lunedì 14 ottobre 2024

Bovillae (Lazio)


Bovillae
(anche nota con le denominazioni corrotte di Bobellae, Rovillae, Buella, Boile, Boville) è un'antica città latina e poi romana che sorgeva a sud di Roma, ed oggi è convenzionalmente identificata con la frazione di Frattocchie del comune di Marino, nella città metropolitana di Roma Capitale, nell'area dei Castelli Romani.
Bovillae era la prima località abitata provenendo da Roma lungo la via Appia: gran parte della sua importanza nel corso dei secoli le fu data da questa posizione importante su una delle strade più trafficate dell'Impero romano. Dopo la distruzione della capitale latina di Alba Longa all'epoca di Tullo Ostilio, ubicata poco lontano dalla città, è attestato che gli albani longani si trasferirono a Bovillae portandovi le istituzioni religiose più importanti dei Latini, che qui sopravvissero durante il primo periodo della dominazione romana. La città, divenuta una delle più fiorenti dell'Agro Romano, venne saccheggiata dai Volsci nel 490 a.C. e iniziò così la sua decadenza: grazie all'onore attribuitole di aver dato origine alla Gens Iulia, attorno al 17 l'imperatore Tiberio istituì a Bovillae il collegio sacerdotale dei Sodales Augustales ("Sacerdoti di Augusto") e i Ludi Augustales, solenni giochi in onore di Augusto. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, per secoli il nome della città cadde nell'oblio fino ai primi scavi archeologici eseguiti dall'archeologo Giuseppe Tambroni tra il 1823 ed il 1825, che riportarono alla luce i ruderi del circo, considerato uno dei più grandi di Roma.

I primi rinvenimenti archeologici effettuati nel territorio dell'antica città di Bovillae, dopo vari secoli di oblio, avvennero nel corso del Settecento e furono del tutto accidentali. Nel 1712 lungo l'Olmata del Papa, attuale Strada statale 140 del Lago Albano, presso la frazione di Due Santi, venne scoperta una catacomba sotterranea, ma se ne è persa ad oggi l'ubicazione. Durante i lavori per l'allargamento della via Appia, nel 1787, vennero rinvenuti resti di un oratorio paleocristiano alla convergenza tra la via Appia Antica e la via Appia Nuova, debitamente distrutti; nello stesso sito quasi un secolo più tardi, nel 1869, vennero alla luci altri resti dell'oratorio, anch'essi dispersi.
L'archeologo Giuseppe Tambroni, con l'ausilio del cavalier Vincenzo Colonna, visto il crescente interesse che maturava anche sul grande pubblico il costante rinvenimento di materiale archeologico nell'Agro Romano: prese nel 1823 la decisione di avviare una campagna di scavi per individuare il sito esatto dell'antica Bovillae.
Gli scavi raggiunsero in buona parte il loro scopo: vennero infatti individuati i resti dell'imponente circo e del teatro, un locale forse adibito a sala termale, e i siti probabili del sacrario della Gens Iulia e del tempio di Veiove. L'archeologo Luigi Canina studiò il sito attentamente ed elaborò una mappa archeologica di Bovillae; anche lo storico marinese Girolamo Torquati prese personalmente visione, in seguito, dei reperti individuati dal Tambroni.
Nel 1853, regnante papa Pio IX, il governo pontificio commissionò ad una lunga serie di studiosi, storici, artisti ed archeologi di chiara fama (Ennio Quirino Visconti, Antonio Canova, Carlo Fea, Antonio Nibby, Luigi Canina, Giovanni Battista de Rossi) di curare il ripristino archeologico della via Appia Antica. Così tutto il primo tratto dell'antica strada tra Roma e Marino, abbandonato dal nuovo tracciato, fu protetto e i ruderi ivi localizzati furono catalogati. La sistemazione della strada, che dopo il fallimento del progetto della "Passeggiata Archeologica" fu proseguita solo nel 1988 con la costituzione del Parco regionale dell'Appia antica, arrivò fino a Frattocchie, senza però che anche l'area urbana di Bovillae fosse lambita.
Nel primo decennio del Novecento il Comune di Marino sovvenzionò l'inizio di alcuni scavi archeologici presso la località Tor Messer Paolo e Colle Licia, per individuare il sito della Bovillae pre-romana; infatti, si era diffusa l'opinione dello "slittamento" progressivo dell'abitato verso valle verificatosi nel corso dei secoli. Lo studioso Giuseppe Tomassetti in persona poté vedere gli scavi e riscontrare che erano stati fatti ritrovamenti ricollegabili a una struttura termale o a delle abitazioni. Tuttavia la cronica carenza di fondi e il disinteresse verso un'operazione del genere segnarono la conclusione dell'operazione archeologica, proprio mentre il Comune costituiva l'Antiquarium Comunale.
Nel 1930, durante il regime fascista, gli scavi archeologici di Bovillae furono curati di un minimo di attenzione: vennero infatti consolidati e risistemati i tre archi dei carceres del circo: tuttavia l'interesse durò poco. Infatti già dal secondo dopoguerra l'intensificarsi dell'urbanizzazione di Frattocchie e Santa Maria delle Mole soffocò i monumenti faticosamente portati alla luce.
I rinvenimenti sparsi effettuati in varie epoche nel territorio bovillense sono numerosissimi. La maggior parte di essi non sono neppure documentati correttamente, e molti reperti sono conservati presso il Museo civico Umberto Mastroianni di Marino o nei depositi dell'Istituto statale d'arte Paolo Mercuri senza indicazione di luogo di rinvenimento o data perché indisponibile. Le opere più pregiate, purtroppo, sono state portate all'estero: un esempio è l'Apoteosi di Omero conservata al British Museum di Londra (nella foto a sinistra).
Lo storico marinese Girolamo Torquati riferisce di essere stato personalmente presente in almeno due casi di ritrovamenti accidentali di reperti archeologici nell'area dell'antica Bovillae. Il 13 marzo 1891 nella vigna di Ernesto Terribili, alla convergenza tra via Appia Nuova e via Nettunense, furono rinvenuti, mentre veniva scassato un canneto, alcuni blocchetti di peperino parte di una recinzione funebre e due sarcofagi in marmo bianco lavorati rozzamente, uno lungo 2.30 metri e l'altro 2.16, con all'interno due scheletri. I sarcofagi erano contenuti nei resti di un edificio a volta che era stata una cripta. Non furono ritrovate iscrizioni. Il 14 febbraio 1886 invece, nella vigna dei fratelli Giuseppe ed Antonio Vitali presso le Frattocchie, fu scoperta una Venere in marmo, che il Torquati immediatamente provvide a segnalare alle autorità competenti.
Nel 2011-2012 rilevamenti archeologici preventivi nella zona di vicolo del Divino Amore hanno permesso di individuare una strada basolata, quasi perfettamente conservata, di accesso al circo, tagliata trasversalmente dalla via Nettunense nuova.

