Thamusida è stata un'antica città
romana della provincia della Mauretania Tingitana,
sorta intorno ad un campo fortificato preceduto da un
villaggio berbero (Regno di Mauretania. I resti si trovano
presso la località di Sidi Ali ben Ahmed, a circa 10 km
dall'attuale città di Kenitra in Marocco.
L'insediamento copriva circa 15 ettari di un pianoro
sopraelevato di circa 12 m sulla riva sinistra del
fiume Sububus (odierno Sebou), a metà strada tra
le antiche città di Sala Colonia (odierna Chella), a
sud, e di Iulia Valentia Banasa, a nord, sul percorso di una
via tra Tingis (Tangeri) e Sala Colonia.
Il sito era stato frequentato in epoca preistorica e un
piccolo insediamento berbero del Regno di
Mauretania era sorto nel II secolo a.C., in corrispondenza
di un guado sul fiume Sebou. Il fiume era navigabile e
le ceramiche ed i bronzi rinvenuti testimoniano che vi arrivavano
merci dalla Spagna (Cadice) e dall'Italia.
Al momento dell'occupazione romana e della creazione
della provincia della Mauretania Tingitana (nel
40 d.C.), il villaggio venne distrutto. Poco dopo, in
epoca flavia (seconda metà del I secolo d.C.) sul
pianoro venne costruito un campo militare per un
distaccamento dell'esercito, intorno al quale si sviluppò una
piccola città, con templi, case e attività produttive. Nella
seconda metà del II secolo fu costruito un campo militare
più grande e la città venne cinta da mura. Il campo fu abbandonato
alla fine del III secolo, ma la città continuò ad essere
abitata e fu definitivamente abbandonata solo con la conquista araba,
nel VII-VIII secolo. I materiali della città furono riadoperati
nel XVII secolo per la costruzione alla foce del fiume
della rocca di Mehdya da parte degli spagnoli e
le rovine furono definitivamente distrutte da un terremoto nel secolo
seguente.
I resti furono identificati con la città citata dalle fonti antiche
nel 1874 dal diplomatico e archeologo Charles-Joseph Tissot. I
primi scavi furono condotti da studiosi francesi negli anni
1932-1935, 1952-1955 e 1959-1962 e quindi da una cooperazione
italo-marocchina a partire dal 1999.
Dell'insediamento
berbero precedente alla conquista romana rimangono pochi resti,
rinvenuti al di sotto delle strade della successiva città romana,
con tracce di distruzione e incendio; le strutture erano
probabilmente disposte con una certa regolarità. Un tratto delle
mura che circondavano il villaggio fu riutilizzato in seguito come
muro di un edificio romano.
Nella zona
nord-ovest del sito sono state rinvenute delle fornaci tra
cui sono stati individuati cinque forni per la produzione
di anfore destinate al commercio del garum, attivi tra
la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. e
successivamente riutilizzati nella città romana come discariche o
come calcara.
Al primo insediamento romano, di epoca flavia, risalgono i resti
di un edificio ("Tempio a bugnato" o "Temple à
bossages"), interpretato come un tempio con
tre celle, di cui resterebbe il lato anteriore del podio,
in blocchi bugnati.
Alle origini della città risale anche il primo impianto delle "Terme
del fiume" ("Thermes du fleuve"), interamente
riportate in luce dagli scavi francesi e che ebbero numerose fasi
costruttive (età flavia, età severiana, prima metà del III
secolo e seconda metà del III secolo), fino a raggiungere
un'estensione di circa 3.000 m quadrati e che costituiscono il
più grande impianto termale della provincia. Consistevano di due
complessi giustapposti, forse utilizzati separatamente da uomini e
donne.

