martedì 30 gennaio 2024

Insediamento di Palazzolo (Lazio)

L'insediamento di Palazzolo (identificato da alcuni studi come l'antico Castrum Amerinum) si trova a nord di Vasanello (un comune italiano di 3 960 abitanti della provincia di Viterbo) e a sudest di Bassano in Teverina. Ubicato su un pianoro di forma allungata, ad un'altezza variante tra i 270 e i 200 metri, è delimitato, a nord, dal torrente Valle Canale e a sud dal fosso delle tre Fontane.

La morfologia a terrazzamenti del territorio e la sua natura tufacea hanno fatto sì che il sito si prestasse benissimo per la realizzazione di strutture ipogee. La presenza umana è attestata dall'età romana repubblicana ma molti indizi fanno ritenere che la zona fosse abitata fin dai tempi più remoti: il vicino paese di Vasanello era un centro falisco ed è molto probabile che, già in quel periodo, avesse collegamenti con il sito di Palazzolo. Le vie principali che si collegavano all'area dell'abitato erano cinque: la più importante era la via Amerina che, partendo da una zona a nord di Roma (la Valle di Baccano), arrivava a Chiusi passando per Amelia (Ameria in latino, da cui la strada prende il nome).Per quanto riguarda le altre 4 vie vi era: una che portava a Vasanello, una che portava a Santa Maria di Luco, un'altra che conduceva ad Orte ed infine la via Cimina che, provenendo da Gallese, proseguiva per i monti Cimini.
L'abitato di Palazzolo fu sede in antichità, e poi anche nel periodo medioevale, di importanti officine ceramiche che, sfruttando la presenza di cave di argilla rossa, producevano pregevoli terrecotte per uso domestico, della tipologia di |"terra italica sigillata" proveniente da Arezzo. La prova di tale attività è attestata dalla presenza di scarti di fornaci in varie zone dell'abitato, dal ritrovamento di una fornace di età augustea nell'area di Cesurli nel 1974, e, indirettamente, dall'esistenza di un cunicolo che, passando attraverso il sito, convogliava le acque dei torrenti e forniva il necessario approvvigionamento idrico per le lavorazioni della ceramica. Tra le testimonianze archeologiche più rilevanti vi sono, a nord dell'abitato, i resti di ville romane rustiche, evidentemente collegate alle attività produttive del posto. Con la fine dell'impero romano, iniziò un periodo di grande sviluppo per Palazzolo: infatti, a causa delle incursioni barbariche, ci fu un incremento di popolazione proveniente dal vicino Vasanello e l'abitato venne fortificato tramite lo scavo di fossati e opere murarie difensive. Di questo periodo vi sono le prime testimonianze del diffondersi del culto cristiano nel paese, come la necropoli “dei Morticelli”.
La rilevanza di Palazzolo crebbe poi tra il V e IX secolo, perché in tale periodo, la via Amerina era una strada di cruciale importanza che collegava i domini bizantini (poi papali) del Lazio a quelli della Romagna, attraverso il territorio umbro, passando in mezzo ai territori longobardi, il castrum esercitava un forte controllo sui traffici che qui avvenivano. Con la caduta del dominio longobardo, tale percorso perse d'importanza e, con esso, anche il sito. Palazzolo subì nel tempo varie distruzioni, alcune dovute alle guerre e altre a calamità naturali come i terremoti, e venne più volte ricostruita. Dal XII-XIII al XIV sec. venne spesso contesa fra i domini di Viterbo e quelli di Orte, che ne aveva la giurisdizione. Tra i monumenti di una certa rilevanza vi era la chiesa di San Giovanni che, dopo la sua distruzione, venne ricostruita come rocca. Dopo il XIV secolo l'abitato iniziò un progressivo ed irreversibile spopolamento. Secondo una leggenda locale, Santa Rosa da Viterbo si rifugiò per un certo periodo in uno dei locali ipogei di Palazzolo, la cosiddetta "Grotta Delle Monache", per sfuggire alle persecuzioni del Barbarossa

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