sabato 14 giugno 2025

Lombardia - Milano, Colonne di San Lorenzo, Milano

 


Le colonne di San Lorenzo sono un'antica costruzione di epoca tardo romana di Milano situate di fronte alla basilica omonima in prossimità della porta Ticinese medievale. Esse rappresentano uno dei rari reperti superstiti della Milano imperiale. Si tratta di sedici colonne, alte circa 7 metri e mezzo, in marmo di Musso, con capitelli corinzi che sostengono la trabeazione. In realtà guardando bene le colonne sono 17, infatti sulla sommità dell'arco che si trova al centro delle colonne, che ne differenzia 8 da un lato e 8 sull'altro, vi è una colonna in miniatura con sopra la croce. Provengono da edifici romani risalenti al II o III secolo, probabilmente un tempio pagano sito nell'area dell'attuale piazza Santa Maria Beltrade.
Le colonne vennero trasportate nell'attuale locazione a completare l'erigenda basilica di San Lorenzo. I capitelli provengono invece da due edifici differenti; sono infatti diversi per stile e dimensioni. Ai capitelli più bassi è stato aggiunto uno spessore in laterizio per livellarli con gli altri. L'assemblaggio che si vede oggi fu realizzato in epoca medioevale, fra l'XI e il XII secolo, a cui risalgono le parti in laterizio che completano l'architrave, con l'arco sormontato dalla croce al centro del colonnato. Appoggiati alla basilica vi sono altri corpi, tra cui notevole è la cappella di sant'Aquilino con mosaici di età romana.
Fino al 1935, nell'attuale piazzale che sorge fra le Colonne e la Basilica di San Lorenzo sorgeva un intero isolato formato da vecchi edifici popolari; tale complesso venne abbattuto per dare, coerentemente coi principi e gli indirizzi urbanistici del tempo, maggiore respiro e monumentalità alla basilica. Il nuovo piazzale venne successivamente occupato dai binari del tram, che negli anni novanta venne spostato al di là delle Colonne, su binari compenetranti. Del 1937 è la statua bronzea di Costantino Imperatore, legato a Milano per la promulgazione del famoso editto dell'anno 313, copia moderna di un originale tardoantico conservato a Roma.
Le Colonne tutt'oggi rivestono un particolare significato affettivo per i milanesi, testimoniando visibilmente la storia dell'antica Mediolanum, sopravvissuta alla furia distruttrice dei Goti, del Barbarossa e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Lombardia - Milano, Palazzo imperiale romano

 

Il palazzo imperiale romano di Milano fu una residenza imperiale costruita dall'imperatore Massimiano quando Mediolanum (la moderna Milano) diventò capitale dell'Impero romano d'Occidente, ruolo che ebbe dal 286 d.C. al 402 d.C. Nell'occasione Massimiano abbellì la città con vari monumenti, e una parte considerevole della città (quella occidentale, una vera e propria città nella città) fu riservata al palazzo imperiale e al suo quartiere, che era la residenza dell'imperatore e della sua corte, e che comprendeva locali di rappresentanza e amministrativi, nonché terme private, presidi militari fissi, luoghi di culto privati e aree residenziali.
Come di consuetudine i palazzi imperiali romani avevano un accesso diretto al circo, in modo che l'imperatore potesse recarvisi senza uscire per strada. Mediolanum non fu eccezione, visto che venne creato un passaggio coperto e protetto tramite il quale l'imperatore poteva accedere all'adiacente circo romano di Milano. Nei documenti il palazzo imperiale romano di Milano, il cui quartiere aveva un'estensione totale di 80 000 metri quadri, è citato come palatium o regia. Il palazzo imperiale fu gradualmente abbandonato tra la fine del dominio longobardo e la prima metà del X secolo, con la completa demolizione che avvenne prima della fine del secolo citato: da questo momento in poi il palazzo imperiale di Milano scompare anche dai documenti, fermo restando che se n'è conservata la memoria nel nome della chiesa di San Giorgio al Palazzo, luogo di culto cattolico situato nella moderna piazza San Giorgio al Palazzo, lungo l'asse di via Torino, che risale al XII secolo.
Il quartiere del palazzo imperiale romano di Milano era compreso tra le moderne corso Magenta, via Santa Maria alla Porta, via Santa Maria Fulcorina (queste ultime coincidenti con l'antico decumano massimo) e via Torino (l'antico cardo massimo), tra Porta Ticinese romana e Porta Vercellina romana. Le imponenti murature del palazzo imperiale sono state rinvenute nelle moderne via Brisa, piazza Mentana, via Morigi, via Sant'Orsola, via Borromei, via Gorani e piazza Borromeo. Principalmente sono state trovate fondazioni, alcuni muri fuori terra e parti di pavimenti decorati. Rinvenuti grazie a scavi effettuati tra il 1951 e il 1962, i resti del palazzo nella moderna via Brisa sono facilmente visibili perché situati in un'area verde all'aperto musealizzata. Nelle moderne via Gorani e piazza Borromeo sono stati invece rinvenuti alcuni resti di cortili porticati, ovvero dell'elemento architettonico che costituiva la base del complesso architettonico del palazzo imperiale romano di Milano.
Per costruire il palazzo imperiale romano di Milano venne scelta una zona di Mediolanum che era contraddistinta dalla presenza di abitazioni di lusso. Come già accennato, a fianco del palazzo imperiale fu edificato il circo romano di Milano, riproponendo lo schema palazzo imperiale-circo tanto frequente nelle città imperiali sede della corte imperiale.
La moderna via Torino, con la costruzione del palazzo imperiale, diventò il nuovo decumano massimo visto che ora collegava il palazzo, centro politico e amministrativo della città, con il Palazzo Arcivescovile, che si trovava dove ora è situata la moderna piazza del Duomo e che rappresentava il centro religioso della città. La posizione e l'estensione del complesso architettonico del palazzo imperiale sono state ricostruite sulla base di indagini archeologiche e di indizi topografici e toponomastici.
Il palazzo imperiale romano di Milano aveva la funzione di residenza ufficiale dell'imperatore, della sua corte e delle sue guardie, nonché la funzione di sede amministrativa principale dell'Impero romano d'Occidente. Il palazzo era costituito da più cortili porticati adeguatamente collegati che davano accesso sia ad ambienti pubblici che privati. L'ingresso del palazzo, situato lungo la moderna via Santa Maria alla Porta, era costituito da un grande vestibolo che dava l'accesso a una sala absidata. Le sezioni del palazzo destinate a funzioni di rappresentanza erano contraddistinte da locali più grandi e dotati di absidi, spesso con pavimenti rialzati, vista la possibile presenza dell'imperatore in vesti ufficiali. Una parte del palazzo era destinato alla famiglia imperiale. Le pareti del palazzo erano ricoperte da affreschi, tra i quali spiccavano quelli che celebravano le vittorie militari degli imperatori romani.
Le imponenti opere murarie del palazzo imperiale romano di Milano sono state rinvenute nelle moderne via Brisa, piazza Mentana, via Morigi, via Sant'Orsola, via Borromei, via Gorani e piazza Borromeo. Principalmente sono state trovate fondazioni, alcuni muri fuori terra e parti di pavimenti decorati[9]. All'interno del palazzo erano presenti degli impianti termali, i cui resti sono stati messi in luce in via Santa Maria della Valle (non molto distante da via Bagnera) nei pressi della chiesa di San Giorgio al Palazzo (chiamata baniaria in un documento del 1025), dove nel medioevo Landolfo Seniore ricordava vi fosse proprio in questo luogo una simile e successiva struttura termale.
Nei resti presenti nella moderna via Brisa, la cui estensione totale è di 2 160 metri quadri, è possibile riconoscere delle strutture di fondazione, oggi all'aperto, di un impianto termale che sembra riferirsi al nucleo più a nord del Palazzo, settore destinato alla rappresentanza, dove l'imperatore riceveva dignitari, principi o re stranieri venuti a fargli visita. Si è inoltre ipotizzato che l'edificio della moderna via Brisa si affacciasse in origine su un'ampia esedra ad emiciclo, che a sua volta era prospiciente alla strada che costeggiava il vicino circo romano di Milano, ad ovest del palazzo.
Rinvenuti grazie a scavi effettuati tra il 1951 e il 1962, i resti del palazzo nella moderna via Brisa sono facilmente visibili perché situati in un'area verde all'aperto musealizzata. Nello specifico, nella moderna via Brisa, si trovano i resti della parte del palazzo che un tempo era destinato alla funzione di rappresentanza. Questi ambienti erano perlopiù absidati, come testimoniato dalla forma curvilinea di molti resti dei tratti di muro. Nella moderna via Brisa sono presenti i resti di alcune fondazioni del piano rialzato del complesso architettonico, del locale centrale del palazzo (avente diametro di 20,70 metri) dove confluivano gli altri ambienti, un tempo contraddistinto da un imponente colonnato, nonché i resti della stanza dove venivano ricevuti gli ospiti e alcuni locali minori, la maggior parte dei quali era absidata. Nella moderna via Brisa sono stati trovati anche i resti dell'impianto di riscaldamento del palazzo e dell'impianto dello smaltimento delle acque, nonché i frammenti di lastre in marmo greco che un tempo rivestivano le pareti, frammenti di serpentino, porfido e di intonaco dipinto.
Nelle moderne via Gorani e piazza Borromeo sono stati invece rinvenuti alcuni resti di cortili porticati, ovvero dell'elemento architettonico che costituiva la base del complesso architettonico del palazzo imperiale romano di Milano. Nella moderna via Gorani 4, in particolare, sono stati trovati i resti di diversi ambienti, perlopiù absidati, un tempo appartenenti alla parte nord occidentale del palazzo. Nello specifico sono venuti alla luce un locale dove era presente una delle camere di combustione che serviva a riscaldare il palazzo, due domus risalenti a un periodo compreso tra il I secolo e il III secolo poi demolite e inglobate nell'erigendo palazzo, due sale di rappresentanza un tempo riccamente decorate (in corrispondenza di una di esse è stato rinvenuto anche un mosaico un tempo appartenente al pavimento), un muro e una base di una colonna del peristilio, un altro locale di rappresentanza con pavimento ricoperto da un mosaico, di cui sono state trovate tracce, nonché alcune monete, tra cui una risalente all'imperatore Massimiano e un'altra all'imperatore Costanzo II. Il sito della moderna via Gorani 4 è parzialmente accessibile al pubblico.
Appartenente al palazzo è anche la colonna del Diavolo, colonna di epoca romana posta in piazza Sant'Ambrogio a Milano di fronte alla basilica di Sant'Ambrogio, che è anche conosciuta con il nome di "colonna imperiale".