Il circo
I resti archeologici più importanti rinvenuti a Bovillae nel corso degli scavi di Giuseppe Tambroni (1823-1825) sono quelli appartenenti al circo. Voluto dall'imperatore Tiberio dopo la morte del patrigno e predecessore Augusto (14) per onorarne la memoria con degli speciali giochi circensi, i Ludi Augustales, la lunghezza del circo era di 337,50 metri per una larghezza di 68,60, ed era uno dei più grandi circhi di Roma, superando sia il Circo Vaticano sia il Circo Agonale (oggi piazza Navona).
Del circo oggi rimangono solo tre arcate in blocchi di peperino, appartenenti alla struttura dei carceres, più una quarta arcata inglobata in un cascinale. In origine dovevano esserci dodici arcate. La spina del circo era lunga 197 metri, e decorata con statue ed altri ornamenti: parti della spina furono rinvenute durante gli scavi ottocenteschi. La capienza della struttura si aggirava tra gli 8.000 ed i 10.000 spettatori. I Ludi Augustales furono celebrati almeno durante tutta la dinastia giulio-claudia, poiché un'iscrizione del 53 ricorda un tale auriga Fuscus della factio prasina vincitore dei giochi bovillensi (Ludi Augustales).

Il teatro
I ruderi del teatro di Bovillae sono stati individuati alle spalle del circo. La data di fondazione del complesso, costruito comunque secondo tutte le norme classiche, è ignota. Presso il teatro era presente una scola actorum di mimi, come è attestato da una iscrizione in memoria dell'archimimo Acilio.
Lo studioso Antonio Nibby afferma che la scena del teatro aveva ventisette piedi di raggio e quarantasette di diametro. Inoltre, furono rinvenuti anche i gradini del teatro.

