venerdì 18 aprile 2025

PERU', CILE - Chullpa

 

La chullpa o chulpa è un monumento funerario apogeo caratteristico di alcune civiltà preincaiche, costruito in pietra o in adobe e destinato in genere a persone di alto rango sociale. A seconda della sua localizzazione geografica e della cultura alla quale è dovuta la sua costruzione, la struttura può assumere la forma di una torre a pianta circolare o di un edificio a pianta quadrata o rettangolare.
Originariamente ritenute esclusive della cultura aymara, sviluppatasi nell'altopiano compreso tra il Perù meridionale e la Bolivia, sono oggi considerate chullpa, per estensione, anche le camere sepolcrali di forma diversa diffuse più a nord, nelle Ande centrali, dove la loro tradizione risale all'orizzonte medio o all'ultima fase del periodo intermedio antico.
Non esiste traccia del termine chullpa nelle cronache spagnole del XVI e del XVII secolo; il primo a menzionarlo fu il diplomatico francese Eugène de Sartiges nel 1834, seguito nel 1877 dall'archeologo statunitense Ephraim George Squier.
Sedici anni dopo, in una nota ad una nuova edizione dell'opera del gesuita spagnolo Bernabé Cobo, l'esploratore e scrittore Marcos Jiménez de la Espada registrò che il giusto termine per indicare i monumenti sepolcrali preispanici non fosse quello ormai in uso di chullpa ma la parola aymara amaya-uta, che significa semplicemente “casa del defunto”. Jiménez non fornisce l'origine del termine usato a suo giudizio in maniera sbagliata, ma spiega che tale parola indicava la cesta che custodiva i cadaveri mummificati, composta da erba ichu intrecciata o da canne di totora.
La ricerca etimologica sembra indicare che il termine chullpa non fosse usato in epoca preincaica, ma sia entrato in uso in epoca più tarda per indicare gli edifici sepolcrali di un'area geografica ristretta dove era diffusa la lingua aymara; la mole monumentale di strutture come quelle presenti nel sito di Sillustani avrebbe in seguito imposto tale nome anche al di fuori di tale regione.
Secondo la nozione tradizionale di chullpa, tali strutture sono state costruite sugli altopiani compresi tra Perù e Bolivia tra la fine dell'epoca Tiahuanaco e la conquista spagnola, vale a dire tra l'inizio del periodo intermedio recente (1000-1450) e la fine dell'orizzonte tardo (1450-1532). Il fatto che non siano state trovate all'interno degli edifici sepolcrali ceramiche di stile Tiahuanaco sembra smentire l'ipotesi che tali strutture siano un'evoluzione delle camere funerarie costruite dalla precedente cultura. Le datazioni radiometriche effettuate sembrano indicare che la nuova cultura attecchì nel nucleo della zona d'influenza Tiahuanaco agli inizi del XIV secolo, almeno 200 anni dopo la scomparsa di quest'ultima civiltà; le chullpas più antiche sono quelle esaminate a nord del lago Poopó, risalenti alla seconda metà del XIII secolo. Sembra in tal modo assodato che questi edifici furono eretti dalle civiltà che si sostituirono ai Tiahuanaco nella regione, principalmente i Lupaca e i Colla, e che tale tradizione continuò in epoca incaica fino ad arrivare ai primi anni della colonizzazione spagnola.
Lo studioso John Hyslop ha proposto una cronologia di costruzione composta da due fasi distinte; la prima, chiamata Fase Altopiano, sarebbe durata tra il 1100 e il 1450, e sarebbe caratterizzata da chullpas circolari e basse con muri grezzamente lavorati, mentre la seconda, chiamata Fase Chucuito-Inca, sarebbe occorsa tra il 1450 e il 1550, promuovendo la costruzione di monumenti più elaborati, con la presenza di diverse nicchie e di decorazioni scultoriche. A questo periodo apparterrebbero anche i monumenti a pianta quadrata, che sarebbero stati eretti all'interno del Tawantinsuyu per celebrare le élite locali.
Le chullpas delle zone andine settentrionali del Perù, di forma differente, secondo alcuni studiosi non sono collegate al fenomeno rilevato nell'altopiano. La loro costruzione, molto più antica, divenne una tradizione consolidata a partire dal 600 d.C., tra la fine del periodo intermedio antico e l'inizio dell'orizzonte medio, durante il declino della cultura Recuay nella regione e la loro estrema variabilità di forma e di misure porterebbe a pensare che in questo caso non si sarebbe trattato di un edificio destinato esclusivamente alle élite. Lo studioso William Isbell ha ipotizzato che tali edifici costituiscano una forma di resistenza nei confronti di una classe emergente composta da capi locali appoggiati forse da elementi della civiltà Huari in espansione.


