giovedì 3 luglio 2025

GRECIA - Atene, MAN / Afrodite di Siracusa

 
L'Afrodite di Siracusa è un'opera conservata al Museo archeologico nazionale di Atene: è la copia romana del II secolo d.C. di un originale greco andato perduto. La statua è stata ritrovata in Italia, precisamente a Baia, dove un tempo sorgeva l'antica città di Baiae: il nome rimanda alla sua correlazione con la Magna Grecia. È alta 180 centimetri circa ed è scolpita in marmo pario. Inizialmente è appartenuta alla collezione di Lord Hope e solo successivamente è stata acquistata da Michael Embeirikos, il quale decise di donarla al museo archeologico di Atene nel 1924.
La statua è stata restaurata dallo scultore Antonio Canova, in quanto mancava della testa, del collo e del braccio destro. Afrodite è raffigurata quasi completamente nuda, con solo un himation sul fondoschiena, che la dea trattiene anche sul pube con la mano sinistra. Il restante panneggio le cade dietro e di fianco: l'ampio porzione di tessuto che scivola ai suoi piedi funge anche da supporto per la statua stessa. I piedi poggiano su di un basamento e tra i due è quello sinistro ad avere il maggior carico di peso. Con la mano destra, la dea prova a coprire il petto, nascondendo prevalentemente il seno sinistro; infine, la testa è rivolta verso sinistra. Con queste caratteristiche l'Afrodite di Siracusa può essere associata al genere dell'Afrodite pudica, di derivazione prassitelica (celebre è l'Afrodite cnidia, emblema di tutte le sculture collegate alla Venus pudica).


GRECIA - Atene, MAN / Maschera di Agamennone

 

La Maschera di Agamennone è una maschera funebre in lamina d'oro rinvenuta nel 1876 a Micene dall'archeologo tedesco Heinrich Schliemann. È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene. Fu scoperta dall'archeologo tedesco H. Schliemann sul volto di un corpo trovato in una tomba. Schliemann credette di aver scoperto i resti del leggendario re acheo Agamennone, da qui il nome. Benché le recenti ricerche archeologiche abbiano stabilito che la maschera sia databile tra il 1550 e il 1500 a.C., periodo molto anteriore a quello in cui si crede sia vissuto il re, il nome con cui è nota la maschera è rimasto.
Malgrado la maggior parte degli studiosi propenda per la sua autenticità, lo studioso statunitense William M. Calder III negli anni settanta ha messo in dubbio l'originalità della maschera (perché molto più raffinata delle altre con le quali è stata trovata, inoltre il taglio della barba della maschera è quello che era di moda al tempo di Schliemann): sarebbe un falso commissionato dallo stesso Schliemann, tesi ribadita recentemente da David A. Traill.
Questa maschera raffigura il volto di un uomo con barba. È costituita da una lamina d'oro con dettagli a sbalzo: i due fori presenti vicino alle orecchie indicano che la maschera veniva fermata sopra il volto del defunto per mezzo di una corda sottile. Inoltre il volto è caratterizzato dalla presenza di due occhi chiusi. Il modello è linearistico nelle sopracciglia e nella linea delle orecchie e volumetrico nel naso e nelle palpebre.


GRECIA - Atene, MAN / Coppa di Nestore

 

La coppa di Nestore è una coppa d'oro, trovata a Micene, che l'archeologo Heinrich Schliemann identificò come la coppa di Nestore descritta nell' Iliade. Nel 1876, Heinrich Schliemann scavò nella tomba circolare a Micene, e in diverse tombe a fossa trovò ricchi giacimenti di beni tombali, compresi molti oggetti d'oro. La tomba ad asta IV produsse i reperti più ricchi e tra questi Schliemann trovò un vaso d'oro che identificò come la "Coppa di Nestore" descritta nell'Iliade. Schliemann riteneva che le fosse comuni risalissero all'epoca della guerra di Troia, e identificò la tomba ad asta V come la tomba di Agamennone. Tuttavia, l'identificazione di Schliemann delle fosse comuni con eroi omerici non fu accettata da molti archeologi ai suoi tempi. Le fosse ad asta sono convenzionalmente datate a ca. 1600-1500 a.C., circa tre secoli prima della data della guerra di Troia (se la guerra deve essere considerata un evento storico). Così la "Coppa di Nestore" di Micene sarebbe stata sepolta centinaia di anni prima che Nestore si servisse di essa a Troia.
La coppa trovata a Micene differisce dalla descrizione di Omero per diversi aspetti, oltre ad essere molto più piccola. La coppa di Micene ha due manici, mentre la coppa di Omero ne ha quattro. La coppa di Omero ha due colombe per manico, ma la coppa trovata nella fossa del pozzo ha un solo uccello per ogni manico, e invece delle colombe trovate sulla coppa omerica, gli uccelli sulla coppa di Micene sono falconi.
Questa coppa è ora nel Museo archeologico nazionale di Atene, in Grecia.

