mercoledì 9 aprile 2025

KERAMOS - Ceramica etrusca III: Figure nere, Vasi pontici, Figure rosse

 


Figure nere etrusche
Come accadde nel resto del Mediterraneo, anche in Etruria le importazioni di oggetti ceramici si rivolsero, dal secondo quarto del VI secolo a.C., ai prodotti attici; il cambiamento nelle importazioni condusse ad un mutamento nelle imitazioni che si riferirono ai modelli della ceramica attica a figure nere a partire dal 550 a.C. circa, stando ai confronti stilistici con le opere ateniesi. All'interno di questa produzione si distinguono gruppi diversi: i vasi pontici, il Gruppo delle foglie d'edera, il Gruppo della Tolfa e il gruppo del Pittore di Micali. In generale i pittori etruschi a figure nere sono meno accurati nel disegno e la scarsa comprensione dei modelli cui si ispirano, sia per lo stile sia per i soggetti, li conduce ad esiti maggiormente decorativi. La qualità tecnica non raggiunge gli standard attici: vi è scarsa attenzione all'equilibrio delle forme e la cottura è diseguale. L'argilla va dal giallo grigio al rosa, la pittura varia nella tendenza al nero ed è piuttosto opaca. Questi prodotti sono stati solo raramente trovati al di fuori del territorio etrusco.


Vasi pontici

La classe denominata «vasi pontici» è composta prevalentemente da anfore a collo distinto; è probabilmente la più antica tra le figure nere etrusche e quella maggiormente conosciuta. Il nome era stato assegnato pensando si trattasse di lavori prodotti nelle colonie ioniche sul Mar Nero. La bottega che produceva questi vasi si trovava invece a Vulci e fu diretta per circa quarant'anni da un artista a cui è stato assegnato il nome convenzionale di Pittore di Paride; lo stile di questo ceramografo e dei suoi seguaci è basato su quello attico, gli elementi greco-orientali e laconici non denotano nessuna relazione stilistica profonda con alcuna scuola greca, mentre più evidenti sono gli elementi decorativi e le tipologie formali etrusche. L'argilla dei vasi pontici varia dal giallo grigio al rosa ed è frequentemente coperta da un ingubbio giallastro. La pittura è color bruno scuro e dotata di una leggera lucentezza, ma è applicata in modo non uniforme ed è spesso scolorita.
Altre figure nere etrusche

Gruppi più piccoli, ma più innovativi, per la riduzione della decorazione secondaria e la maggiore attenzione alle figure che si stagliano entro campi più larghi, sono il «Gruppo delle foglie d'edera» e il «Gruppo della Tolfa». Il Gruppo delle foglie d'edera, specializzato nell'anfora a profilo continuo, appartiene al terzo quarto del VI secolo a.C. ed è forse originario di Vulci. Il nome deriva dalla ricorrente presenza di figure umane che reggono grandi foglie d'edera su steli spiraliformi. Il Gruppo della Tolfa, di Caere, più tardo del precedente, preferisce l'anfora a collo distinto con un semplice ornamento sul collo e una figura singola sul corpo; il nome deriva dall'esemplare più noto del gruppo, trovato a Tolfa e ora conservato al museo di Karlsruhe. Il Pittore di Micali lavora a Vulci nell'ultimo quarto del VI secolo a.C.: ha uno spirito vivace ed è poco preciso nei dettagli interni dove le incisioni possono essere sostituite da linee bianche. Il contemporaneo «Gruppo di Orvieto», dal luogo in cui sembra fosse localizzato il laboratorio, comprende prodotti di qualità inferiore ma dotati di maggiore indipendenza rispetto ai modelli attici.


Figure rosse etrusche

La ceramica etrusca a figure rosse manifesta, dalle sue origini, uno scarso interesse per la tecnica originaria nell'esecuzione delle figure tramite applicazione del colore piuttosto che tramite tecnica a risparmio. Anche quando segue maggiormente la tecnica a figure rosse non ne utilizza la tipica linea a rilievo. Con il declino della ceramica attica e il fiorire di quella magnogreca e soprattutto apula nel IV secolo a.C. anche la ceramica etrusca tende ad acquisire maggiore autonomia, testimoniata ulteriormente dalle iconografie impiegate.
Le datazioni relative alla ceramica etrusca a figure rosse sono state effettuate sulla base dei confronti stilistici con la ceramica attica e con quella del sud Italia. Uno dei primi gruppi individuati è il Gruppo di Praxias, localizzato a Vulci in via ipotetica e databile dal secondo quarto alla fine del V secolo a.C., le cui figure rosse sono eseguite con la tecnica di Six. La scuola falisca apparve a Falerii all'inizio del IV secolo a.C. fondata dal Pittore del Diespater, ceramografo di origini attiche o magnogreche, ma in seguito interessata a sviluppi autonomi e aperta a diverse influenze, dalla scuola campana per gli ornamenti floreali e dalla tradizione etrusca per i soggetti. Dopo un avvio che segue la vera tecnica a figure rosse e che impiega la linea a rilievo, la produzione della scuola falisca si semplifica verso la metà del IV secolo a.C. sia per quanto riguarda gli aspetti decorativi e tecnici (sovradipintura), sia nella riduzione delle forme vascolari, dovuta alla perdita dell'importanza sociale precedentemente attribuita al simposio. Una produzione concorrenziale rispetto alla scuola falisca sorge a Caere tramite artigiani provenienti da Falerii verso la metà del secolo; scarsamente autosufficienti si presentano anche le botteghe di Tarquinia, mentre una produzione meno standardizzata e più impegnata si intravede in alcune ceramiche di Vulci e Orvieto. Di epoca più recente, e attiva nei territori settentrionali dell'Etruria, è una terza scuola chiamata "scuola di Volterra" o "scuola di Chiusi" (il Gruppo Clusium-Volaterrae, che riunisce una produzione riferibile a varie officine) originariamente dipendente dallo stile falisco, si sviluppa dal terzo quarto del IV secolo al primo quarto del III secolo a.C. con una produzione più impegnata (si vedano ad esempio i crateri a colonnette a soggetto mitico o funerario) e per una committenza che, diversamente da quanto avviene nel sud dell'Etruria, è ancora legata alla società oligarchica e ai cerimoniali simposiaci. Si distingue stilisticamente per il disegno delle palmette, dove le foglie sono rappresentate in modo corsivo come una semplice frangia, e per una maggiore predisposizione verso modi tipici della pittura murale, presenti, seppure in minor misura, anche nel Gruppo di Praxias. Le versioni etrusche delle figure rosse coprono circa due secoli, le esportazioni sono minime e limitate agli insediamenti costieri dell'Italia meridionale non insulare.


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