Il teatro romano di Sessa
Aurunca si trova in provincia di Caserta. Costruito
nel I secolo d.C., fu poi restaurato sotto Antonino
Pio nel II secolo d.C. In seguito fu abbandonato e
progressivamente sepolto sotto il terreno fino agli anni '20 del XX
secolo, quando i lavori cominciarono sotto la guida
dell'archeologo Amedeo Maiuri; interrotti per la seconda
guerra mondiale, questi furono poi veramente ripresi solo nel 1999,
per essere terminati nel 2003.
Oggi il sito è completamente
restaurato ed in buone condizioni. È il secondo teatro romano
più grande della Campania dopo quello di Napoli. La
costruzione del teatro risale al I secolo d.C. durante il regno
di Augusto, con Adriano. era funzionale al programma
politico e sociale di Adriano propagandando la "pietas", la
pudicizia, la concordia. Adriano era particolarmente attento alla
propaganda attraverso ritratti-sculture a tutto tondo. Ne
sopravvivono circa 150, più di Traiano (130), di Settimio Severo
(135), inferiori nel numero solo ad Augusto (oltre 200). Ma i
ritratti di Adriano sono classificabili in almeno sette tipi
iconografici, un primato assoluto fra gli imperatori romani, ma Vibia
Sabina, moglie di Adriano, ne ebbe altrettanti, il che fa pensare.
Sicuramente Adriano non l'amava ma
forse aveva bisogno di lei, e soprattutto Vibia sapeva farsi amare
dalla popolazione, raccoglieva col suo carattere forte e gentile la
gente attorno a lei, aveva un insomma un carisma.
Inoltre portava con sé anche la
sorella minore Matidia, una donna raffinata elegante e ricca,
che si tenne sempre lontana dalla politica. Matidia non si sposò
mai, e certamente con la sua posizione e la sua ricchezza non le
mancarono i pretendenti. Certamente la sua fu una scelta, una scelta
che la sorella non poté fare. Ella ebbe vaste proprietà nella zona
di Minturno, dove infatti le furono dedicate delle statue onorarie, e
di "SPQS"SESSA AURUNCA", dove fece costruire una
biblioteca e un acquedotto, e dove finanziò la ricostruzione del
teatro, nel quale si fece raffigurate al centro della scena in veste
di Aura, circondata dagli altri membri della famiglia imperiale. e
venne poi ampliato nel secolo successivo sotto Antonino Pio. Dopo
la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il teatro divenne un
cumulo di rovine anche a causa di un precedente nuovo terremoto
(avvenuto nel 346), che però causò il crollo di tutta la
struttura e il definitivo abbandono dell'edificio. Dopo otto secoli
di degrado fu però riscoperto; ma gli uomini del XII secolo vedevano
quel teatro solo come una fonte di materiale per la costruzione
del duomo e di altri edifici, e diedero il via a vere e
proprie spoliazioni che cancellarono irrimediabilmente l'aspetto
originario (gli effetti sono visibili ancora oggi).
Dopo la fine
dei lavori per la cattedrale, la vegetazione ebbe definitivamente la
meglio e la struttura scomparve per altri otto secoli. Fu
nel 1926 che l'archeologo Amedeo Maiuri cominciò
gli scavi,[6] che dopo varie interruzioni finirono
definitivamente tra il 2003 e il 2006.
Il teatro fu costruito su una collina,
per sfruttarne la naturale inclinazione. La cavea ha 110 metri circa
di diametro e poteva contenere tra i 6000 e i 7000 spettatori.
L'edificio scenico aveva una lunghezza di 40 metri e un'altezza di
24, ed era composto di tre ordini soprapposti di 84 colonne. I marmi
usati erano pregiati e venivano da varie parti dell'Impero, come
la Numidia o Carrara. Dietro le scene si può ancora
trovare la latrina degli attori, risalente al III secolo
d.C.
Adiacente al teatro si trova
un criptoportico risalente circa all'età sillana. Anche la
sua storia è abbastanza travagliata, in quanto fu parzialmente
scavato nel 1926 per poi essere completamente abbandonato; a
differenza del teatro, però, i lavori definitivi di recupero e
restauro sono terminati solo nel 2014.
Pur non avendo collegamenti diretti col
teatro, o se c'erano sono andati persi il criptoportico gli era
indubbiamente collegato. Non è ancora chiaro quale fosse il suo
utilizzo, ma si presuppone che venisse usato dagli attori per
spostarsi da un luogo all'altro; tuttavia, sono state trovate sui
muri numerose iscrizioni in greco e latino, tra cui anche alcuni
versi virgiliani, che lasciano presupporre il suo utilizzo come
scuola e Gymnasium. Inoltre, a causa della presenza di terreni
privati, non tutte le parti del criptoportico sono state e saranno
mai recuperate, lasciando così nel mistero la sua vera utilità.
La
struttura era composta da tre bracci disposti ad U, ma oggi si può
visitare solo il settentrionale, in quanto l'occidentale è stato
inglobato da un casolare di campagna mentre l'orientale è
crollato; la loro lunghezza era di 90 metri circa per il nord
e di 70 per gli altri due. I corridoi sono divisi in due navate con
volte a botte poggianti su pilastri di trachite vulcanica e
illuminate da finestre strombate. Le pareti, in opus incertum,
conservano il rivestimento in stucco bianco con membrature
architettoniche a rilievo, attribuibile ai primi decenni del I secolo
d.C., su cui erano stati disegnati quadri geometrici con motivi
floreali; a ciò furono aggiunte le suddette iscrizioni
scolastiche e anche dei veri e propri atti di vandalismo da parte di
tifoserie gladiatorie.
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