GRECIA - Atene, MAN / Vaso del Dípylon

 
Il vaso del Dípylon o anfora del Dípylon è un'anfora funeraria greca, prototipo dello stile tardo geometrico, ritrovata nella necropoli ateniese del Dipylon e datata al 760-750 a.C. circa. È considerato il capolavoro del Maestro del Dipylon ed è conservato nel Museo archeologico nazionale di Atene. L'anfora era destinata ad essere usata come séma (plur. sémata), ovvero come "segnale" per la sepoltura di una nobile donna ateniese, appartenente ad una famiglia importante che poté permettersi di commissionare il vaso funerario dotato di simili dimensioni monumentali, il più antico a noi giunto. Il vaso, che poteva ricevere le libagioni versate dalle persone in lutto, aveva funzione essenzialmente commemorativa e funeraria: era ad un tempo il segno della tomba della nobildonna e un monumento alla sua memoria. Il tipo di vaso era determinato dalla tradizione: nel secolo precedente, quando gli ateniesi usavano cremare i loro morti, per le ceneri delle donne si usavano le anfore, per quelle degli uomini i crateri.
L'anfora è completamente ricoperta di disegni ornamentali astratti e motivi tradizionali ripetuti. La formula più semplice e frequente è costituita da una fascia di due o tre sottili linee orizzontali che può presentarsi combinata con altri moduli per formare formule più complesse. La complessità aumenta nei pressi delle anse, nella fascia più importante, e poi di nuovo diminuisce. Sono presenti tre fasce a meandro semplice, due a meandro doppio e solamente una a meandro triplo. Questi meandri alternano motivi alla greca, decorazioni a zig zag, denti di lupo, losanghe e ovuli.
Anche le figure di animali sono trattate come formule: i cervi che pascolano e le capre che si inginocchiano sul collo del vaso sono i primi due fregi continui con animali e saranno seguiti da migliaia di fregi simili; sono moduli e funzionano come le fasce ornamentali, le capre ad esempio voltano la testa indietro e sopra se stesse quasi ad imitare il movimento del meandro che torna su di sé.
La decorazione che si trova nella parte centrale dell'anfora si chiama prothesis, o lamento funebre. Il Maestro del Dipylon ha ridotto al minimo la differenza tra la parte pittorica e la parte astratta trasformando la figura umana in motivo geometrico e la rappresentazione in uno schema. Nel modo in cui ha realizzato le 39 figure umane che abitano la zona dei manici (otto in un pannello sul retro, 6 sotto ciascun manico, 19 nella próthesis sul fronte) è possibile evidenziare alcune variazioni: nella próthesis il cadavere, esattamente al centro dell'intero vaso, e le due donne inginocchiate sotto di lei apparentemente indossano abiti, due figure all'estrema sinistra portano spade e quindi sono uomini, tra le figure è presente un bambino rappresentato come un adulto in miniatura. Le distinzioni sono minime, la maggior parte delle figure del Maestro del Dipylon sono essenzialmente la stessa figura suddivisa in forme astratte e, come la stessa anfora, sottoposta all'ordine di un canone proporzionale. La testa è un piccolo cerchio con una protuberanza all'altezza del mento, l'altezza di testa e collo è metà dell'altezza del tronco, il busto (mostrato frontalmente) è un triangolo con bastoncini al posto delle braccia. Il corpo è quasi tagliato in vita e alle ginocchia: le distanze tra vita e ginocchio e tra ginocchia e piedi sono praticamente identiche. La silhouette del Dipylon con le sue articolazioni è la somma di parti distinte e matematicamente correlate.
Nella rappresentazione della scena viene evitata la sovrapposizione delle figure. La coperta a scacchi che dovrebbe ricoprire il cadavere della nobildonna è mostrata come una tenda tesa al di sopra del suo corpo con il bordo inferiore che ne segue la linea in modo da non confondersi con esso. Tutte le figure sono poste sullo stesso piano; i dolenti che si trovano a fianco del letto funebre in realtà lo circondavano in un pianto rituale. Allo stesso modo, le figure sotto il feretro si trovavano di fronte ad esso. Attraverso l'appiattimento dello spazio quasi niente risulta nascosto o implicito.
Il vaso a causa delle dimensioni è stato costruito in sezioni riunite in un secondo momento; l'angolo acuto, formato dall'incontro tra la forma ovoidale del corpo e la forma cilindrica del collo, è stato lasciato in evidenza. Il ceramista infine ha aggiunto due maniglie doppie. La struttura sembra rispondere ad un preciso schema proporzionale: l'altezza è doppia della larghezza, il collo è la metà dell'altezza del corpo. La parte pittorica è stata eseguita con una soluzione di argilla e acqua, che sarebbe diventata scura dopo la cottura del vaso.

