L'Idolino di Pesaro è una statua
romana in bronzo conservata nel Museo archeologico nazionale di
Firenze. L'opera, alta 146 centimetri, è una finissima copia romana
della prima età augustea, forse di un originale
greco-classico del 430-420 a.C. riferibile alla tarda attività
di Policleto. Si tratta di un fanciullo nudo a tutto tondo, tra
i migliori esempi della tipologia degli "idolini", usati
come portalampade durante i banchetti (lychnouchos). Nella mano
sinistra reggeva infatti un tralcio di vite, di cui resta un
frammento, destinato a sorreggere le lucerne; nella destra forse
teneva un vassoio pure destinato alla stessa funzione. Fu trovato in frammenti al centro
di Pesaro nell'ottobre 1530, in quella che era una
residenza senatoria degli Aufidii Victorini, fu restaurato
come Bacco e posto su un'elaborata base in bronzo su
commissione del duca Francesco Maria I Della Rovere. Si
occuparono della base (alta 118 cm) Girolamo, Ludovico e Aurelio
Lombardo (1533), che vi posero anche un esametro dettato
dal cardinal Pietro Bembo. Sulla base si trovano riferimenti
a Dioniso, con i pannelli laterali dedicati alle scene
dell'Apoteosi di Arianna e del Sacrificio della capra. La statua arrivò a Firenze nel 1630,
donata da Francesco Maria II Della Rovere a sua
nipote Vittoria Della Rovere che andava in sposa al
cugino Ferdinando II de' Medici. Questa scultura ispirò molti
artisti del XVI secolo. Al momento della scoperta, nella città
di Pesaro, si ebbe tale esultanza da inserire negli Statuti cittadini
alcune norme a tutela dei rinvenimenti archeologici. Oggi è collocata al termine della
galleria del secondo piano del museo.
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