Nel
quartiere sud-est della città si trova un santuario di tipo punico,
a pianta quadrata ("Temple carrè"), che sorse su un
precedente tempio extraurbano del villaggio berbero. Doveva essere
dedicato a Venus Caelestis (erede della dea
punica Tanit) e al suo paredro, Saturno (erede
del dio punico Baal Hammon). Consisteva in una cella quadrata
innalzata su un basso podio con due basi per statue e un altare; una
scalinata tra due colonne ornamentali precedeva l'altare. Intorno la
cella era circondata da un porticato.
Un
terzo tempio ("Tempio a tre celle"), lungo la riva del
fiume, con la pianta del tipico santuario africano (cella con un
porticato antistante) ebbe probabilmente una prima fase con un'unica
cella, della fine del I secolo d.C. e fu successivamente trasformato
a tre celle affiancate, probabilmente alla metà del II secolo,
quando il "Tempio a bugnato" scomparve.
Nella seconda metà del II secolo fu realizzato un
grande horreum lungo il fiume ("Bâtiment
rectangulaire"), utilizzato come granaio. Ha una pianta
leggermente trapezoidale (40,9 m a est e 39,3 m ad ovest
per 23,15 m sui lati nord e sud) con una sola entrata sul lato
nord verso il fiume. All'interno era articolato in
tre navate separate da pilastri con arcate e il pavimento
era costituito da un tavolato in legno rialzato.
Tra le abitazioni è stata rivenuta una sola domus ("Domus
au dallage"), situata nel quartiere orientale e addossata alla
cinta muraria. L'ingresso dà accesso ad un corridoio su cui si
aprono quattro botteghe e il vestibolo che permette di entrare
nel peristilio, con colonne in mattoni e con una fontana.
Intorno al peristilio si aprono le diverse stanze e sul fondo un
tablino (stanza di rappresentanza) fiancheggiato dagli appartamenti
dei proprietari. Le altre abitazioni erano del tipo "a
corridoio centrale", con un corridoio fiancheggiato da tre
stanze per lato, alcune di maggiori dimensioni, probabilmente gli
ambienti di rappresentanza. Da questo corridoio si accede ad un
secondo disimpegno più piccolo, sul quale si aprono altre stanze,
probabilmente gli alloggi privati. Esistevano anche case più
semplici nei sobborghi della città, con basamenti in pietra e muri
in terra, costituite da una o due stanze e in alcuni casi con un
cortile con piccoli ambienti (mangiatoie o depositi), che si
trovavano principalmente nei suburbi della città.

Il campo militare sorse intorno alla metà del I secolo
d.C. sul pendio della collina sopra il pianoro[4] e fu
rimaneggiato all'epoca di Marco Aurelio (165,85 m x
138.78 m): si tratta del campo militare più grande della
Mauretania[13]. Il campo era circondato da un muro con 14 torri
interne a pianta quadrata e con quattro porte, fiancheggiate ciascuna
da due torri quadrate sporgenti all'esterno. Gli edifici sono
allineati su due strade che si incrociano ad angolo retto e
al centro si trovavano i principia (quartier generale),
consistente in un cortile porticato con ambienti su tre lati;
l'ambiente al centro del lato ovest, con un podio (alto 1.2 m e
di 10 m x 7 m) accessibile da una serie di gradini,
doveva essere il sacrario delle insegne e si presentava come
un'edicola con due semicolonne e due lesene. Il sacrario fu
costruito in epoca flavia e rimaneggiato all'epoca di Marco
Aurelio.
Il lato nord dei principia fu trasformato in epoca
severiana, con la costruzione di un ambiente a pianta basilicale che
occupò parte del cortile: si tratta di una basilica
exercitatoria, per lo svolgimento delle esercitazioni militari al
coperto.
Gli edifici per l'alloggiamento delle truppe erano una dozzina: erano
costituiti da un passaggio centrale scoperto sul quale si aprivano le
stanze da letto, precedute da una tettoia poggiata su pilastri. Nella
parte ovest dovevano trovarsi stalle e ambienti di servizio, tra cui
un forno per la cottura del pane, e un granaio (10 m x 45 m)
con pavimento in legno sopraelevato e intercapedine aerata per mezzo
di aperture. Costruito in età flavia, la pavimentazione venne
rifatta nella prima metà del II secolo, abbassando
l'intercapedine.

La città romana fu cinta da mura nel II secolo (epoca
di Commodo), nello stesso periodo in cui anche altri centri
della provincia costruirono cinte difensive, a testimonianza di una
situazione non tranquilla in corrispondenza della frontiera
dell'impero in quest'epoca. Le mura hanno una pianta a forma di
trapezio irregolare e sono dotate di torri semicircolari esterne.
Sono orientate secondo i punti cardinali, con il lato nord lungo il
fiume. Sul lato est inglobarono edifici precedenti.
Sui
tre lati sud, est ed ovest si aprono tre porte principali e ci sono
altre due postierle (sul lato est, all'angolo nord-ovest e
probabilmente sul lato sud in corrispondenza di una strada. Anche sul
lato nord è ipotizzabile un accesso verso il porto, forse in
corrispondenza del granaio.
La
porta est, la più monumentale, aveva due fornici, uno più grande e
uno più piccolo, destinato ai pedoni, e all'interno un grande arco
che chiudeva lo spazio tra le torri formando un cavedio.
Nel
suburbio fuori dalle mura sorgevano abitazioni sparse e strutture
produttive o commerciali. Nella zona est doveva sorgere la necropoli
della città.