GRECIA - Atene, MAN / Poseidone di Milo


Il Poseidone di Milo è una statua, presumibilmente realizzata sul finire del II secolo a.C., raffigurante Poseidone e conservata al Museo archeologico nazionale di Atene. Viene solitamente ricondotta al periodo ellenistico.
La statua è stata scoperta nel 1877 sull'isola di Milo; è stata scolpita nel marmo pario ed ha un'altezza di circa 2,35 metri, che la rende maggiore rispetto alla grandezza naturale. La figura fu ritrovata divisa in numerosi pezzi, successivamente riattaccati. Parti del piede sinistro e dell'himation sono ricostruzioni moderne, mentre altre del naso, della barba e dei capelli sono assenti.
La divinità è raffigurata seminuda in una posa maestosa, mentre tende verso l'alto il suo muscoloso braccio destro, probabilmente nell'atto di impugnare il tridente, attualmente perduto. L'himation gli avvolge i fianchi, copre le gambe ed i genitali e Poseidone lo tiene al suo posto grazie alla mano sinistra; inoltre, anche la schiena è parzialmente coperta. Una porzione di stoffa giace sulla sua spalla sinistra, misteriosamente sospesa. Il peso della figura viene scaricato sulla sua gamba destra, al contrario della sinistra che non ne regge affatto. La muscolatura delle braccia e del corpo in generale è finemente lavorata. La testa è leggermente rivolta a sinistra e lo sguardo volge in lontananza. Dietro alla figura di Poseidone vi è un delfino, che serve come supporto aggiuntivo per sostenere il peso della statua. La posa è piuttosto comune per statue raffiguranti Poseidone, Zeus o Ade.

GRECIA - Atene, MAN / Pseudo-atleta di Delos

 
La statua di personaggio romano (Pseudo-atleta di Delos), alta 2,25 metri, proveniente da Delos e conservata al Museo archeologico nazionale di Atene è un'importante opera della statuaria romana, tra i prototipi delle statue cosiddette "achillee" (termine usato da Plinio), dove un ritratto realistico di un personaggio era posto su un corpo nudo in atteggiamento eroico. È databile agli ultimi decenni del II secolo a.C., prima della perdita di importanza di Delos in seguito alle guerre mitridatiche e confrontabile con l'Ofellio Fero. La statua proviene dal porto franco di Delos, nelle Cicladi, uno dei luoghi di incontro tra mercanti orientali e negotiatores italici. Il corpo si rifà alle raffigurazioni classiche di eroi, atleti o divinità, dalla postura morbida derivato dai modi di Prassitele. La testa invece ha un carattere marcatamente ritrattistico, in contrasto con l'aura idealizzata del corpo, con la mascella quadrata e il doppio mento, il cranio calvo, le orecchie sporgenti.
Interessante è l'esempio di opere d'arte per una committenza di ceto intermedio, per il quale l'artista, a differenza delle classi aristocratiche romane, realizzò una sorta di sintesi sbrigativa tra le esigenze ritrattistiche e il retaggio scultoreo classico, in una sorta di imitazione dei modelli privi delle valenze psicologiche dell'arte greca.
A partire da queste esperienze, con il ritorno dei negotiatores in patria a Roma, nacque in seguito il tipico ritratto "repubblicano" romano, espressione delle nuove classi aristocratiche "del danaro" a cui dovrà la sua fortuna Ottaviano Augusto.