(foto di Giovanni Dallorto)

Lombardia - Milano, Terme Erculee

 

Le terme Erculee furono le più grandi terme della città romana di Mediolanum (la moderna Milano). Vennero erette tra la fine del III secolo e l'inizio del IV secolo dall'imperatore Massimiano, il cui appellativo specifico era "Erculeo", da cui le terme prendono il nome, nell'epoca in cui Mediolanum fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 d.C. al 402 d.C.). Le terme Erculee vennero realizzate nella parte nord orientale di Mediolanum, nei pressi di Porta Orientale romana, nell'area conosciuta come "ampliamento massimianeo", ovvero nei nuovi quartieri che furono realizzati dall'imperatore Massimiano con lo scopo di ingrandire la città. Le terme Erculee sono quindi uno degli esempi più tipici di terme romane imperiali. Le terme andarono poi completamente distrutte durante le invasioni barbariche del V secolo oppure per opera dell'imperatore Federico Barbarossa durante l'assedio di Milano del 1162, che comportò la distruzione della città.
Scavi effettuati nel XX secolo fecero scoprire l'esatta ubicazione delle terme Erculee, che erano situate vicino alla moderna piazza San Babila, tra gli attuali corso Vittorio Emanuele e corso Europa. Le terme Erculee misuravano 127 metri di lunghezza e 112 di larghezza (con una superficie complessiva di 14 500 m²), e possedevano muri spessi fino a un metro e mezzo. Sembra che le acque con cui si alimentavano provenissero dal corso dell'Acqualunga (roggia che proveniva da nord-est) oppure dal fiume Seveso. Sappiamo che la loro struttura complessiva assomigliava molto a quella delle Terme Imperiali di Treviri.
Delle terme Erculee rimangono alcuni resti, portati alla luce soprattutto grazie agli scavi effettuati per la costruzione di un parcheggio sotterraneo in largo Corsia dei Servi. Molti reperti un tempo appartenenti alle terme Erculee sono conservati presso il Civico museo archeologico di Milano. Presso la chiesa di San Vito in Pasquirolo sono stati ritrovate porzioni di mosaici un tempo appartenenti ai suoi pavimenti; nei suoi giardini è anche conservato un tratto di muro appartenente all'antica struttura romana.
Quando Diocleziano decise di dividere l'Impero romano in due, scelse per sé l'Impero romano d'Oriente, con capitale Nicomedia, mentre il suo "collega" Massimiano si mise a capo dell'Impero romano d'Occidente scegliendo come residenza e capitale Mediolanum, la moderna Milano (286 d.C.). In questa occasione il nome della città fu cambiato in Aurelia Augusta Mediolanum.
Mediolanum rimase capitale dell'Impero romano d'Occidente fino al 402 d.C., quando la corte imperiale fu trasferita a Ravenna, in quanto considerata più difendibile e meglio collegata a Costantinopoli. L'imperatore prese questa decisione dopo l'assedio di Milano del 402, che fu opera di Alarico, re dei Visigoti.
L'imperatore Massimiano abbellì Mediolanum con vari monumenti, tra cui il palazzo imperiale romano di Milano, il circo romano di Milano e le terme Erculee, che presero il nome da "Erculeo", appellativo specifico di Massimiano.
Le terme Erculee vennero realizzate nella parte nord orientale di Mediolanum, nei pressi di Porta Orientale romana, nell'area conosciuta come "ampliamento massiminianeo", ovvero nei nuovi quartieri che furono realizzati dall'imperatore Massiminiamo con lo scopo di ingrandire la città. Le terme Erculee, che sono quindi uno degli esempi più tipici di terme romane imperiali, avevano un aspetto così monumentale da ricordare le terme presenti a Roma, nonostante queste ultime erano di dimensioni maggiori. L'imperatore Massimiano voleva infatti delle terme adeguate al palazzo imperiale romano di Milano, da poco edificato.
L'"ampliamento massimianeo" di Mediolanum è ricordato da Ausonio, poeta dell'epoca dell'imperatore Graziano, che cita le terme Erculee e il nuovo quartiere massiminianeo come regio Herculei celebris sub honore lavacri (it. "il quartiere che ha come ornamento le famose terme Erculee"). In particolare, le terme Erculee furono erette tra la fine del III secolo e l'inizio del IV secolo con marmi pregiati provenienti dalla Grecia (quelli di colore verde), dall'Egitto (quelli rossi) e dalla Tunisia (quelli gialli) con l'obiettivo di farne un edificio sontuoso.
Le terme Erculee, durante le invasioni barbariche, furono irreparabilmente colpite da un incendio, per poi essere abbandonate nel V secolo e venire gradualmente ridotte a ruderi nei secoli successivi. I suoi dintorni iniziarono a essere utilizzati come pascoli, da cui il nome del moderno quartiere del Pasquirolo. A partire dal loro abbandono le terme Erculee iniziarono a subire la sorte degli altri edifici romani di Milano cominciando a essere oggetto della rimozione dei materiali più pregiati e, più in generale, del materiale edile con cui erano realizzate. Le terme andarono poi completamente distrutte durante le invasioni barbariche del V secolo oppure per opera dell'imperatore Federico Barbarossa durante l'assedio di Milano del 1162, che comportò la distruzione della città.
Nel corso dei secoli delle terme Erculee se ne perse il ricordo, anche a causa dei nuovi edifici che sorsero sopra esse non seguendo il loro antico profilo (ad esempio, sopra il frigidarium, sorse la chiesa di San Vito in Pasquirolo), tant'è che nel XVIII e nel XIX secolo si pensava che fossero situate nei pressi della basilica palatina (la moderna Basilica di San Lorenzo) e che le Colonne di San Lorenzo appartenessero un tempo alle terme (poi è stato scoperto che queste ultime facevano parte di un vicino tempio pagano del II o del III secolo). Scavi effettuati nel XX secolo fecero scoprire l'esatta ubicazione delle terme Erculee, che erano situate vicino alla moderna piazza San Babila, tra gli attuali corso Vittorio Emanuele e corso Europa.
Le terme Erculee misuravano 127 metri di lunghezza e 112 di larghezza (con una superficie complessiva di 14 500 m²)), e possedevano muri spessi fino a un metro e mezzo. Sembra che le acque con cui si alimentavano provenissero dal corso dell'Acqualunga (roggia che proveniva da nord-est) oppure dal fiume Seveso. A Mediolanum non occorrevano infatti acquedotti, visto che l'acqua era abbondante e facilmente raggiungibile: essa affiorava dal suolo dalle risorgive e scorreva vicina nei fiumi e nei torrenti, e ciò rispondeva pienamente alle esigenze della vita quotidiana della città. Come tutte le terme romane, anche le terme Erculee avevano un'importante funzione igienico sanitaria finalizzata alla salvaguardia della salute della popolazione ed erano il luogo più importante per il ritrovo e l'incontro dei cittadini, situazione comune in tutte le città romane che possedevano questo tipo di struttura. I locali situati internamente alle terme Erculee avevano i pavimenti in marmo mentre le stanze poste esternamente, perlomeno quelle che si trovavano a est, possedevano pavimenti decorati con mosaici aventi motivi geometrici e figurativi. Le terme Erculee erano anche impreziosite da statue, con il suo percorso per i cittadini che si sviluppava da nord a sud e ritorno; l'ingresso e i primi ambienti erano situati nella parte settentrionale dell'edificio, mentre la parte termale (calidarium, tepidarium e frigidarium) erano ubicati nella sua parte centrale e meridionale.
