giovedì 4 gennaio 2024

Resti e reperti archeologici della metropolitana di Napoli (Campania)



Linea 1
Salvator Rosa

Nel 2000 durante gli scavi per la realizzazione dello scalo di Salvator Rosa sono emersi i ruderi di un ponte romano, in seguito restaurato, facente probabilmente parte della via Antiniana (in età romana detta Neapolis-Puteolim per colles) che, partendo da Pozzuoli, risaliva per la Loggetta e la Canzanella, superava le colline del Vomero e ridiscendeva giungendo a piazza Dante.
Nel XVIII secolo le rovine del ponte furono inglobate in un palazzo e varie parti vennero riutilizzate per diversi scopi, come nicchie e mangiatoie per animali.
Dante
Gli scavi effettuati a piazza Dante hanno portato alla luce frammenti ceramici databili in un arco di tempo che va dal XIII al XVI secolo, quando a Napoli governavano gli Svevi e poi gli Angioini.
Le ceramiche sono quasi tutte di manifattura locale, e sono presenti anche protomaioliche importate dalla Puglia e maioliche arcaiche toscane, a testimonianza della crescita commerciale che ebbe luogo nella città in quell'arco di tempo.
Sono presenti sia manufatti di uso quotidiano (utilizzate nei conventi che si trovavano nei pressi) che vasellame pregiato, ad uso esclusivo di ricchi e aristocratici; infine, le decorazioni presentano linee e spirali dipinte in rosso, oppure sono assenti (in questo caso si parla di ceramiche acrome). Alternativamente i reperti rinvenuti sono anche decorate con il motivo «spiral ware», molto diffuso nel Mezzogiorno, ovvero con spirali incrociate in bruno e verde.
Toledo
«I reperti archeologici venuti alla luce si affiancano alle testimonianze contemporanee, scelte per avvicendare gli spazi progettati dall'architetto spagnolo
Negli scavi della stazione di Toledo sono emersi numerosi reperti archeologici, attribuibili a diverse epoche della metropoli partenopea, partendo da quella preistorica, passando per quella romana sino a giungere a quella bizantino-aragonese.
Durante gli interventi di scavo è stata rinvenuta parte delle fortificazioni edilizie aragonesi di fine XV secolo, in particolare un bastione che, già in epoca bizantina, era sepolto sotto una coltre di sedimenti.
Oltre alle fortificazioni sono state portate alla luce mura di scantinati di edifici risalenti al XVI secolo, attribuibili agli interventi edilizi promossi da Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga (detto Don Pedro) in occasione della costruzione di via Toledo; questi ultimi inglobano strutture inquadrabili nell'epoca romana in blocchi di tufo giallo napoletano con fasce di laterizi, facenti parte probabilmente di un edificio termale del II secolo d.C.
Sempre in occasione della costruzione dello scalo è stato rinvenuto in via Armando Diaz un paleosuolo caratterizzato da tracce incrociate di arature associate a frammenti di ceramica del Neolitico; i cocci sono riferibili inoltre alla facies di Diana.
Municipio