Le chullpas dell'altopiano sono costruzioni con un'altezza compresa tra 1,5 m e 8 m, di pianta circolare o quadrangolare; la maggior parte di esse è costruita con adobe, ma sono abbastanza comuni anche gli edifici in pietra. Possono variare considerevolmente per misura, forma e stile costruttivo.
L'estrema variabilità di tipologie si riflette anche nella dislocazione delle chullpas all'interno del paesaggio: i monumenti funerari possono essere infatti isolati o riuniti tra di loro in vere e proprie necropoli più o meno lontane dagli insediamenti abitati. Disposte su uno o più piani, sono dotate di un'apertura rivolta preferibilmente verso est, in probabile relazione con il culto solare, ma non sono rari gli accessi orientati in altre direzioni; alcuni studiosi ipotizzano che la diversa dislocazione delle aperture il fatto che la costruzione fosse dovuta a identità etniche diverse, probabilmente di lingua puquina.
Le strutture funerarie più antiche presenti nella regione di Ancash, chiamate anch'esse per estensione chullpas, sono invece di forma quadrata e presentano un accesso e una finestrella; sono in genere costruite con la tecnica denominata huanca y pachilla, che consiste nell'alternare strati di grossi massi con altri di piccole pietre piatte, e contengono all'interno diverse camere.


Le chullpas sono diffuse in una vasta area delle Ande centrali e dell'altopiano del Titicaca, ma alcuni siti archeologici sono noti per contenere una grande quantità di tali strutture. A Kulli Kulli, nella provincia di Aroma, sono presenti tre diverse zone in cui sorgono questi monumenti, per un totale di 58 esemplari; a metà del XX secolo era stato censito un numero maggiore di unità, ma a causa del saccheggio sistematico, del vandalismo e dell'incuria alcuni monumenti sono stati persi. Tutte orientate verso est, le chullpas sono state costruite tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo; le più antiche sono quelle situate al centro del sito principale. Molte di esse sono state erette a pochi metri le une dalle altre, formando una linea. Il sito presenta una delle maggiori concentrazioni di camere sepolcrali delle Ande, portando ad ipotizzare che in esso si sia sviluppata una tradizione rituale diversa rispetto ad altri luoghi.
A Sillustani, nella provincia di Puno, è presente un insieme di chullpas su una penisola che si protende nel lago Umayo, ad un'altitudine di circa 4000 m s.l.m. I monumenti funerari sono per la maggior parte disposti sui bordi superiori della penisola, ma esistono anche elementi isolati o riuniti in piccoli gruppi; la costruzione risale a tre diversi periodi culturali, culminati nel dominio inca. La più imponente di queste strutture, chiamata chullpa del Lagarto (in italiano chullpa della Lucertola) per la presenza di un rilievo scolpito raffigurante tale animale, ha una forma a tronco di cono rovesciato, con la parte superiore più ampia rispetto alla base; tale soluzione è puramente estetica e non ha alcuna motivazione strutturale.
Un altro sito significativo in cui si possono trovare raggruppamenti di chullpas è ubicato a Caillama, nella regione cilena di Arica e Panaricota, dove esiste un insieme di monumenti funerari a pianta rettangolare costruiti in argilla e risalenti al periodo intermedio recente.