Sappiamo che la loro struttura complessiva assomigliava molto a quella delle Terme Imperiali di Treviri, quindi con due percorsi (separati e speculari, uno dedicato agli uomini e l'altro alle donne) che iniziavano da un ingresso costituito da uno spazioso cortile adornato da un colonnato e da otto esedre semicircolari laterali collocate su tre lati del portico, con queste ultime che servivano a dare modo ai cittadini di sedersi, magari a chiacchierare. Da questo cortile i cittadini accedevano a due ampie sale aventi un pavimento a mosaici che erano adibite a spogliatoi (apodyteria), dove era incassata una grande vasca; gli ingressi ai due spogliatoi, uno per gli uomini e l'altro per le donne, erano situati ai lati di una grande abside che si trovava nel cortile colonnato d'ingresso in dirimpetto all'entrata); usciti dagli spogliatoi i cittadini tornavano nel cortile colonnato d'ingresso, che fungeva anche da palestra per il riscaldamento muscolare (qui era possibile giocare a palla, fare esercizi fisici, ecc.).
I cittadini accedevano nuovamente agli spogliatoi per denudarsi per poi continuare il percorso verso sud facendo una serie di soste in piccole stanze adiacenti e riscaldate a una temperatura sempre più alta; giungevano infine nel calidarium, ovvero nell'ambiente avente la temperatura più elevata delle terme, che era situato nella parte meridionale del complesso edilizio e che era dotato di due grandi vasche di acqua calda incassate ai lati del locale all'interno di altrettante absidi posizionate, rispettivamente, a est e a ovest.
Dal calidarium i cittadini si dirigevano verso nord passando al tepidarium, ovvero a un locale che era situato al centro delle terme e che possedeva un pavimento rivestito da piccole tessere di marmo. Il tepidarium, che aveva una temperatura più bassa del calidarium, era caratterizzato da una forma rettangolare e dalla presenza di alcuni vani riscaldati. Il percorso dei cittadini proseguiva verso nord terminando al frigidarium, ovvero in un'ampia stanza rettangolare a temperatura ambiente che era pavimentata con grandi lastre di marmo e che aveva una vasca di acqua fredda all'interno di un'abside. Poi dal frigidarium, che era l'ambiente più riccamente decorato delle terme e che si trovava nella parte settentrionale delle terme, si poteva accedere nuovamente agli spogliatoi terminando il percorso. Il percorso all'interno delle terme poteva essere effettuato anche all'opposto, ovvero partendo dal frigidarium verso il calidarium. Avendo una struttura così organizzata, le terme Erculee erano dotate di complessi impianti idrici e di articolati impianti di riscaldamento degli ambienti e delle acque.
Delle terme Erculee rimangono alcuni resti, portati alla luce soprattutto grazie agli scavi effettuati per la costruzione di un parcheggio sotterraneo in largo Corsia dei Servi. Molti reperti un tempo appartenenti alle terme Erculee sono conservati presso il Civico museo archeologico di Milano. Presso la chiesa di San Vito in Pasquirolo sono stati ritrovate porzioni di mosaici un tempo appartenenti ai suoi pavimenti; nei suoi giardini è anche conservato un tratto di muro appartenente all'antica struttura romana.
Dall'area delle terme proviene un frammento di statua romana di ottima fattura, identificato come un busto di Ercole a riposo appoggiato a una clava dopo la conquista dei pomi delle Esperidi, copia romana del II secolo di un originale in bronzo di Lisippo. Fu realizzata in più parti poi assemblate grazie a perni forse sulla costa dell'Asia Minore, per poi essere utilizzata in altri luoghi e infine collocata nelle terme Erculee. La foglia sopra il pube della statua è un'aggiunta del XIX secolo. La statua, che dimostra l'imponenza architettonica e la ricchezza artistica delle terme Erculee, è ora conservata nel Civico museo archeologico di Milano.
In largo Corsia dei Servi, vicino a piazza San Babila, tra corso Vittorio Emanuele e corso Europa, si trova un muro delle terme Erculee appartenente al lato nord del frigidarium che fu posizionato in un'aiuola negli anni sessanta dopo averlo rimosso dal sito originario, che si trova a 3,5 m sotto l'attuale manto stradale. Di questo breve tratto di muro si sono conservate sia le fondazioni sia una parte di muro fuori terra. La parte fuori terra di questo muro è costituita da una parte interna formata da malta mista a ciottoli, mattoni spezzati e pietre, e da un rivestimento esterno in file di mattoni, mentre le fondazioni, visibili anch'esse, sono costituite da malta e ciottoli. Le fondazioni, originariamente, poggiavano su pali di legno. Il sito situato in largo dei Servi è liberamente visibile da parte del pubblico, visto che si trova all'aperto in un'aiuola lungo una moderna strada di Milano.
Nei sotterranei di un palazzo di corso Europa 11 è possibile vedere (il sito non è però accessibile al pubblico) alcuni resti del tepidarium, nello specifico del suo pavimento a ipocausto. In particolare, si sono conservate tracce dell'intercapedine tra i due livelli del pavimento all'interno della quale passava l'aria calda necessaria per riscaldare l'ambiente. Si sono conservati anche i canali in mattoni dove passava l'aria calda e alcuni pilastrini che un tempo sorreggevano il livello superiore del pavimento, quello a contatto con la stanza del tepidarium, che era in marmo e che è crollato sopra il pavimento inferiore a causa del suo peso. Parte di un mosaico è stato asportato e musealizzato sulle pareti del sito archeologico. Esso è costituito da tessere nere, arancione e bianche che disegnano alcune "T" rovesciate. Il pavimento originario era per la maggior parte a motivo geometrico con i busti delle quattro stagioni agli angoli del locale. Il busto della "primavera", che è l'unico che è stato ritrovato, è conservato presso la Pinacoteca Ambrosiana. Le quattro stagioni erano anche raffigurate sul mosaico del pavimento.
In corso Europa 16, grazie a scavi archeologici avvenuti negli anni ottanta nei sotterranei di Palazzo Litta Cusini Modignani, sono stati scoperti (il sito è accessibile al pubblico su richiesta) dei frammenti di un pavimento a mosaico con tessere bianche, grigie, nere e rosa un tempo appartenente alla parte orientale delle terme Erculee, resti che sono stati musealizzati sulle pareti dell'atrio del palazzo. I disegni del frammento di mosaico sono a motivo floreale e geometrico con Nodi di Salomone. Rimangono invece pochi resti del calidarium; di esso si conservano alcuni tratti di fondazioni del vano rettangolare centrale e delle due absidi laterali dove erano inserite le vasche.

