Termesso (greco: Θερμεσσός)
era una città piside costruita ad un'altitudine di oltre
1000 metri, sul versante sud-occidentale del monte Solimo (attuale
Güllük Dağı) nei monti Tauro, nell'attuale provincia turca
di Adalia. Si trova 30 chilometri a nord-ovest del
capoluogo Adalia. Fu fondata su una piattaforma naturale in cima
al Güllük Dağı, situata ad un'altitudine di 1665 metri.
Termessos contiene un'insolita
abbondanza di specie animali e vegetali rare, protette all'interno
del parco nazionale di Termesso. Nascosto da una moltitudine di
piante e circondato da dense foreste di pini, il sito, suo aspetto
immacolato ed intonso, ha un'atmosfera più emozionante di altre
città antiche delle vicinanze. A causa della sua ricchezza storica,
la città è stata inclusa nell'omonimo parco nazionale.
Il mitico fondatore della città
è Bellerofonte.
Quello che si
sa della sua storia inizia al tempo di Alessandro Magno, che
circondò la città nel 333 a.C., e la paragonò ad un nido d'aquila
che non riuscì a conquistare. Arriano, uno degli antichi
storici che parlarono di questo evento e descrissero l'importanza
strategica di Termessos, fa notare che anche pochi uomini erano in
grado di difenderla, grazie alle insormontabili barriere naturali che
la circondavano. La posizione della città sul passo di
montagna che collega la zona frigia alle pianure
di Panfilia è descritta da Arriano. Alessandro
voleva andare in Frigia da Panfilia, e secondo il tragitto descritto
da Arriano passò da Termessos. Esistono passi molto più bassi e
comodi, per cui è discusso il motivo per il quale Alessandro abbia
scelto di salire il ripido passo Yenice. Si dice anche che i suoi
ospiti di Perge inviarono Alessandro lungo una strada
volutamente sbagliata. Alessandro perse molto tempo tentando di
forzare il passo che era stato chiuso dai Termessiani per cui,
arrabbiato, decise di assediare Termesso. Probabilmente a causa del
fatto che sapeva di non poterla conquistare, Alessandro non attaccò,
preferendo invece marciare verso nord e sfogando la sua furia
su Sagalassos.
Secondo Strabone, gli abitanti di
Termesso si autodefinivano Solymoi, ed erano un popolo piside.
Il loro nome, come quello dato alla montagna su cui abitavano,
derivava da Solimeo, un dio anatolico che fu in seguito
identificato con Zeus, dando vita al culto di Zeus Solimeo
(Solim in turco). Questo nome esiste tuttora come cognome in alcuni
popoli della regione di Adalia, che mantengono così il proprio
retaggio. Le monete di Termesso spesso raffigurano questo dio e ne
indicano il nome.
Lo storico Diodoro descrive
dettagliatamente un altro indimenticabile incidente nella storia di
Termesso. Nel 319 a.C., dopo la morte di Alessandro, uno dei suoi
generali, Antigono Monoftalmo, si autoproclamò signore
dell'Asia minore, e dichiarò guerra al rivale Alcetas, la cui
base era Pisidia. Le sue forze erano formate da 40 000
fanti, 7000 unità di cavalleria e numerosi elefanti. Non riuscendo a
sconfiggere questa forza superiore, Alcetas ed i suoi amici si
rifugiarono a Termessos. I Termessiani gli promisero di proteggerli.
In quel periodo, Antigono pose il proprio campo all'esterno della
città, chiedendo la consegna del nemico. Non volendo rischiare il
saccheggio della città a causa di uno straniero macedone, gli
anziani della città decisero di consegnare Alcetas, ma i giovani di
Termesso vollero mantenere la parola data e si rifiutarono di
obbedire. Gli anziani mandarono ad Antigono un emissario per
informarlo del loro desiderio di consegnare Alcetas.