PERU' - Museo delle Tombe Reali di Sipán

 


Il Museo delle Tombe Reali di Sipán (in spagnolo: Museo Tumbas Reales de Sipán) è un museo archeologico peruviano inaugurato nell'anno 2002; è ubicato nella città di Lambayeque, localizzata nella regione omonima. Il suo progetto architettonico si è ispirato alle antiche piramidi tronche della cultura mochica preincaica (dal I al VII secolo d.C.). Il museo concentra più di duemila pezzi d'oro.
Lo scopo del museo è di mostrare la tomba del Signore di Sipán, che fu rinvenuta nel 1987 dagli archeologi peruviani Walter Alva Alva e Luis Chero Zurita. Tra i suoi pezzi si trovano gioielli, ceramiche e corredi funerari.
Il ritrovamento delle Tombe Reali del Signore di Sipán segnò un'importante tappa nell'archeologia del continente sudamericano, perché per la prima volta si rivelò la magnificenza e la maestosità dell'unico governante dell'antico Perù trovato fino ad allora.
La struttura, in un'area coperta di 3.156,45 m², ha tre piani. L'accesso è attraverso una rampa di 74,21 metri di lunghezza, così come si accedeva agli antichi templi moche. Questa pendenza conduce al terzo piano. La visita si realizza dall'alto verso il basso rivivendo l'esperienza dello scopritore del Signore di Sipán. Dal secondo piano, si osserva la replica esatta della camera funeraria di questo antico dignitario moche, che consente di conoscere, tra gli altri aspetti, la sua cultura, le sue conquiste tecnologiche e il suo pensiero sulla morte.
Da una struttura con reminiscenze preispaniche, la discesa sarà accompagnata permanentemente da oggetti museografici che permettono di immergersi nel contesto dell'epoca attraverso pannelli, vetrine e proiezioni, osservando i preziosi prezzi in esposizione.
Il centro del museo contiene la Sala Reale Mochica dove si trova il Signore di Sipán con il suo abbigliamento da guerriero, il pettorale d'oro e altri gioielli dello stesso materiale; la camera funeraria dell'antico governante, insieme a otto scheletri di suoi accompagnatori; altri dignatari scoperti, come il sacerdote e il Vecchio Signore di Sipán, della stessa investitura del governatore moche, tutti con i loro rispettivi indumenti originali. In questa Sala Reale Mochica, ci sono 35 manichini che rappresentano il suo ambiente politico, dieci dei quali sono stati articolati, per cui sono in movimento durante le visite. Questa ricostruzione di quella che fu tutta la magnificenza della corte reale del guerriero moche rappresenta fedelmente i cortei mochica.
Si possono vedere anche gli ornamenti recuperati dal sepolcro, come è il caso della protezione iliaca d'oro, tra altri importanti oggetti. Si aggiunge infine un messaggio che ricorda quanto si salvò dal saccheggio e l'importanza della protezione dell'eredità culturale del Perù.
Gli oltre 600 gioielli del governatore moche sono conservati in vetrine blindate. Per la loro conservazione, l'ambiente è buio e c'è sola la luce diretta. Tra i pezzi del dignatario mochica si distinguono stendardi di rame dorato su tela, una corona di rame dorato con simboli reali, pettorali di conchiglie, orecchini d'oro e turchesi, spondylus, sonagli d'oro, un'acconciatura di cotone e ornamenti di piume.
In uno dei piani sono esposti altri pezzi d'oro, rame e tessuti sobri, tra i quali si distinguono orecchini d'oro e turchese, un'immagine felina completa, un pettorale d'oro confezionato con conchiglie, collane d'oro con rappresentazioni di arachidi, vari stendardi, un sonaglio d'oro con la figura di un'averla e un pettorale di rame.
Ci sono importanti progetti di sviluppo per il polo museale. Nello spazio restante del terreno ci sarà un padiglione che rappresenta tutte le culture del nord del Perù, cioè il grande circuito da Piura fino a La Libertad passando per Amazonas e Cajamarca. Più avanti si intende creare un centro culturale in cui edificare una biblioteca, un giardino botanico con il contributo dei mochica con le loro colture alimentari, industriali e medicinali, un piccolo giardino zoologico con fauna tipica dell'epoca e infine una specie di museo vivente, in cui si ricostruirà una piramide moche e i suoi quartieri artigiani, affinché qualunque visitatore senta di potersi trasportare nell'epoca dei moche ed entrare nel mondo del passato. In conclusione, ciò che si otterrà è un museo pianificato per i prossimi 100 anni. Per l'archeologo Walter Alva questo monumento culturale è il Museo del XXI secolo. Il museo può ricevere 300 visitatori l'ora. È aperto dieci ore al giorno, da martedì a domenica.