Lombardia - Milano, Teatro romano

 


Il teatro romano di Milano era un antico teatro della città romana di Mediolanum, l'odierna Milano. Eretto durante l'età augustea tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo, fu il primo grande edificio costruito dagli antichi Romani a Mediolanum nell'ottica di una più ampia opera di costruzione di importanti strutture in muratura, cui seguì la realizzazione del foro romano di Milano. Il teatro mantenne la sua funzione originaria fino al IV o al V secolo, quando gli editti di Teodosio e la progressiva conquista di potere da parte della Chiesa iniziarono ad ostacolare le rappresentazioni teatrali e i giochi negli anfiteatri.
Il teatro venne utilizzato come luogo di ritrovo del senato cittadino durante l'età comunale come testimoniato da almeno tre atti risalenti al 1119, al 1130 e al 1140. Come gran parte della città, il teatro venne distrutto da Federico Barbarossa nell'assedio di Milano del 1162. A partire dal Medioevo, intorno a ciò che rimaneva del teatro romano di Milano, iniziarono a sorgere chiese, tra cui la chiesa di San Vittore al Teatro, demolita nel 1911, che nel nome ricorda l'antico edificio romano. Ancora oggi esiste, nel luogo dove sorgeva la chiesa, via San Vittore al Teatro.
L'edificio, avente forma semicircolare, era alto 20 metri, aveva un diametro di 95 metri e poteva ospitare 8 000 spettatori, in un'epoca in cui Mediolanum contava all'incirca 18 000 abitanti. È possibile visitare, gratuitamente e previa prenotazione, nei sotterranei di Palazzo Turati presso la Camera di Commercio della città in via San Vittore al Teatro 14, i resti dell'antica struttura. Altri resti del teatro sono stati rinvenuti in piazza Affari 5 e in piazza Affari 6, con il primo sito che non è visitabile da parte del pubblico e il secondo che lo è solo su richiesta.
Il teatro romano di Milano venne eretto durante l'età augustea, tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo. Fu il primo grande edificio costruito dagli antichi Romani a Mediolanum (la moderna Milano) nell'ottica di una più ampia opera di costruzione di importanti strutture in muratura, cui seguì la realizzazione del foro romano di Milano.
La zona in cui sorse il teatro era nevralgica all'interno dell'antica Mediolanum, come confermato dai ritrovamenti di ricche domus romane nelle sue vicinanze.
Più precisamente, il teatro venne realizzato nella parte occidentale di Mediolanum, nei pressi di Porta Vercellina romana e delle mura romane di Milano, non lontano dal decumano massimo (identificato con le attuali via Santa Maria alla Porta e via Santa Maria Fulcorina), arteria stradale che portava al foro romano di Milano. Ciò non fu un caso: la presenza di importanti strade facilitava l'accesso al teatro da parte del pubblico, sia proveniente dalla città sia che venisse dalle zone limitrofe.
Il teatro mantenne la sua funzione originaria fino al IV o al V secolo, quando gli editti di Teodosio e la progressiva conquista di potere da parte della Chiesa iniziarono ad ostacolare le rappresentazioni teatrali e i giochi negli anfiteatri.
L'ultimo spettacolo di cui ci è giunta notizia è la proclamazione a console, all'interno del teatro, di Manlio Teodoro, che avvenne nel 399. In tale occasione si svolse anche una naumachia. Dopo questa ultima rappresentazione teatrale, l'edificio iniziò a essere spogliato degli arredi e dei materiali più preziosi.
Il teatro venne utilizzato come luogo di ritrovo del senato cittadino durante l'età comunale come testimoniato da almeno tre atti risalenti al 1119, al 1130 e al 1140. Come gran parte della città, il teatro venne distrutto da Federico Barbarossa nell'assedio di Milano del 1162. A partire dal Medioevo, intorno a ciò che rimaneva del teatro romano di Milano, iniziarono a sorgere chiese, tra cui la chiesa di San Vittore al Teatro, demolita nel 1911, che nel nome ricorda l'antico edificio romano. Ancora oggi esiste, nel luogo dove sorgeva la chiesa, via San Vittore al Teatro.
I resti del teatro vennero rapidamente ricoperti da altre costruzioni e dell'antica struttura romana si perse memoria venendo riscoperta solo verso la fine del XIX secolo, nel 1880, durante la costruzione di Palazzo Turati. I mezzi dell'epoca non permisero però il riconoscimento del tipo di edificio a cui appartenevano i ruderi. Nel 1929 sorse sui suoi resti anche Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa di Milano; durante la costruzione di questo edificio i resti dell'antico teatro furono riconosciuti come tali da parte da Alda Levi, all'epoca responsabile della Regia Soprintendenza ai Monumenti di Milano. Ulteriori studi vennero effettuati verso la fine degli anni quaranta e da alcune indagini archeologiche nel 1988 e nel 2005.
Il teatro romano di Milano, avente forma semicircolare, era alto 20 metri, aveva un diametro di 95 metri e poteva ospitare 8 000 spettatori, in un'epoca in cui Mediolanum contava all'incirca 18 000 abitanti. Grazie alla sua altezza, superava le mura romane di Milano, che sorgevano poco lontano.
Il teatro aveva una facciata esterna curva (a due piani, con oltre quindici arcate per ciascun livello) che ospitava, sul suo lato interno, le gradinate degli spettatori (lat. cavea). Le gradinate destinate agli spettatori poggiavano su camere inferiori con soffitto a volta, disposte a raggiera intorno al palco per gli attori (pulpitum). Un corridoio centrale divideva le gradinate in due settori, permettendo al pubblico di accedere al posto assegnato.
Nel palco destinato agli attori la parete di fondo (frons scaenae) aveva colonne di marmo bianco e in calcare disposte su due o tre piani, tra le quali erano collocate nicchie con statue. Esternamente al teatro, adiacente al palco degli attori, era presente un grande porticato coperto rettangolare (porticus post scaenam) con colonne di ordine ionico, chiuso all'esterno, e provvisto di giardino centrale destinato alla sosta degli spettatori durante le pause delle rappresentazioni oppure in caso di pioggia.
I muri del teatro romano di Milano erano costituiti da file di ciottoli alternate, superiormente e inferiormente, da file di mattoni. Le mura del teatro erano rivestite da pietra oppure da un intonaco. È probabile che alla fine del IV secolo, secondo quanto riferisce il poeta Claudiano, l'orchestra del teatro sia stata trasformata in una specie di piscina dove mime seminude si esibivano in danze.
È possibile visitare, gratuitamente e previa prenotazione, nei sotterranei di Palazzo Turati presso la Camera di Commercio della città in via San Vittore al Teatro 14, i resti dell'antica struttura. Oltre a pannelli esplicativi, il sito archeologico offre una visita nell'antica Mediolanum anche grazie alla riproduzione dei rumori e degli odori che si potevano percepire nel teatro. L'allestimento del museo sensibile del teatro romano di Milano consente di farsi un'idea precisa dello spazio su cui si sviluppava la Milano romana, degli spazi occupati del teatro e delle attività che si conducevano, nonché della tecnica costruttiva per edificarlo (del teatro si sono infatti conservate anche alcune palificazioni per le fondamenta).
Nell'area archeologica del teatro di via San Vittore al Teatro 14 sono visibili anche alcuni capitelli, probabilmente appartenenti al palco degli attori, una porzione di una colonna del muro che faceva da sfondo al palco, lo scavo di un pozzo medioevale, un piccolo forno, pali di fondazione originali in legno di rovere, alcune parti delle fondamenta dell'edificio e alcuni resti del porticato colonnato esterno che era adiacente al palco. Tra i resti si riconosce anche un corridoio pedonale semicircolare che divideva la gradinate più elevate (summa cavea) dalle gradinate più basse (ima cavea).
I pannelli esplicativi del sito di via San Vittore al Teatro 14 forniscono informazioni sull'area in cui il teatro fu edificato e spiegano origine e provenienza dei materiali impiegati nonché il genere di spettacoli che si svolsero all'interno dell'edificio. All'inizio di maggio si tiene annualmente la settimana dedicata al teatro romano di Milano, che culmina il giorno di San Vittore. In questa occasione la Camera di Commercio di Milano organizza conferenze, spettacoli, eventi culturali e degustazioni.
Altri resti del teatro sono stati rinvenuti in piazza Affari 5 e in piazza Affari 6, con il primo sito che non è visitabile da parte del pubblico e il secondo che lo è solo su richiesta. In piazza Affari 5 sono situati due pilastri in pietra facenti parte della parete curvilinea del teatro, quella delle gradinate degli spettatori, mentre in piazza Affari 6, nei sotterranei di Palazzo Mezzanotte, sono conservate parte delle fondamenta del palco degli attori.


Lombardia - Milano, Antiquarium

 

L'antiquarium di Milano è un antiquarium situato a Milano in via De Amicis dove sono conservati i resti delle fondazioni dell'anfiteatro romano di Milano unitamente ad un museo che illustra la storia del monumento sulla base delle ultime indagini archeologiche condotte in città.
Il museo è ospitato in un ex-convento di monache domenicane, fra la chiesa di Santa Maria della Vittoria e l'area archeologica. Antiquarium e parco sono visitabili, con ingresso libero e gratuito, grazie alla collaborazione dei volontari per Il Patrimonio Culturale del Touring Club Italiano. Nel parco sono conservati i resti delle fondazioni dell'anfiteatro romano di Milano.
L'antiquarium è dedicato all'archeologa Alda Levi che prestò la sua attività a Milano dal 1925 al 1939 quando fu esonerata dal servizio a causa delle leggi razziali del 1938 e la cui opera fu presto dimenticata fino ai nostri giorni. Si articola in due sale con materiale in parte proveniente dalla collezione Sambon, esposta in precedenza presso il Museo teatrale alla Scala.
Prima sala espositiva
Questa sala illustra principalmente, attraverso i materiali rinvenuti da recenti scavi archeologici dell'area sud-occidentale della città romana, la storia, la vita quotidiana e gli oggetti utilizzati dalla popolazione del periodo (compresa una piccola esposizione di epoca medioevale).
Seconda sala espositiva
Questa sala illustra principalmente come avvenivano gli spettacoli gladiatorii nel vicino anfiteatro romano con ricostruzioni e materiali rinvenuti da recenti scavi archeologici.