GRECIA - Atene, MAN / Atena Varvakeion


L'Atena Varvakeion è una statua di epoca romana di Atena Parthenos, ora parte del Museo archeologico di Atene. Generalmente è considerata la riproduzione (data al 200-250 d.C.) più fedele della statua crisoelefantina scolpita da Fidia e dai suoi assistenti che un tempo si ergeva nel Partenone.
La statua è 1,05 m, circa un dodicesimo dell'altezza stimata dell'originale. È scolpita in marmo pentelico e presenta tracce di pittura rossa e gialla. Atena è vestita con un peplo cinto da una zone avente la forma di due serpenti; sopra questo indossa l'egida, decorata con serpenti e con il gorgoneion al centro. Indossa un elmo attico con i copriguance sollevati; ha tre creste, quella centrale sfoggia una sfinge e quelle laterali un pegaso. La sua mano sinistra poggia sull'orlo di uno scudo che porta anche il gorgoneion; lo scudo si appoggia all’oikouros ophis ("serpente sacro") identificato con Erittonio, il leggendario fondatore della città. La mano destra distesa è sostenuta da una colonna e tiene la figura alata di Nike, la cui testa è mancante; questa immagine più piccola è ugualmente vestita con un peplo ed è girata verso la figura principale. L'intero complesso poggia su una base rettangolare. 
Si possono notare certe differenze fra l'originale come descritto da Pausania il Periegeta e Plinio il Vecchio. La base originale era decorata con un fregio che mostrava la nascita di Pandora, mentre la copia non ha decorazione; Pausania descrive anche una lancia che manca alla copia. Sul fronte dello scudo manca l'amazzonomachia che Plinio descrive. La presenza della colonna è citata da molti nella discussione sul fatto che l'originale richiedesse un supporto simile, sebbene molte ricostruzioni lo omettano (e.g. nel Partenone di Nashville).
La statua prende il nome dal luogo in cui è stata scoperta nel 1880, vicino al sito originale del Varvakeio.

GRECIA - Atene, MAN / Stele funeraria di Democleide



La stele funeraria di Democleide (NAMA 752) è un monumento funerario esposto al Museo archeologico nazionale di Atene.
Esposta come parte della collezione di sculture del museo, la stele è unica tra le tante stele e lapidi contemporanee all'Atene classica , per la sua iconografia navale e per il suo uso del minimalismo.
La stele fu scoperta nel 1881 nella città portuale del Pireo e raffigura un giovane oplita , in chitone , seduto sulla sua clamide, con il suo scudo, le armi e l'elmo corinzio dietro di lui. Il testo sopra il giovane lo indica come Democleide, figlio di Demetrio.
Democleide è raffigurato in posizione pensierosa, con il braccio destro appoggiato sulle ginocchia, mentre guarda il vasto vuoto che è il mare, sullo sperone di una trireme . La stele era probabilmente dipinta anche di blu.
La stele fu dedicata dalla sua famiglia, in lutto per la sua perdita e per quella del suo corpo, presumibilmente disperso in mare, ucciso in azione nella battaglia di Nemea nel 394 a.C., e in quanto oplita, si ritiene che le tombe siano di rango più elevato, con maggiore attenzione da parte delle famiglie del defunto.

GRECIA - Atene, Museo dell'Acropoli

 

