lunedì 2 ottobre 2023

Ara di Domizio Enobarbo - FRANCIA/GERMANIA

 

La cosiddetta Ara di Domizio Enobarbo è un'opera della scultura romana tardo repubblicana in quattro lastre conservate in parte al Museo del Louvre e in parte alla Gliptoteca di Monaco.
Le lastre a bassorilievo provengono dal tempio di Marte (o di Nettuno) situato sotto la chiesa di San Salvatore in Campo presso il Circo Flaminio e componevano una base per statue lunga metri 5,65 x 1,75 e alta 78 centimetri. Secondo Plinio il Vecchio[1] vi erano poggiate le sculture di Nettuno, di Anfitrite, di Achille e delle Nereidi, copia da Skopas. L'opera è anteriore alla riforma mariana del 107 a.C.
L'ara è uno dei migliori esempi di arte eclettica romana dopo la conquista della Grecia e la massiccia influenza dell'ellenismo nel mondo dell'arte e della cultura romana. È databile in un'epoca di poco anteriore alla riforma di Mario dell'esercito (107 a.C.), come confermano anche i particolari iconografici (la toga corta o la tipologia delle armature dei soldati).
La base ha pilastrini agli angoli e su tre lati ha un thiasos (corteo che celebra il culto di un dio) che partecipa alle nozze tra Nettuno e Anfitrite, seduti su un carro trainato da tritoni ed accompagnati da pistrici, tritoni e nereidi (sezione conservata a Monaco). Questa raffigurazione rientra nella tradizione ellenistica e neoattica, con confronti possibili con molte opere coeve. I volti, la muscolatura studiata, i panneggi curati, il movimento disinvolto e le posizioni scelte riecheggiano famose opere d'arte ellenistiche.
Il quarto lato (conservato a Parigi) è invece diverso per stile e per soggetto, con la celebrazione, attraverso precise allusioni, di un intero lustrum censorio, cioè della cerimonia con la quale i censori, alla fine della loro carica quinquennale, celebravano un sacrificio espiatorio per tutta la popolazione. Questa raffigurazione ricade, a differenza del thiasos, nella concezione narrativa e didascalica dei romani, che comunque non era una narrazione "veristica", ma verosimile e con intenti
di raffigurare simbolicamente un avvenimento.
La differenza di stile era anche causata dai diversi modelli ai quali si ispiravano gli artefici: per il thiasos esisteva la secolare tradizione ellenistica, mentre per il lustrum si trattava probabilmente di una delle prime raffigurazioni ufficiali di questo tema, almeno su bassorilievo (probabilmente fece da modello la pittura trionfale). Nonostante le notevoli differenze però è verosimile che gli autori delle due scene siano i medesimi, come dimostra il confronto dei dettagli e della tecnica scultorea.

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