sabato 30 novembre 2024

Un nuovo sito di rilevanza archeoastronomica a Bultei? L’ipotesi lanciata al XIII convegno “La misura del tempo” a Sassari. L’appuntamento organizzato da Circolo Aristeo e Società astronomica turritana



Un sito archeologico a Bultei, nel Goceano, potrebbe rivelare inediti legami tra monumenti preistorici e allineamento solare. Lo ha rivelato la XIII edizione del convegno di archeoastronomia “La misura del tempo”, ospitato venerdì 29 novembre nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna a Sassari. Il sito di Pes’a culu, a circa mille metri di altitudine nell’agro di Bultei, nei pressi del confine con Pattada in provincia di Sassari, ospita infatti alcune strutture monumentali che hanno acceso l’interesse degli studiosi, come hanno spiegato l’archeologa Giuseppina Marras, Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana e Simonetta Castia del Circolo Aristeo. Oltre ad alcuni menhir, due massi affiancati (nella foto in alto) posti su un’area rialzata del sito presentano due cavità che, secondo i primi rilievi, potrebbero avere un legame con gli orientamenti solstiziali. Le strutture potrebbero essere state utilizzate come “calendario” degli antichi, all’interno di un’area semicircolare di recente individuazione, ma soltanto una verifica sul campo nell’esatto momento dell’anno potrà avvalorare questa tesi.
Il convegno, organizzato dal Circolo culturale Aristeo e dalla Società astronomica turritana con il sostegno e patrocinio della Regione Sardegna e con il patrocinio della Fondazione di Sardegna e del Comune di Sassari, è stato aperto dal sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia, che ha lodato il lavoro degli organizzatori, invitandoli a collaborare con il Comune per la realizzazione di iniziative diffuse di divulgazione che coinvolgano la cittadinanza. 
Nel corso della giornata si è discusso di rilevanti aree archeologiche sarde. Simonetta Castia e Michele Forteleoni hanno preso in esame i siti di Monte Nuxi (foto a sinistra), Sa domu de Orgia e il recinto sacro di Santa Vittoria, nei pressi di Esterzili, aree sacre che sembrano avere tratti comuni e portare a nuovi spunti di rilievo archeoastronomico. 
La sessione pomeridiana dell’incontro, il più partecipato degli ultimi anni, è stata incentrata in particolare sulla Sardegna, con l’esame delle coppelle riportate sui menhir a Pranu Muttedu (foto a destra), nella zona di Goni, la cui funzione resta ancora ignota e che come ha spiegato Alberto Cora dell’INAF di Torino alcuni leggono come la riproduzione della costellazione di Orione. Flavio Carnevale dell’Università La Sapienza di Roma si è invece concentrato nell’esame del sito di Paule s’Ittiri a Torralba, un complesso che comprende un insediamento e un’area di culto, in insieme a Marzia Monaco sono state analizzate le quattro strutture presenti sotto il profilo archeometrico che ha portato all’individuazione di una unità di misura comune legata al cubito.
Di archeoastronomia nell’arte ha parlato Paolo Colona dell’Accademia delle Stelle, in particolare della Luna, rappresentata in forma realistica in un’eclissi soltanto nella “Piccola crocifissione” (foto a sinistra) di Matthias Grünewald, quadro conservato alla National Gallery di Washington. Grazie al raffronto tra le eclissi registrate nel periodo di realizzazione dell’opera e la sua analisi, è possibile con una certa sicurezza affermare che l’eclissi raffigurata sia quella del 30 gennaio 1515. Anche l’antropologo Domenico Ienna ha concentrato il suo intervento sulla Luna, connettendo astronautica e antropologia e considerando i quattro caratteri di quest’ultima in funzione dei viaggi spaziali e in particolare dello sbarco sul satellite terrestre del 1969.
Anche l’architettura conta esempi archeoastronomici, come ad esempio il mausoleo di Adriano, l’odierno Castel Sant’Angelo a Roma. L’archeologa Marina de Franceschini, autrice di uno studio con Giuseppe Veneziano, ha spiegato come la sala sepolcrale, oggi ingiustamente poco valorizzata e utilizzata come ambiente di passaggio, venga illuminata attraverso due finestre a bocca di lupo dal Sole, i cui raggi nel giorno del solstizio d’estate vanno a colpire delle nicchie dove anticamente erano presenti il monumento dell’imperatore e il suo sarcofago, oggi andato distrutto. 
Degli allineamenti possibili a cavallo delle Alpi ha parlato Elio Antonello, dell’Osservatorio astronomico di Brera - INAF, con un intervento sui siti alpini di Sion /foto a destra) e Aosta. Le due località distano 50 km l’una dall’altra e sono separate dalla catena montuosa, ma presentano estese arature simili che avevano probabilmente una funzione cerimoniale. Antonello ha spiegato come la disposizione delle vallate sia in direzione del solstizio d’estate, con buche allineate, stele e tombe orientate nella stessa direzione. Marcello Ranieri dell’Università La Sapienza di Roma ha ripreso i temi già trattati nelle passate edizioni del convegno, in particolare il busto di Nefertiti recuperato nel 1912 ad Amarna, dove un tempo sorgeva la città di Akhetaton in Egitto e oggi conservato al Museo Egizio di Berlino, provando che è stato realizzato secondo precisi schemi pitagorici, come molti altri reperti del periodo, smentendo quindi le teorie secondo cui sarebbe un falso. 
Andrea Polcaro, dell’Università di Perugia, ha invece parlato degli scavi che conduce nel sito di Gobekli Tepe (foto a sinistra) in Turchia, non lontano dal confine con la Siria, analizzandone gli allineamenti solstiziali che sembrano essere stati realizzati soltanto quando gli uomini da cacciatori diventarono agricoltori, e utilizzati quindi anch’essi come riferimenti temporali. 