Decisi a
proseguire segretamente la battaglia, i giovani di Termesso
riuscirono a lasciare la città. Sapendo dell'imminente cattura, e
preferendo la morte alla prigionia, Alcetas si suicidò. I vecchi
consegnarono il corpo ad Antigono. Dopo aver abusato del corpo per
tre giorni, Antigono ripartì per Pisidia lasciando il corpo non
sepolto. I giovani, arrabbiati per quello che era successo,
recuperarono il corpo di Alcetas, lo seppellirono con tutti gli
onori, ed eressero un grande monumento in sua memoria.
Termesso non era ovviamente una città
portuale, ma le sue terre si estendevano a sud-est fino al golfo di
Attaleia (Adalia). Grazie alla presenza di questo collegamento, la
città fu conquistata dai Tolomei.
Un'iscrizione trovata nella
città Licia di Araxa contiene importanti informazioni su
Termesso. Secondo l'iscrizione, nel II secolo a.C. Termesso fu in
guerra per motivi sconosciuti con la lega di città licie, e di nuovo
nel 189 a.C. combatté i vicini Pisidi di Isinda. Nello stesso
periodo si trova la colonia di Termesso Minore fondata nei pressi
della città nel II secolo a.C., e Termesso iniziò relazioni
pacifiche con Attalo II, re di Pergamo, il più adatto a
combattere il suo vecchio nemico Serge. Attalo II commemorò
quest'amicizia costruendo una stoà a due piani a Termesso.
Termessos fu alleata di Roma, e
nel 71 a.C. gli fu concesso lo status di "indipendente"
dal senato romano, secondo cui venivano garantiti la sua libertà
ed i suoi diritti. Questa indipendenza fu mantenuta per lungo tempo,
con l'unica eccezione di un'alleanza con Aminta re
di Galazia (re tra il 36 ed il 25 a.C.). Questa
indipendenza è documentata anche dalle monete di Termessos, che
portano il titolo di "Autonoma".
La fine di Termesso concise con la
distruzione del suo acquedotto a causa di un terremoto,
che tolse il rifornimento d'acqua alla città. Non si conosce con
esattezza l'anno in cui fu abbandonata.
Partendo dalla via principale, una
strada a gradini porta in città. Da questa strada si può ammirare
il famoso passo Yenice, nel quale scorre l'antica via che i
Termessiani chiamavano "Via del re", oltre che le mura
fortificate del periodo ellenista, cisterne e molti
altri resti. La via del re, costruita nel II secolo dagli abitanti di
Termessos, attraversa le mura cittadine e si dirige direttamente
verso il centro. Sulle mura ad est della porta cittadina si
trovano interessanti iscrizioni con augurii tramite
dadi. Durante il periodo romano fu fiorente il culto di magia,
superstizioni e stregonerie. I Termessiani erano probabilmente molto
interessati alla predizione della fortuna. Le iscrizioni di questo
tipo sono lunghe solitamente 4/5 righe, e comprendono numeri che
devono essere fatti tramite i dadi, il nome del dio richiesto, e la
natura della predizione che si vuole ottenere.
Il posto in cui si trovavano i
principali edifici si trova su un pianoro poco all'interno delle mura
interne. La più interessante di queste strutture è l'
agorà, che
contiene speciali caratteristiche architettoniche. Il piano terra di
questo mercato all'aria aperta è sopraelevato grazie a blocchi di
pietra, ed all'estremità nord-occidentale si trovano cinque grandi
cisterne scavate nella roccia. L'agorà è circondata su tre lati
dalle stoà. Secondo l'iscrizoine trovata sulla stoà a due
piani a nord-ovest, fu donata a Termessos da Attalo II, re di
Pergamo (che regnò dal 150 al 138 a.C.) come prova di amicizia. Lo
stoà nord-orientale fu costruito da un ricco Termessiano di nome
Osbaras, probabilmente in imitazoine di quella di Attalo. Le rovine
situate a nord-est dell'agorà devono appartenere al gymnasium, ma è
difficile riconoscerle tra tutti gli alberi. L'edificio a due piani
contiene un cortile interno circondato da stanze con soffitti a
volta. L'esterno è decorato con nicchie ed altri ornamenti dorici.
