mercoledì 31 gennaio 2024

Caere: Storie di Dispersioni e Recuperi - fino al 28 febbraio al Polo museale Sapienza

 
Caere: Storie di Dispersioni e Recuperi
. Il 27 maggio (chiude il 28 febbraio 2024) dello scorso anno si è iaugurata presso presso il Museo delle Antichità etrusche e italiche del Polo museale Sapienza  una mostra sul tema cruciale della dispersione del patrimonio archeologico che ha afflitto una delle città più importanti d’Etruria.
Proseguendo un percorso iniziato nel 2022 con le Cronache Vulcenti e con la mostra Vulci: il patrimonio disperso e ritrovato. Dalle ricerche ottocentesche al digitale, tra i mesi di marzo e maggio 2023 la Sapienza Università di Roma, insieme con le Università della Tuscia e di Urbino e il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia e con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici, ha organizzato le Cronache Ceretane, coinvolgendo nel comitato scientifico etruscologi di altri atenei italiani e colleghi del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale.
Come per Vulci, anche in questo caso, l’obiettivo è stato quello di affrontare il problema della dispersione del patrimonio archeologico, attraverso il recupero della documentazione d’archivio relativa agli scavi condotti nei secoli scorsi nelle necropoli di Cerveteri, grazie al coinvolgimento di studiosi che sotto diversi aspetti si sono interessati a questo tema. Anche Caere, come Vulci e altre grandi città etrusche, ha infatti sofferto da un lato delle complesse e a volte oscure vicende degli scavi ottocenteschi, dall’altro della piaga degli scavi clandestini che hanno provocato la migrazione all’estero di reperti eccezionali e la conseguente perdita di contesti di primaria importanza.
La mostra, nata da una collaborazione tra il settore di Etruscologia del Dipartimento di Scienze dell’Antichità e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, si pone a coronamento di questo percorso. L’impegno – spiegano gli organizzatori Claudia Carlucci (Direttrice Polo museale Sapienza), Alessandro Conti (Dipartimento di Scienze dell’Antichità),  Laura M. Michetti (Direttrice Museo delle Antichità Etrusche e Italiche) e Rossella Zaccagnini (Soprintendenza ABAP per la Provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale) – consiste dunque nel richiamare sempre più l’attenzione su questo tema e sulla necessità per la comunità tutta e per le singole comunità locali di tutelare e proteggere il proprio patrimonio culturale e, quindi, la propria memoria.
Attraverso l’esposizione di reperti di straordinaria rilevanza, alcuni dei quali presentati al pubblico qui per la prima volta e restituiti alla fruizione pubblica attraverso forme diverse, il racconto sulla “dispersione” si affianca nella mostra a quello dell’esperienza virtuosa del “recupero legale”, che ha consentito a opere di grandissima importanza di essere riconsegnate all’Italia da musei stranieri o di rientrare nel patrimonio pubblico attraverso sequestri. Il visitatore potrà così comprendere l’importanza di preservare intatto il contesto di ritrovamento dei beni archeologici per una corretta ricostruzione storica e culturale del mondo antico, entrando in contatto con l’intensa attività di ricerca, tutela, valorizzazione e comunicazione portata avanti in sinergia da diversi enti e istituzioni. Una conseguenza derivata da questo approccio scientifico è quella di evitare quanto più possibile l’astrazione estetica dei reperti antichi, anche quando siano riconosciuti quali assolute opere d’arte, perché la conoscenza della loro storia ne attribuisce un valore molto più alto e appagante per il pubblico della sola ammirazione in quanto “opera bella”.
Caere: storie di Dispersioni e Recuperi è articolata in 4 sezioni in cui sono esposti un importante nucleo di 130 vasi provenienti da corredi funerari delle necropoli della Bufolareccia e del Laghetto a Cerveteri e originariamente appartenenti alla famiglia Ruspoli come premio di rinvenimento; reperti eccezionali quali il cratere firmato da Euphronios al centro di una lunga disputa con il Metropolitan Museum di New York, e una serie di lastre di terracotta dipinte recuperate a più riprese dalle forze dell’ordine, e che verosimilmente decoravano residenze gentilizie o edifici sacri con complesse scene del mito.
Ci sono anche due terrecotte architettoniche ad altorilievo, provenienti dalla localita’ Scarti di S. Antonio, nell’entroterra di Civitavecchia, rappresentanti probabilmente il mito di Meleagro, presentate per la prima volta al pubblico e qui associate ad altri frammenti da sequestro celebranti il mito di Atteone: sono esposte al pubblico restaurate per l’occasione da Decoresrl, grazie al contributo del settore di Etruscologia (Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza – Università di Roma) e del Museo delle Antichità etrusche e italiche del Polo museale Sapienza.  

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