mercoledì 27 novembre 2024

“La misura del tempo” alla Fondazione di Sardegna - Sabato 29 la XIII edizione del convegno di archeoastronomia


La possibile scoperta di inediti monumenti preistorici nel Goceano in relazione agli orientamenti astronomici sarà al centro del programma della XIII edizione del convegno di archeoastronomia “La misura del tempo”, in programma venerdì 29 novembre dalle 9 nella sala conferenze della Fondazione di Sardegna di Sassari. L’appuntamento, ormai un punto di riferimento nazionale per questa disciplina, è promosso e organizzato dal Circolo culturale Aristeo e dalla Società astronomica turritana con il sostegno e patrocinio della Regione Sardegna e con il patrocinio della Fondazione di Sardegna e del Comune di Sassari, d’intesa con le più accreditate istituzioni nell’ambito dell’archeoastronomia e della astronomia culturale.
I lavori sono articolati come da tradizione in due sessioni. Al mattino saranno esplorati temi di carattere nazionale e internazionale. Aprirà Elio Antonello, dell’Osservatorio astronomico di Brera - INAF, con un intervento sui siti alpini di Sion (nella foto a sinistra, i menhir) e Aosta. L’antropologo Domenico Ienna parlerà poi dell’esplorazione del cosmo: contesti scientifici, tecnologie e fattori antropologici. Marcello Ranieri e Flavio Carnevale dell’Università La Sapienza di Roma illustreranno quindi gli schemi armonici pitagorici nel busto di Nefertiti, mentre Andrea Polcaro dell’Università di Perugia interverrà sul tema del tempo, con i calendari di pietra del Mediterraneo orientale fra il Neolitico e l’Età del Bronzo.
Chiuderanno gli interventi del mattino l’archeologa Marina de Franceschini e l’archeoastronomo Giuseppe Veneziano sull’archeoastronomia nel Mausoleo di Adriano, l’odierno Castel Sant’Angelo a Roma.
Il pomeriggio, dalle 15.30, sarà aperto da Paolo Colona dell’Accademia delle stelle sull’individuazione di un’eclissi di Luna in un dipinto rinascimentale. A seguire, la Sardegna diventa protagonista: Alberto Cora dell’INAF di Torino parlerà della costellazione di Orione (nell'immagine a destra) a Pranu Muttedu (Goni), mentre Flavio Carnevale e Marzia Monaco della Sapienza sposteranno l’attenzione sull’analisi archeometrica preliminare del complesso nuragico di Paule S’Ittiri a Torralba. 
Simonetta Castia del Circolo culturale Aristeo e Michele Forteleoni della Società astronomica turritana si soffermeranno sull’analisi archeoastronomica preliminare del santuario di Domu de Orgia (nella foto a sinistra) e della fonte sacra di Monte Nuxi, a Esterzili, e insieme all’archeologa Giuseppina Marras, chiuderanno i lavori illustrando nuove prospettive sul sito megalitico, di recentissima individuazione, di Pes’a culu a Bultei.
Il dibattito di entrambe le sessioni sarà moderato dal giornalista Pier Giorgio Pinna. L’ingresso è libero e aperto a tutti, dagli studiosi ai semplici appassionati.