Lombardia - Milano, Anfiteatro romano


L'anfiteatro romano di Milano era un antico anfiteatro della città romana di Mediolanum, l'odierna Milano. Avendo un'ellissi di 155 x 125 metri, era il terzo anfiteatro per dimensioni dell'Italia romana dopo il Colosseo e l'anfiteatro di Capua. Era situato fuori dalle mura romane di Milano, in prossimità di Porta Ticinese romana. Realizzato nel I secolo d.C., venne distrutto nel 539 nell'assedio di Milano durante la guerra gotica.
L'anfiteatro romano di Milano, come tutti gli edifici analoghi presenti nelle altre città romane, ospitava combattimenti di gladiatori nonché spettacoli di venationes e naumachie. Durante queste ultime l'anfiteatro veniva allagato.
I suoi resti si trovano tra le moderne vie De Amicis, Conca del Naviglio e Arena (quest'ultimo toponimo ne ricorda l'antica presenza) all'interno del parco archeologico dell'Antiquarium di Milano, che si trova in via De Amicis 17. L'area archeologica visitabile dell'anfiteatro romano di Milano ha una superficie di circa 150 metri quadrati.
Come di norma, anche a Mediolanum (la moderna Milano), l'anfiteatro venne costruito fuori dalle mura difensive della città, nella fattispecie in prossimità di Porta Ticinese romana, quindi in una posizione strategica rispetto a importanti vie di comunicazione dirette verso sud-ovest.
La costruzione fu forse iniziata all'inizio del I secolo d.C., con la fine dei lavori che certamente terminò alla fine del secolo citato, quando Mediolanum andava assumendo un importante potere politico ed economico, ma quando era ancora lontana dal periodo in cui ebbe il suo massimo ruolo, che avvenne nei secoli successivi culminando con l'assunzione della funzione di capitale dell'Impero romano d'Occidente, ruolo che ricoprì dal 286 d.C. al 402 d.C.
In seguito l'anfiteatro romano di Milano venne ampliato per poter permettere l'ingresso di un numero maggiore di spettatori e per fornire alla struttura un aspetto più imponente e monumentale.
L'anfiteatro romano di Milano, come tutti gli edifici analoghi presenti nelle altre città romane, ospitava combattimenti di gladiatori nonché spettacoli di venationes e naumachie. Durante queste ultime l'anfiteatro veniva allagato. La partecipazione popolare era assai sentita raggiungendo vette di vero e proprio tifo che spesso sfociava in disordini; per tale motivo l'anfiteatro romano di Milano subì la stessa sorte degli impianti analoghi, ovvero la già citata costruzione fuori dalle mura cittadine.
Per poter permettere l'edificazione dell'anfiteatro romano di Milano venne livellata l'intera area a sud-ovest della città, originariamente contraddistinta da piccole alture e da fossati naturali[4]. Molto del suolo asportato da questa area (ghiaia, ciottoli e sabbia) fu utilizzato per realizzare della calce nonché le gettate delle fondazioni dell'anfiteatro.
Citato in documenti risalenti al 396 d.C. scritti durante il dominato dell'imperatore Onorio da Paolino di Milano, l'anfiteatro romano di Milano venne abbandonato nei primi secoli del Cristianesimo perché gli anfiteatri erano particolarmente invisi alle autorità religiose del nuovo culto, data la violenza che si perpetrava al loro interno. Questa fu la causa principale del declino degli anfiteatri, a cui si aggiunsero ragioni secondarie (ad esempio le invasioni barbariche, sebbene alcuni invasori decisero poi di ripristinare i giochi dismessi).
L'anfiteatro romano di Milano ormai in disuso divenne una cava di materiali edili già nel V secolo, quando venne costruita la basilica di San Lorenzo. I blocchi di pietra utilizzati per le fondamenta della basilica sono in parte visibili nell'edificio odierno, e sembrano provenire dal muro di summa cavea dell'anfiteatro, ovvero dalle gradinate dove prendevano posto gli spettatori. Dall'anfiteatro dovrebbe venire anche un capitello di ordine corinzio, sempre presente all'interno della basilica, utilizzato come base di un pilastro. Altro materiale edile proveniente dall'anfiteatro romano di Milano fu impiegato per rinforzare le mura difensive della città. 'anfiteatro venne demolito durante un attacco dei barbari alla città di Mediolanum. La datazione della demolizione non è certa: ma comunemente, e con grande probabilità, la si fa risalire al 539 nell'assedio di Milano durante la guerra gotica.
Sono serviti diversi decenni di indagini archeologiche per determinare l'esatta localizzazione dell'edificio e le sue dimensioni. I resti esigui della struttura permettono però di determinare con relativa precisione solo la lunghezza, 155 metri, e la larghezza, 125, che lo rendevano il terzo anfiteatro romano per dimensioni dell'Italia romana dopo il Colosseo e l'anfiteatro di Capua, essendo poco più grande dell'arena di Verona.
Le prime indagini archeologiche fecero pensare che l'arena su cui avvenivano i combattimenti avesse dimensioni 90 x 60 metri. Tali dimensioni vennero ridotte, dopo attenti studi, a 75 metri in lunghezza per 41 in larghezza. Nel complesso l'anfiteatro romano di Milano era in grado di ospitare tra i 20 000 e, secondo altre fonti, i 35 000 spettatori. Era provvisto anche di alcuni vomitoria per poter permettere un agevole deflusso del pubblico, sia in entrata che in uscita dall'anfiteatro.
Da un punto architettonico l'anfiteatro romano di Milano era costituito da una facciata a tre ordini architettonici più un attico nella parte più alta dell'edificio. Dal basso verso l'alto i tre ordini architettonici erano caratterizzati, rispettivamente, da uno stile dorico, ionico e corinzio come nel caso del Colosseo.
Complessivamente l'anfiteatro romano di Milano era alto 38 metri. Era provvisto anche di velarium, ovvero di una copertura mobile in canapa che garantiva agli spettatori un'adeguata protezione in caso di maltempo o nelle giornate di canicola.
Oggi l'area dell'anfiteatro, situata tra le moderne vie De Amicis, Conca del Naviglio e Arena (quest'ultimo toponimo ne ricorda l'antica presenza), si presenta come una zona pianeggiante. Per i resti dell'anfiteatro romano di Milano sono stati istituiti un parco archeologico e un museo, chiamato Antiquarium di Milano che conservano, rispettivamente, i resti dell'anfiteatro e i reperti delle campagne di scavo effettuate fra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento.
I resti sono costituiti da una parte visibile e visitabile che si trova all'interno del citato parco archeologico e che corrisponde a una opus caementicium del muro radiale e di quello ellittico interno, un tempo sostenenti le gradinate del pubblico, e da una parte sotto il manto stradale moderno, in corrispondenza delle fondamenta degli odierni palazzi circostanti, corrispondente alle sezioni occidentale e orientale dell'anfiteatro, che invece non è visitabile. Nell'area verde è presente una linea che demarca il perimetro dell'area dove combattevano i gladiatori. L'area archeologica visitabile dell'anfiteatro romano di Milano ha una superficie di circa 150 metri quadrati.
È in corso di realizzazione il progetto “PAN - Parco Amphiteatrum Naturae” con il quale l’area archeologica verrà estesa da nuovi scavi e valorizzata attraverso la piantumazione di alberi e siepi che riprenderanno le linee originarie delle fondazioni dell’arena. I lavori, promossi e diretti dalla Soprintendente Antonella Ranaldi (Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano) sono diretti dall'architetto Attilio Stocchi.