Il Museo dell'Acropoli (in greco Mουσείο Ακρόπολης) è un museo che raccoglie esclusivamente materiali rinvenuti sull'Acropoli di Atene.
Il nucleo principale della collezione è formato da statue e frammenti di decorazione architettonica arcaica, profanati dai persiani nel 481 a.C. (colmata persiana), cui si aggiungono sculture del periodo classico. Il museo è situato ai piedi della collina dell'Acropoli, sul suo lato di sud-est nel distretto di Makrighianni ad Atene.
Il museo attuale origina dal primo museo realizzato nell'Acropoli nel 1863, trent'anni dopo l'abbandono di Atene dell'ultima guarnigione Turca. Tuttavia, successivi scavi sull'Acropoli hanno portato alla luce nuovi manufatti che hanno superato significativamente la sua capacità originale. Un'ulteriore motivazione per la costruzione di un nuovo museo si ebbe quando la Grecia avanzò richieste per la restituzione dei marmi del Partenone dal Regno Unito, che aveva acquisito in modo controverso, ma gli fu risposto, da alcuni funzionari britannici, che la Grecia non aveva un luogo adatto dove potevano essere visualizzati. La creazione di una galleria per l'esposizione dei marmi del Partenone è stata la chiave di tutte le recenti proposte per la progettazione di un nuovo museo.
Il primo concorso di architettura per la progettazione di un nuovo museo si è svolto nel 1976 ed era riservato a partecipanti provenienti dalla sola Grecia. Sia il concorso del 1976 che quello che del 1979 non portarono ad alcun risultato, principalmente perché gli appezzamenti di terreno selezionati per le costruzioni proposte furono ritenuti non idonei.
Nel 1989 fu bandito un terzo concorso internazionale per la progettazione del nuovo Museo dell'Acropoli. È stata fornita una scelta di tre possibili siti. Il concorso è stato vinto dagli architetti italiani Manfredi Nicoletti e Lucio Passarelli. Dopo i ritardi per tutti gli anni '90, i lavori per la costruzione del museo sulla base di questo terzo progetto sono passati alla fase degli scavi per le fondamenta, ma questi sono stati interrotti a causa di resti archeologici apparentemente sensibili sul sito, portando all'annullamento del concorso nel 1999 . Per l'ubicazione del nuovo museo fu scelto infine il grande lotto inutilizzato della caserma della gendarmeria "Campo Makrygiannis", di fronte al Teatro di Dioniso, e sono stati necessari anche un numero limitato di espropri di case private circostanti per liberare lo spazio necessario.
Il quarto concorso non aveva previsto la conservazione dell'antico sito. Questo è stato raggiunto in una certa misura solo dopo che gli attivisti locali e internazionali (ICOMOS) hanno esposto questa svista. I nuovi piani furono adattati in modo che l'edificio fosse elevato fuori terra, su pilastri. Il concorso era aperto solo agli studi di architettura su invito ed è stato vinto dall'architetto svizzero, Bernard Tschumi, in collaborazione con l'architetto greco Michalis Fotiadis. Stabilita la planimetria e la stratigrafia, sono state individuate le sedi idonee per i pilastri di fondazione. Questi attraversano il terreno fino al substrato roccioso sottostante e galleggiano su cuscinetti a rulli in grado di resistere a un terremoto di magnitudo 10 della scala Richter.
Man mano che i lavori di costruzione si avvicinavano al completamento, l'operazione per spostare i manufatti dalla roccia dell'Acropoli al nuovo museo è iniziata nell'ottobre 2007, ed ha richiesto quattro mesi e l'uso di tre gru a torre per spostare le sculture senza incidenti. I funzionari greci hanno espresso la speranza che il nuovo museo possa aiutare nella campagna per il ritorno dei marmi del Partenone.
Il museo si trova sul versante sud-orientale della collina dell'Acropoli, sull'antica strada che in epoca classica portava alla "roccia sacra", lontano dal Partenone 280 metri. L'ingresso dell'edificio è in via Dionysiou Areopagitou e direttamente adiacente alla stazione della metropolitana Akropoli, la linea rossa della metropolitana di Atene

