Karfi (anche Karphi,
in greco Καρφί) è un'area
archeologica cretese poco visitata, posizionata ad
un'altitudine della catena del Ditte, cosa che ha portato a
definirla la "Machu Picchu della civiltà minoica".
Le ricostruzioni archeologiche suggeriscono che, quando i bellicosi
gruppi misti convenzionalmente riferiti come Dori arrivarono
a Creta dal Peloponneso, dopo il 1100 a.C. ca., avrebbero
trovato il popolo minoico insieme ai micenei, ma come una classe
subalterna. Non c'è dubbio che la lingua minoica continuasse ad
essere parlata dalle classi inferiori, sebbene le iscrizioni, ora
in Lineare B, fossero tutte in una forma di greco associato a
una classe superiore micenea (BBC).
Sembra che i Dori avessero spinto la
popolazione locale fino alle colline; gli insediamenti più recenti,
con una cultura materiale minoica, sono in luoghi sempre più
inaccessibili; l'ultimo, benché il periodo di datazione per il sito
sia ampio, è Karfi, in cima ai Monti Dikti. Ci sono complessi
abitativi, un edificio a mégaron tripartito con focolare e
santuario, dove vennero trovate delle figure votive.
A Karfi l'ultimo insediamento minoico
eteocretese si ritirò verso i pendii di questa arida montagna, dalla
quale si poteva controllare dall'alto il Mar di Creta, la valle
di Pediada, e l'altopiano di Lassithi con Candia (dove i
reperti provenienti da Karfi sono esposti nel Museo Archeologico,
Stanza 11). Nelle montagne meridionali di Creta una lingua non-greca
era ancora parlata e talvolta scritta in epoca classica, e le persone
che la parlavano venivano ancora identificati come "eteocretesi"
— "veri cretesi".
La vetta di Karfi era originariamente
un santuario montano, che occupava un tipico sito sopra un'alta
spalla (circa 1.1 km sopra il livello del mare), con un vasto
"panorama" (Soetens, Driessen ed altri), connettendolo
in linea d'aria ad altri siti, tipici della rete sviluppata dal
"primo periodo palaziale" (Medio Minoico IB–II, 1900–1800
a.C.) in avanti, ma probabilmente abbandonato, forse sotto
l'incremento della centralizzazione religiosa, nel Medio Minoico IIIA
(1650 a.C. ca.) (Soetens, Driesen ed altri). Il sito roccioso
dove gli ultimi dei minoici si ritirarono è dominato da una pietra
affiorante biforcuta che è inequivocabilmente simile
agli altari in pietra, con corna crescenti incise e modellate,
conosciuti a Creta e Cipro . In questo alto, remoto e
antico sito sacro un frammento di civiltà minoica sopravvisse
intatto per circa 400 anni dopo l'occupazione di Cnosso. Molte
statuette votive d'argilla vi sono state trovate, incluse le dee
raffigurate con gonne cilindriche e le braccia sollevate nel gesto
dell'epifania.
J. D. S. Pendlebury e la Scuola
Archeologica Britannica (British Archaeology School) scavarono
estensivamente le rovine nel 1937 e 1939. Alcuni pensano che soltanto
un terzo del sito sia stato scavato (Swindale).
Jones afferma che Karphi sia
un santuario montano, mentre altre fonti pongono dei dubbi (vedi
Swindale). I reperti inventariati da Jones comprendono pesi per
telai in ceramica, vasi in miniatura, e statuette in argilla
(onnipresenti tra i santuari montani) raffiguranti forme umane e
animali.
La città minoica include un santuario
con un altare, case a un piano e strade lastricate. Due cimiteri
minoici con tombe a tholos sono situati nei presso del
villaggio, risalente fino al Tardo Minoico IIIc, e se invero il
sito include un santuario montano, vuol dire che esso è del Medio
Minoico.
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