L'Efebo di Selinunte è
una statua di efebo risalente alla fase
della colonizzazione greca della Sicilia, custodito
presso il Museo Civico Selinuntino di Castelvetrano. Recenti
studi lo identificano come Dioniso Íakchos. È alto circa
85 cm ed è stato realizzato in bronzo, nel periodo
che va dal 480 al 460 a.C. La testa sembrerebbe di fattura più
antica del corpo. "...subì in antico una serie di interventi
che ne modificarono sensibilmente l'aspetto, non solo con
l'applicazione di una nuova testa, ma anche con l'allungamento
innaturale delle gambe e del torso". (Fonte: Lezioni di
archeologia, Daniele Manacorda, Editori Laterza). L'Efebo
di Selinunte risale al V secolo a.C. ed è stato
ritrovato, da un fanciullo trovatello, tale Benedetto Prussiano,
nel 1882, in località Ponte Galera, nel comune di
Castelvetrano. La statuetta fu venduta al Comune di Castelvetrano per
7.000 lire dell'epoca. La statua venne sistemata nell'appena
costituito Museo Selinuntino e successivamente nella chiesa di San
Domenico; nel 1927 fu sottoposta ad un primo restauro presso il Museo
di Siracusa, sotto la direzione di Paolo Orsi. Fu quindi esposto
a Palermo al Museo Nazionale.
Nel 1933, per ordine espresso del ministro Francesco Ercoli, il bronzo fu riportato a Castelvetrano ed esposto nel gabinetto del podestà su un piedistallo di marmo. È solo una leggenda metropolitana che i sindaci di Castelvetrano lo usassero come cappelliera, mentre è vero che la gente lo aveva soprannominato «'u pupu» (la statuetta o il bambino).
La notte del 30 ottobre 1962 l'Efebo venne rubato e i banditi tentarono di venderlo a collezionisti d'arte esteri ma senza successo, e al comune di Castelvetrano giunse persino una richiesta di riscatto di 30 milioni di lire. Infine nel 1968 la polizia, sotto il comando del questore di Agrigento Ugo Macera, organizzò un'azione di recupero a Foligno che portò a uno scontro a fuoco e all'arresto di quattro persone: nel corso dell'operazione vi fu l'intervento diretto di Rodolfo Siviero, ministro plenipotenziario, noto esperto d'arte, che si finse un ricettatore interessato all'acquisto per fare uscire allo scoperto i colpevoli. Per il recupero il comune di Castelvetrano donò sette medaglie d'oro ai protagonisti dell'operazione. Dopo essere stato sottoposto a un secondo restauro a Roma, l'Efebo fu esposto per anni al Museo Salinas di Palermo, per essere finalmente restituito a Castelvetrano, dove fece ritorno il 20 marzo 1997, degnamente collocato nella sala dedicatagli nel nuovo Museo Civico Selinuntino in Palazzo Maio.
Nel 1933, per ordine espresso del ministro Francesco Ercoli, il bronzo fu riportato a Castelvetrano ed esposto nel gabinetto del podestà su un piedistallo di marmo. È solo una leggenda metropolitana che i sindaci di Castelvetrano lo usassero come cappelliera, mentre è vero che la gente lo aveva soprannominato «'u pupu» (la statuetta o il bambino).
La notte del 30 ottobre 1962 l'Efebo venne rubato e i banditi tentarono di venderlo a collezionisti d'arte esteri ma senza successo, e al comune di Castelvetrano giunse persino una richiesta di riscatto di 30 milioni di lire. Infine nel 1968 la polizia, sotto il comando del questore di Agrigento Ugo Macera, organizzò un'azione di recupero a Foligno che portò a uno scontro a fuoco e all'arresto di quattro persone: nel corso dell'operazione vi fu l'intervento diretto di Rodolfo Siviero, ministro plenipotenziario, noto esperto d'arte, che si finse un ricettatore interessato all'acquisto per fare uscire allo scoperto i colpevoli. Per il recupero il comune di Castelvetrano donò sette medaglie d'oro ai protagonisti dell'operazione. Dopo essere stato sottoposto a un secondo restauro a Roma, l'Efebo fu esposto per anni al Museo Salinas di Palermo, per essere finalmente restituito a Castelvetrano, dove fece ritorno il 20 marzo 1997, degnamente collocato nella sala dedicatagli nel nuovo Museo Civico Selinuntino in Palazzo Maio.
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