sabato 9 novembre 2024

Romana marmora. Storie di imperatori, dei e cavatori / Carrara, CARMI museo Carrara e Michelangelo / fino al 12 gennaio 2025

 

S'intitola Romana marmora. Storie di imperatori, dei e cavatori la grande mostra dedicata alla cava romana di marmo bardiglio di Fossacava e al suo ruolo all'interno del più ampio e noto fenomeno dell'estrazione del marmo lunense, in programma dal 25 maggio 2024 al 12 gennaio 2025 al CARMI museo Carrara e Michelangelo.
Promossa dal Comune di Carrara e dalla Soprintendenza ABAP per le Province di Lucca e Massa Carrara, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, l'esposizione è curata da Giulia Picchi, funzionario archeologo Soprintendenza ABAP per le Province di Lucca e Massa Carrara, e da Stefano Genovesi, direttore del Museo del marmo di Carrara e dell'Area archeologica di Fossacava.
«Raccontare i marmi romani e il bardiglio di Fossacava - dichiara Gea Dazzi, assessore alla Cultura - significa raccontare le origini del nostro territorio, legato all'escavazione del marmo e alla sua diffusione nel mondo, ma soprattutto legato alla grande perizia di uomini che qui si sono formati e hanno imparato mestieri unici come quello del cavare il marmo e quello di lavorarlo con una sapienza magistrale da diffondere e preservare. Input della mostra è quello di creare consapevolezza e conoscenza della nostra identità nei visitatori che ci auguriamo numerosi. Spero pertanto che le generazioni più giovani e gli studenti, anche grazie al taglio divulgativo pensato dai curatori, possano trarre informazioni importanti su un territorio unico al mondo».
«È un progetto culturale di alto livello e ampio respiro con importanti risvolti didattici, che abbiamo apprezzato sin dal momento in cui è stato proposto alla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara», spiega il presidente Enrico Isoppi. «Ne abbiamo quindi seguito gli sviluppi, sostenendolo con convinzione, perché siamo certi saprà dare lustro al nostro territorio e promuoverlo oltre i suoi confini, facendo conoscere la ricca e millenaria storia della città di Carrara e di tutta la provincia, che ha la sua antica culla legata proprio alla lavorazione del marmo, della pietra che ha reso famoso questo territorio nel mondo».
«I vecchi ritrovamenti e i dati dello scavo recente hanno reso Fossacava una delle cave di età romana oggi meglio conosciute», spiegano i curatori Giulia Picchi e Stefano Genovesi. «L'apertura al pubblico, avvenuta nel 2021, ha fatto registrare una presenza annuale di 10.000 visitatori, che ha confermato lo straordinario interesse per questo sito. Con la mostra Romana marmora si è voluto consolidare e ulteriormente rilanciare questo trend positivo creando, attorno alla cava, un evento che raccontasse ad un pubblico più ampio possibile la storia del sito e dei personaggi che vi ruotavano attorno. Gli imperatori di Roma, i loro schiavi e i loro liberti, gli appaltatori, i commercianti, e, ovviamente, i cavatori sono gli attori di un copione di grande fascino, nel quale la fatica e il sacrificio di molti uomini sono indissolubilmente legati alla propaganda politica e al lusso che il marmo era in grado di esprimere».
Il sito di Fossacava è tra le pochissime cave di età romana ad essere stato oggetto di uno scavo archeologico stratigrafico; le indagini, condotte nel 2015 dal Comune di Carrara e dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana all'interno del bacino estrattivo, hanno permesso di ricostruire la storia della cava in tutti i suoi aspetti, in particolare in merito alla tipologia dei prodotti semilavorati che qui venivano estratti, del personale che vi lavorava e delle modalità con le quali la cava era gestita dall'amministrazione imperiale romana.
Nel 2021 il sito di Fossacava è stato aperto al pubblico con un percorso ampliato e rinnovato, incentrato su una graphic novel che illustra ai visitatori di ogni età la storia della cava in modo avvincente ed efficace. L'esposizione Romana marmora. Storie di imperatori, dei e cavatori intende, quindi, presentare ad un pubblico ancora più vasto la vicenda storica del sito, conferendogli un rilievo di respiro regionale e nazionale.
