domenica 8 ottobre 2023

Villa Romana di Minori (Campania)

 


La Villa Romana di Minori è il sito archeologico di una villa romana del I secolo d.C. situata nel comune di Minori, in Campania.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale della Campania, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei. Nell'anno 2015 la villa e l'antiquarium sono stati visitati da 23.247 visitatori. Nell'anno 2019 la villa ha registrato 27.498 visitatori, confermandosi come il secondo museo più visitato della Provincia di Salerno.
Nel 2012 il 3dSign Studio ha ricostruito con un modello 3D quella che poteva essere l'architettura originale della Villa, grazie alle decorazioni degli attuali resti archeologici e la presumibile vicinanza al mare, oggi irrimediabilmente compromessa, che la villa aveva intorno al I secolo d.C. Lo stesso video è stato riutilizzato dal MIBACT durante la campagna #iorestoacasa per promuovere il patrimonio culturale italiano durante il lockdown dovuto alla gestione della pandemia di COVID-19 in Italia nei primi mesi del 2020.
Il sito archeologico ha preso parte per diversi anni alle Giornate FAI d'Autunno e di Primavera.

La villa romana di Minori si trovava in una baia della Costiera Amalfitana, nel punto in cui il fiume Reginna Minor sfocia nel mare. Questo tratto di costa, ricca di insenature e porti naturali, era un luogo amato e frequentato dall'aristocrazia romana imperiale che vi ha costruito le proprie residenze, come testimoniano i ritrovamenti di Vietri sul Mare, Amalfi, Positano, e Li Galli.
Le prime informazioni riguardo ad un edificio di epoca romana a Minori risalgono ai "Documenti e Atti della Commissione Archeologica della Provincia del Principato Citeriore" (1873-74), in cui L. Stabiano ha scritto sulla scoperta delle "terme romane".
Nel 1932 un crollo avvenuto durante la ristrutturazione di alcune case nell'area ha portato alla scoperta di una camera sotterranea, appartenente alla villa romana. Gli scavi iniziarono nel 1934, ma alcune zone sono venute alla luce solo nel 1950, in particolare in seguito all’alluvione del 26 ottobre 1954 quando la struttura fu sepolta nuovamente e solo successivamente fu riportata alla luce.
Nel 1956, mentre era in corso un cantiere per la costruzione dell'Hotel Santa Lucia, sono state scoperte nuove aree della villa decorate da dipinti che si conservano nel museo collegato alla villa. La struttura residenziale è visibile solo sul lato più vicino al mare, poiché molte parti dell'edificio sono stati riutilizzate come cantine da nuovi lotti abitativi sorti sul sito della villa.
A metà degli anni 1990 è iniziato il restauro dei mosaici che ornavano il triclinio.
La villa fu costruita attorno ad un "viridarium", giardini romani con una piscina centrale, circondata da un gruppo di edifici e triportico divisi in due gruppi simmetrici da una grande sala centrale.
Dal triportico, attraversando il viridarium, si accede ai primi ambienti della villa, due camere che per la loro vicinanza al triclinio-ninfeo dovevano essere utilizzate come sale di rappresentanza, utili per la preparazione dei cibi da servire durante il banchetto o per soddisfare le diverse necessità del padrone di casa. Coperte con volta a botte, si differenziano da un terzo ambiente, caratterizzato da una copertura con volta a vela: una struttura in conci di pietra calcarea disposta ad anelli concentrici su una pianta rettangolare. Questo tipo di copertura si rese necessaria per ottenere la stessa quota rispetto al piano di copertura delle prime due sale. La volta a vela non rappresenta, infatti, un elemento tipico dell’architettura romana, che invece trovava maggiore diffusione in Oriente.
Dalle sale di rappresentanza si accede ad altri ambienti di notevoli dimensioni. Di grande interesse è la sala della musica: il primo ambiente ad essere riportato alla luce nella campagna di scavo del 1932. È la sala più ampia della villa, chiamata così per gli affreschi conservati alle pareti, caratterizzate da un’apia zoccolatura rossa e nera, con uno spazio superiore ripartito da sottili ed eleganti pannelli, all’interno dei quali sono rappresentati elementi vegetali, medaglioni rappresentati figure mitologiche, oltre da decorazioni che riportano strumenti musicali. Considerate le dimensioni dell’ambiente è molto probabile che in origine fosse stata concepita per intrattenere gli ospiti della villa, attraverso rappresentazioni teatrali accompagnati da musici.