PERU' - Museo Arqueológico Rafael Larco Herrera

 

Il Museo Larco (nome ufficiale Museo Arqueológico Rafael Larco Herrera) è un museo privato di arte precolombiana situato nel distretto di Pueblo Libre a Lima, in Perù. Il museo è ospitato all'interno di un edificio di epoca coloniale costruito sopra una piramide risalente al VII secolo ed è noto per la più vasta collezione di ceramiche a carattere erotico del mondo.
Rafael Larco Hoyle inizia il processo di formazione delle collezioni del Museo Arqueológico Rafael Larco Herrera a partire da un pezzo che gli venne regalato dal padre nel 1923. Larco Hoyle amplia la propria collezione con l'acquisto di quella di Alfredo Hoyle, poi con la collezione Mejía e, a seguire, con collezioni private provenienti dalle valli di Chicama, Moche, Virú e Santa. Il museo, intitolato al padre di Larco Hoyle, viene fondato nel 1926. La collezione del museo cresce con l'acquisizione della collezione Carranza (all'incirca 3000 pezzi), nel 1933 con la collezione Roa (8000 pezzi circa, tra cui vasellame, ceramiche e oggetti di metallo) e in seguito con ulteriori collezioni provenienti da diverse parti del paese. Negli anni cinquanta, Rafael Larco decide di trasferirsi a Lima e sposta nella capitale anche il suo museo. L'edificio che ospita il museo apparteneva alla famiglia Luna Cartland, potente famiglia del XVIII secolo.
Il museo ha diverse esposizioni permanenti di manufatti delle culture dell'antico Perù come Mochica, Civiltà Chimú, Chincha, Chavín, Huari e Inca. La Galería de Oro y Joyas espone la più vasta collezione di manufatti d'oro e d'argento del Perù precolombiano. Comprende una serie di corone, orecchini, ornamenti nasali, braccialetti, maschere e vasi finemente lavorati e decorati da pietre semipreziose. La Galería de Arte Erótico, per la quale il Museo Larco è particolarmente noto, è caratterizzata da ceramiche che rappresentano dettagliatamente scene di atti sessuali. Alcune di esse sono la rappresentazione di episodi mitici mentre altre hanno una connotazione rituale. Le rappresentazioni sessuali sono in relazione con altri temi della vita quotidiana come la produzione agricola, le pratiche funerarie o le cerimonie sacrificali. La Galería de las Culturas copre tre sale ed ospita oggetti di ceramica e pietra delle culture dell'antico Perù, disposti in sequenza cronologica regionale (costa nord, costa centrale, costa sud e sierra) per un arco temporale di oltre cinquemila anni di storia precolombiana.

PERU' - Museo nazionale di archeologia, antropologia e storia

 
Il Museo nazionale di archeologia, antropologia e storia del Perù è il più antico e importante museo del Perù, fondato nel 1822 da José Bernardo de Tagle, Don Bernardo de Monteagudo e il suo primo direttore, Don Mariano Eduardo de Rivero y Ustariz che assunse l'incarico di realizzarne il progetto nel 1826.
Ha sede a Lima, in Plaza Bolívar nel distretto Pueblo Libre e custodisce una enorme collezione di oltre 100.000 di reperti culturali e storici della civilizzazione peruviana.
Tra i più importanti spicca la Stele di Raimondi, l'Obelisco di Tello ed un mirabile modello in scala del sito archeologico di Machu Picchu.





