domenica 24 settembre 2023

Eraclea Minoa (Sicilia)

 


Eraclea Minoa (in greco antico Ἡράκλεια Μινῴα; in latino Heraclea) fu un'antica città greca della Sicilia sud occidentale, fondata, secondo Erodoto, dai Selinuntini che la chiamarono originariamente Minoa.
Le sue rovine si trovano nell'area archeologica di Cattolica Eraclea, comune italiano della provincia di Agrigento.
Venne chiamata Eraclea in onore di Eracle mentre Minoa sembra collegarsi alla leggenda secondo cui il re cretese Minosse avrebbe inseguito Dedalo fino in Sicilia per punirlo del suo aiuto dato ad Arianna e Teseo alle prese con il labirinto. Minosse avrebbe poi trovato la morte proprio in questi luoghi per mano dello stesso re sicano presso cui Dedalo si era rifugiato. Il regno di Kocalos era in effetti situato lungo le rive del fiume Platani con capitale Kamikos.
Dalla fine del VI secolo a.C., Eraclea Minoa passò sotto il dominio di Akragas e successivamente alla invasione punica del 409 a.C. passò nella zona sotto il controllo cartaginese: durante le guerre greco-puniche il vicino fiume Platani ha segnato per secoli la linea di confine naturale tra la epicrazia cartaginese in Sicilia ed i territori sotto l'influenza siracusana. Contesa tra greci e cartaginesi cadde, ora in una, ora nell'altra mano, finché nel III secolo a.C. non divenne colonia romana. Dal I secolo a.C. in poi venne abbandonata.
La città viene riportata nelle Verrine di Cicerone tra le civitates decumanae della Sicilia romana. Nel 131 a.C. il pretore Publio Rupilio vi dedusse una colonia, da cui si suppone che la città si spopolò quasi del tutto durante la prima guerra servile.
Riporta Cicerone che anche Eraclea fu oggetto delle vessazioni di Verre:«Qui Verre non solo prese denaro, come negli altri luoghi, ma anche mescolò categorie e numero di cittadini vecchi e nuovi
Narra lo stesso Cicerone il suo arrivo notturno a Eraclea: «Se Lucio Metello lo avesse consentito, o giudici, erano pronte a presentarsi qui le madri e le sorelle di quegli infelici. Una di queste, mentre io mi stavo avvicinando a Eraclea, mi venne incontro con tutte le donne sposate di quella città alla luce di molte fiaccole, e rivolgendosi a me con l'appellativo di salvatore, chiamando te suo carnefice, invocando fra le lacrime il nome del figlio, l'infelice si prostrò ai miei piedi, quasi che io potessi risuscitare suo figlio dai morti.» Gli scavi archeologici sulle rovine vennero intrapresi in maniera sistematica a partire dal 1950.
La città viene considerata tipica per comprendere l'urbanistica delle città ellenistiche e romane. Di grande interesse sono: il teatro, costruito alla fine del V secolo a.C., che si apre con la cavea, divisa in nove settori a dieci gradoni (nella foto di Josè Luiz Bernardes Ribeiro, le gradinate del teatro), verso il Mar Mediterraneo; il quartiere delle abitazioni ellenistiche e romane con impianto urbanistico ad "insulae", separate da strade parallele; l'Antiquarium, che raccoglie una selezione di reperti ceramici e statuette votive provenienti dall'abitato e dalla necropoli.
Sono in parte visibili anche i resti della cinta muraria della città costruita tra la fine del VI e la fine del IV secolo a.C., della lunghezza stimata di circa 6 chilometri. A nord-est delle mura si riconoscono ancora otto torri quadrate. A Eraclea Minoa è attribuibile una rara emissione dedicata al culto di Eracle.
Eraclea Minoa è posta nel territorio del comune di Cattolica Eraclea in prossimità del fiume Platani (antico Alico); la zona oggi prende il nome di Capo Bianco per via di una candida collina marnosa che si protende sul mare nelle vicinanze. È facilmente raggiungibile, provenendo da Agrigento per mezzo della Strada statale 115, dopo il bivio per Montallegro, svoltando sulla destra seguendo poi la relativa segnaletica.

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