lunedì 30 settembre 2024

Laetoli - TANZANIA

 
Il sito di Laetoli in Tanzania contiene delle impronte fossili di piedi di ominidi eccezionalmente conservate, impresse su cenere depositatasi in seguito all'eruzione del vicino vulcano Sadiman, situato a 20 km di distanza. La pioggia immediatamente successiva all'eruzione ha cementato lo strato di cenere, spesso 15 cm, trasformandolo in tufo, che è stato nel tempo ricoperto da altri depositi e sedimenti che ne hanno consentito la conservazione.
Si trova a 45 chilometri a sud della Gola di Olduvai, nella riserva naturale del cratere vulcanico del Ngorongoro.
L'età degli strati di cenere calcolata con il metodo di datazione radiometrica al potassio-argon, risale a circa 3,66 milioni di anni e quindi al periodo del Pliocene.
Questa zona, esplorata a partire dagli anni’40 dagli archeologi Louis Leakey e Mary Leakey e dal geologo Peter Kent, fu oggetto di indagini sistematiche solo dalla metà degli anni’70, portando al recupero di numerosi resti di ominidi risalenti a 3,5-3,8 milioni di anni fa.
Nel 1976 Andrew Hill identificò in situ una serie di impronte animali sullo strato di cenere fossilizzato, denominato in seguito Footprint Tuff (Tufo delle Orme); negli anni seguenti furono condotte nuove campagne di scavo, che misero in luce circa 50000 impronte di diversi animali. [ entrambi facevano pare delle spedizioni di M. Leakey ]
Nel 1978 Paul I. Abell rinvenne nel tufo un’orma senza alcun dubbio di origine ominide e l’anno successivo, la rimozione dello strato superficiale, portò alla luce due file di circa 27 metri di impronte fossili di ominidi.


Le impronte sono state lasciate da tre individui che avanzavano cercando di mettere i piedi nell'orma già prodotta sul terreno dal capofila, rendendo così difficile distinguere la traccia originale. Poiché le tracce vanno tutte nella stessa direzione, è stato ipotizzato che i tre individui appartenessero ad uno stesso gruppo familiare che si recava alla sorgente, ma non c'è ovviamente conferma di questa ricostruzione.
Le impronte fossili dimostrano che gli ominidi camminavano abitualmente in posizione eretta, in quanto non ci sono evidenze di tacche lasciate dall'appoggio delle nocche delle mani. I piedi inoltre non hanno il pollice del piede mobile come quello delle scimmie e presentano l'arco sottoplantare tipico dell'uomo moderno.
La sequenza delle impronte indica un'andatura tranquilla. Simulazioni eseguite al computer, in base alle informazioni derivanti dai resti fossili attualmente assegnati ad Australopithecus afarensis e la spaziatura delle impronte trovate, indicano che questi ominina stavano camminando alla velocità di circa 1 metro al secondo, che corrisponde all'andatura di una odierna passeggiata in città.
Altre impronte identificate indicano la presenza di almeno 20 specie animali, tra le quali la iena, il grande felino Machairodus, il babbuino, il cinghiale, la giraffa, il rinoceronte, diversi tipi di gazzella e antilope, il pony hipparion, il bufalo, l'elefante estinto Deinotherium, la lepre e vari uccelli.
Poche di queste impronte sono sovrapposte le une alle altre, il che indica che sono state rapidamente ricoperte da altri depositi. Nell'area circostante sono stati ritrovati anche alcuni scheletri di questi animali.
Si sono conservate anche le impronte lasciate dalle gocce di pioggia che hanno contribuito alla cementificazione.
L'antropologo tedesco Ludwig Kohl-Larsen fu il primo a condurre ricerche di fossili umani a Laetoli, e nel 1934 ritrovò una mascella che venne assegnata ad Australopithecus afarensis.
Successivamente sono stati ritrovati resti, prevalentemente mandibole e denti, di altri 13 ominidi che mostrano affinità con lo scheletro femminile della celebre Lucy, ritrovata a Hadar in Etiopia. Alcuni studiosi classificano questi resti come A. afarensis.
Un cranio pressoché completo (Laetoli 18), ritrovato a Ngaloba nel 1976, è stato datato a più di 120.000-100.000 anni fa. L'anatomia è vicina a quella moderna, anche se la fronte è ancora poco pronunciata e il cranio è allungato antero-posteriormente, con una capacità cranica di circa 1200 cm³.
Finora nello strato di cenere più antico, dove si trovano le impronte, non sono stati ritrovati manufatti che invece sono presenti nei più recenti ritrovamenti di Olpiro e Ngaloba.

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