domenica 11 febbraio 2024

Oriolo Romano (Lazio)

 

Oriolo Romano è un comune italiano di 3 671 abitanti della provincia di Viterbo nel Lazio.
Il territorio comunale si estende sui Monti Sabatini, una zona collinare ricca di boschi cedui e d'alto fusto in particolare castagno, cerro e faggio, e fa parte del parco naturale regionale di Bracciano-Martignano. Nonostante Oriolo Romano abbia una superficie di poco superiore ai 19 km2 e si trovi a circa 22 km dal mare, il territorio presenta ambienti naturali ed ecosistemi assai eterogenei e di elevato pregio: si va dalla macchia mediterranea all'ambiente maremmano per arrivare a quello montano delle faggete, presenti negli Appennini a quote superiori ai 900 m. Il territorio, situato al confine con la città metropolitana di Roma, è attraversato dal fiume Mignone e dall'affluente Biscione. Numerosi studi realizzati nei Colli Albani, Monti Sabatini, Monti Cimini e Monti Vulsini hanno dimostrato come sia presente una forte emissione di gas naturali di origine vulcanica, in particolare del radon, un gas naturale radioattivo considerato la seconda causa di morte per tumore al polmone dopo il fumo ed emesso dal sottosuolo e da alcuni materiali da costruzione provenienti da aree vulcaniche. Lo studio effettuato nel 2013 da ISPRA e ARPA Lazio ha riscontrato nelle abitazioni del paese una concentrazione media di Radon pari a 360 Bq/m3 con un massimo di 2 194 Bq/mm3, dati al di sopra di 300 Bq/mm3, valore di riferimento massimo raccomandato dall'OMS. Per ridurre il rischio derivante dal radon di contrarre il tumore al polmone, il 3 dicembre 2010 l'amministrazione comunale ha adottato un nuovo regolamento edilizio che prevede specifiche norme per l'edificazione dei nuovi edifici.
Incerta è l'origine del nome e numerose sono state le ipotesi, ma quelle plausibili sono sostanzialmente tre. Come Oriolo (Cosenza), potrebbe derivare da hordeolus, ‘chicco d'orzo’, secondo un'ipotesi che risale a Gerhard Rohlfs. Più probabile appare la derivazione da aureus ‘d'oro’, in analogia con omonimi lombardi, per la fecondità del terreno o anche da Aureoulus, nome personale romano. Anche Pellegrini sostiene la derivazione da aureu(m) per il toponimo laziale.
Testimonianze di presenza e frequentazione del luogo da parte dell'uomo non ancora organizzati in insediamenti stanziali si rintracciano già in epoca protostorica risalente al periodo villanoviano-etrusco e romano: in località "La Mola" sono stati rinvenuti da F. Enei frammenti ceramici con decorazioni di tipo appenninico databili al Bronzo medio; al periodo villanoviano-etrusco appartengono tre tombe a camera in località Campetto, delle pestarole e una tomba in località Pascolaro, mentre sono databili al periodo romano una strada che collega la località Campetto alla Mola del Biscione, resti di una cisterna in località Muraccio e una seconda a Monte Rosano, un colombario in via Aldo Moro.
Il colombario, originariamente situato nelle vicinanze della via Clodia e datata tra il I-II sec. d.C. fu ripulita e scavata dal prof. Livio Gasperini durante gli scavi nel 1973 dell’Associazione Forum Clodii. All’interno dell’edificio di pianta quadrata e volta a crociera è ancora presente parte di un mosaico a grandi tessere bianche e nere e lungo le pareti sono disposte su due registri 24 nicchie, a forma di edicola quelle in alto mentre sono ad arco quelle in basso.

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