Partendo dalla storia della colonia di Luni, nel cui territorio si trovavano le cave di Carrara, si approfondiranno i temi delle antiche tecniche estrattive, dei prodotti semilavorati e della gestione delle cave, si mostreranno i diversi utilizzi del marmo bardiglio e la loro diffusione nell'ambito dell'Impero Romano, oltre a gettare uno sguardo sulla religiosità di quanti frequentavano i bacini estrattivi.
Il percorso espositivo si articolerà in quattro sezioni: Luni e le sue cave di marmo (sala 1), Fossacava. Storia di una cava, dall'età romana allo scavo archeologico (Sala 2), Gli dèi dei cavatori. La religione a Fossacava (Sala 3), La fortuna del bardiglio nell'Impero (Sala 4).
La Sala 1 è dedicata alla storia della colonia romana di Luni e a quella dell'estrazione del marmo lunense, tra la seconda metà del I secolo a.C. e il III-IV secolo d.C. Sarà inoltre posto in rilievo il ruolo determinante dell'imperatore, primo tra tutti Augusto, nello sviluppo dello sfruttamento delle cave di marmo di Carrara. Opera centrale della sala sarà la statua loricata di imperatore rinvenuta negli scavi Fabbricotti a Luni del 1889, in prestito dall'Accademia di Belle Arti di Carrara.
La Sala 2 è incentrata sul sito di Fossacava, del quale sarà raccontata la storia, dall'escavazione del marmo bardiglio in età romana fino allo scavo archeologico qui condotto nel 2015. Saranno messe a fuoco in particolare le tecniche di scavo, con l'esposizione di strumenti antichi, e le problematiche relative alla gestione delle cave da parte dello stato romano.
La Sala 3 è dedicata alla religiosità dei cavatori e degli altri personaggi che popolavano le cave di marmo di Carrara in età romana: grande risalto sarà dato alla statua della dea Luna rinvenuta a Fossacava, verosimilmente una replica della statua di culto del cosiddetto "Grande Tempio" di Luni. Nella sala saranno esposti inoltre l'altare dedicato alla Mens Bona, in prestito dall'Accademia di Belle Arti di Carrara, e un rilievo raffigurante il dio Silvano, il cui culto è molto attestato negli ambienti delle cave, proveniente da una domus di Luni e in prestito dal Museo archeologico nazionale di Luni.
La Sala 4 narra infine al visitatore la diffusione del marmo bardiglio a Roma, nelle città dell'Italia e delle province e in quali tipi di edifici e strutture esso sia stato utilizzato: sarà approfondito, in particolare, il suo impiego per i colonnati dei palcoscenici dei teatri e per la realizzazione di fontane (labra). L'allestimento di alcuni semilavorati e di altri reperti in marmo bardiglio illustrerà i diversi usi di questa varietà di marmo. Uno spazio sarà inoltre dedicato ad un progetto di archeologia sperimentale condotto con l'Accademia di Belle Arti di Carrara, nell'ambito del quale saranno scolpite, dagli studenti e dal personale docente, delle repliche in marmo di un semilavorato in marmo bardiglio e di un labrum finito.
L'evento espositivo sarà accompagnato da un apparato didattico dispiegato lungo il percorso di visita (pannelli, didascalie, grandi disegni di ricostruzione, video tematici). All'interno di quest'ultimo, sarà inoltre inserito uno storytelling dedicato ai bambini, nel quale uno dei personaggi attestati dalle epigrafi apposte sui blocchi semilavorati di Fossacava racconterà la propria storia, coinvolgendo i piccoli visitatori in una caccia al tesoro. La mostra potrà essere inoltre fruita per mezzo di laboratori e visite guidate rivolte alle scuole e per mezzo di iniziative, quali visite guidate in orario di apertura e in notturna e conferenze a tema, rivolte al pubblico degli adulti.
Nell'estate 2024 Carrara mette in mostra il suo passato e il suo presente attraverso due eventi di grande rilievo: da un lato Romana marmora, e quindi la tradizione della lavorazione artistica del marmo, che connota la città da 2.000 anni, dall'altro White Carrara, ovvero il presente del marmo, con opere iconiche realizzate da designer contemporanei.