Lombardia - Milano, Foro romano

 
Il foro romano di Milano era il foro, ovvero la piazza principale, della città romana di Mediolanum (la moderna Milano). Realizzato nella prima metà del I secolo da Augusto, si estendeva per circa 160 metri in lunghezza e 55 in larghezza. Si trovava esattamente all'incrocio tra il decumano (identificato con le attuali corso di Porta Romana, via del Bollo, via Santa Maria Fulcorina e via Santa Maria della Porta) ed il cardo massimo (identificato con le attuali via Manzoni, via Santa Margherita e via Nerino). Come nei fori delle altre città romane, anche nel foro romano di Milano erano presenti importanti edifici pubblici come il Capitolium, la basilica, la curia, il macellum e le tabernae. Nei suoi pressi era presente la Zecca di Mediolanum.
Il foro romano di Milano fu sviluppato nei secoli, soprattutto in epoca severiana, quindi tra la fine del II secolo e l'inizio del III secolo, a testimonianza delle crescente importanza che stava assumendo Mediolanum. Il foro romano perse gradualmente importanza a favore di altre zone della città, come il quartiere del Palazzo imperiale romano di Milano e l'area intorno al Palazzo Arcivescovile, quando Mediolanum divenne capitale dell'Impero romano d'Occidente, ruolo che conservò dal 286 d.C. al 402 d.C., per poi decadere definitivamente venendo ridotto nelle dimensioni e spogliato degli arredi e delle decorazioni più preziose quando la città perse lo status di capitale.
Sue tracce archeologiche sono state trovate nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, aperti e visitabili dal pubblico, e della chiesa di San Sepolcro, dove i resti sono visitabili su richiesta. Nel livello sotterraneo della Biblioteca Ambrosiana è possibile trovare i resti dell'antica pavimentazione di epoca augustea. La pavimentazione, ancora nella collocazione originaria, appare formata da grandi lastre rettangolari di marmo rosso di Verona aventi dimensioni irregolari.
Intorno all'intero perimetro del foro sono stati anche scoperti i resti di una canaletta di pietra per lo scolo delle acque meteoriche, oltre a tracce di una gradinata di accesso alle botteghe che si doveva trovare sotto i portici laterali del foro. Nella cripta sotterranea della chiesa di San Sepolcro è invece possibile ammirare la pavimentazione in marmo rosso di Verona un tempo appartenente al foro e successivamente asportata per realizzare questo nuovo pavimento, che risale al 1030.
Il foro romano di Milano, ovvero la piazza principale della città in epoca romana, fu realizzato da Augusto nel I secolo inserito in una più ampia opera di costruzione di importanti edifici in muratura. Fu il secondo grande edificio costruito a Mediolanum (la moderna Milano) dagli antichi Romani dopo il teatro romano di Milano. Con questi lavori Augusto voleva rendere Mediolanum importante anche da un punto di vista urbanistico.
Il centro cittadino romano, ora rappresentato dal foro, fu spostato di qualche centinaio di metri rispetto al centro cittadino celtico, che era invece rappresentato da un santuario: quest'ultimo sorgeva dove ora è presente piazza della Scala, mentre il foro era situato nei pressi della moderna piazza San Sepolcro.
Citato per la prima volta da Svetonio e Plutarco a cavallo tra il I secolo e il II secolo, che descrivono la presenza al suo centro di una statua bronzea raffigurante Lucio Giunio Bruto, fondatore della Repubblica romana e secondo la tradizione uno dei due primi consoli nel 509 a.C., il foro romano di Milano fu in seguito menzionato da Ausonio nel IV secolo, che cita però la Zecca di Mediolanum, edificio notoriamente situato nei pressi dei fori (nel caso di Milano, era situata a nord ovest del foro).
Le notizie storiche antiche sul foro romano di Milano sono quindi assai scarse. La citazione del foro romano di Milano è invece spesso presente nelle cronache medievali, con i primi documenti di questa epoca menzionanti il foro che risalgono al 879. Sono invece stati assai frequenti i ritrovamenti archeologici nell'area dell'antico foro di Milano, soprattutto nel corso del XIX secolo, scavi che hanno consentito agli studiosi di ricostruire con una certa precisione le fattezze degli edifici e della piazza.
Il foro romano di Milano fu modificato nei secoli. Le modifiche più importanti furono compiute in epoca severiana, quindi tra la fine del II secolo e l'inizio del III secolo, a testimonianza delle crescente importanza che stava assumendo Mediolanum. L'intervento più importante effettuato in questo periodo fu la realizzazione di un ingresso al foro più monumentale nella forma di un arco più maestoso oppure di un grande fornice.
Con l'assunzione del titolo di capitale dell'Impero romano d'Occidente, ruolo che conservò dal 286 d.C. al 402 d.C., Mediolanum cambiò fisionomia urbanistica, con il foro romano che perse gradualmente importanza a favore di altre zone della città, come il quartiere del Palazzo imperiale romano di Milano e l'area intorno al Palazzo Arcivescovile, dove vennero trasferiti molti degli edifici pubblici un tempo presenti nel foro. Al loro posto, nel foro, vennero costruiti palazzi privati. La decadenza definitiva del foro romano di Milano avvenne dopo che Mediolanum perse lo status di capitale dell'Impero romano d'Occidente, con la piazza che fu ridimensionata nelle dimensioni e con la spoliazione degli arredi e delle decorazioni più preziose degli edifici pubblici che si affacciavano sulla piazza.
Il foro si estendeva per circa 160 metri in lunghezza e 55 in larghezza (di forma rettangolare allungata, con una proporzione di circa 1:3), affiancato sui lati lunghi da due ali di portico colonnato e sovrastato probabilmente, come nel foro romano di Brescia, da una lunga balaustra marmorea ornata di statue. Il foro romano di Milano si estendeva, inoltre, al di sotto delle attuali vie dell'Ambrosiana, piazza San Sepolcro, via Cardinale Federico, piazza Pio XI e parte di via Moneta (quest'ultimo toponimo indica l'antica presenza, nei suoi pressi, della Zecca di Mediolanum).
Al centro del foro romano di Milano, come già accennato, era presente una statua bronzea raffigurante Lucio Giunio Bruto. Le fattezze architettoniche del foro erano simili a quelle di molti fori romani che si trovavano all'epoca nell'Italia romana e nelle Gallie, tipologia architettonica menzionata e accuratamente raccontata da Vitruvio. In particolare, il foro romano di Milano era molto somigliante, da un punto di vista architettonico, al foro romano di Brescia, al foro di Pompei e al foro di Verona.
Il foro romano di Milano si trovava esattamente all'incrocio tra il decumano (identificato con le attuali corso di Porta Romana, via del Bollo, via Santa Maria Fulcorina e via Santa Maria della Porta) ed il cardo massimo (identificato con le attuali via Manzoni, via Santa Margherita e via Nerino).[5] Su entrambi i lati della piazza del foro si aprivano delle tabernae (simili alle moderne botteghe). Sul lato occidentale del Foro si affacciava probabilmente la Zecca imperiale di Mediolanum dell'epoca di Gallieno e poi di Massimiano (rimasta attiva fino all'epoca ducale, quando fu sostituita, nel 1474, dalla Zecca di Milano).
Sul lato orientale del foro vi era invece il macellum, ovvero il mercato.[6] In fondo alla piazza, al centro del suo lato più settentrionale (lungo la moderna via Cantù), era presente il Capitolium (anche se al momento manca la conferma del dato archeologico; forse appartenevano al Capitolium del foro di Milano alcuni capitelli di ordine corinzio trovati durante alcuni scavi),[6] vale a dire il tempio che nelle città romane era dedicato alle tre principali divinità dell'Olimpo latino: Giove, Giunone e Minerva, che erano chiamate, nel complesso, la "Triade Capitolina". Il Capitolium era così chiamato dal nome del luogo in cui a Roma si trovava il primo tempio ad esse dedicato (il Campidoglio, in latino Capitolium). Ai lati del Capitolium del foro romano di Milano si suppone vi fossero anche una basilica, dove si esercitava l'attività amministrativo-giuridica del senato cittadino, e la curia, paragonabile oggi al moderno municipio di un comune.
Il Capitolium diede poi forma alla toponomastica della Mediolanum dell'epoca, quando la città divenne capitale dell'Impero d'Occidente: dato che nel gruppo scultoreo principale del Capitolium Giove era seduto al centro, con Minerva alla sua destra e Giunone a sinistra, fu deciso di destinare il castello difensivo nord occidentale, che si trovava alla destra del Capitolium, alla funzione di Castra Praetoria, ovvero a sede dei pretoriani, che erano un reparto militare che svolgeva compiti di guardia del corpo dell'imperatore (Minerva è infatti anche la dea della lealtà durante la lotta): la porta verso cui si accedeva a questo castello (che era esterno alle mura cittadine come gli altri tre) fu poi chiamata Porta Giovia.
La via Porticata, che era situata alla sinistra della statua di Giove e che rivestiva il ruolo di "via trionfale" della città, fu costruita lungo l'ultimo tratto della strada proveniente da Roma, la via Emilia, fuori quindi dalle mura cittadine: Giunone, la cui statua si trovava alla sinistra della figura di Giove, era infatti la dea legata al ciclo lunare dei primitivi popoli italici.
Sue tracce archeologiche sono state trovate nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, aperti e visitabili dal pubblico, e della chiesa di San Sepolcro, dove i resti sono visitabili su richiesta. Nel livello sotterraneo della Biblioteca Ambrosiana è possibile trovare ancora i resti dell'antica pavimentazione del foro di epoca augustea.
Questa pavimentazione, ancora nella collocazione originaria, appare formata da grandi lastre rettangolari di marmo rosso di Verona aventi dimensioni irregolari. Esse hanno infatti ancora la sagomatura originale, che un tempo accompagnava il profilo degli edifici ad esse adiacenti. Si sono anche conservati alcuni gradini che davano accesso alle botteghe, che si trovavano sotto i portici del foro, e i resti di una canaletta in pietra di scarico delle acque meteoriche.
Dei citati interventi al foro in epoca severiana sono state trovate poche testimonianze archeologiche, la più importante delle quali è un protome raffigurante Medusa e Giove Ammone. Nella cripta sotterranea della chiesa di San Sepolcro è invece possibile ammirare la pavimentazione in marmo rosso di Verona un tempo appartenente al foro e successivamente asportata per realizzare questo nuovo pavimento, che risale al 1030.