«Lo scavo della metropolitana è stata un'occasione unica. Il nucleo greco-romano è rimasto più o meno delle stesse dimensioni per molti secoli, in età angioina, aragonese e vicereale, come un gioco di scatole cinesi.»
(Daniela Giampaola, l'archeologa italiana che dirige lo scavo di piazza Municipio.)
Gli scavi della stazione di Municipio si sono rivelati talmente fruttuosi tanto da essere stati definiti dagli archeologi dei «pozzi di san Patrizio».; si pensi che solo in questo scavo sono state rinvenute molte migliaia di frammenti ceramici.
Il primo ritrovamento all'interno degli scavi, avvenuti nel 2003, è una barca lunga dieci metri, risalente al II secolo d.C., portata alla luce capovolta e molto simile a quella rinvenuta nel 1982 a Ercolano. Grazie all'imbarcazione è stato possibile definire precisamente l'antico profilo della costa in loco.
Successivamente, il 6 gennaio 2004 viene portato alla luce il porto romano, 3,5 metri sotto il livello del mare e 13 metri sotto il piano di calpestio; per anni vi erano tre ipotesi sull'esatta ubicazione del porto antico, che secondo diverse teorie venne collocato a piazza Bovio, presso il castel dell'Ovo o a piazza Municipio. Oltre al porto romano, sono stati portati alla luce suole in cuoio di calzari romani, monete, sigillate corinzie con decorazioni di scene bacchiche, balsamari, una notevole quantità di ceramica ben conservata (ovvero anfore, pentole di terracotta, coppe di produzione africana che si erano frantumate cadendo nell'acqua), bottiglie di vetro tappate chiuse con tappi di sughero. Ancora, anelli per unire il sartiame con le vele, aghi per ricucire le reti, arpioni lignei per la pesca, ancore in pietra romane a due fori e lucerne.
Il 15 gennaio 2004 viene trovata una seconda imbarcazione romana, uguale alla prima, il che ha fatto supporre agli archeologi che gli antichi romani fossero dotati di una flotta di navi che avrebbero fatto la spola tra i moli del porticciolo di Neapolis e il naviglio da trasporto pesante.
A fine mese, invece, emerge negli scavi un'ulteriore barca, larga 3,60 metri e lunga 13,5; il natante risale a un periodo compreso tra il I e II secolo d.C. La barca fu citata dall'ex vicesindaco Rocco Papa, che affermò:
«Ci troviamo di fronte a una scoperta di tipo eccezionale, perché si tratta della conferma che il porto era un porto importante e molto attivo e che la sua localizzazione precisa è in quella zona della città. Poi c'è da dire che rispetto alle prime due imbarcazioni questa che sta emergendo, oltre a essere la più grande, è quella conservata meglio
Un quarto natante viene rinvenuto durante gli scavi; quest'ultimo, da come riferisce Daniela Giampaola, «presenta una chiglia molto larga, con bordi poco alti e la prua piatta in modo da favorire l'attracco al molo e il carico e scarico merci». Vengono reperiti anche uno scheletro bovino, probabilmente scarnificato dopo la macellazione, e le mura della seconda torre del castel Nuovo, di forma rettangolare.
Nel 2012 viene invece portato alla luce uno scheletro umano di epoca medievale, a una profondità di otto metri, in una tomba a fossa scavata nel terreno. Il reperimento, avvenuto all'incrocio con via Medina, costituisce secondo gli archeologi una «scoperta importante».
Università

