L'
anfora (dal greco
ἀμφορεύς,
da ἀμφί + φέρομαι, "esser portato da entrambe le
parti", attraverso il latino amphora) è
un vaso di terracotta a due manici, definiti
anse, di forma affusolata o globulare utilizzato nell'antichità per
il trasporto di derrate alimentari liquide o semiliquide,
come vino, olio, salse di pesce, conserve di frutta,
miele, ecc. Si possono classificare
in fenicie o puniche, greche, etrusche,
della Magna Grecia (greco-italiche antiche) e romane.
L’anforologia è
la disciplina che si occupa di studiare le anfore per migliorare le
conoscenze archeologiche e storiche dei popoli antichi che le
utilizzarono; le anfore, infatti, costituiscono una ricca
testimonianza del proprio tempo: attraverso di esse si possono capire
le tecniche di fabbricazione utilizzate, si
possono individuare i
centri di produzione dei contenitori e dei contenuti, si possono
ricostruire le antiche rotte commerciali e così via.
Per comodità le anfore vengono
catalogate secondo “tipi” definiti dalla somma delle
caratteristiche di alcuni elementi morfologici, considerati nel loro
insieme; tuttavia, bisogna considerare che il concetto di “tipo
anforico” è abbastanza elastico: di uno stesso tipo esistono
numerose varianti dovute alla fabbricazione manuale, all’evoluzione
locale e a quella imitativa di questi contenitori. La denominazione
dei tipi anforici può discendere: dal nome di una località
(es. Camuludunum 184), dal nome di uno studioso (es. Keay
VI), dal nome di un inventario o da quello del contesto di scavo
(es. Agora M273), o ancora da caratteristiche fisiche
dell'anfora stessa (es. "hollow foot amphora")
o dall'arco
cronologico di diffusione (es. "Late Roman Amphora 2").
Per quanto riguarda le anfore di età
romana, il primo studioso che si occupò di classificare tutti questi
recipienti fu Heinrich Dressel. Nel 1872, con l'aiuto di
padre Luigi Bruzza, iniziò a classificare i frammenti di anfore
rinvenute sul monte Testaccio (Roma) e aventi almeno un
bollo o un titulus pictus.
L'anfora come unità di misura Nell'antica
Grecia le misure di capacità variavano a seconda che fossero
destinate ai liquidi (μέτρα ὑγρά) o ai solidi (μέτρα
ξηρά); nel caso dei liquidi, ad esempio, si utilizzava l'anfora
(in greco antico:
ἀμφορεύς?):
un'unità di misura del volume che nel
sistema attico di Solone corrispondeva a
72 cotili o a 1/2 metreta (19,44 litri).
Con il termine anfora veniva indicata nel Cinquecento un'unità di
peso e di capacità, utilizzata dai commercianti italiani,
soprattutto veneziani. Veniva abbreviata con il segno @.
L'anfora nella ceramica greca Il termine anfora (dal greco amphorèus)
è utilizzato per una forma ceramica greca decorata,
caratterizzata da un corpo rastremato inferiormente, con collo più
stretto e due anse impostate sul collo e sulla spalla. A differenza
dei contenitori da trasporto sopra descritti, che presentavano un
piede appuntito atto a facilitare l'immagazzinamento sulle navi, le
anfore avevano un fondo piatto che permetteva ad esse di sostenersi.
Erano destinate a contenere liquidi o granaglie ed in
alcuni periodi furono destinate ai rituali di sepoltura,
impiegate
come urne cinerarie o come segnacoli tombali.
Già conosciute in epoca micenea,
in epoca greca se ne distinguono due principali tipi in base al
profilo tra spalla e collo che può seguire una curva continua,
ovvero presentare uno stacco netto. Per ciascuna forma sono
osservabili sistemi decorativi precipui e determinati dalla tecnica
di decorazione impiegata e dal periodo storico.
Anfore a profilo continuoQuesta forma è raramente presente al
di fuori dell'Attica e compare già nel VII secolo a.C. divenendo
comune in una forma rimodellata nel VI secolo a.C. Viene prodotta
fino all'ultimo quarto del V secolo a.C. Se ne distinguono tre
standard tipologici:
- il più antico (diffuso nella
prima metà del VI secolo a.C.) e più comune tra
le varianti
della forma è il tipo "B" che presenta anse cilindriche e
piede "ad echino rovesciato";
- il tipo "A", successivo
(intorno alla metà del secolo), presenta un orlo svasato
(trapezoidale) con anse quadrangolari solitamente decorate con
foglie d'edera e piede a doppio scalino;
- la variante meno diffusa è il
tipo "C", utilizzato tra il 580 e il 470 a.C. circa. Si
caratterizza per l'orlo a profilo rotondo invece che trapezoidale,
mentre anse e piede variano.
Anfore a collo distintoFurono le più antiche, ereditate dalla
ceramica micenea. Per il periodo protogeometrico se ne
conoscono con anse orizzontali, impostate sul ventre, e con anse
verticali; queste ultime sono le più diffuse e danno origine
alla
forma più allungata che diviene comune durante il
periodo geometrico.
Per i periodi orientalizzante e a
figure nere l'anfora a collo distinto assume diverse forme, ma la più
diffusa resta quella tipica del periodo geometrico. Una nuova forma
viene modellata a metà del VI secolo a.C. ad Atene, dove diviene la
forma tipica nelle figure nere del periodo maturo: il corpo
assume forma ovoidale e la spalla si appiattisce. La forma tipica del
periodo a figure rosse si presenta smagrita e
frequentemente con anse intrecciate.
Anfore panatenaicheTra le anfore con il collo distinto una
variante è rappresentata dall'anfora panatenaica, con collo sottile
e corpo largo fortemente rastremato verso il piede, creata ai tempi
di Pisistrato e offerta come premio per le competizioni
nelle Panatenee di Atene: presenta una decorazione
dipinta tipica, sempre a
figure nere (la dea Atena su un lato e la
gara vinta sull'altro), fino al II secolo a.C. A partire
dal IV secolo a.C. le anfore panatenaiche sono datate
dall'iscrizione del nome dell'arconte eponimo. La forma tende a
smagrire e ad allungarsi col tempo fino a perdere nel IV secolo a.C.
l'aspetto originario dell'anfora a collo distinto. Furono prodotte
anche anfore della medesima forma ma con diverse decorazioni, a volte
più piccole, forse come souvenir.
Anfore nicostenicheUn'altra
variante particolare era l'anfora nicostenica, che prende il nome dal
suo creatore, il vasaio Nikosthenes, il quale ne produceva
esemplari destinati unicamente al mercato etrusco. Presenta anse
piatte che partono dall'orlo e collo a profilo tendenzialmente conico
che raggiunge alla base quasi la larghezza massima del ventre. La
forma dell'anfora nicostenica deriva da quella dell'anforetta a
spirale, una tipologia vascolare frequentemente
rinvenuta nelle
sepolture villanoviane e orientalizzanti.
Anfore nolanePrendono il nome da Nola, luogo di
rinvenimento di numerosi esemplari; sono una versione più piccola
dell'anfora a collo distinto, frequenti nella prima metà del V
secolo a.C. Presentano collo svasato, ampio orlo convesso e anse
crestate; la versione con anse doppie, ciascuna composta da due
sezioni cilindriche, è chiamata doubleen.
Anfora tirrenicaÈ una variante con corpo meno espanso
prodotta a partire dal 575 a.C. circa e destinata all'esportazione
in Etruria.
AnforiscoÈ un'anfora di piccole dimensioni con
piede a punta usata per la conservazione degli oli profumati.