Le Terme del Foro sono un complesso termale di epoca
romana, sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovate a
seguito degli scavi archeologici dell'antica Ercolano:
sono così chiamate per la vicinanza al foro della città.
Sulla data precisa per la costruzione per le Terme del Foro di
Ercolano, mancano notizie precise, anche per l'assenza
di epigrafi commemorative: si ipotizza che siano state
realizzate, insieme a molti altri edifici pubblici della città,
in età giulio-claudia, quindi all'inizio del I
secolo, utilizzando soldi dell'erario pubblico, in una zona
dove in precedenza sorgevano delle case private; la
struttura era destinata sia ad uomini che donne di qualsiasi ceto
sociale, grazie anche al basso costo per l'ingresso. Danneggiate
dal terremoto di Pompei del 62, furono soggette a lavori di
ristrutturazione, come dimostra il rifacimento degli affreschi:
furono quindi interessate dall'eruzione del Vesuvio del 79
e ricoperte da una coltre di fango a seguito delle colate
piroclastiche.
Le prime indagini della zona, tramite cunicoli, risalgono
al 1740 ad opera di Roque Joaquín de Alcubierre e
le terme furono sicuramente raggiunte nel 1746, anno in cui
venne asportato un labrum: tuttavia non tutto il complesso venne
esplorato, come dimostreranno poi i ritrovamenti, soprattutto
di marmi, nel XX secolo. Una seconda fase di scavi,
questa volta a cielo aperto, iniziò nel 1873 per
concludersi nel 1875, riportando alla luce la palestra,
il tepidarium e l'apodyterium delle terme maschili ed
un gruppo di botteghe: al 1885 risale la
prima mappa delle terme, opera di Giuseppe Tascone; dopo
aver abbattuto diverse case popolari, che insistevano sull'area
interessata, Amedeo Maiuri concluse il lavoro di scavo,
esplorando l'intero complesso tra il 1927 ed il 1928 ed
ancora tra il 1930 ed il 1931. Altre campagne
d'indagine si sono avute tra il 1995 ed il 1996 senza
però ottenere grossi ritrovamenti.
Le Terme del Foro sono realizzate in opera
reticolata nella facciata ed opera incerta nel
restante e tutti gli ambienti presentano volte a
botte strigilate in tufo giallo: architettonicamente
sono molto simili, anche se più piccole, alle Terme del
Foro di Pompei; sono divise in due sezioni indipendenti,
una maschile ed una femminile e prima dell'apertura dell'acquedotto
del Serino erano alimentate tramite un pozzo.
La sezione maschile (nella foto a sinistra, il calidarium) ha l'ingresso dal cardo III e
dopo aver superato uno stretto corridoio si accede alla
palestra: questa presenta colonne in mattoni e pilastri in opera
mista, entrambi stuccati in bianco e neri, mentre le uniche
due pareti, sono affrescate in quarto stile. Dalla
palestra, due porte, conducono rispettivamente ad una latrina e
all'apodyterium: nel primo ambiente, pavimentato in opus
spicatum, si osserva il canale di scolo alimentato dalle acque che
provenivano dal frigidarium; accanto alla latrina è una
piccola stanza, illuminata da una finestra, nella quale probabilmente
risiedeva il portinaio. L'apodyterium, illuminato da
una finestra rettangolare sul lato sud, è largo sei metri
e lungo dodici, ha una volte a botte e pavimento in lithostroton con
frammenti di marmo di ardesia, marmo bianco e cipollino:
le pareti sono decorate con zoccolatura rossa ed il
restante in bianco, mentre i marmi presenti furono asportati durante
le esplorazioni borboniche; la parete di fondo, che si chiude
ad abside, ospita un labrum in marmo cipollino ed i
resti di una vasca, originariamente rivestita in marmo ed
utilizzata per le abluzioni. In questo ambiente furono
rinvenuti nel 1932 quattro scheletri, di cui tre
indossavano oggetti in oro, mentre un quarto aveva il lato
sinistro completamente carbonizzato. Sulla sinistra
dell'apodyterium, una porta conduce al frigidarium: questo è
preceduto da un piccolo ambiente di forma rettangolare con
pareti intonacate e pavimento in cocciopesto.
Il frigidarium è di forma rettangolare, con pareti
affrescate poco prima dell'eruzione in rosso decorate
con candelabri e vasi agonistici ed illuminato da
un lucernaio che si apre nella volta a cupola:
questa presenta una decorazione in grigio e celeste nella quale sono
raffigurati animali marini. Alcuni gradini permettono l'accesso
alla piscina, profonda poco più di un metro e dal diametro di
quattro, all'interno della quale si nota sia il foro d'immissione che
quello di scarico dell'acqua: è decorata con una colorazione in
verde e azzurro.