Il tempio di Veiove
Durante gli scavi archeologici del 1823-1825, venne rinvenuta nell'area tra Frattocchie e Due Santi un'ara sacra pagana con sopra iscritta la seguente iscrizione: VEDIOVEI.PATREI / GENTILES.IULEI
Questo ritrovamento farebbe supporre la presenza presso l'antica città di un tempio pagano dedicato a Veiove, divinità locale latina la cui funzione non è molto chiara, ma che era titolare di un tempio sul Campidoglio a Roma posto inter duos lucos, ovvero tra i due boschi sacri dove trovavano immunità i malfattori o i supplici. Il tempio di Bovillae venne probabilmente eretto dalla Gens Iulia, originaria della città, in un'epoca non meglio definita, collocata approssimativamente dall'archeologo Antonio Nibby attorno al I secolo a.C.

Il sacrario della Gens Iulia
In Bovillae fu dedicato un sacrario alla Gens Iulia. La sua costruzione avvenne nel 17, alcuni anni dopo la morte di Augusto su iniziativa del suo successore Tiberio. Secondo lo scopritore della città, l'archeologo Giuseppe Tambroni, in questo sacrario sarebbe stato sepolto Augusto dopo le solenni esequie di stato celebrate a Roma: tuttavia, è un'ipotesi non supportata da alcun fatto.
Lo studioso Antonio Nibby descrive una struttura ottagona rinvenuta durante gli scavi del 1823-1825 e pensata dagli scopritori come il sacrario: costruita interamente in peperino, dista circa ducento metri dal teatro e la struttura aveva quindici piedi di diametro e venti di altezza; tutto intorno all'ottagono correva un recinto quadrangolare.

I sepolcri lungo la via Appia

Lungo la via Appia Antica, soprattutto nel primo tratto, tra porta San Sebastiano e Bovillae, sono stati ritrovati un numero impressionante di sepolcri monumentali di età romana: la maggior parte di essi sono conservati all'interno del Parco regionale dell'Appia antica, tuttavia almeno due sono localizzati in territorio marinese presso gli scavi dell'antica città.
Il primo è il sepolcro a base quadrata su cui, nella seconda metà dell'Ottocento, venne realizzata una torretta per le misurazioni geodetiche di padre Angelo Secchi: da questo episodio deriva il nome con cui è attualmente conosciuta la struttura, "Torre Secchi".
Il Torraccio di Due Santi invece si è conservato meglio: reso celebre da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda, che descrive magistralmente la grama vita dell'Agro Romano fino agli anni cinquanta, è solo il nucleo cementizio di un antico sepolcro romano.
Poco distante dalla Via Appia Antica, in Via Costa Rotonda, all'interno della proprietà che attualmente appartiene ai padri Trappisti, pertinente alla seicentesca Villa della Sirena, si trova un sepolcro romano, sopra al quale nel Medioevo venne edificata una torre ottagonale chiamata Tor Leonardo. Tor Leonardo sorse nel corso del Medioevo sulle rovine di un sepolcro romano di età imperiale, anche se viene menzionata per la prima volta nel Quattrocento -con il nome di Turris Leonarde- come possesso dell'Abbazia territoriale di Santa Maria di Grottaferrata, ed in seguito passò ai Colonna.

Altri reperti sparsi
Davanti al Torraccio, un antico sepolcro romano situato al miglio XII della strada statale 7 Via Appia, nel 1823 fu scoperto un diverticolo in basolato di peperino che evidentemente conduceva alle strutture dell'antica città, e che oggi corrisponde all'attuale vicolo del Divino Amore. Il diverticolo, descritto da Antonio Nibby, era sepolto per circa sei piedi di terra e largo dodici piedi, ed aveva impresse le impronte del continuo passaggio delle ruote dei carri.
Accanto al diverticolo, vennero trovati i resti di quella che venne definita "camera da bagno" o parte di un impianto termale. Accanto ad essa, venne rinvenuta una piscina in opera laterizia fatta risalire al II secolo, larga due piedi, lunga quarantotto piedi e alta nove.
Nell'area del diverticolo descritto dal Nibby, in tempi più recenti sono affiorati, nel corso dei lavori per la costruzione della fognatura in via delle Giostre, alcuni reperti romani in peperino.

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