Il progetto di Bernard Tschumi è stato selezionato come progetto vincitore del quarto concorso. Il design di Tschumi ruota attorno a tre concetti: luce, movimento ed un elemento tettonico e programmatico. Insieme queste caratteristiche "trasformano i vincoli del sito in un'opportunità architettonica, offrendo un museo semplice e preciso" con la chiarezza matematica e concettuale degli antichi edifici greci.
Il museo occupa una superficie di 25000 m² sviluppando un'area espositiva di 14000 m². Le collezioni del museo sono esposte su tre livelli mentre un quarto livello intermedio ospita gli spazi ausiliari, come il negozio del museo, la caffetteria e gli uffici. Al primo livello del museo si trovano i reperti delle pendici dell'Acropoli. La lunga e rettangolare aula, il cui pavimento è inclinato, ricorda l'ascensione alla roccia. Il visitatore si trova poi presso la grande aula trapezoidale che accoglie i reperti arcaici. Sullo stesso piano si trovano anche i manufatti e le sculture provenienti dagli altri edifici dell'Acropoli come l'Eretteo, il Tempio di Atena Nike, i Propilei e reperti di Atene romana e paleocristiana. I visitatori sono tenuti a vedere questi ultimi durante la discesa per mantenere l'ordine cronologico: saranno prima indirizzati al livello superiore, che mostra i marmi del Partenone.
Poiché il museo è costruito su un vasto sito archeologico, il pavimento, all'esterno e all'interno, è spesso trasparente utilizzando il vetro e quindi il visitatore può vedere gli scavi sottostanti. Il museo prevede anche un anfiteatro, un teatro virtuale e una sala per mostre temporanee. L'edificio, è inoltre stato criticato principalmente chiedendosi se un grande edificio moderno si sarebbe adattato bene al paesaggio.

Il museo si sviluppa su tre livelli, di cui quello inferiore è dedicato allo scavo archeologico, ospita un itinerario cronologico che presenta l'evoluzione dell'arte greca e in particolare della scultura, dall'epoca arcaica sino al periodo della dominazione romana. Al pianterreno nella Sala dei Pendii dell'Acropoli sono esposti i reperti provenienti dai fianchi dell'acropoli e dall'abitato che ne ha costituito storicamente la sua parte.
Il piano più alto del museo ospita - in uno spazio costruito in accordo all'orientamento reale del Partenone - tutte le parti del fregio originali appartenenti al governo greco e copie di quelle attualmente in esposizione al British Museum di Londra. Proseguendo lungo il percorso di visita, al livello inferiore sono esposti pezzi databili dall'età classica al periodo romano.
La collezione del museo presenta molte opere famose tra cui:
Moscoforo
Cinque delle cariatidi dell'Eretteo
La Kore col peplo
L'Atena pensosa
le metope del Partenone di Fidia
Kore di Antenore
La Nike di Callimaco

GRECIA - Atene, Museo nazionale di archeologia

 


