martedì 19 settembre 2023

Teatro romano di Sessa Aurunca (Campania)

 


Il teatro romano di Sessa Aurunca si trova in provincia di Caserta. Costruito nel I secolo d.C., fu poi restaurato sotto Antonino Pio nel II secolo d.C. In seguito fu abbandonato e progressivamente sepolto sotto il terreno fino agli anni '20 del XX secolo, quando i lavori cominciarono sotto la guida dell'archeologo Amedeo Maiuri; interrotti per la seconda guerra mondiale, questi furono poi veramente ripresi solo nel 1999, per essere terminati nel 2003.
Oggi il sito è completamente restaurato ed in buone condizioni. È il secondo teatro romano più grande della Campania dopo quello di Napoli. La costruzione del teatro risale al I secolo d.C. durante il regno di Augusto, con Adriano. era funzionale al programma politico e sociale di Adriano propagandando la "pietas", la pudicizia, la concordia. Adriano era particolarmente attento alla propaganda attraverso ritratti-sculture a tutto tondo. Ne sopravvivono circa 150, più di Traiano (130), di Settimio Severo (135), inferiori nel numero solo ad Augusto (oltre 200). Ma i ritratti di Adriano sono classificabili in almeno sette tipi iconografici, un primato assoluto fra gli imperatori romani, ma Vibia Sabina, moglie di Adriano, ne ebbe altrettanti, il che fa pensare.
Sicuramente Adriano non l'amava ma forse aveva bisogno di lei, e soprattutto Vibia sapeva farsi amare dalla popolazione, raccoglieva col suo carattere forte e gentile la gente attorno a lei, aveva un insomma un carisma.
Inoltre portava con sé anche la sorella minore Matidia, una donna raffinata elegante e ricca, che si tenne sempre lontana dalla politica. Matidia non si sposò mai, e certamente con la sua posizione e la sua ricchezza non le mancarono i pretendenti. Certamente la sua fu una scelta, una scelta che la sorella non poté fare. Ella ebbe vaste proprietà nella zona di Minturno, dove infatti le furono dedicate delle statue onorarie, e di "SPQS"SESSA AURUNCA", dove fece costruire una biblioteca e un acquedotto, e dove finanziò la ricostruzione del teatro, nel quale si fece raffigurate al centro della scena in veste di Aura, circondata dagli altri membri della famiglia imperiale. e venne poi ampliato nel secolo successivo sotto Antonino Pio. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il teatro divenne un cumulo di rovine anche a causa di un precedente nuovo terremoto (avvenuto nel 346), che però causò il crollo di tutta la struttura e il definitivo abbandono dell'edificio. Dopo otto secoli di degrado fu però riscoperto; ma gli uomini del XII secolo vedevano quel teatro solo come una fonte di materiale per la costruzione del duomo e di altri edifici, e diedero il via a vere e proprie spoliazioni che cancellarono irrimediabilmente l'aspetto originario (gli effetti sono visibili ancora oggi).
Dopo la fine dei lavori per la cattedrale, la vegetazione ebbe definitivamente la meglio e la struttura scomparve per altri otto secoli. Fu nel 1926 che l'archeologo Amedeo Maiuri cominciò gli scavi,[6] che dopo varie interruzioni finirono definitivamente tra il 2003 e il 2006.
Il teatro fu costruito su una collina, per sfruttarne la naturale inclinazione. La cavea ha 110 metri circa di diametro e poteva contenere tra i 6000 e i 7000 spettatori. L'edificio scenico aveva una lunghezza di 40 metri e un'altezza di 24, ed era composto di tre ordini soprapposti di 84 colonne. I marmi usati erano pregiati e venivano da varie parti dell'Impero, come la Numidia o Carrara. Dietro le scene si può ancora trovare la latrina degli attori, risalente al III secolo d.C.

Adiacente al teatro si trova un criptoportico risalente circa all'età sillana. Anche la sua storia è abbastanza travagliata, in quanto fu parzialmente scavato nel 1926 per poi essere completamente abbandonato; a differenza del teatro, però, i lavori definitivi di recupero e restauro sono terminati solo nel 2014.
Pur non avendo collegamenti diretti col teatro, o se c'erano sono andati persi  il criptoportico gli era indubbiamente collegato. Non è ancora chiaro quale fosse il suo utilizzo, ma si presuppone che venisse usato dagli attori per spostarsi da un luogo all'altro; tuttavia, sono state trovate sui muri numerose iscrizioni in greco e latino, tra cui anche alcuni versi virgiliani, che lasciano presupporre il suo utilizzo come scuola e Gymnasium. Inoltre, a causa della presenza di terreni privati, non tutte le parti del criptoportico sono state e saranno mai recuperate, lasciando così nel mistero la sua vera utilità.

La struttura era composta da tre bracci disposti ad U, ma oggi si può visitare solo il settentrionale, in quanto l'occidentale è stato inglobato da un casolare di campagna mentre l'orientale è crollato; la loro lunghezza era di 90 metri circa per il nord e di 70 per gli altri due. I corridoi sono divisi in due navate con volte a botte poggianti su pilastri di trachite vulcanica  e illuminate da finestre strombate. Le pareti, in opus incertum, conservano il rivestimento in stucco bianco con membrature architettoniche a rilievo, attribuibile ai primi decenni del I secolo d.C., su cui erano stati disegnati quadri geometrici con motivi floreali; a ciò furono aggiunte le suddette iscrizioni scolastiche e anche dei veri e propri atti di vandalismo da parte di tifoserie gladiatorie.

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