diverse: quello inferiore è più recente, in opus caementicium con un grandioso podio (71 metri di lunghezza) che ospita 14 ambienti coperti da volte a botte; quello superiore, presillano, era chiuso su tre lati da un portico colonnato (restano alcune basi).
L'altare, inusitatamente ricoperto da lastre di bronzo, e il piccolo sacello della divinità si trovavano al centro della terrazza superiore.
Un ampliamento del santuario risale a dopo la fine della guerra sociale (89 a.C.), quando venne ingrandito passando da struttura di carattere locale a grande santuario su terrazze simile al santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina o al santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, sorti nello stesso periodo.
La parte superiore del santuario venne sepolta da una frana antica verso il II secolo d.C.; la frequentazione del sito però non si interruppe del tutto, come testimonia l'innesto di una chiesa in epoca cristiana, a ridosso della scalea meridionale.
La grande scalea meridionale poteva essere un ingresso monumentale, forse usato anche come luogo di riunione per le assemblee locali, sotto la protezione del dio "Curino"
I due terrazzamenti del santuario sono stati realizzati in epoche diverse: quello inferiore è più recente, in opus caementicium con un grandioso podio (71 metri di lunghezza) che ospita 14 ambienti coperti da volte a botte; quello superiore, presillano, era chiuso su tre lati da un portico colonnato (restano alcune basi).
L'altare, inusitatamente ricoperto da lastre di bronzo, e il piccolo sacello della divinità si trovavano al centro della terrazza superiore.
Dal sacello provengono i reperti
più importanti del complesso, quali due statue di culto di Ercole,
una di bronzo (al Museo archeologico di Chieti) e una marmorea,
oltre a una colonnina con 12 versi graffiti, attribuiti a Ovidio.
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