La
Donna di Haraldskær è
una mummia di palude risalente all'età del ferro,
rinvenuta in una torbiera che ne aveva naturalmente
preservati i resti. Fu ritrovata nello Jutland, in Danimarca,
nel 1835: a scoprirla furono degli operai intenti allo scavo
di torba sulla tenuta Haraldskær. Le controversie
riguardanti l'età e l'identità di questo corpo ben conservato sono
state risolte nel 1977, quando la datazione al radiocarbonio ha
definitivamente collocato la sua morte intorno al 500
a.C. Questo ritrovamento archeologico costituisce una delle
prime mummie di palude mai rinvenute, insieme alla mummia
di Tollund e all'Uomo di Lindow.
Il corpo della donna di Haraldskær si
è notevolmente conservato grazie all'ambiente anaerobico e
ai tannini dell'ambiente di torbiera in cui fu
ritrovata. Il reperto si presenta non solo con lo scheletro intatto
(cosa molto rara nelle mummie di palude), ma anche con la pelle e gli
organi interni in buone condizioni. Il corpo è ora conservato in una
teca di vetro dentro il Museo Culturale a Vejle, Danimarca.
Dopo la scoperta del corpo, le prime
teorie sulla sua identità vertevano attorno alla figura di Gunnhild
di Norvegia, vissuta nel 1000 d.C. circa. La maggior parte dei corpi
recuperati nelle torbiere sono vittime di un
violento assassinio o sacrificio rituale; infatti,
queste persone venivano sepolte nelle paludi e non in terra
asciutta.
Nella Jómsvíkinga saga si
racconta che la regina Gunhild fu assassinata e poi sepolta in
una palude, dopo che la sua morte era stata ordinata dal re
danese Araldo Denteazzurro. Convinto che il corpo appartenesse
alla regina, Federico VI di Danimarca ordinò la creazione
di un elaborato sarcofago scolpito per conservare i resti.
Questo trattamento speciale spiega l'eccellente stato di
conservazione del cadavere; non ebbe un trattamento simile la mummia
di Tollund, scoperta successivamente, che per questo motivo non fu
adeguatamente preservata: del ritrovamento originale della mummia di
Tollund rimane oggi solo la testa, essendo andata persa la maggior
parte del corpo,
Un giovane archeologo del XIX secolo,
J.J.A. Worsaae, avrebbe sostenuto invece l'opposta teoria, facendo
risalire la Donna di Haraldskær all'età del Ferro. La datazione al
radiocarbonio, eseguita nel 1977, ha successivamente svelato che
la donna morì all'incirca nel 500 a.C. circa, escludendo che potesse
trattarsi della regina Gunhild.
Il corpo possiede ancora la pelle
completamente intatta, così come gli organi interni e le
articolazioni del corpo; a prima vista può sembrare una persona che
sia deceduta da circa un anno. Secondo le varie stime fatte dagli
studiosi, al momento della morte, il soggetto, doveva avere
circa 50 anni. Il cadavere ha una ferita alla giunzione
del ginocchio, dove qualche oggetto molto affilato è penetrato
con una certa profondità. Non è chiaro se la donna fu vittima
di un omicidio o se fu sacrificata durante qualche rito
religioso.
Nel 2000 sono stati eseguiti
dei test forensi sul contenuto dello stomaco, dai quali si è
appurato che l'ultimo pasto effettuato dalla donna era a base
di miglio e more. Inoltre si è appurato che sul collo
c'erano dei segni come se una corda fosse stata stretta per tortura o
strangolamento. Da tutto ciò si è dedotto che, molto probabilmente,
si trattò di un'uccisione rituale, dal momento che nello Jutland non
era utilizzata la sepoltura come pratica più diffusa per inumare i
morti, bensì la cremazione.
Esiste solo un numero limitato
di paludi vecchie di millenni dove sussistono le condizioni
migliori per la corretta conservazione dei tessuti di mammiferi. La
maggior parte di queste si trova nel nord Europa, nelle quali sono
stati scoperti circa 700 corpi fino al 2006. Queste paludi
si sono formate in zone prive di drenaggio dove si verifica un
ricambio di acqua dolce limitato, ma sono anche caratterizzate da un
ambiente quasi completamente anaerobico che, privo di ossigeno,
impedisce ai microrganismi aerobici di attaccare e decomporre i
tessuti. Inoltre l'ambiente è completamente saturo di acidi organici
e aldeidi.
Queste torbiere acide hanno
la capacità di conservare capelli, vestiti e oggetti in pelle. Un
ottimo esempio di cuoio capelluto completamente preservato, insieme
all'abbigliamento, è la Ragazza di Egtved risalente
all'età del bronzo, recuperata sempre nello Jutland, Danimarca.
La maggior parte delle mummie di
palude mostra segni di deterioramento posteriori alla loro
scoperta. Infatti, quando tali campioni sono esposti alla
normale atmosfera, senza speciali tecniche di conservazione, può
iniziare rapidamente il processo di decomposizione. Il risultato è
che molti esemplari sono andati effettivamente distrutti.
Geograficamente i principali luoghi in
cui sono state scoperte mummie di palude sono Danimarca, Germania
settentrionale, i Paesi Bassi (almeno 65), il Regno
Unito e in Irlanda. Il più antico di questi reperti risale
al'8000 a.C. circa, mentre la maggior parte dei campioni provengono
dall'età del ferro all'epoca romana (circa 800 a.C. al 400
d.C.). Nello Jutland sono state avviate grandi campagne di
scavo da quando si è scoperto che le torbiere anaerobiche
possedevano questa capacità di conservazione.
Il primo riferimento letterario alla
Donna di Haraldskær fu nel 1845 nel lavoro del drammaturgo
danese Jens Christian Hostrup. Nell'opera drammatica La
danza del passero e della gru, ritrae la regina Gunhild come un
misterioso fantasma che si materializza davanti a un sarto e che reca
con sé un misterioso anello. Il dono altera il modo in cui le
persone percepiscono l'uomo e lo trasforma in una figura eroica.
L'opera schernisce la borghesia del XIX secolo e critica l'ipotesi
che il corpo ritrovato appartenga alla regina Gunhild.