Lombardia - Milano, Circo romano

 

Il circo romano di Milano era un antico circo della città romana di Mediolanum, l'odierna Milano. L'edificio, che misurava 470 metri in lunghezza e 85 in larghezza, fu il più grande circo romano costruito durante l'epoca della Tetrarchia di Diocleziano. Poche città romane potevano vantare di possedere un circo, poiché era simbolo di un grande potere economico, visto il costo del mantenimento di una struttura così grande e dei cavalli, e militare. Nel Nord Italia, oltre a Milano, solo Aquileia possedeva un circo. Il circo romano di Milano era principalmente utilizzato per gare sportive a cavallo, guidate sia da bighe che da quadrighe, ed eccezionalmente per combattimenti tra gladiatori.
Il circo romano di Milano venne edificato per volere dell'imperatore Massimiano tra il III e il IV secolo sul letto del torrente Nirone nell'epoca in cui Mediolanum fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 d.C. al 402 d.C.). Il circo andò probabilmente distrutto nell'aprile del 1162 quando Federico I Barbarossa assediò e rase al suolo Milano, intimorito dal potere che la città aveva acquisito durante l'XI secolo.
Il circo occupava un'area grossomodo compresa tra le moderne corso Magenta, via del Torchio, via Brisa, via Cappuccio, via Circo e via Morigi. Della costruzione originaria si sono conservate parti delle fondamenta delle gradinate, scoperte in alcune cantine di via Brisa e via Morigi, e alcuni residui in muratura in via Circo e in via Vigna, isolati dalle costruzioni vicine e visibili dall'interno del cortile di immobili moderni. La parte meglio conservata della struttura è una delle due torri laterali dei carceres, ovvero dei cancelli di partenza delle bighe, che è giunta sino a noi praticamente integra essendo poi diventata il campanile della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore.
Il circo romano di Milano venne edificato per volere dell'imperatore Massimiano tra il III e il IV secolo sul letto del torrente Nirone nell'epoca in cui Mediolanum (l'odierna Milano) fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 d.C. al 402 d.C.), nella parte occidentale della città, in prossimità del Palazzo imperiale romano di Milano e delle mura romane di Milano.
In questo modo il circo era facilmente raggiungibile sia da coloro che abitavano fuori dalle mura, sia dall'imperatore, che attraverso un passaggio privato poteva raggiungere la tribuna a lui dedicata all'interno del circo senza dover uscire dal palazzo.
La presenza dell'imperatore durante le corse era degna di nota perché era uno dei rari momenti dove il sovrano concedeva la propria presenza ai sudditi. In essi mostrava la propria benevolenza, anche con l'elargizione di denaro, così come accadeva a Roma. Il circo romano di Milano era quindi il luogo dove il popolo poteva vedere più facilmente l'imperatore.
I circhi romani venivano costruiti di solito all'interno delle mura difensive proprio per questa sua importante funzione, a differenza dell'anfiteatro, solitamente collocato al di fuori delle mura cittadine soprattutto per questioni di ordine pubblico (fatto che avvenne anche per l'anfiteatro romano di Milano) e di afflusso e deflusso degli spettatori. Spesso il tifo legato agli spettacoli che avvenivano negli anfiteatri sfociava infatti in disordini.
Il circo romano di Milano sopravvisse ai saccheggi di Alarico e all'assedio di Milano durante la guerra gotica, tant'è che nel luglio del 604 Adaloaldo, figlio di Agilulfo e Teodolinda, vi venne incoronato re di Longobardi e re d'Italia, segno che l'imponente edificio si era conservato in buone condizioni. Il circo andò probabilmente distrutto nell'aprile del 1162 quando Federico I Barbarossa assediò e rase al suolo Milano, intimorito dal potere che la città aveva acquisito durante l'XI secolo.
Poche città romane potevano vantare di possedere un circo, poiché era simbolo di un grande potere economico, visto il costo del mantenimento di una struttura così grande e dei cavalli, e militare. Nel Nord Italia, oltre a Mediolanum (oggi Milano), solo Aquileia possedeva un circo. Il circo romano di Milano era principalmente utilizzato per gare sportive a cavallo, guidate sia da bighe che da quadrighe, ed eccezionalmente per combattimenti tra gladiatori.
Il Circus era posizionato nella parte ovest della città di Mediolanum. L'edificio misurava 470 metri in lunghezza e 85 in larghezza, e fu il più grande costruito durante l'epoca della Tetrarchia di Diocleziano. Era costituito da due piste rettilinee unite da due curve, con le due parti rettilinee che erano divise da un cordolo rialzato chiamato spina. La spina aveva un aspetto monumentale dato che era impreziosita da statue, edicole, colonne e fontane; ai suoi estremi erano presenti due strutture circolari chiamate metae. L'arena del circo misurava 460 metri di lunghezza e 67/68 metri di larghezza (con una larghezza media delle gradinate della cavea di 9-11 metri).
Tale configurazione è facilmente riscontrabile anche nei resti del Circo Massimo di Roma. I due estremi del circo romano di Milano avevano però un aspetto diverso, poiché una parte fungeva da raccordo tra le due gradinate laterali, dove sedevano gli spettatori, mentre l'altra aveva una funzione monumentale e fungeva da ingresso. Vi erano, in quest'area, i carceres, ossia i cancelli di partenza da cui partivano le bighe (carri trainati da due cavalli) o le quadrighe (carri trainati da quattro cavalli). Alle due estremità del carceres erano presenti due torri, una delle quali è giunta sino a noi.
Le torri dei carceres avevano originariamente, sui quattro lati, degli archi a tutto sesto, con gli archi posti verso settentrione e verso meridione che erano alti 5,3 metri e che avevano la funzione di dare l'accesso, da nord, alle gradinate, e con gli archi posizionati verso occidente e verso oriente che erano alti 8 metri; questi ultimi avevano una dimensione maggiore perché avevano anche la funzione, oltre a quella di accesso alla gradinate, di dare un ingresso monumentale ai carceres. Era proprio in corrispondenza dei carceres che era presente un camminamento protetto a due livelli che collegava il circo con le mura romane di Milano e con il Palazzo imperiale romano di Milano.
Le gradinate erano inoltre suddivise in diverse sezioni: vi era una tribuna riservata all'imperatore, una tribuna ai giudici e diverse gradinate dedicate al popolo. Le gare si svolgevano in senso antiorario e si componevano di sette giri della pista, che terminavano una volta raggiunta la meta, situata in prossimità della tribuna dei giudici.
La sistemazione del circo nei pressi del palazzo imperiale di Milano, che continuò la tradizione offerta dal Circo Massimo di Roma, su cui si affacciavano i Palazzi imperiali del Palatino, servirà come esempio per la costruzione del palazzo imperiale di Costantinopoli e del circo di Costantinopoli. Il circo romano di Milano era privo della porta trionfale, in genere situata al centro di una delle due curve, che serviva a far uscire con tutti gli onori i vincitori delle gare.
Il circo occupava un'area grossomodo compresa tra le moderne corso Magenta, via del Torchio, via Brisa, via Cappuccio, via Circo e via Morigi. Della costruzione originaria si sono conservate parti delle fondamenta delle gradinate, scoperte in alcune cantine di via Brisa e via Morigi, e alcuni residui in muratura in via Circo e in via Vigna, isolati dalle costruzioni vicine e visibili dall'interno del cortile di immobili moderni. La moderna via Circo a Milano mantiene grossomodo ancora oggi l'andamento della curvatura dell'emiciclo che fungeva da raccordo tra le due piste del circo romano di Milano, assunta da edifici moderni sorti all'interno delle rovine della struttura, come accadde per piazza dell'Anfiteatro a Lucca o alle vie costruite nei pressi dell'anfiteatro romano di Firenze.
In particolare, in via Vigna 1, all'interno del cortile di un moderno edificio, sono presenti importanti resti del circo che corrispondono a circa 30 metri dell'antico muro perimetrale esterno orientale. All'epoca si trovavano nei pressi del Palazzo imperiale romano di Milano. Sono anche visibili 4 metri dell'ambulacro che permetteva il passaggio pedonale sotto le gradinate oltre che un tratto di muro contraddistinto da sei archi a sesto ribassato ampi 3,25 metri che corrispondevano alle volte che all'epoca sorreggevano le gradinate degli spettatori. Per visitare questi resti è necessario farne richiesta alla portineria dello stabile di via Vigna 1.
In via Circo 9 e 11 sono invece conservati, sempre nei cortili di moderni edifici, i resti di circa 10 metri della curva sudoccidentale del circo. Lo spessore di questo muro, che era di circa 2 metri, corrispondente al doppio rispetto alla norma, era maggiorato perché assolveva anche una funzione difensiva visto che poco più avanti si congiungeva alle mura romane di Milano. Era anche provvisto di un camminamento superiore per le guarnigioni di soldati. In un tratto di questi resti, che è alto circa 12 metri, sono ancora visibili due nicchie con feritoie che servivano ai soldati a presidiare la zona. Nel cortile del moderno stabile al civico 11 sono presenti anche le fondamenta di un altro tratto di muro e una delle colonne che sorreggevano l'ambulacro. Per visitare questi resti è necessario farne richiesta alle portinerie degli stabili di via Circo.
La parte meglio conservata del circo romano di Milano è una delle due torri laterali (per la precisione, quella occidentale) dei carceres, che è giunta sino a noi praticamente integra. È visibile da via Luini e dal giardino del Civico museo archeologico di Milano, il cui ingresso è in corso Magenta 15. Queste due torri, che erano situate, considerando la Milano moderna, nei pressi di corso Magenta, servivano a dare al circo una funzione monumentale. Nonostante sia stata rimaneggiata nei secoli successivi, la torre superstite deve la conservazione del basamento e del suo nucleo al suo utilizzo già nell'VIII secolo come torre campanaria della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di via Luini. Di rilievo storico, della torre superstite, sono una mensola in marmo e due colonne, che sono ancora visibili sulla torre e che risalgono all'epoca romana insieme alla loggia superiore colonnata. Le fondazioni della torre superstite sono in ciottoli immersi nella malta, mentre le pareti laterali sono in mattoni.
Sono inoltre visibili, dell'antico circo, inglobate nella torre, il fusto di una colonna priva di capitello e una mensola decorata con foglie d'acanto appartenente alla struttura originaria oppure al Palazzo imperiale romano di Milano. Nel vicino giardino del Civico museo archeologico di Milano è visibile inoltre un tratto di muro e una torre delle mura romane di Milano che costeggiavano il circo. Nei pressi di queste mura è anche visibile un'abside, un tempo posizionata nei pressi della curva occidentale del circo, dove prendevano posto per assistere alle gare i giudici oppure l'imperatore.


