venerdì 12 gennaio 2024

Verghìna - GRECIA

 

Verghìna
è una frazione del Comune di Veria con sede all'omonima città. Si trova nella regione di Macedonia in Grecia.
Si trova a circa 12 km dal capoluogo della prefettura, e sede del comune, Veria, a 75 km da Salonicco, capoluogo della regione e a 515 km da Atene. È collocata sulle pendici dei Monti della Pieria (2.193 metri). La popolazione secondo i dati del censimento del 2001 è di 2.478 abitanti. Verghina è stata sede dell'omonimo comune, abolito con il Programma Callicrate nel 2011, e accorpata al Comune di Veria, comune appartenente alla Macedonia Centrale.
Presso Verghina, un tempo capitale dell'Antica Macedonia, sorge uno dei più importanti siti archeologici della Grecia.
Verghina, al giorno d'oggi, è uno dei più importanti luoghi archeologici della Grecia. Prende il nome da una leggendaria regina morta suicida nel fiume Aliakmone dove si era gettata per non cadere nelle mani dei Turchi. Il paesino è diventato famoso nell'autunno del 1977 con la scoperta della tomba di Filippo II, cosa che ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che la prima capitale della Macedonia antica è da identificare proprio in Verghina.
Nel 336 a.C. vennero ivi celebrate le nozze tra Cleopatra di Macedonia, figlia proprio del celebre re Filippo II e sorella di Alessandro Magno, e Alessandro I, detto il Molosso, sovrano dell'Epiro.
Dal I secolo d.C. la città venne abbandonata; da allora, il nome Aigài (Ege) non apparve più e fu sostituito con Palatitsia, nome che compare la prima volta nel XIV secolo, ed ha probabilmente a che fare con le rovine dei palazzi adiacenti.
Secondo la mitologia, Archelao, figlio di Temeno, dopo essere stato cacciato da Argo, si recò in Macedonia per aiutare il re Cisseo ad affrontare i suoi nemici, ma, giunto a destinazione, il re cercò di assassinarlo. Archelao, a questo punto, uccise Cisseo e scappò seguendo, secondo l'oracolo, una capra. Ove la capra (capra = αἶξ, αἰγός) si fermò, egli fondò la città di Aigài (Ege); essa fu la prima capitale dei macedoni fino al trasferimento a Pella. Pertanto, secondo l'usanza, i re macedoni continuarono ad essere seppelliti nella prima capitale, fatto su cui si è basata la teoria dell'identificazione di Verghina con Aigài.
L'area della necropoli, situata tra i villaggi Palatitsia e Verghina, si estende per più di un chilometro quadrato e comprende più di trecento tumuli, tutti situati verso sud. Il loro diametro può variare da 15 a 20 metri, l'altezza da 0,50 a 1,00 metri, ma ve ne possono essere alcuni che superano queste misure in larghezza o in altezza. Le ricerche archeologiche hanno mostrato che il tumulo più antico risale all'Età del ferro (1000-700 a.C.) e quello più recente è del periodo ellenistico.
Le tombe macedoni sono in genere formate da camera a volta, facciata architettonica con porta monumentale, corridoio e tumulo. Questo tipo di impostazione strutturale è simile a quella dei tholoi micenei, come anche i corredi funerari che sono stati trovati a Sindos, alla foce del Vardar, ad est di Verghina, conservano in età arcaica il rituale della maschera d'oro. Questi dati, unitamente alle continue esaltazioni e ai riferimenti alle discendenze argive da parte della famiglia reale macedone, ci danno la certezza che la popolazione dorica, dopo aver sostanzialmente accettato gran parte delle strutture e usanze civili di Micene, le abbia mantenute in uso anche in Macedonia.
In corrispondenza del luogo identificato come Palatìtsia, a due km dal villaggio di Verghina, nel 1855, l'archeologo francese Léon Heuzey, intraprese i primi scavi verso la parte orientale. Successivamente vennero condotti altri scavi, dando la possibilità di delineare in maniera precisa la pianta del complesso architettonico del palazzo imperiale. Manolis Andronikos, nel 1949, riuscì ad ottenere un incarico per Veria, che comprendeva anche l'area di Verghina. Egli esplorò nel 1952 il "Grande tumulo", un'altura che già dal secolo precedente attirò l'attenzione per il suo carattere artificiale. Si tenne conto dei frammenti di stele funerarie rinvenute in quel punto; queste, insieme all'abbondante cumulo di terra e pietrame, sarebbero state ammassate sulle tombe reali da Antigono Gonata con lo scopo di difenderle in seguito al saccheggio di Aigài da parte dei Galati al servizio di Pirro avvenuto intorno al 273 a.C. Gli scavi proseguirono nel resto dell'area cimiteriale fino al 1961.
Il 30 agosto del 1977 riprese l'esplorazione del tumulo direzione sud-ovest, dove venne rinvenuta la tomba di Filippo II, vicino ad altre due tombe reali, quella detta "di Persefone" e quella, probabilmente, di Alessandro IV; ma fu la prima a destare maggiore interesse, sia per l'alto valore storico che per la sua conformazione.



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