Questa struttura risale al I secolo.
Subito ad est dell'agorà si trova il
teatro. Con la sua visuale sulla pianura pnafiliana, non c'è dubbio
che questo edificio fosse il più esteticamente attraente della
pianura di Termesso. Mostra le caratteristiche di un teatro romano,
ma mantiene il progetto del periodo ellenista. La cavea ellenista,
o area semicircolare per gli spettatori, è divisa in due da un
diazoma. Sopra al diazoma sorgono otto file di sedili, e sotto ve ne
sono sedici, per una capacità totale di circa 4000/5000 spettatori.
Una grande entrata ad archi collega la cavea con l'agorà.
La spalletta meridionale fu coperta in tempi romani, mentre
la settentrionale è fu lasciata aperta come era in origine. Dietro
si trova solo una sala lunga e stretta, connessa al palco su cui si
svolgevano le esibizioni tramite cinque porte cui erano affissi
ricchi ornamenti di facciata o i fondali delle scene. Sotto al palco
si trovavano cinque piccole sale in cui erano tenuti gli animali
selvatici prima di portarli in superficie per il combattimento.
Come in altre città classiche,
un
odeon si trovava a circa 100 metri dal teatro. Questo
edificio, che somigliava a un piccolo teatro, risale al I secolo a.C.
È ben conservato in tutte le sue parti, e mostra la grande qualità
dell'edilizia con pietre tagliate. Il piano superiore è decorato in
stile dorico, percorso da una fila di blocchi di pietra quadrati,
mentre il piano inferiore non è decorato, e contiene due porte.
Sicuramente l'edificio era in origine coperto, dato che riceveva la
luce dalle undici grandi finestre poste sui lati orientale ed
occidentale. Il modo esatto in cui questo soffitto, lungo 25 metri,
fosse chiuso, non è ancora stato compreso. Dato che l'interno è
attualmente pieno di terra, non è possibile determinare la
sistemazione dei posti o la capacità totale, che comunque non doveva
superare le 600-700 persone. Dalle macerie sono stati estratti pezzi
di marmo colorato, per cui si immagina che le pareti fossero coperte
da mosaici colorati. È anche possibile che questo elegante edificio
fosse un bouleuterion o una camera di consiglio.
Sei templi di varie dimensioni e tipo
sono stati trovati a Termesso. Quattro di loro si trovano nei pressi
dell'odeon o nella zona che doveva essere stata sacra. Il primo è
posizionato esattamente dietro all'odeon, ed è costruito con uno
splendido stile edilizio. È stato ipotizzato che questo tempio fosse
dedicato dal dio protettore della città, Zeus Solimeo. Purtroppo è
rimasto solo un muro alto cinque metri.
Il secondo tempio si trova vicino
all'angolo sud-occidentale dell'odeon. Aveva una sala di 5,50 per
5,50 metri ed è di tipo prostilo. Secondo un'iscrizione rinvenuta
sull'entrata tuttora intatta, questo tempio era dedicato ad Artemide,
ed assieme alla statua fu pagato da una donna di nome Aurelia Armasta
e dal marito. Sull'altro lato dell'entrata, la statua dello zio di
questa donna si trova su una base su cui si trova una scritta. Il
tempio può essere datato, grazie all'impronta stilistia, alla fine
del II secolo.
Ad est del tempio di Artemide si
trovano i resti di un tempio dorico. È di tipo peripterale, con sei
o undici colonne per ogni lato. A giudicare dalla sua dimensione,
deve essere stato il più grande di Termessos. Dai reperti e dalle
iscrizioni, si capisce che anche lui era dedicato ad Artemide.
Ulteriormente ad est si trovano le
rovine di un altro piccolo tempio, che si trova su una terrazza
scavata nella roccia. Il tempio si trova su una grande base, ma non
si sa a chi fosse dedicato. Contrariamente alle regole
architettoniche classiche per i templi, l'entrata si trova a destra,
ad indicare che potrebbe essere stato dedicato ad un semidio o ad un
eroe. Può essere datato all'inizio del III secolo.
