La mostra Gli Dei ritornano. I
bronzi di San Casciano al Palazzo del Quirinale presenta
per la prima volta al pubblico le straordinarie scoperte compiute nel
2022 nel santuario termale etrusco e romano del Bagno
Grande di San Casciano dei Bagni: si tratta del rinvenimento
del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e
romana mai scoperto nell’Italia antica, nonchè uno dei più
significativi di tutto il Mediterraneo.
L’allestimento della mostra, a cura del direttore generale musei Massimo Osanna e del professore dell’Università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli, si sviluppa come un iter attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque termali del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi (che in lingua etrusca si chiamava Clevsin o Camars).
Si tratta di oltre venti statue ed ex-voto anatomici, che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti. L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua termale della sorgente ha permesso anche di preservare le iscrizioni in etrusco e latino incise sulle statue prima della loro realizzazione. La gran parte di questi capolavori è databile tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni nell’Etruria, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte interne a Roma, nel santuario nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue: un contesto multiculturale e plurilinguistico di pace quindi, circondato da instabilità politica e guerra.
Le statue erano poste sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sui blocchi in travertino. A più riprese – sicuramente nel corso del I secolo d.C. – le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo; si tratta dunque di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso. Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto.
Tutti questi preziosi reperti raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche e soprattutto a fini terapeutici.
L’allestimento della mostra, a cura del direttore generale musei Massimo Osanna e del professore dell’Università per Stranieri di Siena Jacopo Tabolli, si sviluppa come un iter attraverso i secoli all’interno del paesaggio delle acque termali del territorio dell’antica città-stato etrusca di Chiusi (che in lingua etrusca si chiamava Clevsin o Camars).
Si tratta di oltre venti statue ed ex-voto anatomici, che raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro assieme agli antichi dedicanti. L’eccezionale stato di conservazione all’interno dell’acqua termale della sorgente ha permesso anche di preservare le iscrizioni in etrusco e latino incise sulle statue prima della loro realizzazione. La gran parte di questi capolavori è databile tra il II e il I secolo a.C., un periodo storico di grandi trasformazioni nell’Etruria, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte interne a Roma, nel santuario nobili famiglie etrusche e romane dedicarono assieme le statue: un contesto multiculturale e plurilinguistico di pace quindi, circondato da instabilità politica e guerra.
Le statue erano poste sul bordo esterno della grande vasca sacra e ancorate sui blocchi in travertino. A più riprese – sicuramente nel corso del I secolo d.C. – le statue furono staccate dal bordo della vasca e depositate sul fondo; si tratta dunque di una deposizione rituale, mediata con la divinità. Gli atti votivi proseguirono poi fino al IV secolo d.C. con la deposizione di quasi seimila monete (in argento, bronzo e oro). Solo agli inizi del V secolo d.C. il santuario venne smantellato e chiuso. Il grande tesoro sacro nella vasca fu coperto da grandi tegole e al di sopra vennero calate le colonne del portico a suggellare la chiusura definitiva del luogo di culto.
Tutti questi preziosi reperti raccontano una storia di devozione, di culti e riti ospitati in luoghi sacri dove l’acqua termale era usata anche e soprattutto a fini terapeutici.
(le foto sono tratte dal sito del Palazzo del Quirinale)
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