Il museo nazionale di archeologia di Atene è uno dei più importanti musei al mondo. Oltre ad essere il più grande museo della Grecia, è anche il più ricco del mondo relativo all'arte ellenica, con esposizioni che riguardano tutta la storia e la produzione artistica dell'antica Grecia dal periodo cicladico, al miceneo, a quello classico. Conserva anche collezioni egizie e romane.
Il museo è ospitato in un tipico edificio dell'Atene neoclassica situato in Odos 28 Oktovriou (conosciuta anche come via Patissìon).
Il museo fu costruito nel 1834, quando con un decreto regionale venne stabilito di allestire nel Theséion un museo archeologico centrale. Ma ben presto questa sede risultò insufficiente, e perciò nel 1866, grazie ai contributi di privati cittadini, venne costruito un grande edificio, la cui costruzione fu portata a termine nel 1880. Il progetto iniziale dell'architetto Ludwig Lange fu successivamente modificato da Ernst Ziller, Panages Kalkos e Harmodios Vlachos. L'edificio giunse a necessitare di un ampliamento, e nel 1925 fu costruita una nuova ala, approntata nel 1939.
A causa dei danni subiti da un violento terremoto nel settembre 1999 (che aveva danneggiato il primo piano) il museo rimase chiuso per restauri per un anno e mezzo, per riaprire nel luglio del 2004 in occasione della XXVIII Olimpiade di Atene (nel 2005 alcune esposizioni erano ancora chiuse a causa di interventi in corso).
Le sale degli affreschi minoici sono state aperte al pubblico nel 2005. Nel maggio 2008 sono state inaugurate l'attesa collezione di antichità egiziane e la collezione di Eleni e Antonis Stathatos.
Alcuni degli antichi artisti le cui opere si trovano nel museo sono: Mirone, Skopas, Eutimide, Lido, Agoracrito, Agasias, Pittore di Pan, Pittore di Nozze, Pittore di Meleagro, Cimone di Cleone, Pittore di Nesso, Damofonte, Aisone, Pittore di Analato, Polignoto,  Ermonace.
Le collezioni contengono opere di scultura, Loutriphoros, anfore, hidrie, skyphos, crateri, pelike e lekythos, stele, affreschi, gioielleria, armi, utensili, monete, giocattoli ed altri reperti antichi.
Questi manufatti provengono da scavi archeologici effettuati a Santorini, Micene, Tirinto, Dodona, Vaphio,  Ramnunte, Lycosura, Isole egee, Delo, dal Tempio di Afaia in Egina, dal Santuario di Artemide Orthia a Sparta, Pylos, Tebe, Atene, Scavi di Vari, relitto di Anticitera e da svariate altre località della Grecia.
Esso ospita inoltre l'antica daidala in terracotta che ha ispirato i designers della mascotte Atena e Febo dei Giochi della XXVIII Olimpiade svoltisi nel 2004 ad Atene.
Le raccolte del museo sono suddivise in varie sezioni. Di seguito sono riportate alcune delle opere più rilevanti.
Collezione di arte neolitica e prima e media età del bronzo: in questa sezione sono esposti oggetti dei periodi litico ed elladico (IV-II millennio a.C.). Da ricordare in particolare gli idoli fittili, del IV millennio a.C., rinvenuti nella necropoli di Sésklo, fra i quali si trova la kourothrophos, una donna seduta con in braccio un bambino.
Collezione di arte cicladica: in questa sezione sono mostrati oggetti provenienti dalle isole Cicladi; essa documenta questa civiltà nel suo sviluppo dal neolitico all'età del Bronzo con l'esposizione di vasi e idoli di marmo bianco, con contorni levigati e forme stilizzate. Da ricordare la figura femminile di 1,52 metri e la testa di dea in marmo dipinto di epoca protocicladica, rinvenute ad Amorgós, il Suonatore di Lira e il Suonatore di doppio flauto. Tra i pezzi più importanti, una testa marmorea di Andíparos del II periodo protocicladico.
Collezione di arte micenea : questa sezione documenta la nascita, l'evoluzione e il declino della civiltà micenea. Da ricordare la Maschera di Agamennone, della metà del XVI secolo, che Heinrich Schliemann, ritrovandola ritenne fosse appartenuta al re acheo, il cosiddetto Vaso dei Guerrieri, importante vaso della fine del XIII secolo a.C. con raffigurazioni di sette guerrieri e una donna, la Coppa di Nestore e le coppe d'oro. È da ricordare, tra i vari preziosi corredi funebri, il vaso in alabastro a tre anse, e tra gli altri pezzi una testa di sfinge scolpita e dipinta, esempio raro di scultura micenea del XIII secolo a.C., un pugnale di bronzo con scene in oro di caccia al leone e delle tavolette d'argilla scritte in lineare B, ritrovate a Pílos.
Scultura arcaica - Capolavoro della ceramografia geometrica è il Vaso del Dipylon (750 a.C. circa). Sono molto importanti in questa sezione i famosi koúroi e korái arcaici e alcune anfore.
Scultura classica - Vanto del museo, questa sezione è dedicata ad importanti sculture di età classica (V-IV secolo a.C.) famose in tutto il mondo. Da ricordare il rilievo di Eleusi, soggetto del quale è Demetra, il Cronide di Capo Artemisio, statua bronzea del dio, la stele di Hegesό, ritrovata negli scavi del Ceramico, il Fantino di Artemision, della metà del II secolo a.C., e l'Efebo di Anticitera, bronzo di eccezionale qualità rinvenuto al largo di Anticitera.
Scultura ellenistica e romana - Da ricordare la statua di Temi e il Filosofo di Anticitera.
Inoltre, Collezione dei bronzi, Collezione delle antichità egizie, Collezione delle ceramiche e degli oggetti minori, e la Collezione Stathatos, così chiamata in onore dei donatori e grandi benefattori greci Antonis ed Eleni Stathatos, la collezione mette in mostra circa 1000 oggetti, principalmente gioielli e oggetti in metallo, vasi e ceramiche dalla media Età del Bronzo all'epoca post bizantina. Tra i reperti di particolare importanza vi sono i gioielli in oro del periodo ellenistico provenienti da Karpenisi e Tessaglia.