PERU' - Fortezza di Sacsayhuamán

 

La fortezza di Sacsayhuamán o Sacsaihuaman (in quechua: Saksaq Waman) è un sito archeologico Inca nella regione di Cusco. Il nome significa letteralmente "falco soddisfatto". Fu costruita dagli Inca tra il 1438 e il 1500 circa, sotto il dominio di Pachacútec, e si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città di Cusco, antica capitale del Tahuantinsuyo, l'impero incaico.
A ogni solstizio d'inverno vi si festeggia l'Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all'epoca incaica.
Nel 1983 l'importanza del sito fu riconosciuta dall'UNESCO come Patrimonio dell'umanità.
La fortezza cerimoniale è ubicata a circa 2 chilometri da Cusco, capitale dell'antico impero Inca; si trova ad una altitudine di 3700 metri e ha una estensione di 3.093 ettari.
Epoca Inca (1438-1534): la costruzione di Sacsayhuamán, secondo le informazioni di cui disponiamo, iniziò durante il regno di Pachacútec, fu continuata successivamente da Túpac Yupanqui e conclusa con Huayna Cápac. Durante queste 3 generazioni, secondo Garcilaso de la Vega furono 4 gli architetti che diressero l'opera. Essi furono nell'ordine: Apu Huallpa Rimachi (il principale secondo Garcilaso de la Vega), Inca Maricanchi, Acahauna Inca e Callacunchuy. A questi architetti si deve il disegno di Sacsayhuaman.

I lavori durarono circa 70 anni e furono utilizzati 20.000 lavoratori. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa. La rimozione delle pietre di piccole e medie dimensioni è continuata fino ad alcune decine di anni fa. In questa descrizione la testa, unita al complesso della città di Cusco, formava la figura di un puma.
La zona in cui si trova questa fortezza corrisponde, come già detto, alla testa dell'animale sacro, il puma.
Pachacútec Inca Yupanqui, ridisegnò la città e le diede la forma di un puma coricato (il puma è il guardiano delle cose terrene).
Lo spazio che abbraccia le sue costruzioni è molto grande; quello che principalmente balza agli occhi sono le tre fila di mura in pietra che fanno pensare a una fortezza.
La costruzione è così peculiare per via della grandezza di alcune pietre e del fatto che furono incastrate con una elevatissima precisione. Le tecniche utilizzate sono tuttora in fase di studio, giacché le pietre furono intagliate con tale maestria per cui tra una e l'altra non passa la lama di coltello.
Il grandioso complesso presenta un triplice ordine di cinte murarie, lunghe trecento metri, realizzate con enormi massi di pietra (porfido e andesite), connessi con grande precisione. La muraglia principale è formata da pietre alte 5 metri, larghe circa 2,5 metri che possono pesare tra le 90 e le 120 tonnellate.
Al piano della città di Cusco è comunemente attribuita la forma di un puma, di cui la fortezza di Sacsayhuamán rappresenterebbe la testa, com'è possibile intuire dalla muraglia che procede a zig-zag ricordandone le fauci. Alla sommità, inoltre, è visibile l'occhio dell'animale. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli che abbatterono le tre torri e prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa.
Troviamo parecchie porte che mettono in comunicazione, tramite scale, i diversi livelli. Nel muro delle pietre megalitiche troviamo la porta Tiupunco, sugli altri livelli troviamo le porte Acahuana e la Huiracocha Puncu.
Questo complesso militare o religioso era munito di tre torri ("marka" in quechua) di cui rimangono le fondamenta.
La torre rotonda di Muyuqmarka ospitava il re Inca e la sua corte durante i periodi di meditazione e digiuno. La sua base a terra è costituita da un cerchio di pietre di una dozzina di metri di diametro e da una struttura a stella il cui significato non è a tutt'oggi chiarito. Secondo la leggenda, la torre era collegata al Tempio del Sole da una rete di gallerie sotterranee.
Quella di Paucamarca, di forma quadrangolare, aveva una funzione religiosa ed era dedicata al culto del Sole.
L'ultima torre, quella di Suyaqmarka, anch'essa quadrangolare, era riservata alla guarnigione e ospitava depositi di viveri, di armi e di vestiti.
Sacsayhuaman, secondo molti cronisti, aveva funzioni cerimoniali. L'ipotetica funzione militare, suggerita dalla grandezza dell'area, dalle mura sui 3 lati (e dal fatto che la battaglia decisiva con Pizarro si combatté proprio qui, con le torri che assunsero funzione difensiva, resistendo quando tutta la città era ormai stata occupata dagli spagnoli), pare erronea.
Non ultimo, a far perdurare questo errore gli spagnoli la chiamarono "La Fortezza".
Sacsayhuaman pare invece la "Casa del Sole", dedicata appunto al culto del dio Sole. Altre case del sole nella cultura inca furono Coricancha e Poquencancha.
Secondo la locale tradizione le mura, per la loro imponenza e dimensione furono costruite da dei giganti semi-divini:
«… i gentili avevano sollevato e tagliato quelle moli immense. Dissero che anche al Cuzco il tempio-fortezza di Saqsaywamán, coi suoi blocchi immani, era opera degli auki, gli antenati semidivini che facevano muovere le rocce frustandole, come si riunisce il bestiame.»