Lombardia - Milano, Museo archeologico, Patera di Parabiago

 

La patera di Parabiago è un piatto rituale d'argento, datato alla seconda metà del IV secolo. Rinvenuta nel 1907 a Parabiago, è attualmente conservata nel Museo archeologico di Milano. Il piatto ha un diametro di circa 40 cm e pesa circa 3,5 kg. È decorato a sbalzo, con tracce di doratura, e raffigura il trionfo della dea Cibele e di Attis. Cibele, nota come la "Grande Madre" degli dei (Magna Mater) siede su un carro tirato da quattro leoni, accompagnata dal suo giovane compagno Attis, morto e risorto. Il carro avanza circondato da tre sacerdoti o coribanti che danzano e percuotono gli scudi con le spade, in segno di gioia. In alto abbiamo le personificazioni del carro del Sole (Helios) che sorge e del carro della Luna (Selene) che tramonta, preceduti dai rispettivi portatori di fiaccola (il giorno nelle fasi di Oriente e Ponente, nascita e morte); nella fascia mediana sono raffigurati vari simboli dello scorrere del tempo, in particolare di fronte a Cibele sta Aion il tempo eterno o celeste, raffigurato come un giovane circondato dallo Zodiaco sorretto da Atlante e un serpente avvinghiato a un pilastro, simbolo di Esculapio, il dio guaritore che aveva trovato anche la cura per la morte. Più in basso stanno 4 putti che simboleggiano le quattro stagioni, simbolo del tempo ciclico o terreno; appaiono anche animali simbolici dell'eterno rinnovarsi come il grillo e la salamandra; in basso assistono al trionfo le tradizionali personificazioni dell'Aria, con il dio Eolo che si appoggia all'otre dei venti e una ninfa, dell'Acqua, con il padre delle acque, Oceano e Nereidi e infine la Terra, Gea o Tellus con la cornucopia e un putto.
La patera venne rinvenuta durante gli scavi delle fondazioni di Villa Gajo del senatore Felice Gajo ed arrivò in possesso della Sovraintendenza nel 1929. Era stata utilizzata come copertura di un'urna cineraria. In effetti tutta la ricca simbologia rimanda al culto misterico di Cibele, che assicurava al fedele, dopo la morte, un futuro di risurrezione e vita eterna, come era avvenuto per Attis.
La testimonianza offerta da questo oggetto è di grande importanza per la storia della Milano tardo-imperiale, sia per la continuazione del culto pagano, sia per la ricchezza delle ville dei grandi proprietari nei pressi della città, sia per la qualità artistica dell'artigianato di lusso disponibile in quest'epoca.
Il tema della raffigurazione ha indotto ad attribuire il manufatto all'epoca della rinascita pagana neoplatonica che si ebbe sotto l'imperatore Giuliano, sebbene ancora alla fine del IV secolo, all'epoca di Aurelio Ambrogio, siano ancora testimoniate solenni celebrazioni del culto di Cibele. Lo stesso vescovo di Milano testimonia la presenza, nella sua epoca, di officine in grado di lavorare artisticamente il vasellame d'argento, utilizzato sia per scopi profani sia liturgici.

(da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

Lombardia - Milano, Museo egizio, Milano

 

Il Museo egizio di Milano ha sede nei sotterranei del Castello Sforzesco, che ospitano anche il Museo della preistoria e protostoria. I primi reperti dell'Antico Egitto sono giunti a Milano negli anni venti del XIX secolo, anche se bisognerà aspettare il 1973 per vederli esposti al pubblico nella prima sede del Museo egizio della città. All'epoca la sede del Museo egizio di Milano era nel sotterraneo del cortile della Rocchetta, all'interno del Castello Sforzesco.
La proprietà delle esposizioni è passata al comune di Milano nell'anno 1900, con le collezioni che si sono ampliate nel corso del tempo grazie a donazioni di collezionisti privati e agli scavi effettuati in Egitto negli anni trenta del XX secolo da Achille Vogliano, che hanno portato il numero di reperti esposti a raggiungere le 3.000 unità. Degni di nota, tra le collezioni, sono il corredo funerario di Peftauajaset e una statua di Osiride in bronzo.
Nel 2003, previa ristrutturazione dell'esposizione, il museo è stato collocato nelle sale viscontee del Castello Sforzesco. Nel 2021 il museo egizio di Milano è stato oggetto di una nuova ristrutturazione con l'installazione di supporti multimediali, con lavori di adeguamento per eliminare le barriere architettoniche e con l'installazione di un nuovo impianto di illuminazione dei reperti.
Il museo è diviso in sette sezioni:
  1. La scrittura
  2. Il faraone
  3. Dei e culti
  4. La vita quotidiana
  5. Il culto funerario
  6. Gli scavi Vogliano
  7. Mummie, sarcofagi e maschere funerarie
All'ingresso, ad accogliere il visitatore è una statua-cubo con volto enigmatico. Il museo pone particolare attenzione alle usanze funerarie nell'Antico Egitto: fra i papiri e i rilievi del faraone, sono presenti steli funerarie, un libro dei morti, amuleti, ushabti, vasi canopi e sarcofagi. Il sesto dei sette percorsi del museo comprende opere provenienti dagli scavi effettuati dal papirologo ed egittologo fiorentino Achille Vogliano a Medinet-Madi (nel Fayyum) tra il 1935 e il 1936, fra le quali di grande rilievo è la statua del faraone Amenemhat III della XII dinastia (1842-1794 a.C., foto a sinistra; come quella in alto, ne è autore Stefano Stabile).