Riguardo agli altri due templi, si
trovano nei pressi della stoà di Attalo e sono di ordine corinzio, e
di tipo prostilo. Sono anch'essi dedicati a divinità sconosciute, e
risalgono al III secolo.
Di tutti gli edifici civili e religiosi
presenti nella parte centrale, uno dei più interessanti somiglia ad
una
casa del periodo romano. Un'iscrizione è posizionata sopra la
porta dorica, lungo il muro occidentale alto sei metri. In questa
iscrizione il proprietario della casa viene definito fondatore della
città. Senza dubbio non si trattava veramente del fondatore di
Termesso. Può darsi che si tratti di un regalo fatto al proprietario
per servigi straordinari resi alla comunità. Questo tipo di case
apparteneva solitamente a nobili e plutocrati. L'entrata principale
porta in una sala e, tramite una seconda porta, ad un cortile
centrale o atrium. Un impluvium, o piscina, era destinata alla
raccolta di acqua piovana in mezzo al cortile. L'atrium era un luogo
importante per le attività quotidiane, ed era utilizzato anche come
salotto in cui ricevere gli ospiti. Era riccamente decorato. Le altre
stanze erano disposte attorno all'atrium.
Una strada larga e fiancheggiata da
portici correva lungo la direttrice nord-sud della città. Lo spazio
tra le colonne era spesso riempito di statue raffiguranti atleti di
successo, soprattutto di lottatori. La iscrizioni presenti sui
piedistalli di queste statue sono tuttora esistenti, e leggendole
siamo in grado di ricostruire l'antico splendore di questa via.
A sud, ovest e nord della città,
soprattutto all'interno delle mura, si trovano grandi
cimiteri di
tombe scavate nella roccia, che si crede abbiamo ospitato anche lo
stesso Alcetas. Sfortunatamente la sua tomba è stata saccheggiata
dai tombaroli. Nella stessa tomba una sorta di griglia di lavoro
è stata scolpita tra le colonne dietro il klinai. Alla sua
sommità si trovava probabilmente un fregio decorativo. La parte
sinistra della tomba è decorata con l'immagine equestre di un
guerriero del IV secolo a.C. Si sa che la gioventù di Termesso,
colpita dalla morte del generale Alcetas, gli costruì una magnifica
tomba, e lo storico Diodoro riporta che Alcetas combatté Antigono
mentre si trovava a cavallo. Queste coincidenze fanno ipotizzare che
si tratti proprio della tomba di Alcetas, e che sia lui la persona
raffigurata.
I sarcofagi rimasero nascosti
per secoli tra il groviglio di alberi a sud-ovest della città. I
cadaveri era posti nei sarcofagi con i propri vestiti, la gioielleria
ed altri ricchi oggetti. I corpi dei poveri venivano sepolti in
semplici pietre, argilla o legno. Questi sarcofagi, databili tra il
II ed il III secolo, si trovano solitamente su piedistalli. Nelle
tombe di famiglie ricche, d'altra parte, i sarcofagi erano posti in
strutture riccamente decorate modellate per assumere la forma del
morto, e ne veniva riportata la genealogia, o i nomi di coloro che
avevano il permesso di essere sepolto con lui. In questo modo il
diritto d'uso della tomba era ufficialmente garantito. Inoltre, si
trovavano iscrizioni che annunciavano vendette divine contro chi
avrebbe profanato la tomba e rubato gli oggetti.
Termessos, dopo un graduale declino, fu
infine abbandonata nel V secolo. Tra i resti rimasti si trovano le
mura, l'arco trionfale di Adriano, le cisterne, il teatro,
il gymnasium, l'agorà, l'odeon e l'heroon. Tra le tombe sparse
per tutta la città si trovano quelle di Alcates, di Agatemero, ed il
sarcofago decorato a forma di leone.
Termesso non è ancora stata sottoposta
a scavi archeologici.