PERU' - Choquequirao


Choquequirao (lingua quechua meridionale: Chuqi K'iraw, Culla dell'Oro) è uno scavo parziale di una città Inca situata nel Perù meridionale. Contiene strutture molto simili a quelle di Machu Picchu, e di solito ci si riferisce a lei come alla 'sorella'. Choquequirao riceve molti meno turisti della sorella, ma le sue rovine sono altrettanto interessanti, ed è una buona alternativa alla sovraffollata Machu Picchu. A differenza di Machu Picchu, non è possibile visistare Choquequirao in treno o in bus. Il solo modo di visitarla è quello di intraprendere un'escursione di due giorni partendo da Cusco.
Le rovine di Choquequirao comprendono edifici e terrazzi su diversi livelli, da quello più basso di Sunch'u Pata alla cima della collina tagliata. L'apice della collina è stato livellato e cintato di pietre per formare una piattaforma di 30x50 metri di superficie.
Choquequirao (3085 m) si trova tra le cime della catena montuosa di Salkantay, nella provincia di La Convención, la parte della regione di Cusco che sovrasta la valle del fiume Apurímac. L'intero complesso copre 1800 ettari, dei quali il 30-40% non è ancora stato scoperto.
Il sito fu probabilmente costruito durante il regno del re Inca Pachacútec, ed è considerato l'ultimo bastione della residenza e rifugio dei Figli del Sole in fuga da Cusco, quando nel 1535 era assediata. Guidati da Manco II, gli Inca trovarono rifugio a Choquequirao.
Presumibilmente fu usata come punto di controllo per regolare l'accesso all'area di Vilcabamba, e come centro culturale e religioso della zona. La città giocò un ruolo importante anche come collegamento tra la giungla amazzonica e la città di Cusco.
I tipici terrazzi Inca formano la più grande costruzione del sito. Un tempio, alcuni edifici amministrativi ed i quartieri residenziali degli aristocratici si trovano attorno ad una piazza centrale. Nei sobborghi si trovano i quartieri residenziali della gente comune, raggruppati in un piccolo villaggio. Vi sono numerosi canali d'acqua, acquedotti e sorgenti. Molti degli edifici sono ben conservati e restaurati. Il restauro è tuttora in corso.
Secondo Ethan Todras-Whitehill del New York Times, il primo visitatore non Inca di Choquequirao fu l'esploratore Juan Arias Díaz nel 1710. Il primo riferimento scritto al sito è datato al 1768, e fu fatto da Cosme Bueno, ma ignorato per lungo tempo. Nel 1834 Eugene de Santiges riscoprì il sito. Nel 1837 Leonce Agrand lo mappò per la prima volta, ma le sue mappe furono dimenticate. Quando Hiram Bingham, scopritore di Machu Picchu, visitò Choquequirao nel 1909, il sito si guadagnò l'interesse di tutti. I primi scavi iniziarono alcuni decenni dopo, alla fine degli anni settanta.