I lavori per la costruzione della stazione Università sono durati dieci anni a causa del ritrovamento di numerosi reperti archeologici di significativa importanza.
Sono stati portati alla luce i resti della fortificazione bizantina, costruita con elementi architettonici provenienti da un monumento di età imperiale. Alle rimanenze della fortificazione bizantina sono state attribuite due principali fasi di vita: la più antica è inerente a una muraglia di tufo e malta inquadrabile nel VI secolo d.C., alla quale è stata addossata una torre eretta durante il VII secolo d.C.
La torre, costruita molto accuratamente, è stata prodotta con molti elementi di riutilizzo, tra i quali vi sono alcuni elementi architettonici attribuibili ad un monumento pubblico di piena età imperiale.
Tra i vari ritrovamenti archeologi comunque spiccano un capitello corinzio, una semicolonna, un blocco angolare decorato su un lato con la prua di un'imbarcazione e sull'altro con un trofeo di armi e soprattutto due lastre del II secolo d.C. rappresentanti scene di sacrificio alla presenza dell'imperatore e un gruppo di legionari e togati.
Duomo
Durante gli scavi della stazione di Duomo, sita a piazza Nicola Amore, sono emersi numerosi reperti archeologici che, per numero, sono secondi solo a quelli ritrovati nei cantieri della poco distante stazione di Municipio.
I primi ritrovamenti, avvenuti alla fine del 2003, sono costituiti dai resti di un imponente edificio pubblico, edificato in età augustea in occasione dei giochi Isolimpici, e da una fontana marmorea del XII secolo, con graffiti raffiguranti barche dirette verso un castello.
Il 15 gennaio 2004 nei cantieri dello scalo è emerso un tratto di pavimento che i tecnici ritengono sia quello dell'ingresso dell'antico Gymnasium (un tempio utilizzato dai giovani sia come palestra sia come luogo dove ascoltare filosofi e poeti).
Successivamente vengono invece portati alla luce lo scheletro di un bambino, che ha fatto supporre agli archeologi la presenza di un'eventuale necropoli, ed una testa che ritrae un esponente di spicco della gens Giulio-Claudia, probabilmente Nerone Cesare, figlio del condottiere romano Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico.
Durante il marzo del 2004 emergono numerosi altri elementi architettonici facenti parte del Gymnasium: colonne, frammenti del frontone, parti del pavimento a mosaico, la struttura muraria di una scalinata (dalla quale sono stati tolti i gradini) e parte delle balaustre in marmo laterali.
Nei mesi successivi vengono portate alla luce altre parti del tempio: colonne di marmo, decorazioni del VI secolo d.C e svariati capitelli.
Nel luglio 2004 viene individuato un podio di un edificio religioso in opera laterizia completamente circondato da un corridoio, pavimentato a mosaico a grandi tessere variopinte, delimitato da una bassa balaustra ricoperta di marmi pregiati; la pavimentazione pare essere stata restaurata inoltre in età augustea.
Nel frattempo vengono reperiti ulteriori elementi dell'antico Gymnasium: una serie di lastre marmoree, che portano impressi, in greco, i nomi dei vincitori delle Isolimpiadi, divise per categorie (uomini, donne, fanciulle, ragazzi) e discipline (pancrazio, lotta, pugilato, corsa armata).
Così commentò riferendosi al Gymnasium il soprintendente Stefano De Caro:
«Il portico era usato come luogo d'incontro ma anche, e soprattutto, come punto d'osservazione delle gare. Visto che il muro chiude la struttura sul lato mare e che le colonne si affacciano sul versante opposto, è ipotizzabile che più in fondo, tra il portico e il tempio, corresse una pista rettilinea per l'atletica. Una pista che corrisponderebbe in tutto o in parte all'attuale corso Umberto.»
In seguito vennero rinvenuti i resti di un edificio del V secolo a.C. che ha fatto parte di un santuario e ulteriori parti di colonne.
Garibaldi
Durante gli scavi per la realizzazione dei pozzi di ventilazione della stazione di Garibaldi, sono stati rinvenuti, oltre a resti di fondazione precedenti al Risanamento (ovvero il grande intervento urbanistico avvenuto a fine Ottocento che mutò radicalmente il volto della maggior parte dei quartieri storici della città), anche delle mura di epoca romana.
Rinvenute in via Nolana, quattro metri sotto l'attuale piano di calpestio, le mura si sono rivelate utili per tracciare più precisamente il perimetro sudorientale dell'antica Neapolis, un'area notoriamente deputata ad attività sportive o di svago.
Oltre alle mura, sono state estratte anche diverse ossa di animali e una grossa anfora quasi integra.
Linea 6
Nei cantieri delle stazioni della tratta orientale della linea 6, in quanto ubicati in una zona ad elevato valore archeologico, sono stati portati alla luce molti reperti, i più importanti dei quali hanno potuto dimostrare che Partenope è stata fondata almeno 100 anni prima rispetto alla data fino ad allora conosciuta, ovvero nell'VIII secolo a.C., cambiando del tutto la cronologia della città.
Sono presenti molti reperti anche perché nel XIX secolo il quartiere di Chiaia subì un significativo ampliamento delle terre emerse a causa dell'accumulo di sedimenti.
Oltre a vari manufatti medievali e romani insabbiati, durante gli scavi sono stati portati alla luce gli antichi banchine e moli del XVI secolo, uno scheletro risalente alla stessa epoca, delle strutture da diporto, le fondazioni di un fabbricato cinquecentesco e alcune orme di cavallo.
Gli scavi per la realizzazione della linea 6, comunque, si sono rivelati utili anche per tracciare con precisione l'antica linea di costa del quartiere di Chiaia tra il Cinquecento e il Seicento.


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