Procedendo oltre si attraversano stretti cunicoli privi di decorazione, utilizzati dalla servitù per evitare per accedere con maggiore facilità alle stanza destinate all’aristocrazia. Lungo il percorso si incontrano piccole rampe di scale, particolarmente anguste per permettere l’accesso ai piani superiori. Questi ambienti permettono inoltre di avere un’idea del funzionamento dei meccanismi per l’approvvigionamento dell’acqua, indispensabile per il settore termale e per i giochi d’acqua del triclinio-ninfeo. Superati questi ambienti si accede ad alcune sale di rappresentanza denominate.
Posta alle spalle del settore termale, la Sala del Teatro presenta decorazioni pittoriche anch’esse riconducibili al III stile pompeiano. Tale decorazione può essere considerata nel suo insieme come un unico fregio, all’interno del quale sono rappresentate delle scene che caratterizzavano le rappresentazioni teatrali di età romana, oltre a presentare alcune delle principali maschere, prima fra tutte il volto di Medusa.
Il territorio di Minori è sempre stato caratterizzato da numerose sorgenti d’acqua, già nel I secolo d.C., i Romani erano riusciti ad elaborare riuscirono ad elaborare un complesso sistema di canalizzazioni in grado di deviare parte del corso del fiume Reginna Minor, che fino al 1954 scorreva a poche decine di metri dal sito archeologico, per creare un suggestivo e articolato impianto termale.
Preceduto dall’apodyterium, lo spogliatoio o sala d’attesa, dotato anch’esso di mosaici e decorazioni in stucco, frutto dell’intervento di restauro del III sec d. C., rappresenta l’unico ambiente ad aver conservato tracce di un prezioso materiale come il marmo. Si accede poi al settore termale, costituito dal tepidarium, per il bagno con acqua tiepida, il calidarium, per il bagno caldo; manca il frigidarium che in realtà è rappresentato dalla piscina posta in origine al centro del viridarium. Le terme della Villa ricalcano il classico schema delle terme romane, con una doppia pavimentazione sostenuta da pilastrini in terracotta, che permettevano, attraverso l’accensione di fuochi, di riscaldare l’ambiente sovrastante. Tutti gli ambienti della zona termale sono coperti con volta a botte e volta a tutto sesto. Della decorazione musiva del tepidarium si conservano la raffigurazione di un grande vaso con alti manici sopraelevati (kantharos) dal quale fuoriescono elementi vegetali.
Tutta la struttura si sviluppa simmetricamente attorno all’ambiente più importante della Villa: il triclinio – ninfeo, il cui ingresso è perpendicolare all’ingresso principale. Non può essere considerato un vero e proprio triclinio, perché conserva solo due letti triclinari, posti l’uno di fronte all’altro, poggianti su strutture in muratura riconducibili ai lavori del III secolo d.C. Nella zona nord la sala del banchetto presenta una scalinata, originariamente in marmo dalla quale scorreva una piccola cascata, la cui acqua confluiva in due piccoli canali, dai quali i commensali potevano lavarsi le mani o espletare altre funzioni corporali. L’acqua successivamente defluiva verso la piscina attraverso un sistema di canalizzazione sotterraneo.
Recenti studi hanno evidenziato tre diversi interventi decorativi: i primi riconducibili al I sec., quindi poco successivi alla costruzione della villa, caratterizzati dalla realizzazione dell’affresco raffigurante scene di caccia, e alla decorazione in stucco della copertura, seguito da un intervento finalizzato a dare maggiore staticità all’intera struttura; e il terzo di molto successivo, di età severiana, nel quale furono realizzate le strutture in muratura su cui poggiare i letti triclicari e l’istallazione della decorazione musiva, anch’essa di particolare interesse. Strutturato secondo un duplice schema rappresentativo, riporta nella zona nord una scena di caccia, in riferimento alla necessità di servire cacciagione durante il banchetto; nella zona sud, in corrispondenza dell’ingresso del triclinio sono rappresentati elementi tratti della mitologia e legati al mare, nello specifico delle nereidi (antiche divinità marine) che cavalcano un tiaso e altri animali marini.


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