Una porta ad arco che si apre sempre dall'apodyterium conduce
al tepidarium, lungo dodici metri e largo sei: la stanza,
illuminata tramite una finestra, ospita sedili e stalli per
l'appoggio degli indumenti; i principali elementi decorativi si
notano nella volta, con resti di stucco rosso e delimitata da una
fascia con palme e foglie, e nella pavimentazione,
con un mosaico che raffigura Tritone posto di
profilo che reca tra le mani un timone ed
un cesto di frutta e contornato da
quattro delfini (nella foto a sinistra). Dal tepidarium si accede poi
al calidarium, che sulla soglia è abbellito con una decorazione
pavimentale rappresentante un anello dal quale pendono
due strigili e un aryballos: la parte centrale
della volta è crollata a seguito delle costruzioni
delle fondamenta di alcune case, mentre l'illuminazione
è consentita da un'ampia finestra; l'ambiente propone nel lato sud
un'abside, dove restano decorazioni a stucco, e un podio dove
poggiava un labrum rimosso durante le indagini borboniche,
mentre in quello nord è posta una vasca per il bagno caldo
con gradini e fondo rivestiti in marmo; proprio in marmo
era la zoccolatura delle pareti, poi asportati, mentre gli affreschi
sono in giallo e il pavimento è a mosaico con tessere bianche
circondato da una cornice di tessere nere: caratteristica una
lastra di marmo lunense posto sulla parete est, che proviene con
molta probabilità dalla zona del foro e trascinata nella stanza dai
flussi piroclastici. Dall'apodyterium si accede inoltre ad un
corridoio che conduce agli ambienti di servizio come il forno ed
il pozzo: quest'ultimo, utilizzato solo in caso di emergenza dopo
l'apertura dell'acquedotto del Serino, ha un diametro di due metri ed
una profondità di tredici e realizzato in opera incerta; l'acqua
veniva attinta o a mano o tramite un meccanismo automatico formato da
cuscinetti in bronzo e un'antlia a secchielli.
La fornace invece è stata ritrovata priva di tutti gli
oggetti in bronzo e piombo che servivano per il suo
funzionamento, asportati dagli esploratori borbonici ed alimentava
tre grosse caldaie: le bocche sono in tufo e chiusi da battenti
in ferro, rinvenuti ancora intatti al momento dello scavo;
nell'ambiente si riconoscono decorazioni parietali divisi in pannelli
rettangoli a linee nere e gialle.
La sezione femminile (nella foto a sinistra, l'apodyterium) ha
ingresso dal cardo IV e lungo il marciapiede antistante
l'entrata si notano resti di basi di colonne che sostenevano
una balconata che aveva il compito sia di aumentare la
superficie abitativa del piano superiore che quello di
riparare le persone in caso di pioggia. La sala d'attesa
aveva una capienza di circa cinquanta persone ed era coperta
con travi in legno: il pavimento è in cocciopesto,
mentre le pareti sono affrescate con zoccolatura in rosso ed il
restante in bianco e nero; si nota inoltre nella vicinanze una scala
con sette gradini in legno carbonizzati ed otto in muratura che
conduceva al piano superiore dove si trovavano anche le vasche di
carico.
Dopo aver superato un vestibolo con pareti
stuccate in bianco e pavimento con mosaico a disegni geometrici,
si accede all'apodyterium: l'ambiente presenta alle pareti, decorate
con zoccolatura in rosso e la parte superiore in bianco, con cornice
in stucco che delimita la volta, mensole per riporre i
vestiti, mentre il pavimento è decorato con un mosaico, realizzato
con tessere grandi, raffigurante Tritone (nella foto a sinistra), che regge tra le mani un
timone ed un piccolo delfino e contornato da una seppia,
un polpo, un amorino con in mano un flagello ed altri
delfini. Il tepidarium presenta un podio in muratura,
probabilmente utilizzato come fornace per riscaldare l'ambiente ed un
pavimento a mosaico caratterizzato da disegni geometrici all'interno
del quale vengono riprodotti alcuni oggetti come un'anfora,
uno skyphos, una situla, un oinochoe e un
simpulum. Il reparto femminile si conclude con il calidarium,
rivestito in marmo, eccetto la parete di fondo in tassellato bianco,
che conserva una vasca ed un podio stuccato dove poggiava
il labrum ed un pavimento a mosaico con tessere bianche e
striscia nera, al di sotto del quale sono presente
delle suspensurae per il riscaldamento: su un sedile in
marmo presente nella stanza è scolpito un satiro che porta
sulla terza due corni e grappoli d'uva. Al di
sopra della volte degli ambienti termali era presente una sorta
di solaio piano e lo spazio ricavato era utilizzato come
abitazione per i dipendenti.
Dopo aver superato un vestibolo con pareti stuccate in bianco e pavimento con mosaico a disegni geometrici, si accede all'apodyterium: l'ambiente presenta alle pareti, decorate con zoccolatura in rosso e la parte superiore in bianco, con cornice in stucco che delimita la volta, mensole per riporre i vestiti, mentre il pavimento è decorato con un mosaico, realizzato con tessere grandi, raffigurante Tritone (nella foto a sinistra), che regge tra le mani un timone ed un piccolo delfino e contornato da una seppia, un polpo, un amorino con in mano un flagello ed altri delfini. Il tepidarium presenta un podio in muratura, probabilmente utilizzato come fornace per riscaldare l'ambiente ed un pavimento a mosaico caratterizzato da disegni geometrici all'interno del quale vengono riprodotti alcuni oggetti come un'anfora, uno skyphos, una situla, un oinochoe e un simpulum. Il reparto femminile si conclude con il calidarium, rivestito in marmo, eccetto la parete di fondo in tassellato bianco, che conserva una vasca ed un podio stuccato dove poggiava il labrum ed un pavimento a mosaico con tessere bianche e striscia nera, al di sotto del quale sono presente delle suspensurae per il riscaldamento: su un sedile in marmo presente nella stanza è scolpito un satiro che porta sulla terza due corni e grappoli d'uva. Al di sopra della volte degli ambienti termali era presente una sorta di solaio piano e lo spazio ricavato era utilizzato come abitazione per i dipendenti.
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