PERU' - Tempio della Luna

 

Il tempio della Luna sono i resti di un tempio cerimoniale inca situati a Huayna Picchu, vicino a Machu Picchu, in Perù. Il sito è fatto in muratura di pietra, in una grotta poco profonda.
Al centro della grotta si trova un trono scolpito nella roccia. Accanto al trono ci sono dei gradini che portano più in profondità nella caverna.
Il sentiero che porta dalla cima di Huayna Picchu al tempio ed alla Grande Grotta è all'aperto, e può essere molto scivoloso. Alcuni tratti presentano una via ferrata, ma una caduta in molti posti può causare gravi ferite. Il percorso che scende da Huayna Picchu vicino alla sella è più semplice e sicuro, ma anche lui ha qualche rischio. La camminata richiede almeno 45 minuti in qualsiasi direzione, ed è necessaria almeno un'ora dalla cima alle rovine, più altri 45 minuti per risalire la collina fino al sentiero principale.


PERU' - Moray

 

Moray è un sito archeologico situato in Perù, nei pressi della località di Maras, nella Valle sacra degli Incas, a circa 36 km da Cuzco. Il sito contiene una serie di terrazzamenti circolari concentrici, che formano una sorta di anfiteatro.
Il sito fu fotografato per la prima volta nel 1931 da due piloti della marina militare degli Stati Uniti d'America, Robert Shippee e George Johnson; nel 1944 l'archeologo statunitense John Rowe iniziò ad esplorare scientificamente il luogo.
La più diffusa delle ipotesi formulate per spiegare la funzione dell'artefatto indica nel sito un laboratorio per l'adattamento delle diverse specie agricole coltivate a differenti quote di altitudine. Altre ipotesi suppongono si trattasse di un sito per cerimonie e funzioni religiose.

PERU' - Ollantaytambo

 
Ollantaytambo è una cittadina del Perù situata a 75 km a nord-est di Cusco. Questa fortezza inca, il cui il nome significa locanda di Ollantay (nome di un guerriero), fu una delle città dove inca e spagnoli si batterono quando Manco Inca cercò di raggruppare la resistenza inca dopo la disfatta di Cusco. Percorrendo le scale che si inerpicano sui terrazzamenti risalenti all'epoca incaica si arriva al cuore del tempio, di cui restano solamente poche pietre perimetrali. Una volta giunti sulla sommità del sito si può apprezzare una costruzione particolare sulla montagna di fronte.
Si tratta di un grosso deposito Inca per il cibo (probabilmente un granaio, nella foto in alto), la cui posizione era stata individuata in modo da trovare un luogo più fresco (grazie ai venti della zona) dove le scorte potessero mantenersi più a lungo. Ai piedi di questa fortezza si sviluppa una cittadina, stazione di partenza del treno che porta a Aguas Calientes, ultimo avamposto prima di salire a Machu Picchu. Da segnalare inoltre che da qui è possibile partire a piedi e percorrere il cammino inca che porta a Machu Picchu, due o tre giorni di viaggio attraverso le montagne, in compagnia dei portatori locali che fanno anche da guida lungo i sentieri.

PERU' - Stele di Raimondi

La stele di Raimondi è il maggior reperto artistico della antica cultura Chavín, sviluppatasi prevalentemente nell'area dell'odierno Perù. L'oggetto attualmente è ospitato nel cortile del Museo Nazionale di Archeologia e Storia del Perù.
La stele misura 1950x740x170 mm, è realizzata in granito finemente lavorato, e rappresenta il disegno di una divinità tramite linee poco profonde. Perciò, allo stato attuale del manufatto, esse sono meglio visibili con luce radente.
Gli artisti della civiltà di Chavín facevano spesso uso della tecnica a contrasto di contorni nelle loro opere e la Stele di Raimondi è frequentemente considerata uno dei più raffinati esempi conosciuti. Tramite tale tecnica le linee che formano un disegno possono essere interpretate in vari modi a seconda della posizione dalla quale l'oggetto viene osservato. Nel caso della stele, quando osservata in una orientazione, l'immagine mostra una terrificante divinità che impugna due bastoni o scettri ed i suoi occhi guardano verso l'ampio ed elaborato copricapo formato da serpenti e volute.
La stessa immagine, quando viene capovolta, appare completamente differente: il copricapo diventa una pila di volti zannuti e sorridenti mentre il volto della divinità si è trasformato nel muso di un rettile, anch'esso sorridente. Anche i due scettri impugnati dalla divinità appaiono come una fila di facce.